Sempre piuttosto attuale nei salotti nerd, l'argomento difficoltà dei videogiochi oscilla spesso in un pericoloso equilibrio tra senso di sfida ed errore di game design. Il passo dallo stimolo a fare meglio e la frustrazione è infatti breve e non può non tenere conto anche di una certa soggettività. Quando però uno sviluppatore cerca di aumentare artificiosamente questo fattore, ecco che inevitabilmente l'ago della bilancia inizia a pendere con decisione verso uno squilibrio in senso negativo. We Are the Dwarves, titolo dal concept interessante e dichiaratamente ostico, rientra probabilmente in questa casistica e, tra una morte e l'altra, non riesce quasi mai a spronare il giocatore a riprovare con convinzione dopo un game over. Proviamo insieme a capire il perché.
We Are the Dwarves è un titolo con davvero tanti problemi, ma almeno ci sono alieni e nani spaziali!
A caccia di stelle nelle profondità marine
Appartenenti a una gloriosa razza da sempre associata alla vita sotterranea, i nani di We Are the Dwarves rappresentano un ulteriore passo in avanti in questa direzione e così, nell'immaginario dei ragazzi di Whale Rock Games, l'intero universo nanico è ora racchiuso nel sottosuolo.
In questo contesto vengono allora considerate stelle non i corpi celesti a cui siamo abituati, bensì delle pietre luminescenti con poteri speciali e capaci di donare vita e prosperità ai vari regni. Come tutte le fonti di energia, però, anche queste stelle non sono inesauribili. Per questo i tre principali regni dei nani decidono di inviare i loro emissari in una missione interstellare alla ricerca di una nuova stella nell'unico angolo di universo ancora inesplorato: le profondità dell'oceano. Nonostante le premesse interessanti, che coinvolgono niente meno che nani astronauti e alieni residenti in caverne negli abissi marini, all'interno di veri e propri ecosistemi indipendenti, la storia non è che una bozza e viene appena accennata nel video introduttivo, per finire ben presto relegata al ruolo di cornice silenziosa. In questo senso, poi, non aiutano né le pagine che vengono progressivamente aggiunte al diario in-game, sempre molto sintetiche, né le informazioni riportate sul sito ufficiale del gioco, che al momento non è che un bel guscio vuoto in attesa di testo. Anche le personalità dei tre protagonisti sono a malapena abbozzate e i loro dialoghi finiscono per essere nient'altro che brevi intermezzi introduttivi per la missione in corso.
Impara e muori
Se la parte narrativa è poco più di un pretesto, anche mouse e tastiera alla mano We Are the Dwarves lascia spesso interdetti. Prima di tutto, però, va precisato che il titolo si presenta come uno strategico in tempo reale che, attraverso la pressione della barra spaziatrice, permette di rallentare il tempo per ragionare con calma sulla mossa successiva nelle situazioni più concitate.
