Come vedremo nella recensione di Dead or Alive 6 si tratta di un prodotto emblematico, ultima fatica di un team di sviluppo che ha dimostrato di saper fare grandi cose (vedi Nioh: realizzare un eccellente soulslike al primo colpo non era affatto semplice) ma altresì consapevole di rivolgersi ormai a una nicchia di appassionati. Se infatti negli anni '90 i picchiaduro a incontri rappresentavano un genere nuovo, di successo, estremamente popolare anche nelle sale giochi, col passare del tempo quel filone non ha saputo reinventarsi, cedendo il passo a esperienze molto più ambiziose. Nel caso specifico di DOA, parliamo di un progetto che cercava di distinguersi dai vari Tekken, Virtua Fighter e Soulcalibur semplicemente per la spiccata sessualizzazione delle sue combattenti: un elemento che da una parte ha senz'altro creato schiere di fan irriducibili e appassionati, dall'altro ha dovuto cedere il passo a ben altri media utili a soddisfare le medesime esigenze.
È probabilmente per questo motivo che il nuovo capitolo fa meno leva sull'erotismo esercitato da ragazze discinte con seni enormi, pur lasciando intatte le opzioni (nella fattispecie i costumi sbloccabili) che consentono ai giocatori della vecchia guardia di ricordarsi come fu passare dalla sezione intimo di Postalmarket ai sofisticati algoritmi che regolavano lo sballonzolamento delle bocce virtuali. Ritroviamo insomma un mix di tradizione e di modernità nel pacchetto che ci viene proposto oggi a prezzo pieno da Koei Tecmo, nella forma di un'offerta single player fin troppo classica e simile a quella di Dead or Alive 5, con il suo story mode a inserti paralleli, le missioni DOA e il contorno fatto di allenamenti, versus, survival e sequenza arcade di combattimenti, coadiuvato da un comparto multiplayer che strizza l'occhio agli eSport ma appare per il momento fin troppo essenziale, privo di opzioni basilari e con qualche magagna tecnica.
Storia
La prima cosa che bisogna fare prima di cimentarsi con lo story mode di Dead or Alive 6 è assolutamente cambiare i dialoghi da inglese a giapponese, tenendo attivi i sottotitoli in italiano per capirci qualcosa. Non che la trama del gioco dia prova di chissà quale maturità narrativa, anzi soprattutto nelle prime fasi le situazioni rappresentate rientrano tranquillamente nella media di un genere che da questo punto di vista non ha mai superato la pubertà. Il problema è che quando a questo tipo di approccio viene associata anche l'eccessiva enfasi dell'interpretazione in inglese, viene fuori una roba letteralmente inascoltabile, laddove invece il doppiaggio giapponese riesce a valorizzare l'assurdità di determinate sequenze che alla fine dei conti attingono a quel tipo di immaginario e non traggono giovamento da una traduzione.
Torniamo però alla storia, che vede ancora una volta l'organizzazione del torneo di Dead or Alive da parte di Helena Douglas, ma con una serie di eventi in sottofondo che cambiano non di poco il quadro della situazione. Sembra infatti che la giovane Honoka nasconda un segreto, e tre differenti fazioni cercano di avvicinarla per scoprirlo: da un lato il trio composto da Kasumi, Ayane e Hayate, dall'altro la stessa Helena che invia per suo conto l'esuberante Marie Rose, e infine una delle new entry del gioco, la scienziata nerd NiCO, al soldo di Christie. Attorno al confronto fra questi gruppi si sviluppano sottotrame che vedono protagonisti l'altra new entry Diego, nonché i vari Eliot, Rig, Tina Armstrong e suo padre Bass, il folle Zack, la campionessa Mila e altri ancora: il completamento di tutti i capitoli richiede un po' di tempo e ciò non può che essere un bene, anche se il grado di sfida risulta generalmente banale e bisogna impegnarsi un po' solo quando si arriva alle fasi finali.
