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Breve ma intenso?

Basato sull'omonimo romanzo autobiografico di Richard Marcinko, Rogue Warrior stabilisce un nuovo record di durata per gli sparatutto.

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   14/12/2009

Versione testata: PC

Due ore, forse meno, è il tempo che abbiamo impiegato per completare la campagna in single player di Rogue Warrior. Da una parte significherà pur qualcosa il fatto che il gioco sviluppato da Rebellion ci abbia tenuti incollati allo schermo dall'inizio alla fine, dall'altra è chiaro che un prodotto venduto a prezzo pieno, dotato peraltro di una modalità multiplayer di poca sostanza (solo deathmatch e team deathmatch), non possa permettersi di durare così poco. Sembra quasi di giocare con il cheat dell'invulnerabilità, tanta è la potenza distruttiva del nostro personaggio sullo schermo, mentre si fa largo a suon di coltellate e raffiche di mitra con l'obiettivo di sgominare da solo un piccolo esercito di soldati coreani. Esperienze del genere possono magari gratificare l'ego, facendoci pensare di essere delle vere e proprie macchine da guerra in ambito FPS.

Breve ma intenso?

In realtà questo controverso tie-in unisce alla già citata scarsissima durata un grado di difficoltà piuttosto basso, dovuto in particolare alla mediocre intelligenza artificiale dei nemici che ci troviamo a fronteggiare. I nostri avversari sono spesso stupidi e distratti, tanto che possiamo arrivargli alle spalle anche correndo senza che se ne accorgano ed eliminarli immediatamente ricorrendo alle numerosissime "fatality" che Marcinko ha nel proprio repertorio: dopo la pressione di un pulsante, parte una sequenza predeterminata e vediamo il protagonista che afferra il nemico per la nuca e usa la sua faccia come gomma per cancellare vicino a un muro, oppure gli infila il pugnale in fronte, o ancora gli spezza il collo silenziosamente, oppure (in prossimità di una ringhiera) gli tira due colpi e lo butta giù. Bisogna ammettere che fare un po' i "ninja" è divertente, tanto più che raramente il genere degli sparatutto in prima persona offre questo tipo di soluzioni tattiche.

Breve ma intenso?

Sul fronte degli scontri a fuoco, però, il divertimento scema in fretta. A parte una generale scarsa precisione delle armi e delle collisioni, con interi caricatori svuotati per eliminare anche un singolo nemico, la concretizzazione dei combattimenti risulta troppo semplicistica e risolverli diventa puramente una questione di secondi: i soldati coreani non si curano molto di mettersi al riparo, e quando lo fanno rimangono fermi al loro posto, affacciandosi per il tempo necessario affinché li si possa centrare con il mitra. In generale, i nemici sono ben poco avvezzi al movimento e finiscono per svolgere il ruolo di "ostacoli fissi" nella nostra inarrestabile marcia verso l'annientamento del regime comunista.

"Rossi si nasce, morti si diventa"

Come accennato, Rogue Warrior si basa sul romanzo autobiografico scritto da Richard "Dick" Marcinko, ex comandante dei SEAL con l'aria di essere un vero duro anche a quasi settant'anni suonati. Nel gioco controlliamo proprio lui, mentre si reca in Nord Corea con i suoi due compagni più fidati.

Breve ma intenso?

È il 1986, e a quanto pare questo piccolo team di guastatori sta per far diventare la "guerra fredda" più calda del solito. Marcinko, doppiato in Italiano in modo brillante (la sua voce, nella versione inglese, è addirittura stata affidata a Mickey Rourke), decanta le qualità dei suoi colleghi e giura che mai e poi mai si butterebbe in una qualsivoglia operazione senza il loro supporto. Neanche cinque minuti dopo, i suoi due compagni muoiono nel modo più stupido possibile e lasciano Marcinko solo con la sua vendetta. I richiami dall'alto, chiaramente, vengono ignorati: l'agente speciale ha deciso di smantellare da solo l'esercito nordcoreano e di scoprire cosa tramano stavolta "i nemici dell'America". Ogni uccisione viene accompagnata da frasi ad effetto del tipo "Che siate dannati, bastardi!", "Rossi si nasce, morti si diventa!" oppure "Il presidente Reagan ti manda i suoi saluti!", che nel contesto di un FPS tecnicamente obsoleto e ludicamente povero di contenuti finisce per strappare qualche sorriso anziché un qualche moto di coinvolgimento patriottico (oltretutto siamo in Italia...). Nel gameplay sono state inserite diverse situazioni "ibride", in cui la visuale si sposta in terza persona, come quando il nostro personaggio si cala da una ringhiera o si mette al riparo durante una sparatoria. In quel frangente il mirino si trasforma in un puntino sullo schermo ed è possibile aprire il fuoco anche senza mirare (con risultati scarsi), oppure esporsi per una raffica precisa. L'appostamento funziona discretamente, anche se la gestione del movimento in tal senso si rivela spesso macchinosa. Il sistema di energia è quello classico senza barra, tendente al realistico: pochi colpi subiti ed è game over, quindi meglio non fare troppo gli spacconi quando la situazione è affollata.

