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L’arte di accontentarsi

Atto finale della trilogia del cacciatore di vampiri

RECENSIONE di Luca Olivato   —   29/05/2015

Avevamo profetizzatto correttamente quando, poco più di due settimane fa, in fase di anteprima, avevamo preannunciato l'imminente rilascio del capitolo finale della trilogia delle incredibili avventure di Van Helsing.

L’arte di accontentarsi

In due anni esatti la software house ungherese Neocore ha modellato e rifinito un titolo che, entrando in scena ai margini dei riflettori mediatici, ha saputo ritagliarsi una buona schiera di appassionati, convincendo inoltre la critica grazie ad alcuni accorgimenti che hanno reso una struttura di gioco inossidabile (e sempre simile a se stessa) più variegata ed interessante. Certo non ci si potevano attendere grosse novità da questo terzo episodio, considerando anche il breve tempo a disposizione per terminare l'opera e i tanti fronti aperti su cui la società di Budapest ha lavorato negli ultimi mesi. Non sorprende quindi, che The Incredible Adventures Of Van Helsing III non riesca a nascondere la carenza di risorse con cui è stato portato a termine e, nonostante qualche buona idea purtroppo solo abbozzata, non sia capace di offrire quelle gradite variazioni sul tema che il diretto predecessore aveva introdotto, risultando pertanto appetibile soprattutto a chi non abbia ancora calcato le lande di Borgovia (la fittizia regione dove si svolgono le vicende del protagonista), esponendosi di contro alle critiche dello zoccolo duro che non potrà facilmente soprassedere sulla leggerezza di certi errori.

Poche novità? Poco party!

Van Helsing III è quindi un (alto) rappresentante del genere hack & slash, inaugurato da Diablo una ventina d'anni fa e arricchitosi nel tempo di una miriade di esponenti. Con una concorrenza tanto variegata distinguersi non è cosa semplice e il titolo di Neocore ci prova sia confermando una convincente ambientazione steampunk che ci ha ricordato per alcune scelte Arcanum: Of Steamworks & Magick Obscura, bistrattato GdR di inizio millennio, sia con la consueta ironia nella trama dove non mancano battute taglienti in grado di strappare più di un sorriso.

L’arte di accontentarsi

Lo humour alla The Big Bang Theory riesce nel non facile compito di ravvivare un canovaccio narrativo che si apre in modo piuttosto scontato (siamo alle prese con le pazzie di un ex prigioniero vittima di esperimenti magici), ma acquista mordente in corso d'opera, risultando con l'essere un gradevole epilogo delle vicende iniziate nel 2013. Probabilmente la novità più significativa è data dall'introduzione di sei nuove classi che creano un punto di rottura tale da impedire la possibilità di importare i precedenti salvataggi, come di contro si poteva fare in Van Helsing II. Troviamo quindi il "classico" (per la saga) cacciatore di taglie; l'interessante flogistonista; il vulnerabile elementalista; il costruttore e le sue macchine da guerra; il resistente protettore; l'ombralista che fa della velocità la sua arma più letale. Come da copione ad ogni personaggio corrisponde un diverso modo di approcciarsi alle battaglie: sotto questo aspetto l'impianto di gioco inizia a traballare perché ben presto ci si renderà conto che il bilanciamento tra i vari eroi, come già segnalato in fase di anteprima, non è ottimale, con il risultato che alcune classi sono eccessivamente vulnerabili mentre altre, di contro, sin troppo corazzate.

Van Helsing III soffre per diversi aspetti del gameplay e non è all'altezza dei precedenti capitoli

Non si butta via niente

I primi livelli (i medesimi analizzati due settimane fa) non sono esageratamente affollati di nemici (che, è bene ricordarlo, sono limitati: una volta ripulita una stanza questa non si ripopolerà come invece accade normalmente negli action-RPG) e lasciano un minimo di libertà per testare i poteri dell'alter ego virtuale. In aiuto, come da noi auspicato, ci sono dei "tip" anche se purtroppo non molto esemplificativi; gli esperti comunque non impiegheranno molto a riprendere confidenza col sistema di controllo che presenta però un aggiustamento importante: sono scomparse le fiale per ripristinare mana e salute e sono state sostituite con un'unica boccia che si rigenera da sé.