Struttura
Il corposo story mode non è l'unico contenuto disponibile per il comparto single player di Dead or Alive 6, che include anche un tradizionale arcade mode, una modalità survival, l'immancabile allenamento e il ritorno della Missione DOA. Si tratta di una serie di sfide basate su di un sistema di progressione tradizionale, in cui bisogna raggiungere specifici obiettivi per guadagnare da una a tre stelle e potersi dunque cimentare con nuove missioni. Portare a termine questi incarichi, progressivamente più complessi, aiuta a prendere dimestichezza con alcune delle meccaniche più raffinate del gameplay, ad esempio i movimenti laterali e ciò che bisogna fare per contrastarli, i colpi a terra, le prese e le controprese, la capacità di mettere a segno combo parecchio efficaci e via dicendo. Un picchiaduro a incontri moderno deve tuttavia offrire anche un multiplayer di qualità, specie se punta agli eSport, e in tale ambito il nuovo titolo di Team Ninja purtroppo delude sia per qualità che per quantità.
I server sono stati chiusi per la maggior parte del tempo durante i nostri test, ma hanno aperto i battenti nell'ultimo giorno disponibile e abbiamo dunque potuto disputare qualche match online con colleghi italiani e non solo. Al di là del fatto che per il momento non è possibile organizzare partite personalizzate con tanto di lobby e inviti, ma solo cercare sfide classificate (bisognerà attendere un aggiornamento gratuito perché la cosa venga sistemata), ci è sembrato che il netcode e la qualità dell'esperienza competitiva sia in linea con quanto sperimentato nella beta, dunque molto distante dalla perfezione. Gli indicatori della reattività della connessione si rivelano spesso poco attendibili, capita di incorrere in vistosi blocchi ed episodi di lag anche nell'ambito di partite che sulla carta dovrebbero funzionare alla perfezione, e questo chiaramente non depone a favore della spendibilità di Dead or Alive 6 nei circuiti professionali; ma soprattutto rende il gioco sostanzialmente monco, fragile proprio in quegli aspetti dove si sarebbe dovuto puntare con grande convinzione.
Personaggi e gameplay
La natura controversa dell'offerta di Dead or Alive 6 viene confermata da un cast di personaggi che, come detto, include soltanto due new entry, Diego e NiCO, mentre l'ospite Mai Shiranui arriverà sotto forma di DLC a giugno, insieme a un'altra star di The King of Fighters ancora avvolta dal mistero. Intendiamoci, il roster del picchiaduro targato Team Ninja è già piuttosto ricco e variegato, ma è passato davvero tanto tempo dall'uscita del precedente capitolo ed era lecito dunque attendersi qualche sforzo in più da questo punto di vista. La caratterizzazione dei combattenti si conferma solida, non tanto nelle categorie estetiche (a una prima occhiata è facile confondere alcuni dei personaggi femminili) quanto negli stili di lotta, riprodotti molto bene in termini di animazione, timing e resa generale sullo schermo.
Diego, ad esempio, è un picchiatore da strada rozzo e impattante, ben piantato a terra, che usa molto i pugni ma non disdegna i calci, mentre NiCO rappresenta l'ormai classica figura della nerd con gli occhiali, equipaggiata con dispositivi che le permettono di emanare potenti scariche elettriche ma capace anche fisicamente di dire la sua, grazie a un approccio rapido ed efficace. Per tutti gli altri le modifiche rientrano nell'ambito delle sfumature, in alcuni casi si notano in maniera evidente e in altri no, mascherati in parte da un gameplay votato a una maggiore immediatezza, fortemente semplificato sotto determinati aspetti. Con il layout predefinito è infatti possibile accedere alle mosse speciali tramite la semplice pressione del dorsale destro, inanellando una combo spettacolare che può concludersi con un devastante colpo finale nel caso si disponga di entrambe le barre della "furia".
Il Triangle System viene confermato dal tradizionale ordine di priorità per colpi, prese e contromosse, queste ultime dotate di una categoria ulteriore dal grande valore strategico. L'impatto degli attacchi è stato rappresentato molto bene, cosa fondamentale, ma i fan di vecchia data potrebbero storcere il naso di fronte a un approccio chiaramente votato all'inclusività, che pur introducendo nuovi aspetti tattici rende effettivamente più semplice infliggere danni consistenti all'avversario. A proposito di danni, l'interazione con gli scenari è presente anche in Dead or Alive 6 e produce conseguenze tanto spettacolari quanto dolorose per chi le subisce, con un paio di sequenze davvero fuori di testa (vedi la piovra gigante o i dinosauri) che però vanno inevitabilmente a influenzare il bilanciamento dei match.
