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Salt and Sanctuary, recensione

Ska Studios strizza l'occhio ai Souls: è davvero il miglior derivativo Souls-Like?

RECENSIONE di Emanuele Gregori   —   30/03/2016
Salt and Sanctuary
Salt and Sanctuary
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È ormai fuor di dubbio che Mister Miyazaki - e From Software tutta - abbiano riportato alla luce quel concetto di hardcore gaming che sembrava in parte essersi perso. L'idea di "gioco difficile", quello che spaventa i novizi e taglia le gambe anche ai cosiddetti "professionisti" del joypad. Lasciando stare tutti questi appellativi di poco conto, l'unica certezza è la nascita - o rinascita sotto altro appellativo - del cosiddetto genere "soulslike". Un mix di sapientissimo design, con un pizzico di sadismo nel suo essere a volte illogicamente punitivo con il giocatore, una spolverata di programmazione spicciola e un cuore cremoso di ricchissimo e soddisfacente gameplay. Ska Studios con Salt and Sanctuary prende in prestito ognuna di queste caratteristiche e la adatta al proprio mondo, quello che anche lei ha contribuito a solidificare: il "metroidvania" di nuova generazione. Prima di addentrarci nei meandri del regno magistralmente disegnato dagli artisti dello sviluppatore americano, è importante dire che, nel caso non siate dei sostenitori del lavoro di Miyazaki-san, è comunque consigliabile dare una chance al titolo in questione. Potreste trovarvi davanti uno dei migliori action RPG bidimensionali degli ultimi due lustri.


Salt and Sanctuary è sì un soulslike in due dimensioni, ma anche molto altro

Alla del saltborn ricerca in cuoco classe

Salt and Sanctuary, recensione

Vi assicuriamo che il titolo del paragrafo è esattamente quello che intendevamo dare: vi rimandiamo al box che vi spiega le motivazioni e le vicissitudini dell'esilarante localizzazione del titolo. In questo spazio, invece, trattiamo la premessa narrativa del gioco: mentre vi avvicinate via mare alla consacrazione delle vostre nozze, un membro dell'equipaggio vi sveglia e, nel brevissimo tempo a disposizione prima di morire, vi informa che la nave è stata abbordata. Da lì in poi è tutto in salita. Non avrete neanche il tempo di capire cosa stia accadendo, che un boss - evidentemente non alla vostra portata - vi attaccherà e vi affetterà in un paio di colpi. Niente paura, giusto un paio di attimi e vi ritrovate su di una splendida (si fa per dire) spiaggia, con la vostra fida arma tra le mani - ammesso che abbiate scelto una classe che la prevedesse - e una serie di deformi creature già pronte ad utilizzarvi come spuntino. Questo l'incipit di un intreccio narrativo molto poco chiaro, che necessiterà uno studio approfondito delle descrizioni e delle pochissime righe di testo dei vari personaggi non giocanti che incontrerete per essere diramato. La certezza è che stiamo parlando di una campagna che vi terrà impegnati per non meno di venticinque ore, tenendosi relativamente stretti; tempistiche ormai difficilmente ritrovabili anche in produzioni milionarie e cosiddette tripla A.

Le traduzioni possibili

La traduzione del gioco merita un box a parte per la sua assurda capacità di essere talmente aberrante, da diventare un piccolo cult. È ovvio dal primo istante, durante la scelta della classe del proprio personaggio, che ci si trova di fronte ad un titolo localizzato per mezzo di un traduttore automatico, che in alcuni casi si è rivelato addirittura peggiore del ben noto Google Translate. È sufficiente leggere Capo come specifica di una delle classi del gioco e vedere come il personaggio sia dotato di parannanza e padella, per comprendere come Chef sia stato scambiato per Chief. Chiaro che la simpatia e goliardia delle cosa lascia presto spazio all'impossibilità di comprendere la quasi totalità della narrazione e delle spiegazioni del gioco. Tutto questo, unito alla necessità di cambiare la lingua del sistema di PlayStation 4 (per ora esclusiva, ma previsto anche su PlayStation Vita e PC entro l'anno) per passare al più comprensibile inglese, ne fanno una pecca non indifferente. Da lodare la voglia dei coniugi fondatori di Ska Studios di portare a più pubblico possibile la loro opera, ma triste il risultato, sia nella lingua del Bel Paese, che in parecchi altri idiomi.

