Samorost 3, non abbiamo paura ad affermarlo in termini molto netti, è una delle avventure grafiche migliori che siano uscite finora e chi volesse provare a batterlo dovrà mettersi veramente d'impegno. Il gioco è un titolo indipendente, dalla durata inferiore alle sette ore e venduto ad un prezzo abbastanza irrisorio su Steam, eppure è una piccola perla. Probabilmente chi conosce i ragazzi di Amanita Design sa cosa aspettarsi da un titolo come Samorost 3, ma chi non conosce la serie o il team di sviluppo? Continuate a leggere la nostra recensione per scoprire questo delizioso gioco.
Samorost 3 è l'ultima fatica del team Amanita Design: come se la saranno cavata?
Un oggetto dallo spazio
La trama di Samorost è una piccola fiaba, che si apre con l'arrivo di un oggetto misterioso sul pianeta in cui vive il protagonista: all'improvviso, dal cielo, cade uno strano corno, proprio davanti al nostro uscio di casa.
Questo corno è il perno dell'avventura, perché permetterà al protagonista di amplificare i suoni dell'ambiente circostante e suonare al contempo delle melodie capaci di risvegliare l'essenza delle cose. Detto così può sembrare un po' strano ma vi possiamo assicurare che non ci stiamo riferendo a nessuna pratica mistica "new age": è complesso spiegare con esatte parole alcuni meccanismi di Samorost, principalmente perché in tutto il gioco non troverete mai una parola scritta o pronunciata. Niente sottotitoli, niente menù e niente doppiaggio. La forza del gioco è riuscire a comunicare tutto ciò che serve per progredire nell'avventura solo attraverso segni, simboli e disegni; una scelta narrativa molto forte che dimostra quanto il linguaggio dei videogiochi possa essere potente senza avvalersi dell'ausilio di una lingua scritta e parlata. Ciò che dovremmo fare ci verrà spiegato a gesti o raccontato attraverso queste famose essenze di cui parlavamo prima, che vi mimeranno la soluzione di alcuni enigmi. I ragazzi di Amanita hanno saputo prendere i famosi due piccioni con una fava perché, oltre a dimostrare la loro grande abilità in fatto di game design, si sono tolti la noiosissima rogna di tradurre il gioco in svariate lingue diverse. In questo modo il gioco è comprensibile a tutti, a prescindere da lingua parlata o alfabeto di riferimento. Prima di addentrarci nei meccanismi di gioco una veloce carrellata su comandi e sistema di gioco.
Lo stambecco d’oro
Il titolo, essendo un punta e clicca, ha un'interfaccia comandi molto asciutta dov'è previsto, come potete ben immaginare, l'utilizzo esclusivo del mouse: tasto sinistro per interagire con gli oggetti, pressione del tasto sinistro più movimento del mouse per vedere tutto lo schema di gioco a schermo e rotellina per zoomare.
Anche il menù di gioco (la stellina in alto a destra) segue lo stesso principio del "niente scritte" ma riesce comunque ad essere efficace e comprensibile. È composto da sei tasti: partendo da destra troviamo la rotella meccanica classica delle opzioni di gioco, che a loro volta contengono audio, schermo, riconoscimenti (unica schermata in cui compaiono lettere e parole) e il tasto per uscire dal gioco. Proseguendo troviamo salvataggio, caricamento, i libri illustrati, trofei e il taccuino con sigillo. Gli ultimi due elementi meritano una piccola precisazione in più. I trofei sono le ricompense sbloccabili che ci verranno assegnate nel momento in cui scopriremo un segreto contenuto nel gioco, ma c'è di più: ogni trofeo infatti è una piccola traccia musicale, solitamente dedicata ad uno strumento come flauto e percussioni, che potremo riprodurre quante volte vorremo. Più trofei avremo più tracce audio potremo riprodurre, anche simultaneamente, creando così una melodia sempre più armoniosa e completa. Il taccuino sigillato invece potremo aprirlo solo dopo aver completato almeno due schemi del pianeta in cui ci troviamo; una volta fatto basterà allineare i puntini rossi del sigillo ed aprire così il libro, che ci mostrerà le illustrazioni degli schemi appena risolti.
