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The Elder Scrolls V: Skyrim VR, recensione

A sei anni dalla sua uscita, The Elder Scrolls V ha ancora tanto da dire in realtà virtuale

RECENSIONE di Rosario Salatiello   —   27/11/2017

A forza di tornare a parlarne ciclicamente, a volte sembra quasi che Skyrim sia uscito poco tempo fa. Ma l'arrivo sulla scena di quello che è uno dei giochi di ruolo più amati di tutti i tempi risale invece all'ormai lontano 2011, anno in cui arrivavano sugli schermi dei videogiocatori titoli come L.A. Noire (pure lui rivisto di recente) e Batman: Arkham City, tanto per dare una dimensione al tempo trascorso dal momento in cui abbiamo visto per la prima volta il quinto capitolo della serie The Elder Scrolls. Un episodio amatissimo da pubblico e critica, e per questo tornato a farsi vedere in qualsiasi momento se ne presentasse l'occasione: dall'immancabile edizione con tutti i contenuti aggiuntivi fino all'altrettanto inevitabile versione rimasterizzata, uscita un anno fa per PC, PlayStation 4 e Xbox One. Il 2017 ha poi offerto altre due succulente opportunità a Skyrim di farsi vedere di nuovo, in primo luogo grazie alla versione per Nintendo Switch che ha anticipato di pochissimo quella per PlayStation VR. Un secondo ritorno su PlayStation 4 quindi, che ha anticipato come esclusiva temporale quello su PC previsto per il 2018 ed è stato atteso con ansia dai fan della realtà virtuale, vogliosi di potersi immergere nell'epica vicenda narrata dal gioco di ruolo targato Bethesda. Con che risultato? Andiamo a scoprirlo!

L’Urlo della VR

Di cosa sia Skyrim e di cosa racconti la sua trama si è parlato in ogni salsa, al punto che ci sembra inutile tornare a farlo in questa sede rubando spazio alla vera novità di Skyrim VR: l'esperienza in realtà virtuale. Nel caso in cui vogliate saperne di più sul gioco, oltre che agli articoli sopra riportati potete ovviamente fare ricorso anche alla recensione scritta nel 2011, in cui viene sviscerata a dovere la situazione nella terra dei Nord di The Elder Scrolls, scossa da una guerra civile e dal ritorno in vita dei draghi, fino a quel momento ritenuti estinti. Non ha davvero senso dilungarsi oltre, anche perché dal punto di vista dei contenuti Skyrim VR resta al cento per cento identico a quello conosciuto fino a oggi, compresi gli extra aggiuntivi Dawnguard, Hearthfire e Dragonborn. Ma è stato proprio il conoscere già tutto che ci ha portati nel corso degli ultimi mesi ad aspettare l'arrivo di Skyrim VR, fantasticando su draghi, ambientazioni e poteri già esplorati, ma potenzialmente in grado di assumere una dimensione finora del tutto inedita con la realtà virtuale. La prima scelta da effettuare quando si inizia a giocare a Skyrim VR riguarda il sistema di controllo, compatibile sia con il doppio PlayStation Move che col controller DualShock 4. Vi diciamo sin da subito che in entrambi i casi ci sono pregi e difetti, che ci rendono difficile consigliare quale delle due alternative scegliere: si tratta di valutazioni troppo soggettive, soprattutto quando come nel caso della realtà virtuale entra in gioco un fattore estremamente variabile come il malessere da movimento. Non si tratta comunque dell'unico parametro di valutazione, visto che con due PlayStation Move usati come motion controller si aprono le porte a ciò che abbiamo sempre sognato giocando a Skyrim: tirare fendenti di spada muovendo la mano come se lo facessimo realmente, alzare l'altra per levare lo scudo a parare colpi, lanciare magie usando le due mani per individuare bersagli differenti, o infine incoccare la freccia nell'arco prima di lasciarla andare. Un'esperienza che come dicevamo dà a Skyrim VR tutto un altro sapore, frenato però dalle limitazioni ben note di PlayStation Move: soprattutto nelle fasi più concitate, finire per mettere il corpo tra PlayStation Camera e controller è questione di un attimo, mentre l'assenza delle leve analogiche costringe il giocatore a usare il teletrasporto per muoversi nel mondo di Skyrim, perdendo così un pezzo di quel coinvolgimento di cui sopra. Non che questo sia automaticamente un male, soprattutto nel caso in cui il movimento fluido normale sia causa di malessere da movimento: per fortuna Bethesda ci mette a disposizione opzioni per controllare campo visivo e velocità dei cambi di visuale, diventati ormai standard per prendersi cura degli stomaci più sensibili. L'importante, in ogni caso, è non andare di fretta, evitando scatti repentini e altri tipi di movimenti che nella realtà ci farebbero sembrare tarantolati, ma nella realtà virtuale spesso ci ostiniamo a voler fare. Come immaginabile, il DualShock 4 richiama da vicino l'uso che ne veniva fatto in Skyrim, limitandosi ad alcune modifiche per integrarlo all'uso di PlayStation VR: il risultato finale permette anche di contare su una mira superiore basata sul movimento della testa, oltre che su una migliore gestione del movimento fluido grazie alle leve.

