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La saga riprende

A dieci anni di distanza torna sui monitor lo strategico a turni più famoso dopo Civilization

RECENSIONE di Luca Olivato   —   23/09/2015

Dopo un debutto scoppiettante nell'ottobre del 2003, il cavallo di battaglia di Stardock si è consacrato nel 2006 con il secondo capitolo, Dread Lords, e i due expansion pack Dark Avatar e Twilight of the Arnor; il tutto è stato poi "remixato" nella compilation Endless Universe uscita nel 2009. Nonostante i sei anni trascorsi da questa ultima incarnazione, la comunità attorno a GalCiv2 ha continuato ad essere vivace e fedele al brand: con premesse del genere era naturale attendersi una semplice evoluzione della specie e, lo diciamo sin da subito, Galactic Civilizations III non tradisce le proprie origini. Chi ha raggiunto la trentina sicuramente saprà che stiamo parlando del seguito spirituale di Master Of Orion, mentre ai più giovani basterà leggere quel Civilizations, che non è solo un omaggio ad una delle serie videoludiche fondamentali ma anche e soprattutto un richiamo commerciale, per identificare immediatamente uno strategico a turni ambientato nello spazio. GalCiv posa le sue fondamenta sulle regole sacre dei 4X: eXplore, eXpand, eXploit ed eXterminate, ossia le fasi principali nello sviluppo della propria civiltà.

Il multiplayer, unica novità, è snobbato: Galactic Civilizations III sembra quasi un upgrade del secondo

La gestione in ogni dettaglio

All'avvio del gioco si può scegliere se intraprendere la campagna single player o la modalità sandbox, che è di gran lunga quella più importante. Nel primo caso infatti si affrontano una serie di scenari in cui tutte le variabili sono già state predefinite dai programmatori e il giocatore deve adattarsi alla risorse in proprio possesso per raggiungere gli obbiettivi prefissati inizialmente. La storia consiste in una manciata di missioni che vedono per protagonista la razza umana contro i temibili Drengin. Non si tarda a capire che si tratta di un riempitivo, messo un po' per fungere da tutorial e un po' per aumentare il numero di trofei da sfoggiare sulla bacheca di Steam.

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La saga riprende

Nella modalità libera invece non c'è nulla di diverso rispetto al Civilization di Sid Meier: bisogna scegliere una tra le otto razze preconfezionate, contraddistinte da diversi bonus e malus; da notare che ce ne sono due in meno rispetto al precedente episodio, ma in ogni caso il ventaglio di scelte è sufficientemente ampio e la possibilità di crearne ad hoc sopperisce a tale mancanza, peraltro difficilmente avvertibile. Ciascuna rispecchia i canoni tradizionali, per cui quella umana sarà la più versatile, quella degli orchi (Drengin) più incentrata sulla guerra, quella dei robot (Iconia) prediligerà lo sviluppo tecnologico e così via. Si devono poi impostare i parametri fondamentali della partita, tra cui le dimensioni della mappa, il numero massimo di avversari e le condizioni di vittoria che può essere ottenuta per dominazione militare, culturale o diplomatica. Rimangono poi da settare una serie di opzioni secondarie quali la frequenza di eventi occasionali, gli eventuali limiti di turni e la difficoltà dell'intelligenza artificiale. Si parte con un pianeta, una piccola flotta militare e una nave colonizzatrice. I primi passi si muovono, più che a esplorare, alla ricerca di nuovi territori da popolare mentre al quartier generale si decide quali edifici costruire per aumentare la produttività del pianeta: così facendo si potranno velocizzare le ricerche e avere accesso a nuove e più potenti astronavi o altre costruzioni. Si tratta di uno degli aspetti più delicati dell'intero gioco: non sprecare alcuna risorsa è l'unico modo per restare al passo con le altre civiltà, soprattutto nelle modalità più difficili. Ben presto ci si accorgerà di non essere i soli abitanti dello spazio e bisognerà prendere confidenza con delle delicate decisioni diplomatiche che coinvolgono gli altri giocatori controllati dalla CPU: si possono stringere alleanze commerciali o favorire degli scambi culturali, così come dichiarare guerra a soli fini espansionistici. Per espandere i confini e aumentare la produttività delle colonie come prima cosa bisogna sfruttare le risorse che si trovano all'interno di un sistema solare; ce ne sono parecchie e per estrarle sono necessarie apposite unità. L'impero quindi crescerà di dimensioni e ci saranno sempre più pianeti da gestire, e a questo punto il cervellotico sistema di micromanagement dell'economia di GalCiv3 inizia a mostrare le proprie criticità. Per ottenere il massimo rendimento da ogni colonia è necessario monitorarne in prima persona la produzione, con delle modalità ancor meno automatizzate di quelle di Civilization: questa tediosa routine, che potrebbe essere in futuro alleggerita dall'introduzione di governatori (gli appassionati incrociano le dita per le prossime patch), risulta a volte frustrante e poco funzionale.