Sembra un quadro
Se volessimo paragonare Samorost 3 ad un quadro probabilmente il più adatto è "Il Giardino delle Delizie" dipinto da Hieronymus Bosch a cavallo tra il 1400 e il 1500. Se conoscete il dipinto avete capito il perché del paragone: un immaginario colorato e stravagante, composto da un moltitudine di dettagli che complessivamente incantano ma che presi singolarmente sono decisamente peculiari, per non dire a tratti grotteschi. Artisticamente parlando Samorost è proprio così: potete perdervi ore ed ore nell'analizzare tutti i singoli dettagli dei livelli, per poi capitare su un particolare che vi lascerà perplessi. Ogni pianeta ha una forte identità ma tutti sono accomunati dai leitmotiv artistici cari agli sviluppatori, come la presenza di materiali di scarto o rotti e la forte ispirazione di alcuni scenari al microcosmo visibile solo al microscopio (alcuni pianeti o satelliti assomigliano infatti ad acari, spore e altri piccole forme di vita non visibili ad occhio nudo).
Ma rifarsi continuamente gli occhi scenario dopo scenario non è un piacere fine a se stesso perché l'osservazione meticolosa del livello è parte integrante del gameplay, come per qualsiasi avventura grafica che si rispetti. Ogni scena quindi è composta da oggetti con cui interagire per progredire nel gioco o per il semplice gusto di farlo, e spesso la complessità sarà capire quali sono gli elementi che vi servono realmente per proseguire... un consiglio: non cercate di dare un senso ad ogni singola azione perché molto spesso il senso non c'è. Lo farete e basta, senza domandarvi il perché, quindi risparmiate il vostro acume per gli enigmi. La parte corposa del gioco è infatti rappresentata dai rompicapo, non eccessivamente complessi ma su cui bisogna comunque riflettere: come dicevamo il gioco comunica con noi senza l'utilizzo di una lingua parlata o scritta, quindi prima ancora di approcciarci ad un enigma e capirne la soluzione dovremo capire il perché è necessario farlo e alcune volte non sempre sarà così lampante. I puzzle in sé poi sono molto divertenti ed originali, spesso basati sulla composizione e scomposizione di oggetti o passaggi logici ma proposti sempre in modo fresco e divertente, anche se durante l'avventura non abbiamo notato un progressivo innalzarsi della difficoltà. L'unica nota negativa del gioco è la lentezza di alcune animazioni, che rendono la navigazione negli scenari a tratti noiosa, specie quando sarà necessario fare avanti e indietro un po' di volte per risolvere gli schemi.
Il ritmo nel sangue
Non si può descrivere l'esperienza di Samorost senza parlare della musica, declinata magistralmente in ogni possibile forma. Che i ragazzi di Amanita siano bravi da questo punto di vista non ce lo siamo mai dimenticato e anche nella loro ultima fatica non si smentiscono affatto. La colonna sonora d'accompagnamento è ispirata e melodiosa, gli effetti sonori sono di grande qualità e particolarmente espressivi ma ciò che colpisce è il modo in cui tutto questo sia strettamente legato al gameplay. Il gioco ci costringe ad aguzzare gli occhi e tendere bene le orecchie perché spesso l'intuizione per la soluzione degli schemi è proprio veicolata dalla musica: non è un caso quindi che il principale oggetto a nostra disposizione durante il gioco sia uno strumento musicale! È molto piacevole notare come tutto il comparto audio giochi sul concetto della progressione, perché più evolverete nel livello più ricca si farà la colonna sonora e anche i puzzle molto spesso adottano il meccanismo di stratificazione delle tracce, proprio nello stesso modo in cui viene fatto con i trofei collezionabili. Concettualmente è un po' l'essenza dell'intero gioco, ovvero quello di aggiungere poco a poco un elemento in più che, sommandosi con i precedenti, dà vita ad un'armonia in continua evoluzione.
Conclusioni
Dal primo Samorost, disponibile insieme al secondo come flash game gratis, è stato fatto un enorme passo in avanti, creando un prodotto completo, ricco ed incredibilmente ispirato. Nonostante la poca longevità l'esperienza di gioco risulta appagante e soddisfacente, capace di guidare il giocatore in un mondo stravagante e diverso ma senza costringerlo a riflettere troppo. Man man che si procede con l'avventura infatti si spegne progressivamente il cervello, godendosi semplicemente il viaggio e aguzzando l'ingegno solo quando richiesto. Il punto forte del gioco, che lo rende più unico che raro, è l'incredibile forza comunicativa, che predilige il linguaggio universale di segni, gesti e soprattutto suoni a quello della lingua scritta e parlata. Un grande esempio di come un'esperienza videoludica possa essere completa ed autonoma con il minimo indispensabile.
PRO
- Artisticamente irraggiungibile
- Grande potenza comunicativa
- Impegnativo e leggero allo stesso tempo
CONTRO
- Animazioni a tratti lente
- Talvolta eccessivamente bizzarro