Trofei PlayStation 4

Per ciò che concerne i trofei del gioco, nulla di troppo differente da ciò che ben conosciamo. Il computo è di 38, di cui 20 di bronzo, 13 d'argento, 4 d'oro e il tanto agognato platino. Oltre ad un riconoscimento per ogni boss sconfitto, troviamo quelli che richiedono il potenziamento totale di un'abilità o di un'arma. Collezionare tutte le varie mod o prestare giuramento ad ognuna delle divinità. A fine campagna, se siete tra coloro che amano esplorare a fondo questi titoli, non sarà difficile ritrovarvi con un buon 75% di trofei già acquisiti.

Più Castlevania o più Dark Souls?

In termini puramente ludici, si tratta di un qualcosa molto simile all'idea che tutti noi abbiamo di plagio. Durante la nostra ricerca della promessa sposa, ci troveremo a percorrere un regno fatto di creature tra le più disparate, sia in termini di puro design artistico, ma anche di approccio allo scontro. Si passerà da scheletri ultra noti a occhi giganti alati in grado di rendere immuni altri loro simili. Non mancheranno poi incantatori e ciclopi; passando per cani giganti e ragni dall'insaziabile appetito. Tutti si troveranno accontentati dallo studio sulle creature e dall'impeccabile level design. Anche quest'ultimo chiaro erede della creatura di Miyazaki e al quale sono si sono ispirati per creare un mondo totalmente interconnesso. Una mappa unica, interamente visitabile e colma di scorciatoie e segreti, come gallerie buie e muri invisibili. Nota assolutamente da non sottovalutare: la cura nella realizzazione dei boss. Stiamo parlando di una ventina di nemici principali, anch'essi curati nell'estetica e nei pattern d'attacco e di altri tre o quattro opzionali, da scovare e sconfiggere per la propria soddisfazione personale.

Salt and Sanctuary, recensione
Salt and Sanctuary, recensione

Ognuno di questi riprenderà lo stile della zona nella quale vi trovate, e andrà affrontato con uno specifico approccio. La progressione del nostro personaggio è regolata dalla raccolta di sale (l'equivalente delle anime di Dark Souls, o degli Echi del Sangue di Bloodborne). Ogni qualvolta ci si troverà nei pressi di uno dei santuari che danno il titolo al gioco (che fungono anche da covenant con diverse divinità e da hub centrale per venditori e fabbri), sarà possibile spendere un preciso e crescente quantitativo di questo sale per compiere i level up. Ad ognuno di questi avanzamenti sarà poi donata una perla nera, da incastonare in un albero delle abilità che, per chi ha già una quindicina d'anni di videogame sulle spalle, ricorderà la stupenda e mai dimenticata Sferografia di Final Fantasy X. Più facile a farsi che a dirsi. Superato lo spaesamento iniziale di fronte alla totale mancanza di tutorial sulle modalità di crescita, ci si troverà subito di fronte un metodo di progressione incredibilmente intuitivo. E non saranno rare le situazioni nelle quali vi chiederete per quale motivo non avete scelto un'abilità piuttosto che un'altra, ritrovandovi ad un passo dall'abilità che ora potrebbe salvarvi la vita. In aiuto arriveranno anche delle altre pietre - questa volta bianche - in grado di eliminare le abilità già ottenute e recuperare la (o le) perle nere corrispondenti. Aumento delle statistiche, del peso, delle fiaschette che è possibile portarsi dietro o la capacità di impugnare alcune tipologie specifiche di armi o indossare alcune particolari armature, sono tutte capacità da sbloccare. In questo sta la profondissima personalizzazione di Salt and Sanctuary, che riesce, incredibilmente, a donare in alcuni casi soddisfazioni anche maggiori del titolo dal quale deriva, con chicche, come proprio l'albero delle abilità, che impongono un ulteriore livello di ragionamento. Affianco a tutto questo ben di dio, non mancheranno certo i classici "loadout" con equipaggiamento su mano destra e sinistra, le armature, gli anelli, gli scudi; così come magie, preghiere ed effetti di stato. Tutto potenziabile e trasmutabile in tipologie dagli effetti differenti. Insomma, c'è quello che i divoratori del genere si aspetterebbero e probabilmente anche qualcosa in più, incluso il tanto famigerato New Game +. Ci troviamo indubbiamente di fronte al migliore dei soulslike derivati ed è incredibile credere che tutto questo sia merito e fatica di due singole persone.