Breve ma intenso?

"Il presidente Reagan ti manda i suoi saluti!"

A livello tecnico, Rogue Warrior non entusiasma, anzi. L'impressione è quella di trovarsi di fronte a un prodotto di qualche anno fa. Ora, se per titoli come Left 4 Dead 2 tale difetto non risulta limitante grazie al fattore quantitativo e alle trovate del gameplay, lo stesso non si può dire per il titolo di Rebellion, che non decolla né per qualità, né per quantità, né per il design in generale.

Breve ma intenso?

Il modello poligonale di Marcinko è discretamente realizzato e vanta un gran numero di animazioni (vedi le "fatality" di cui sopra), corroborato dalla presenza di numerose cutscene o sequenze in terza persona. Tutto il resto, però, è indubbiamente mediocre: dai nemici tutti uguali (si sarà fatto un ragionamento del tipo "tanto sono asiatici"?) alla pochezza delle armi, passando per un level design scialbo, privo di originalità e mordente. La campagna del gioco scorre via veloce senza boss fight, senza finali a impatto, senza sorprese né elementi che in qualche modo possano suscitare un qualche stupore. L'interattività degli scenari è al di sotto della media, la qualità delle texture anche e c'è un marcatissimo effetto tearing che non siamo riusciti a eliminare neppure attivando la sincronia verticale. Il rovescio della medaglia, chiaramente, si palesa in un frame rate di sessanta fotogrammi al secondo con pochi cali a una risoluzione di 1680 x 1050 pixel e i dettagli al massimo.

Conclusioni

Multiplayer.it
3.8
Lettori (59)
3.0
Il tuo voto

Parlare in termini positivi di Rogue Warrior, purtroppo, è impossibile. Pur non presentandosi come lo sparatutto più originale del mondo, il prodotto sviluppato da Rebellion per Bethesda poteva certamente ambire a risultati migliori se si fosse investito di più sul gameplay, sul level design e sull'intelligenza artificiale. La campagna in single player vola via in un paio d'ore scarse, contrapponendo alla brevissima durata una struttura priva di sorprese, contraddistinta da una "sceneggiatura" tragicomica che non trova conforto nella pur buona localizzazione in Italiano. Le "fatality" sono interessanti e le fasi in terza persona aggiungono un pizzico di personalità al gioco, ma tutto il resto cola a picco e non basta certo la presenza di due modalità online a sistemare le cose. Un first person shooter da mangiare in un sol boccone se proprio amate il genere e volete farvi quattro risate, in definitiva: da comprare solo a un prezzo super scontato.

PRO

  • "Fatality" interessanti
  • Ottimo doppiaggio in Italiano

CONTRO

  • Troppo corto e facile
  • Tecnicamente mediocre
  • IA disastrosa

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore Athlon64 X2 5000+
  • 4 GB di RAM
  • Scheda video ATI Radeon 4870 con 1 GB di RAM
  • Windows 7

Requisiti minimi

  • Processore Pentium 4 da 3.4 GHz o equivalente
  • 1 GB di RAM (Windows XP), 2 GB di RAM (Windows Vista)
  • Scheda video nVidia GeForce 7900 o ATI Radeon X1800 o superiore

Requisiti consigliati

  • Processore Core 2 Duo E6400 o equivalente
  • 2 GB di RAM
  • Scheda video nVidia GeForce 8800 o ATI Radeon HD2900 Pro o superiore