Si parte controllando un singolo nano per volta, al fine di prendere dimestichezza con le abilità di ciascuno, e si arriva successivamente a riunire la squadra per poter così sferrare attacchi combinati più elaborati. Si inizia così con Forcer, il capo della spedizione, dotato di una potente arma da fuoco e di abilità di supporto. Giocare nei suoi panni richiede molta attenzione, soprattutto per il rinculo dell'arma, che potrebbe far cadere il povero nano in un precipizio. Questa caratteristica può essere però anche utilizzata per favorire l'esplorazione e l'interazione con gli scenari: quando per esempio si deve raggiungere un oggetto posto in un piano inferiore, approfittando dell'occasione per prendere alle spalle il nemico che sta pattugliando la strada principale; oppure per spostarsi nel vuoto quando ci si imbatte in una zona affetta da distorsioni spaziali. Gli altri due membri del team, Smashfist e Shadow, sono invece rispettivamente più portati al corpo a corpo e agli attacchi furtivi. Quest'ultimo è probabilmente anche il più divertente da manovrare grazie alle sue capacità di muoversi rapidamente nell'ombra, ma non è così scontato che si arrivi ad utilizzarlo. In mezzo a tante buone idee, il lavoro del team ucraino pecca infatti nella realizzazione pratica. Le abilità dei personaggi vengono introdotte in maniera fin troppo sintetica e, anche dopo numerosi tentativi, rimane difficile riuscire a utilizzare correttamente le opzioni disponibili. Lo stesso discorso vale poi per la componente ruolistica, limitata a un ristretto numero di potenziamenti che non hanno un impatto reale finché non si raggiunge la seconda metà dell'avventura. La continua ricerca di un approccio strategico cozza infine contro un'intelligenza artificiale spesso imprevedibile, che non solo è capace di organizzarsi con le unità vicine, ma lo fa anche con un'incoerenza quasi encomiabile. La logica del trial and error, utile al giocatore per apprendere dagli errori precedenti ed elaborare una strategia vincente - che, per inciso, è praticamente sempre una sola - viene così sostituita da una casualità assolutamente frustrante, soprattutto quando ci si trova a morire dopo un percorso perfetto solo perché il sistema non ha registrato per l'ennesima volta uno dei click del mouse.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore AMD A8-5600K
- 8 GB di RAM
- Scheda video AMD Radeon R9 270X 2GB
- Sistema operativo Windows 10
Requisiti minimi
- Processore Intel Core 2 Duo o equivalente AMD
- 4GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 460 o Radeon HD 5770 (512 MB VRAM)
- DirectX 9.0c
- Spazio su disco 10 GB
- Sistema operativo Windows 7 (64 bit)
Requisiti consigliati
- Processore Intel i5 series o equivalente AMD
- 8GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 o Radeon HD 6870 (1 GB VRAM)
- DirectX 9.0c
- Spazio su disco 10 GB
- Sistema operativo Windows 7 (64 bit)
Nani a metà
La differenza tra il successo e l'insuccesso di una missione viene così marcata quasi sempre dall'influsso della fortuna, che agisce per mano del poco reattivo sistema di controllo e dei capricci dell'intelligenza artificiale.
Forse per una carenza di fondi dovuta alla cancellazione della campagna Kickstarter, We Are the Dwarves appare poi come un'opera incompiuta anche in tutti gli altri aspetti legati alla realizzazione tecnica. E non ci stiamo riferendo alla grafica, sempre piacevole nonostante la luminosità forse troppo scarsa delle ambientazioni, e nemmeno ai problemi di ottimizzazione di un titolo che richiede fin troppe risorse per offrire una fluidità adeguata. I problemi tecnici riguardano piuttosto i frequenti crash dell'applicazione, gli errori di visualizzazione con doppio monitor e una generale carenza di impostazioni per la personalizzazione. Non si può per esempio modificare la mappatura dei comandi, di default non proprio comodissimi, e neppure agire sulle impostazioni grafiche, ridotte alla scelta della risoluzione e di una delle tre opzioni predefinite. Manca poi il supporto ai controller, mentre la localizzazione in italiano, promessa per menù e sottotitoli, risulta inadeguata come quella della maggior parte delle lingue europee proposte.
Conclusioni
We Are the Dwarves è un titolo sostanzialmente incompleto, che getta tante buone idee in un mare di problemi che sarebbe stato bene risolvere prima del lancio. Gli sviluppatori hanno già annunciato di essere al lavoro su un nuovo aggiornamento, che offrirà un livello di difficoltà aggiuntivo con nani più potenti e nuove personalizzazioni per i controlli, ma le soluzioni messe sul piatto appaiono tutt'altro che risolutive. Senza intervenire sull'imprevedibilità dei nemici, sulla curva d'apprendimento e sulla precisione dei controlli difficilmente il lavoro del team ucraino potrà raggiungere la sufficienza.
PRO
- Idea di base interessante
- Interazione ambientale ben strutturata
CONTRO
- Intelligenza artificiale troppo altalenante
- Controlli imprecisi
- Vari problemi di ottimizzazione