Come ti disegno un mondo

A livello puramente tecnico, Salt and Sanctuary si rivela un piccolo gioiellino in termini di resa visiva e di puro gusto artistico. Passando sopra all'inespressività e pochezza dei volti dei personaggi, ciò che colpisce è la cura con quale sono realizzati i vari ambienti di gioco. Sono sì ripetitivi nelle texture all'interno delle singole location, ma con un livello di dettaglio e una varietà da non sottovalutare.

Salt and Sanctuary, recensione

Parliamo di una ventina abbondante di zone di gioco differenti, ognuna con le proprie scelte cromatiche e la propria ispirazione artistica. Si passa dalla spiaggia, al castello; da una reggia arabesca ad un fondale marino; da un sotterraneo ricco di trappole ad una vera e propria città sospesa. Altra nota di merito per la realizzazione delle armi (circa seicento... sì, seicento) e delle armature: ognuna diversa dall'altra e in gradi di sporcarsi in tempo reale in base ai colpi inferti. C'è veramente poco di cui non ci si possa ritenere soddisfatti in Salt and Sanctuary e stiamo indubbiamente parlando della traduzione - che non è neanche possibile chiamare tale (ma che a suo modo lo sta rendendo un fenomeno internazionale). Inoltre, folle a dirsi dopo averne decantato le lodi, la sua vicinanza così importante al capostipite del genere da sembrarne veramente una copia. Ovvio che nel computo totale, alla luce della magnifica capacità di "rubare", Ska Studios abbia vinto nella scelta di riproporre pedissequamente le stesse identiche caratteristiche; ma non si può non far notare la mancanza di vere e proprie novità, se non nella scelta (vincente anch'essa) di applicare alcuni dettami classici dei metroidvania. Complice un mondo 2D divertente da esplorare e ricco di posti da riscoprire, a seguito dell'acquisizione di alcune abilità di esplorazione.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Digital Delivery PlayStation Store
Prezzo 17,99 €
Multiplayer.it
8.3
Lettori (51)
8.0
Il tuo voto

Salt and Sanctuary è quindi tutto ciò che gli amanti dei soulslike potessero chiedere da un antipasto di quello che vivremo tra un paio di settimane con Dark Souls 3. Ispirato, coloratissimo, cattivo al punto giusto, longevo come e più di tanti titoli a prezzo pieno, l'ultima fatica del duo di Ska Studios merita assolutamente uno sguardo e una prova approfondita. Per l'irrisoria cifra di 17,99€ tendiamo a credere che difficilmente possiate trovare gioco più piacevole e duraturo di questo in tutto il panorama indie del 2016.

 Peccato per la traduzione che inficia le possibilità di comprenderne appieno la storia e le sfumature.

PRO

  • Profondità di gameplay e meccaniche da produzione tripla A
  • Longevità nettamente sopra la media in rapporto al prezzo
  • Il miglior souls-non-souls su piazza...

CONTRO

  • ...e proprio per questo molto vicino al plagio
  • Localizzazione agghiacciante