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Flatout: la recensione

Arriva Flatout, il primo gioco di guida ad offrire una fisica non solo per i veicoli ma anche per gli ambienti!

RECENSIONE di La Redazione   —   09/11/2004
FlatOut
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Flatout: la recensione
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Havoc? Non proprio, ma ci siamo quasi.

Un’altra caratteristica di rilievo è la grandezza dei livelli: nonostante nelle gare l’andare fuori pista di troppo comporti di dover rientrare nel punto obbligato (e questo fa perdere preziosi secondi) gli scenari sono quasi del tutto esplorabili e godono di diverse scorciatoie quali trampolini, tratti pieni di oggetti o addirittura edifici devastabili in cui passare attraverso come nei film d’azione! Per le vetture il motore merita un discorso a parte: ogni macchina oltre a perdere pezzi si deforma e accartoccia in modo eccezionale, perdendo man mano vetri, specchietti, porte, cofano, fino a prendere fuoco; cappottando poi il tetto rimane vistosamente schiacciato e sarà quasi impossibile arrivare a fine gara senza che l’auto sia ridotta ad un cumulo di rottami.

Caratteristica principale e assolutamente innovativa è l’introduzione di una fisica realistica molto simile al motore Havoc

Favorisca la patente prego..

Il menù di gioco punta subito al sodo: single player o multiplayer. Nella modalità singola dobbiamo affrontare una serie di gare (cinquanta per la precisione) caratterizzate in tre classi (C,B,A) più una bonus. Le prime prevedono di correre su svariati circuiti con diverse ambientazioni e categorie di auto differenti, l’ultima invece offre la possibilità di lanciarsi nelle arene nonché in una serie di prove totalmente demenziali che prevedono di fare compiere acrobazie ai piloti. Queste si rivelano geniali (e sadicamente divertenti) nella loro assurdità: in pratica si deve correre su particolari rettilinei che hanno alla fine hanno tutta una serie di oggetti quali birilli, bersagli, aste(!) e arrivati ad un certo punto bisogna letteralmente “sparare” il pilota fuori dal parabrezza, cercando di realizzare più punti possibili! Per non rovinare la sorpresa citiamo solo il bowling in cui il corpo del nostro sfortunato alter-ego digitale deve buttare giù i birilli cercando di realizzare uno strike! Geniale! Troviamo poi la Destruction Arena in cui lo scopo sarà quello di resistere più degli altri, infatti non basterà devastare le auto avversarie ma bisognerà far si che i corpi dei nemici volino fuori dall’abitacolo. Una peculiare caratteristica di Flatout è proprio quella che negli urti troppo violenti i piloti schizzino fuori dalle macchine per schiantarsi a terra o contro qualche oggetto. Il tutto però realizzato senza sangue ma anzi in modo comico, visto che gli omini sembrano più delle bambole (se qualcuno si aspettava Carmageddon rimarrà deluso).

Flatout: la recensione
Flatout: la recensione

Favorisca la patente prego..

Il gioco ci propone un discreto numero di vetture, elencate per ordine di potenza e di costo. All’inizio si partirà con una certa quota che ci permetterà di acquistare un auto anche potente ma è sconsigliato passare subito ai modelli più performanti. Questo perché nonostante il gioco abbia una tendenza arcade il modello di guida non è propriamente semplice. L‘intelligenza degli avversari si rivela competitiva, questi approfittano dei vostri errori per superarvi e tendono a sportellare in curva cercando di buttarvi fuori strada. La cosa si fa a volte seccante perché la macchine hanno tutte trazione posteriore e perciò si rischia di finire spesso in testacoda e quindi perdere tempo per ritornare in gara. Questo crea un po’ di frustrazione. Il consiglio è di partire con un rottame di bassa cilindrata per fare un po’ d’esperienza e quindi passare a qualcosa di superiore. Inoltre il gioco offre una vasta possibilità di elaborazione: si possono acquistare nuovi motori, sospensioni, barre di rinforzo (per rendere l’auto più resistente) e tutta una serie di componenti che migliorano le prestazioni. Certo la profondità delle modifiche non raggiunge il livello di Gran Turismo ma resta comunque discretamente varia e funzionale al gioco.

Il sole tramonta all'orizzonte..

