53

Conarium, la recensione

Un horror psicologico ambientato tra i ghiacci e ispirato ai racconti di Lovecraft. La recensione di Conarium.

RECENSIONE di Simone Pettine   —   24/02/2019

Videogiochi e tematiche lovecraftiane si sono incontrati innumerevoli volte negli ultimi anni, ora portando alla realizzazione di opere molto interessanti, ora alla nascita di titoli molto più dimenticabili; e anche in questo freddo febbraio 2019, a qualche mese di distanza dal discreto Call of Cthulhu, si torna così ancora una volta da Howard Philips Lovecraft e dai suoi racconti dell'orrore. Mai come in questo caso il riferimento al freddo torna utile: Conarium, il gioco di cui vi proponiamo qui di seguito la recensione, è ambientato in Antartide, la regione della Terra perennemente avvolta dal ghiaccio. Il titolo prende ispirazione dal romanzo di Lovecraft Alle Montagne della Follia, a sua volta ambientato al Polo Sud. E infine un po' di freddo lo abbiamo avvertito anche noi nelle ossa, perché gli aspetti convincenti della produzione (come potrete leggere a breve) sono davvero pochi.

Trama: la spedizione tra i ghiacci

Frank Gilman si risveglia nella base di ricerca allestita a Upuaut, in Antartide, senza ricordare assolutamente nulla di ciò che è accaduto negli ultimi giorni. Fuori imperversa una tempesta di neve, al suo polso si ritrova collegato uno strano dispositivo chiamato Conarium e soprattutto, dettaglio ancora più angosciante, nei dintorni non c'è anima viva. Dopo essersi ripreso e aver fatto per quanto possibile mente locale, si mette quindi in cerca degli altri tre membri della spedizione, cercando di capire cosa sia successo nella base mentre era svenuto. Quelli che vi abbiamo appena descritto sono i minuti iniziali di Conarium, ed eviteremo accuratamente di scendere nel dettaglio o di analizzare gli eventi successivi, perché altrimenti vi perdereste forse l'unico elemento davvero valido che spinge a continuare l'avventura per le sue circa tre ore di durata: parliamo naturalmente della trama di gioco.

Conarium, la recensione

Se un aspetto di Conarium merita di essere menzionato come positivo è la narrazione: non tanto per i pochi colpi di scena che presenta e neanche per eventuali bivi rilevanti (fatti salvi i finali multipli), ma per la sua capacità di trasportare in un videogioco le atmosfere e il clima di perenne sospensione del romanzo di Lovecraft; un compito tutto tranne che facile, data la complessità, l'evanescenza e la visionarietà dell'autore. Perché Conarium non è che un grande tributo ad una delle opere più famose dell'autore, Alle Montagne della Follia: lo è dichiaratamente, perché lo hanno affermato i tre sviluppatori di Zoetrope Interactive che da soli hanno realizzato il gioco, e lo è in modo manifesto per tutti colori che hanno letto il lungo racconto dello scrittore di Providence. Questa può essere da un certo punto di vista un'arma a doppio taglio: chi non ha mai letto Lovecraft, a seconda della sua predisposizione, potrebbe essere rapito dall'atmosfera e dal contesto di Conarium.

Conarium, la recensione

Chi invece conosce bene lo scrittore e soprattutto ha letto Alle Montagne della Follia, bene o male sa già dove voglia andare a parare il titolo. Nella base antartica di Upuaut i quattro esploratori hanno trovato ben più di un po' di ghiaccio millenario: nelle caverne sotto la superficie ad attenderli ci sono rivelazioni che risalgono alle origini dell'universo, molte delle quali intollerabili per la mente umana. Se avete apprezzato Call of Cthulhu difficilmente salterete a piè pari Conarium senza guardarvi indietro almeno una volta.