L’arte di accontentarsi

Proseguendo, il numero di cattivi aumenta esponenzialmente, ma il livello di sfida non decolla. Uno dei punti più vulnerabili della produzione di Neocore è infatti l'albero delle abilità, forse eccessivamente semplificato e sicuramente privo della varietà necessaria per permettere un soddisfacente ventaglio di opzioni tattiche. In altre parole, qualunque sia l'eroe selezionato, si finirà spesso e volentieri con il potenziarne le due skill primarie, trascurando del tutto le rimanenti. Questo difetto, non proprio trascurabile, viene ulteriormente aggravato dalla cervellotica decisione di dimezzare il level cap rispetto all'episodio precedente (ora è fermo a 30). Se al tutto si aggiunge un livello di sfida mediamente basso (motivo per cui consigliamo di partire con un livello di difficoltà elevato) che permette di arrivare al limite ben prima del termine della campagna in single player, si conforma uno scenario tutt'altro che brillante. A raddrizzare la mira giunge in aiuto un fiore all'occhiello della serie Van Helsing, presente sin dall'inizio e molto apprezzato dal pubblico. Stiamo parlando naturalmente di Lady Katarina, spiritica figura in grado di trasformarsi in una letale alleata durante le fasi di combattimento (quindi quasi sempre).

L’arte di accontentarsi

Questo personaggio, oltre a creare una forte empatia col giocatore grazie ai frequenti scambi di battute col protagonista, è dotato di un'intelligenza artificiale sopraffina: sarà sufficiente impartire gli ordini per vederli eseguiti con efficacia e precisione inusitati. Aggiunge inoltre una variabile tattica considerevole perché il suo aiuto, soprattutto con certe classi fisicamente deboli, diventa praticamente indispensabile per poter proseguire. Per il resto la struttura di gioco rispetta i dettami dei più illustri predecessori, con vere e proprie frotte di nemici ad ogni piè sospinto e pochissima interazione con paesaggio e personaggi non giocanti. Buona parte del tempo si spende con la schermata dell'inventario aperta, intenti a confrontare le dozzine di oggetti lasciati cadere dai mostri con quelli equipaggiati, alla perenne ricerca del danno massimo più elevato. Nel campo base le attività da svolgere sembrano essere numerose: ci si può dilettare di volta in volta nella creazione di manufatti magici, nell'addestramento di Chimera, la poderosa bestia che può andare a caccia di oggetti rari o ancora gestire una campagna militare in perfetto stile tower defense (da questa idea, già introdotta precedentemente, è poi nato Deathtrap). A ben vedere non si tratta di nulla di particolarmente inedito, e anzi il senso di déja vù viene spesso tradito anche dall'HUB, quasi fossero mancate le forze per proporre qualcosa di più vario.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • La redazione usa il Personal Computer ASUS CG8250
  • Processore: Intel Core i7 860 a 2.8 GHz
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 670
  • Sistema operativo: Windows 7 a 64 bit

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows XP, Vista, Windows 7, Windows 8
  • CPU: Dual Core 2 GHz
  • Memoria: 1 GByte RAM
  • Scheda video: Nvidia GeForce 8800 GT, Intel HD4000 o ATI Radeon HD 3850
  • Disco rigido: 20 GByte di spazio disponibile
  • Scheda audio: compatibile con DirectX 9.0c

Requisiti consigliati

  • CPU: Quad Core 2 GHz
  • Memoria: 2 GByte RAM
  • Scheda video: Nvidia GeForce 275 GTX o AMD Radeon HD 5770
  • Disco rigido: 1 GByte di spazio disponibile

