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Final Fantasy 6 Pixel Remaster, la recensione del capolavoro di Square

Abbiamo recensito Final Fantasy 6 nella sua attesissima Pixel Remaster: scoprite perché dovete assolutamente provare o riprovare questa pietra miliare dei JRPG

RECENSIONE di Christian Colli   —   11/03/2022

Diciamocelo chiaro e tondo: se amate i JRPG e Final Fantasy, questa è la Pixel Remaster che stavate aspettando. In un certo senso, tutte quelle che sono venute prima e che Square Enix ha pubblicato nel corso del 2021, ci stavano preparando a questa specie di evento. Final Fantasy VI è indubbiamente uno dei giochi di ruolo nipponici più amati e influenti nella storia del genere, ma è anche uno degli episodi che Square Enix ha riproposto meno spesso, soprattutto se pensiamo ai vari remake che si sono susseguiti negli anni.

Se dunque sulla qualità del gioco c'è poco da discutere, come scoprirete leggendo le prossime righe, ci sono alcune domande che cercano risposte: valeva la pena aspettare questa riedizione, che peraltro è uscita in ritardo rispetto alla data prevista originariamente? Sono stati davvero così significativi i ritocchi per cui Square Enix ha avuto bisogno di maggior tempo? Se lo volete sapere, non dovete fare altro che continuare a leggere la nostra recensione di Final Fantasy 6 Pixel Remaster.

Il migliore Final Fantasy?

Final Fantasy VI Pixel Remaster, Terra nella mappa del mondo
Final Fantasy VI Pixel Remaster, Terra nella mappa del mondo

Partiamo dal presupposto che la narrativa dietro Final Fantasy VI resta, ancora oggi, una delle più originali ed elaborate in tutta la serie: il solo fatto che il gioco cominci mettendoci nei panni di un esercito invasore, con una sequenza introduttiva dal sapore cinematografico, già ci dice che stiamo per vivere, o rivivere, un'avventura speciale. In realtà, Final Fantasy VI non è neppure la storia di Terra, la protagonista che diserta e, ribellandosi al dispotico impero di Gestahl, scopre insospettabili verità sul proprio conto.

Final Fantasy VI è una storia corale che all'epoca rivoluzionò il modo di raccontare un JRPG. Oggi forse alcune sbavature possono apparire più ingenue - il fatto, per esempio, che alcuni comprimari, essendo facoltativi, abbiano un ruolo del tutto marginale nell'intreccio e nei dialoghi - ma l'opera di Hironobu Sakaguchi e Yoshinori Kitase nel 1994 era qualcosa di assolutamente sperimentale.

Oltre a dissezionare il canovaccio tradizionale affidandolo a molteplici punti di vista, la storia azzarda giravolte ed escursioni nei generi più disparati, ma riesce a mantenere una coerenza e un ritmo che ancora oggi molti JRPG si sognano. Il cast è composto da figure stravaganti che occasionalmente scivolano in quello che oggi chiameremmo cliché, ma che comunque restituiscono una caratterizzazione sfumata e genuina, grazie anche a dialoghi fluidi e mai verbosi. Final Fantasy VI azzarda persino un prototipo di "open world" nel suo segmento conclusivo, concedendo al giocatore la libertà di scegliere quando e come affrontare lo scontro finale in un mondo che si apre a tantissime opportunità prima della parola fine.

E a tal proposito, come non citare Kefka, l'antagonista più odioso, perfido e, in definitiva, riuscito di tutta la galleria Square Enix?

Gameplay tradizionale

Final Fantasy VI Pixel Remaster,  l'iconico scontro con Ultros
Final Fantasy VI Pixel Remaster, l'iconico scontro con Ultros

Sul fronte del gameplay non si segnalano grosse divergenze rispetto al passato, ma se avete giocato le Pixel Remaster in ordine potreste notare il significativo ritorno alle dinamiche forzate di Final Fantasy IV. Il Job System di Final Fantasy V è infatti accantonato in toto, e ogni personaggio è definito dalle sue capacità peculiari: Sabin, per esempio, dispone di una serie di attacchi speciali che vanno eseguiti come se si stesse giocando a un picchiaduro, mentre suo fratello Edgar può utilizzare una pletora di gadget diversi; Strago è essenzialmente un Mago Blu che può imparare le tecniche dei nemici, mentre Locke è uno dei personaggi più veloci ed essendo un ladro può rubare guil e oggetti durante lo scontro. Questi sono solo alcuni esempi, dato che il cast conta ben quattordici personaggi giocabili diversi.

Entro certi limiti il giocatore può comunque personalizzare i vari membri del party con le Reliquie, accessori che conferiscono bonus molto specifici, e gli Esper: questi ultimi sono le canoniche "summon" della serie - come Ifrit, Shiva, Ramuh e così via - e possono essere associati ai diversi personaggi, alterandone le statistiche e conferendo loro la capacità non solo di evocarli, ma anche di lanciare certi incantesimi. Usando ripetutamente queste magie, un personaggio finisce per apprenderle in via definitiva e non le dimenticherà se sposteremo la Magicite contenente l'Esper su un altro membro del gruppo. È un sistema intuitivo e ingegnoso che si presta a un'interessante ricerca di sinergie e combinazioni, e che soprattutto consente di cambiare frequentemente la struttura del party.