Trofei PlayStation 4
I Trofei di Dead or Alive 6 spaziano fra i vari contenuti del gioco, consentendoci di sbloccare degli achievement portando sempicemente a termine determinate azioni per la prima volta, specializzandoci in alcune operazioni (ottenere un certo numero di stelle nella modalità Missione DOA, vincere venti partite classificate, giocarne dieci o cento) e mettendo a segno performance invidiabili online.
Realizzazione tecnica
L'aspetto tecnico non è certamente il fiore all'occhiello di Dead or Alive 6, che da questo punto di vista si trova comunque in buona compagnia se consideriamo gli ultimi picchiaduro a incontri disponibili sul mercato. Il colpo d'occhio generale è quello di un titolo che non ha fatto chissà quali passi in avanti rispetto al precedente episodio, e tale tendenza viene evidenziata anche dalla presenza di costumi e look per lo più riciclati. Certo, le migliorie grafiche non mancano e ci sono situazioni in cui appaiono in tutta la propria evidenza: alcuni colpi danneggiano i vestiti dei personaggi, fanno saltare gli occhiali o i lacci dai capelli (questi ultimi resi molto bene), oltre naturalmente a provocare escoriazioni e tumefazioni pur senza esagerare. In generale, i combattenti vantano una buona espressività e l'effettistica si concede il lusso di rappresentarne il sudore sulla pelle, la polvere che viene alzata di continuo in alcuni stage, il fuoco e naturalmente i rapidissimi, coinvolgenti cambi di inquadratura che si verificano quando uno dei contendenti viene spinto in un dirupo, afferrato da uno pterodattilo (ebbene sì) o dagli enormi tentacoli di un mostro marino.
Gli stage riflettono questa voglia di interazione, ma non tutti brillano dal punto di vista del design e le location "sintetiche", in generale, danno ben poche soddisfazioni. Su PlayStation 4 Pro è presente un'opzione che permette di enfatizzare la risoluzione o le performance, ma a occhio nudo è difficile notare grosse differenze fra un preset e l'altro: aspettiamo le consuete analisi tecniche per capirci qualcosa di più. Ciò che si nota senz'altro è un frame rate stabilmente ancorato ai 60 fotogrammi al secondo nella maggior parte delle situazioni, ma anche soggetto a qualche bizzarro calo. La colonna sonora che accompagna l'azione vanta una discreta selezione di brani, alcuni validi e altri meno, mentre in termini di effetti e doppiaggio si verifica il già citato squilibrio fra la qualità delle voci giapponesi e quelle in inglese, francamente inascoltabili.
Conclusioni
Dead or Alive 6 prova a capitalizzare lo straordinario successo della versione free-to-play del quinto episodio, ma senza troppa convinzione. Meno ammiccante rispetto al passato, il gioco punta sui contenuti di una struttura tradizionale, che include l'ormai classico story mode stratificato e un comparto multiplayer per il momento privo di opzioni importanti, nonché viziato da una qualità dei match altalenante, in maniera simile a quanto visto nella beta. Sul fronte del gameplay gli autori hanno pensato di optare per un approccio più accessibile, semplificato in alcuni frangenti ma ancora in grado di offrire combattimenti di un certo spessore, mentre la realizzazione tecnica presenta alcuni aspetti positivi nei dettagli dei personaggi, ma anche diverse concessioni alle origini old-gen della serie per quanto concerne gli scenari, dal design altalenante.
PRO
- Single player discretamente ricco
- Personaggi più curati, il fanservice c'è ancora
- Gameplay solido, tecnico, consistente...
CONTRO
- ...ma le semplificazioni potrebbero far storcere il naso
- Poche novità sostanziali per giustificare il prezzo pieno
- Multiplayer online senza opzioni e con tanto lag