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Call of Duty: La Grande Offensiva

Avete presente uno dei migliori sparatutto del 2003? E' tornato.

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   03/11/2004

Per la vita e per la morte

Il più grande evento storico del ‘900, una volta anestetizzato e reso una semplice epopea epica, diventa ottimo materiale ludico. L’imitazione di un’imitazione in questo caso rende il prodotto Activision superiore alle fonti originali permettendoci di “tastare” (in senso figurato, ovvio) il campo di battaglia. Il gameplay di Call of Duty era così raffinato che in alcuni casi si riusciva a dimenticare di essere davanti ad un videogioco per partecipare “emotivamente” all’azione. Sarà per questo che in molti stavano aspettando La Grande Offensiva (la prima espansione ufficiale di COD) in modo molto più acceso rispetto ad altri titoli completamente nuovi e originali (titoli nuovi e originali… li fanno ancora?)?
Il compito per gli sviluppatori non deve essere stato facile, ma il risultato finale è una delle migliori espansioni mai realizzate per un videogioco, degna di stare accanto all’originale per la quantità e la qualità di roba che contiene. Ovviamente ci troveremo di nuovo alle prese con alcune delle più importanti battaglie della Seconda Guerra Mondiale. Come in L’Ora degli Eroi non seguiremo le gesta di un singolo soldato solitario per tutto il gioco ma dovremo affrontare tre differenti campagne (una per i Russi, una per gli Inglesi e una per gli Statunitensi) divise a loro volta in varie sotto missioni. Uno dei primi elementi che salta agli occhi giocando la modalità single player è la diversa concezione dei livelli rispetto al passato: la maggior parte di questi saranno ambientati durante le battaglie andando a decurtare pesantemente quelli impostati in modo più tradizionale. Probabilmente questa scelta è dovuta al feedback dei giocatori che si sono sempre mostrati entusiasti di poter prendere parte alle grandi battaglie di massa (sin dai tempi del primo Medal of Honor per PC) piuttosto che doversi muovere in corridoi angusti.

Call of Duty: La Grande Offensiva
Call of Duty: La Grande Offensiva

Per la vita e per la morte


Il risultato è quantomeno adrenalinico a partire dalla prima campagna (Bastogne) in cui si dovranno respingere i nazisti che stanno avanzando minacciosi e, soprattutto, numerosi. Saltare da una trincea all’altra nel disperato tentativo di fermare l’ennesima ondata di soldati tedeschi, facendo bene attenzione a non farsi colpire dai loro proiettili, può essere un’esperienza estremamente coinvolgente. Trovarsi di fronte un carro armato con in mano solo un mitragliatore è una situazione altrettanto eccitante. In effetti in La Grande Offensiva non serve a molto avanzare e sparare all’impazzata. Questa tattica, nella maggior parte dei casi, porta alla morte certa.

L’inebriante riflesso del cerone sul viso

I Gray Matter Studios hanno tentato in tutti i modi di offrire al giocatore la più vasta gamma possibile di situazioni di gioco. Così affronteremo una sequenza in cui saremo a bordo di un aereo e dovremo abbattere i caccia della Luftwaffe a colpi di mitragliatore; un’altra in cui saremo a bordo di una jeep e dovremo sparare ai vari nemici che si faranno sotto; un’altra ancora in cui guideremo un bel carro armato ecc. Qualcuno noterà che quelle che sono state appena descritte sono tutte situazioni già viste e che di veramente nuovo non c’è granché. Sinceramente è difficile pretendere di più da un’espansione. La Grande Offensiva svolge appieno il suo compito principale: espandere l’esperienza dell’originale Call of Duty senza però farlo rimpiangere e senza estrarre dal cilindro elementi “inappropriati” che rischierebbero di “snaturarlo”. Una precisa riflessione sui punti di forza del genere FPS bellici ha invece portato a dilatare gli elementi giusti creando un prodotto dall’ampio respiro e dall’indiscutibile valore, migliore anche di FPS stand alone. Aggiungiamoci anche la modalità multiplayer (composta da 11 nuove mappe) in cui vengono introdotti due veicoli, che tenta, come già successo nel single player, di modificare in meglio il gameplay originale presentando mappe decisamente vaste rispetto allo standard a cui eravamo abituati, unite ad elementi che sembrano provenire direttamente dalla serie Battlefield (alcune nuove modalità di gioco) e che regalano una varietà notevole al tutto.