In combattimento, però, Final Fantasy VI resta un titolo molto tradizionale. L'Active Time Battle System scandisce la velocità con cui si susseguono i turni di protagonisti e nemici, e le azioni si scelgono dai classici menù a tendina. La difficoltà ci è apparsa leggermente più bilanciata rispetto all'originale: alcuni momenti storicamente impegnativi sono stati riveduti per garantire un'esperienza più scorrevole anche ai nuovi giocatori.

Pixel Remaster: pro e contro

Final Fantasy VI Pixel Remaster,  gli Esper sono importantissimi sia nella storia sia nel gameplay
Final Fantasy VI Pixel Remaster, gli Esper sono importantissimi sia nella storia sia nel gameplay

Abbiamo fatto una ripassata veloce su Final Fantasy VI, un JRPG di quasi trent'anni fa che è invecchiato straordinariamente bene, ma ora concentriamoci sulla Pixel Remaster, perché anche questa edizione ha i suoi pro e contro. Sicuramente non possiamo lamentarci del comparto tecnico, perché l'idea di Square Enix è stata sicuramente geniale: lo sviluppatore giapponese ha essenzialmente ridisegnato la pixel art in alta definizione senza snaturarne le origini 16-bit, e il lavoro è stato assolutamente sopraffino. Final Fantasy VI Pixel Remaster è senza dubbio la migliore versione possibile sul versante estetico, fatto salvo per il terribile font che affligge anche le altre Pixel Remaster.

Final Fantasy VI, tuttavia, merita un discorso a parte perché Square Enix ha pensato di ridisegnare alcune sequenze del gioco: nello specifico, l'introduzione e la famosissima scena dell'opera. Per quanto riguarda la prima, la Pixel Remaster è essenzialmente identica all'originale - al netto della pixel art rinnovata - ma manca dei titoli di testa che comparivano durante la famosa marcia delle armature Magitek. Una scelta che trova giustificazione nel fatto che quei credits sarebbero dovuti cambiare nella Pixel Remaster, e dunque, per evitare ogni confusione, e rispettare gli autori originali del gioco, si è preferito toglierli del tutto, indebolendo però lo stile cinematografico tanto voluto da Sakaguchi.

Final Fantasy VI Pixel Remaster, la famosissima scena dell'opera è stata completamente ridisegnata
Final Fantasy VI Pixel Remaster, la famosissima scena dell'opera è stata completamente ridisegnata

La scena dell'opera, invece, è stata completamente ricreata in HD-2D. Square Enix ha deciso d'implementare il peculiare stile inaugurato da Octopath Traveler per rifinire una delle sequenze più iconiche nella storia dei giochi di ruolo nipponici. Qualche purista potrebbe storcere il naso, ma l'effetto è grandioso, con tutto che si finisce a domandarsi perché Square Enix non abbia riproposto l'intero gioco in HD-2D.

La vera protagonista di questa scena, tuttavia, non è la rinnovata pixel art, ma il brano "Aria di mezzo carattere". Nell'originale, Square Enix aveva sfruttato il sintetizzatore dello SNES per imitare le voci dei personaggi che cantavano nel mezzo di un'opera teatrale.

Il brano - composto, come tutta la colonna sonora, da uno straordinario Nobuo Uematsu in una delle sue collaborazioni più riuscite - è stato successivamente cantato in vari concerti, ma questa è la prima volta che possiamo ascoltarlo nel gioco: per l'occasione Square Enix ha fatto doppiare Celes mentre canta, e in ben sette lingue, tra cui l'italiano. L'effetto può apparire straniante nei primissimi momenti ma, credeteci, la scena è così riuscita da essere a dir poco commovente.

Final Fantasy VI Pixel Remaster, la nuova pixel art è splendida e rispettosa
Final Fantasy VI Pixel Remaster, la nuova pixel art è splendida e rispettosa

In definitiva, non è che ci siano davvero degli svantaggi a giocare la Pixel Remaster di Final Fantasy VI. Alcune scelte di Square Enix possono essere meno condivisibili, e c'è anche chi ha criticato la ricostruzione della scena dell'opera non solo per la pixel art in HD-2D, ma anche per aver sostituito le nostalgiche sintetizzazioni con un brano cantato; tuttavia, l'edizione è un gioiellino anche sul fronte dell'accessibilità, con una pletora di opzioni che consentono di personalizzare l'esperienza, una galleria d'illustrazioni, il salvataggio rapido e, soprattutto, la nuova colonna sonora riarrangiata con la supervisione di Uematsu in persona.

Conclusioni

Digital Delivery Steam
Prezzo 17,99 €
Multiplayer.it
9.0
Lettori (27)
7.5
Il tuo voto

Final Fantasy VI Pixel Remaster non è una riedizione perfetta a tutto tondo, ma i tantissimi pregi surclassano nettamente le sbavature e alcune trovate, come la rinnovata scena dell'opera, sono di una bellezza che mozza il fiato. Il prezzo può sembrare un po' alto per un titolo che comunque risale al 1994, ma Final Fantasy VI resta un'opera artisticamente e contenutisticamente sopraffina che merita ogni centesimo: se non l'avete mai giocato, la Pixel Remaster è l'occasione perfetta per rimediare.

PRO

  • È invecchiato benissimo e resta uno dei migliori JRPG della storia
  • I riarriangiamenti di una delle migliori colonne sonore di Uematsu
  • La nuova scena dell'opera è strepitosa

CONTRO

  • Permangono i problemi comuni alle Pixel Remaster, come il pessimo font e il prezzo non proprio economico per quella che è una riproposta
  • Perché rifare in HD-2D solo la scena dell'opera?