Ancora l'editor, ancora più potente

Come si capisce, in un genere così storicamente consolidato è difficile introdurre novità rivoluzionarie e infatti Paul Boyer e soci hanno puntato soprattutto sul bilanciamento delle unità e sulla revisione dell'albero di ricerca, che è stato semplificato e reso più interessante e un po' meno prolisso rispetto al predecessore, anche se l'interfaccia utente continua a non essere del tutto intuitiva. Anche sotto questo aspetto però non si rilevano grandi differenze con il capolavoro di Sid Meier: le quattro macrocategorie scientifiche (Guerra, Ingegneria, Interazione ed Espansione) sono a loro volta divisa in tre ere (dell'espansione, della guerra e dell'ascensione), e decidere a quali rami dare la precedenza riflette la politica con cui si intende arrivare al successo.

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Un'ulteriore sfumatura tattica è fornita dall'inclinazione morale, che può essere benevola, malvagia o neutrale a seconda delle decisioni che si prendono in particolari momenti durante la partita. Si potrebbe per esempio decidere di sterminare un pianeta appena conquistato o, al contrario, di preservarne la popolazione: queste scelte si riflettono poi sui rapporti col vicinato e potrebbero portare a nuovi accordi commerciali piuttosto che a guerre inaspettate. Quest'ennesimo prestito da Civilization fa da contraltare a una serie di omissis (almeno per il momento, anche se Stardock ne ha promesso una reintroduzione con le future patch) riguardo la sezione politica, in cui mancano le elezioni, la possibilità di adottare un determinato tipo di governo o di utilizzare le spie. L'intelligenza artificiale è allo stesso tempo croce e delizia nell'economia del gameplay di GalCiv3: durante le nostre partite abbiamo notato che fino al livello normale gli avversari controllati dal computer, pur giocando secondo le regole, non sfruttano adeguatamente le risorse a propria disposizione e spesso intraprendono decisioni sconsiderate; peraltro molte razze si rivelano si troppo docili e clementi anche quando potrebbero facilmente infierire sui fianchi lasciati scoperti dal giocatore. Innalzando la difficoltà le cose si fanno più impegnative ma sembra quasi che i nemici abbiano qualche "agevolazione" per raggiungere più rapidamente livelli più elevati; ad ogni modo non ci si può assolutamente lamentare del tasso di sfida fornito. Le battaglie, per quanto teoricamente evitabili, sono un altro punto cardine del genere degli strategici a turni e di conseguenza anche di Galactic Civilizations, che storicamente ne ha fatto uno dei cavalli di battaglia. Anzitutto bisogna decidere la composizione della flotta, consapevoli del fatto che la quantità di "spazio" all'interno di ciascun esagono è limitata.

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Realizzare una squadriglia di soli incrociatori, per quanto veloci, non è una scelta molto saggia perché la loro potenza di fuoco non è adeguatamente elevata; al contempo calare la mano pesante con poche ed elefantiache ammiraglie potrebbe non essere la carta vincente a causa delle scarse difese. Una volta dato fuoco alle polveri è possibile decidere se arrivare direttamente all'esito dello scontro, che verrà visualizzato dopo pochi secondi di animazione, o assistere in terza persona alle evoluzioni delle astronavi. Purtroppo però in queste schermate tridimensionali il giocatore è spettatore passivo, non potendo in alcun modo intervenire sulle strategie dei propri uomini. A nostro modo di vedere si tratta di una modalità studiata soprattutto per ammirare sul campo di battaglia le proprie creazioni: infatti non solo è stata mantenuta, ma persino potenziata una delle caratteristiche uniche di GalCiv, ossia l'editor di astronavi. La possibilità di creare il proprio vascello personalizzato (o di scaricarlo dal Workshop di Steam) è una delle leve (unità all'immensità delle mappe che garantiscono delle partite interminabili) su cui Stardock si affida per prolungare a dismisura la longevità del titolo. Purtroppo anche in questo episodio l'aspetto estetico è in parte avulso dalle meccaniche di gioco, in quanto nell'economia delle battaglie contano quattro parametri, ossia sensori, propulsori, armi e armatura, indipendentemente dalla forma, per quanto bizzarra o avveniristica, si sia deciso di regalare all'astronave.

