Chi ha sulle spalle almeno una trentina di primavere probabilmente ricorderà con affetto i librogame, opere narrative a sviluppo non lineare molto popolari negli anni '80: in pratica si trattava di libri che, durante il racconto, permettevano al lettore di compiere delle scelte tramite dei bivi, andando così a influire appunto sullo svolgimento della trama. Una delle serie di librogame più popolari è stata Lupo Solitario, diventato recentemente un videogioco su piattaforme mobile grazie a Forge Reply. In una maniera però ancor più legata alla narrazione testuale, il team britannico Inkle, già piuttosto esperto del genere grazie ai due capitoli di Sorcery!, ha deciso di reinterpretare il classico di Jules Verne "il giro del mondo in 80 giorni" in salsa steampunk. E il risultato è davvero sorprendente.
80 Days è un librogame dell'era moderna, di straordinaria qualità sotto ogni punto di vista
80 Days ha un solo "difetto", se così lo si può definire: si tratta di un gioco completamente in inglese, e considerando la mole di testo che è necessario leggere, è fondamentale perlomeno una conoscenza sufficiente della lingua. Se non si possiede tale requisito, purtroppo il prodotto di Inkle non potrà essere apprezzato. Chiusa la doverosa parentesi, andiamo al dunque: 80 Days nasce dalle stesse premesse dell'opera di Verne, a partire dai protagonisti che sono anche in questo caso il Phileas Fogg, ricco gentiluomo inglese, e il suo servitore francese Passepartout. Il giocatore è chiamato a vestire i panni proprio di quest'ultimo durante il viaggio che porterà entrambi in giro per il mondo nel tentativo di circumnavigarlo in 80 giorni. Il gioco si sviluppa sostanzialmente nella scelta del tragitto da compiere, ovvero in quali città visitare di volta in volta in maniera non lineare né prestabilita, per un totale di ben 150: ogni piccola o grande location porta con sé una ampia descrizione testuale del posto, delle zone che è possibile esplorare ed eventualmente delle persone con cui si può interagire per scoprire le nuove tratte tra cui scegliere. Le porzioni di racconto si concludono spesso con dei bivi, che appunto permettono di operare delle scelte che determinano il successivo sviluppo degli eventi. Ma non si tratta soltanto di questo: durante il viaggio, Passepartout deve anche occuparsi di gestire le finanze di Fogg, perché ogni tratta ha un costo che può anche essere notevole in base al mezzo utilizzato e alla distanza da percorrere.
Fare un prelievo bancario non sempre è possibile a causa delle tempistiche necessarie, per cui spesso torna utile la gestione di acquisti e vendite presso i mercati locali: ciò che si compra in un determinato posto può avere molto valore in un altro, motivo per cui è necessario organizzare questa sorta di micro economia nella maniera ottimale. Anche perché ogni oggetto in proprio possesso consuma spazio all'interno della valigia: malgrado sia possibile acquistarne di altre, trasportarle in giro per il mondo comporta un costo aggiuntivo che è necessario considerare. Oltre a questo, c'è anche la salute dello stesso gentiluomo da tenere in considerazione: viaggi spossanti, lunghi e in condizioni poco agevoli compromettono il benessere del signor Fogg, ragion per cui è opportuno prendersene cura sia con piccole attenzioni che con oggetti curativi e abbigliamento consono al luogo visitato. Si tratta di elementi ludici che ben si incastrano all'interno di quello che comunque è e rimane un prodotto completamente votato alla narrazione: e proprio in questo aspetto si può apprezzare l'eccezionale lavoro svolto da Meg Jayanth, scrittrice e autrice della trama di 80 Days per un mastodontico lavoro composto da mezzo milione di parole. Ogni città porta con sè un'avventura, ogni viaggio implica degli incontri con personaggi diversi, amichevoli o meno, spesso bizzarri, e le decisioni prese hanno conseguenze tangibili che si ripercuotono sulla progressione della storia. Ed ovviamente ogni partita è diversa dall'altra, perché il percorso da intraprendere attraverso le differenti tappe può rivelarsi anche completamente differente. Sebbene poi in un prodotto di questo tipo la componente grafica sia tutto sommato marginale, Inkle è riuscita nell'intento di dar vita anche ad una estetica più che gradevole, contraddistinta da uno stile piuttosto originale e ricco di personalità. Notevole anche l'accompagnamento sonoro di Laurence Chapman, sempre garbato, piacevole e pienamente a fuoco.
Conclusioni
80 Days è un gioco piuttosto diverso da quelli che siamo soliti associare alle piattaforme mobile, e di conseguenza si tratta di un prodotto necessariamente di nicchia. Inkle ha infatti scelto di proseguire nella coraggiosa strada intrapresa coi suoi titoli precedenti dando vita a quello che è di fatto un libro interattivo, un romanzo in cui la lettura costituisce un aspetto fondamentale ed elemento portante dell'intera esperienza. Proprio per questo motivo chi non ama un approccio di questo tipo, o semplicemente chi non conosce l'inglese, può evitare ogni contatto con 80 Days. Ma se al contrario trovate interessante l'ipotesi di rivivere l'avventura narrata da Jules Verne in una formula dal livello qualitativo straordinario in ogni sua componente, questa potrebbe essere una delle maniere migliori per spendere i vostri soldi su App Store.
PRO
- Trama e personaggi eccellenti
- Progressione coinvolgente
- Tecnicamente elegantissimo
CONTRO
- Solo in inglese
- Inevitabilmente di nicchia