Ottimizzazione, questa sconosciuta

Le ambientazioni sono varie, evocative e ben progettate, accomunate come detto da medesimi stilemi grafici che si rifanno ad una particolare derivazione del genere fantasy. Nonostante il buon lavoro dei disegnatori, in alcuni scenari eccessivamente ricchi di dettagli (ad esempio nella foresta), si corre il rischio di non capire bene quale sia la strada da percorrere per raggiungere i punti indicati sulla mappa o di visualizzare gli "hotpoint" più nascosti. Buona anche la varietà dei mostri, alcuni dei quali riusciti molto bene. Purtroppo non è arrivata quella rimpolpata di poligoni che avrebbe potuto dare una marcia in più alla popolazione di Borgovia: l'aspetto positivo è che anche configurazioni hardware datate non dovrebbero avere problemi a mantenere una buona fluidità ai massimi livelli di dettaglio.

L’arte di accontentarsi

Valgono anche per il comparto grafico le riflessioni fatte per la struttura di gioco: nonostante un buon livello generale che consente a Van Helsing di mantenersi al di sopra della media, si avverte l'assenza di aggiornamenti veri e propri, accentuata dal riciclo di texture ed ambientazioni già viste nei precedenti capitoli. Stessa cosa non si può dire per il valido accompagnamento musicale, probabilmente il migliore della saga; convincente il doppiaggio in inglese, mentre la traduzione in italiano sembra sia stata lasciata a metà, considerando il numero di oggetti rimasti in lingua originale. Arrivare alla schermata dei ringraziamenti richiede all'incirca una decina di ore, un dato perfettamente in linea con quello dei precedenti episodi. Naturalmente ci sono diversi motivi per non procedere subito alla disinstallazione: per esempio la modalità cooperativa o una delle due competitive. Al classico deathmatch a cui possono partecipare un massimo di otto giocatori si aggiunge la cosiddetta Touchdown, una sorta di capture the flag con il portatore del vessillo che non può attaccare ma solamente suicidarsi. A dirla tutta però nemmeno queste varianti riescono a scaldare gli animi, risultando nel complesso abbastanza anonime. La versione testata è stata oggetto di un paio di hotfix nell'arco di due giorni dal lancio, sintomo che il rispetto della tabella di marcia ha impedito ai programmatori di sistemare le consuete e fastidiose magagne tecniche, per alcune delle quali si attende ancora la cura. In particolare, capita di frequente che il gioco vada in crash tra il caricamento di un livello e l'altro o che si verifichino dei fastidiosi rallentamenti nelle fasi di accesso al disco; alcuni utenti hanno inoltre lamentato dei bug con l'utilizzo di un joypad, periferica che naturalmente non è consigliata. Segnalazioni di altri glitch di varia natura sono poi all'ordine del giorno anche durante le partite online, con personaggi che si bloccano senza motivo sullo schermo e sporadiche uscite al desktop. Sui forum della software house e su quelli di Steam, piattaforma di distribuzione a cui si è affidata Neocore, si sono scatenati i primi e giustificati malumori. Ad onor del vero però i ragazzi di Budapest hanno dimostrato di saper ascoltare la propria community e la speranza che il titolo non venga abbandonato su un binario morto non è insensata.

Conclusioni

Digital Delivery Steam
Prezzo 10,99 €
Multiplayer.it
6.3
Lettori (5)
5.0
Il tuo voto

Van Helsing III lascia con un po' di amaro in bocca: troppi dettagli, grandi e piccoli, tradiscono la fretta e forse anche la poca convinzione nel completamento dell'ultimo capitolo della trilogia. Rimane in ogni caso un buon hack & slash, ma la sfida con i predecessori è purtroppo persa: i bug che aggravano ulteriormente l'esperienza di gioco non ci permettono di consigliarlo se non ai fan della prima ora.

PRO

  • Ambientazioni accattivanti
  • Immediatezza
  • Buon livello grafico

CONTRO

  • Level cap troppo basso
  • Classi e abilità non bilanciate
  • Numerosi bug
  • Poche novità