Gameplay: avventura horror in prima persona

Passiamo ad esaminare il gioco in sé, e cioè il gameplay: Conarium è un'avventura in prima persona, sospesa tra la realtà e l'incubo/visione. Il giocatore riveste i panni del già citato Frank Gilman, indossa il Conarium, impugna una fidata torcia che il titolo gli mette a disposizione sin dai primi minuti di gioco, e comincia ad esplorare. Esplora dapprima la base artica, poi per un breve momento passa all'esterno, e quindi di nuovo ai vari sottolivelli della base stessa. Il tutto naturalmente sempre cercando i compagni scomparsi, e soprattutto tentando di ricostruire i fatti: cosa diamine ci fa lì Gilman? Di cosa si stava occupando la spedizione? Cosa ha trovato in Antartide? Perché tutti quanti sono spariti? Cos'è che scatena le sue frequenti visioni? Tutte queste domande avranno la loro risposta nelle ore di gioco immediatamente successive, e (per fortuna) per portare a termine Conarium non ne servono molte. Tuttavia quella che a prima vista può sembrare un'ottima avventura narrativa in prima persona su tematiche lovecraftiane ben presto scopre il fianco a più difetti, e anche parecchio evidenti.

Conarium, la recensione

Partiamo da una considerazione apparentemente banale, che però banale non è: l'avventura in questione non è un horror. Forse la locandina di gioco può far passare lo stesso come un horror, forse la descrizione degli sviluppatori vuole accalappiare qualche passante curioso, ma semmai si può parlare di thriller, non di horror. Non c'è nulla che in Conarium faccia paura, o che anche lontanamente sia stato pensato per mettere il giocatore in stato di agitazione. Niente nemici, niente musichette inquietanti, niente dettagli fuori posto e disturbanti. Non è un horror, e basta. Semmai è un thriller angosciante. Angosciante anche perché rischia di portare velocemente alla noia sia il giocatore occasionale che quello "specializzato nei temi di Lovecraft". D'accordo, va bene l'esplorazione, va bene la scoperta a piccoli passi di nuovi dettagli leggendo articoli di giornali, diari, citazioni letterarie sparse un po' ovunque. Ma la situazione ben presto diventa quella di un walking simulator interrotto occasionalmente da puzzle estremamente banali: nella prima ora di gioco si esplorano stanze su stanze della base artica, la maggior parte delle quali è chiusa, la restante parte invece è vuota.

Conarium, la recensione

Il gioco porta ad interagire con un elemento importante, svela qualche dettaglio e poi apre l'accesso alla zona successiva (sempre intervallata da caricamenti anche troppo lunghi). Nuova area da esplorare, nuovo puzzle da risolvere, e si prosegue. C'è un inventario, ma forse viene utilizzato un paio di volte, tanto che quando serve davvero l'unico strumento con cui è possibile interagire (un accetta) ci si dimentica persino che due ore prima l'avevamo inserita nell'inventario. I puzzle sono così semplici che è sufficiente interagire con tutti i pochi elementi a schermo nella stanza per risolverli. Anche la realizzazione tecnica non è particolarmente esaltante: i comandi, soprattutto negli enigmi ambientali, sono chiaramente un porting mal fatto della loro versione iniziale, pensata per mouse e tastiera. Il comparto grafico degli ambienti chiusi della base artica sono ottimi, poi nei nuovi ambienti diventano via via più trascurati. L'accompagnamento sonoro è una martellante ripetizione degli stessi motivi, e dopo due o tre riproposizioni cicliche se ne accorgerebbe chiunque. Probabilmente anche Lovecraft dopo un po' si sarebbe annoiato.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Digital Delivery PlayStation Store
Prezzo 35,99 €
Multiplayer.it
6.5
Lettori (6)
8.2
Il tuo voto

Conarium è il tributo ad uno dei romanzi più noti di Lovecraft, Alle montagne della follia. Un tributo che ha richiesto uno studio adeguato dell'opera di partenza, e va notato lo zelo con cui il piccolo team di sviluppatori ha curato particolari e riferimenti; si nota in modo piuttosto evidente l'amore per l'autore in questione. Il gioco in sé rappresenta il vero problema. Qualcuno potrebbe abbandonarlo dopo appena mezzora, e avrebbe più di un motivo: esplorazione di ambienti ridotti, passeggiate infinite di stanza in stanza, lettura di documenti su documenti, pochi puzzle e banali, caricamenti e mai vere situazioni di tensione. Lo si continua a giocare fino alla fine tanto per vedere dove vuole andare a parare; tra l'altro chi conosce Lovecraft bene o male lo sa già. Lo consigliamo tuttavia proprio a questi ultimi, magari al primo sconto interessante.

PRO

  • Atmosfera molto fedele all'opera originale
  • Qualche enigma risulta anche simpatico
  • Accessibile a tutti

CONTRO

  • Progressione tediosa
  • Si cammina parecchio, e poco altro
  • Enigmi davvero troppo semplici