The Elder Scrolls V: Skyrim VR, recensione

Trofei PlayStation 4

Skyrim VR eredita esattamente tutti e settantasei i Trofei offerti dall'avventura già vista nel formato della Special Edition. Ai cinquantuno del gioco base si uniscono dunque gli altri venticinque provenienti dai tre pacchetti aggiuntivi inclusi nella raccolta, per un totale di uno di tipo platino, uno oro, venti argento e cinquantaquattro bronzo. Per ottenerli bisogna completare determinate missioni primarie e secondarie, o soddisfare richieste come assorbire un certo numero di anime di drago, comprare uno specifico artefatto, mettere su famiglia, entrare all'Accademia di Winterhold, e così via.

Gioie e dolori

Lo Skyrim originale non era esente da difetti, e per forza di cose questi vengono accentuati dall'occhio proiettato in Skyrim VR. Il combattimento ravvicinato, per esempio, non è mai stato il punto forte del gioco di ruolo di Bethesda, che col visore sulla testa complica ulteriormente le cose. Alla macchinosità degli scontri corpo a corpo si può porre rimedio abbassando la difficoltà di gioco, fino a trovare un livello che metta a proprio agio: le probabilità che abbiate già fatto tutto in modalità difficile in questi sei anni sono alte, per cui non c'è motivo per non rilassarsi e godersi quanto Skyrim VR ha da offrire. La realtà virtuale mette infatti il giocatore al centro della maestosità di The Elder Scrolls V, dando connotati completamente diversi anche a operazioni che in passato si svolgevano quasi meccanicamente: camminare tra le imponenti montagne ci fa sentire piccoli nei confronti del vastissimo mondo realizzato da Bethesda, così come scalarle ci fa provare davvero di essere in cima ad esso. Vissuti in primissima persona, anche i dungeon appaiono più claustrofobici e pericolosi, sin dal primo incontro coi ragni dopo essere scampati all'esecuzione. Gli spettacolari effetti dei poteri, che finora ci limitavamo a guardare su schermo, adesso ci avvolgono completamente, così come la mappa delle costellazioni che compare nel menu delle abilità. Skyrim VR è un gioco che va vissuto nel vero senso della parola, lasciandosi coinvolgere e sorprendere dall'incontro con un drago come se fosse la prima volta, chiudendo così un occhio sui limiti tecnologici imposti da PlayStation VR in termini di downgrade grafico. Trattandosi di un gioco del 2011 era difficile aspettarsi altro, motivo per cui non deve stupire la presenza di texture in alcuni casi ai limiti della sufficienza, così come l'accentuarsi dell'effetto pop up già riscontrato in passato. Tutto ciò va a influenzare anche le dinamiche di gioco, quando si prova a colpire da lontano un bersaglio la cui qualità grafica va rapidamente a degradare. Sono inoltre presenti tutti quanti i bug che conoscevamo, compresa la possibilità di uscire dall'area di gioco o di vedere personaggi levitare all'improvviso. Anche il comparto audio resta praticamente lo stesso, con qualche inciampo nella gestione dell'audio spaziale che con caschetto e cuffie si fa inevitabilmente notare anche da un orecchio meno attento.

The Elder Scrolls V: Skyrim VR, recensione

Conclusioni

Digital Delivery PlayStation Store
Prezzo 69,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (30)
8.7
Il tuo voto

Skyrim VR rappresenta una ghiotta opportunità per tornare a caccia di draghi con un livello di coinvolgimento completamente nuovo, a patto però di essere disposti a soprassedere su alcune limitazioni tecniche e di design. A proposito di queste, bisogna comunque tenere presente che si tratta di un gioco del 2011, ripensato per essere giocato in realtà virtuale ma non progettato espressamente per essa. Visto in questo modo, il titolo targato Bethesda pone un'importante base per quello che potremo vedere in futuro grazie a questa tecnologia, mentre per quanto riguarda il presente quello che c'è è comunque in grado di soddisfare tutti gli aspiranti Dovahkiin con caschetto in testa.

PRO

  • Coinvolgimento senza pari
  • Skyrim è invecchiato senza dubbio bene
  • Tutti i contenuti vivibili sotto una prospettiva completamente nuova

CONTRO

  • I compromessi fatti per portarlo sul visore sono evidenti
  • Il sistema di controllo con doppio Move non convince del tutto
  • Prezzo pieno per un gioco del 2011