La novità: il multiplayer

La grossa novità rispetto al predecessore è data dalla presenza della modalità multiplayer, acclamata a gran voce durante le versioni beta e inspiegabilmente (ma non troppo) lasciata a sé stessa in quella finale. Il problema principale è che è quasi impossibile trovare lobby popolate e, anche qualora si riesca a coinvolgere altri giocatori, i ritmi della partita, di per sé lenti, diventano insostenibili.

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Passando all'aspetto tecnico c'è da evidenziare il requisito di un sistema operativo a 64-bit: le motivazioni sono da ricercarsi nella possibilità di gestire mappe veramente sterminate, tanto da non poter essere gestite con la tradizionale tecnologia a 32-bit. Si tratta di un ostacolo che fortunatamente non dovrebbe essere troppo difficile da superare. Qualora si decidesse di avventurarsi in un campo di battaglia di dimensioni davvero enormi è necessario armarsi di un processore ipervitaminizzato o comunque di una dose enorme di pazienza: nelle fasi più avanzate del gioco, infatti, quando la mole di dati diventa imponente, ogni turno può richiedere anche due o tre minuti di attesa. Graficamente il gioco se la cava egregiamente, pur non vantando feature in grado di stupire. Le schermate in 2D (gestione dei pianeti, dell'albero di ricerca, delle relazioni politiche), sono realizzate con uno stile elegante anche se, come sopra, non sempre immediato, mentre il campo di battaglia, pur non presentando particolari sbavature, non riesce ad essere più convincente di un classicissimo Haegemonia, tanto per fare un nome. Senza infamia né lode nemmeno il comparto audio: in un titolo in cui le partite possono durare anche giorni, l'unica cosa che si richiede alla colonna sonora è che non diventi alienante e quella di GalCiv3 evita ogni pericolo in questo senso. Sulla longevità del prodotto si è ampiamente discusso e l'heritage del brand conferma la validità di un progetto che, grazie anche all'apertura alle modifiche, ha le carte in regola per essere goduto per centinaia di ore; sotto questo punto di vista quindi i circa 50 euro richiesti sembrano giustificati.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo Windows 8, Windows 10 64 bit
  • Processore Intel Core i5 2,5 GHz
  • 6 GB di RAM
  • Scheda video DirectX 10.1 con 1 Gbyte di VRam
  • Spazio su disco 15 Gbyte

Requisiti minimi

  • Sistema operativo Windows 7, 8 o 10 64bit
  • Processore 1.8 GHz Intel Core 2 Duo / AMD K10 Dual-Core
  • 4 GByte RAM
  • Scheda video AMD Radeon HD5x00 / Nvidia GeForce 500 / Intel HD 4000
  • Spazio su disco 12 Gbyte
  • Scheda audio compatibile con DirectX

Conclusioni

Digital Delivery Steam, Sito Ufficiale
Prezzo 49,99 €
Multiplayer.it
7.7
Lettori (1)
4.0
Il tuo voto

Il nuovo episodio di Galactic Civilizations, pur risultando alla fine dei conti godibile e coinvolgente grazie a delle meccaniche di gioco più che consolidate, non riesce a convincere completamente. Le novità rispetto a Dread Lords sono ridotte ai minimi termini e quelle più significative non funzionano come dovrebbero. Non è sbagliato sposare l'opinione di diversi appassionati che lo reputano come un GalCiv 2.5. Rimane ad ogni modo un titolo consigliabile agli amanti del genere che troveranno pane per i loro denti per diversi mesi, sia grazie all'attivismo della comunità sia per merito dei continui aggiornamenti che Stardock sta rilasciando per rendere sempre più completa l'esperienza di gioco.

PRO

  • Complessità gestionale
  • Mappe sterminate
  • Concettualmente infinito

CONTRO

  • Estremamente pesante nelle mappe più grandi
  • Qualche svarione di troppo dell'intelligenza artificiale
  • Multiplayer non convincente