Call of Duty: La Grande Offensiva
Call of Duty: La Grande Offensiva

Temporis

Purtroppo qualche difetto La Grande Offensiva ce l’ha. In primo luogo la modalità single player è veramente breve. Molto intensa, per carità, ma breve. Non ci vorranno che una manciata di ore per terminare le tre campagne, anche in virtù di una difficoltà generale non proprio elevatissima (e un po’ squilibrata in certi livelli).

la mancanza di un’unità narrativa rende il rapporto con i personaggi un po’ freddo

Temporis

In secondo luogo va citato lo stesso difetto che caratterizzava il primo episodio (che per molti potrebbe non essere tale ma, piuttosto, una virtù): la mancanza di un’unità narrativa che rende il rapporto con i personaggi un po’ freddo. Per ultimo non è possibile ignorare il motore grafico che, per quanto usato in modo magistrale, mostra tutti i suoi anni, soprattutto se confrontato con gli ultimi mostri sacri usciti negli ultimi mesi. Per carità, non è un difetto castrante e per molti non sarà nemmeno un difetto. Consideratela più un’annotazione pignola.

Call of Duty: La Grande Offensiva
Call of Duty: La Grande Offensiva

Commento finale

La Grande Offensiva è più di una semplice espansione. Se siete appassionati dell’originale Call of Duty è arrivata l’ora di rispolverarlo e di gettarvi urlando nelle nuove battaglie. Se non siete appassionati è ora che lo diventiate visto che non è possibile ignorare la qualità di questo gioco. Ricordate però che richiede l'originale Call of Duty per poter girare.

    Pro:
  • Coinvolgente
  • Call of Duty all’ennesima potenza
  • Hollywood trema
    Contro:
  • Campagna singleplayer breve
  • Abbastanza facile
  • I cecchini continuano ad imperversare nel multiplayer

Le regole del gioco

Comunemente, chi ha giocato con Call of Duty: L’Ora degli Eroi ha commentato in modo stupefatto come sono state riprodotte le diverse battaglie durante il gioco, esaltandone il realismo e l’atmosfera assolutamente verosimile e citando, su tutti, i momenti di gioco più spettacolari. Come fa, però, un giocatore medio ad avere un’idea, anche solo vaga, della realtà di quelle battaglie, non ci viene detto. In effetti nemmeno armandosi di corposi libri di storia si riuscirebbero minimamente ad intuire le “emozioni” che si subiscono sul campo di battaglia. Terrore, eccitazione, sgomento sono tutte parole di cui ci appropriamo indebitamente cercando di dargli un significato simile a quello che gli darebbe chi ha vissuto. La verità è che solo pochi ultra ottantenni possono affermare: “io c’ero” e quindi possono ricordare (magari in modo molto confuso) lo svolgersi di quegli eventi. Eppure chi potrebbe mai affermare che lo stupore manifestato dai videogiocatori davanti al titolo Activision fosse fasullo?

Qualche saggio ha affermato che il realismo di Call of Duty non è realismo ma è solo attinenza con l’immaginario del pubblico formatosi a dosi di film di guerra hollywoodiani

Forse mai come in questo caso lo stupore era “sincero” e non dipendeva certo dalla tecnica, già ampiamente surclassata (stiamo parlando del motore grafico di Quake 3). Qualche saggio ha affermato che il realismo di Call of Duty non è realismo ma è solo attinenza con l’immaginario del pubblico formatosi a dosi di film di guerra hollywoodiani (Salvate il Soldato Ryan e Il Nemico alle Porte su tutti). Gli sviluppatori, cercando un modo per coinvolgere il pubblico il più possibile, hanno lavorato in modo maniacale sugli script che muovo le “scenografie” delle battaglie creando una serie di situazioni esaltanti perché riconoscibili. Tutto intorno a noi sembrava scoppiare, la guerra sembrava infuriare feroce e minacciosa rendendo precaria la sopravvivenza del nostro personaggio. Avversari e compagni sembravano muoversi in una specie di concerto dove nulla era lasciato al caso e serviva a consegnarci nelle mani dell’illusione ludica. A noi era richiesto solo di possedere l’immaginario di cui sopra (facile, ci nutriamo tutti, chi più chi meno, della stessa cultura di massa) e di accettare il fatto che, ricaricando un salvataggio dopo essere morti, tutti gli eventi si sarebbero succeduti nello stesso modo.