Graficamente parlando Flatout è uno spettacolo: il gioco gode di una palette di colori molto varia che rende il tutto spettacolare da guardare. Il livello di dettaglio è elevatissimo e l’inserimento di tramonti, la mancanza di clipping (quindi orizzonte lontanissimo) nonché gli effetti particellari (sabbia, vetri, fumo realizzati in modo superbo) regalano un appagamento visivo totale. Su un Pentium 4 2400 con GeForce 4 e 512mega di Ram il gioco gira fluidamente al massimo della grafica con filtri attivati! Vi sono comunque diversi parametri personalizzabili per adattare il tutto a macchine meno potenti.
La varietà di ambienti non manca: principalmente sono a sfondo “rurale” quali boschi, cave, campagne e piccole cittadine ma troviamo anche piste asfaltate e arene alla “Destruction Derby”; un plauso va fatto alle corse sulla neve, tra le più belle da guardare. Ogni luogo è caratterizzato da una miriade di elementi, alcuni per solo abbellimento, altri per funzioni di ostacolo o esplorazione, ma tutti con in comune una realizzazione di alto livello. Niente è stato lasciato al caso.

Flatout: la recensione
Flatout: la recensione

Il motore del 2000

La parte audio di Flatout svolge bene il suo lavoro: nonostante la versione provata fosse priva di musiche (peraltro non assolutamente necessarie ai fine delle gare) i rombi delle auto appaiono cattivi e diversificati tra loro a seconda del tipo di motore e cilindrata. Buoni anche i rumori degli incidenti e dei diversi terreni (esclusa l’acqua peraltro mal realizzata) nonché quelli assegnati ad ogni singolo oggetto (andare a sbattere sui tronchi farà un suono diverso da quello metallico di una recinzione). Il gioco usa le Eax e permette di impostare sistemi a più casse nonché il Dolby Surround.

Flatout: la recensione
Flatout: la recensione

Commento

Flatout porta una ventata di novità a livello di gameplay in un genere che non ha mai guardato oltre la fisica delle vetture. Il motore simil-Havoc funziona molto bene e permette di creare situazioni sempre diverse e spettacolari. La longevità è più che discreta visto il numero di gare e la differenziazione tra esse, se poi aggiungete le prove demenziali con i piloti e un parco macchine che non fa rimpiangere le auto su licenza ci troviamo di fronte ad un pacchetto che merita l’acquisto. Unica nota la curva di apprendimento iniziale richiede un po’ di pazienza. Consigliato a chi piace giocare “sporco” e cerchi qualcosa senza troppi parametri da configurare per tenere l’auto in pista. I fanatici delle simulazioni non troveranno quello che cercano.

    Pro:
  • Una novità nei giochi di guida
  • Grafica eccezionale
  • Divertente e longevo
    Contro:
  • Inizio non semplice
  • a tratti frustrante

Licenze o no?

Come già scritto in anteprima le macchine presenti nel gioco non hanno nomi e marchi reali ma si ispirano alle grosse monster car americane. Le carrozzerie richiamano chiaramente questo o quel modello comunque il fatto che si possano completamente distruggere per una volta non ci fa rimpiangere le licenze ufficiali.

Sedia rovente...

La versione da noi provata di Flatout disponeva del multiplayer in due modalità: LAN e la cossidetta sedia rovente. Se avete una rete a disposizione il divertimento è assicurato: una guerra stradale a colpi di sportellate, scorrettezze, decine di ostacoli in mezzo alla strada! A seconda del tipo di partita potete correre sui tracciati o utilizzare la modalità "Destruction Derby" in cui vince chi rimane intero. E' possibile affrontare anche le prove demenziali (quelle in cui si lancia il pilota fuori dall'auto) però a turno. Ed è qui che i porgrammatori hanno introdotto l'espediente del turno tra giocatori (la sedia rovente, nata ai vecchissimi tempi del primo mitico Granprix!) in cui ci si alterna per affrontrare le gare. Niente split screen quindi.Purtroppo non è stato possibile giocare online (per ora non ci sono info al riguardo) ma l'esperienza in LAN è assolutamente da provare! Preparatevi ad inveire contro i vostri amici...

Havoc? Non proprio, ma ci siamo quasi.

Flatout è l’ultima fatica dei Bugbear, gli stessi che tempo addietro svilupparono l’ottimo Rally Trophy, interessante variazione alle simulazioni di rally classiche (visto che era ambientato negli anni ’70) dotata di un modello fisico molto realistico. Ora ci propongono un titolo fuori dagli schemi, in cui non bisogna solo correre per vincere ma anche (e soprattutto) distruggere gli avversari a colpi di sportellate, incidenti, e manovre sporche! Il gioco simula le competizioni amatoriali americane, quelle a base di macchine da rottamare supertruccate che corrono nei circuiti più disparati, dai boschi alle arene, in cui vince chi rimane intero. Caratteristica principale e assolutamente innovativa è l’introduzione di una fisica realistica (molto simile al motore Havoc) che non solo si occupa delle vetture, ma gestisce in modo credibile anche l’ambiente esterno, offrendo una nuova dimensione in termini di possibilità di gioco nello svolgersi delle gare! Pare siano più di 2000 gli oggetti implementati tra cui gomme (che rotolano e rimbalzano), cartelli, transenne, pali e chi più ne a più ne metta. Addirittura è possibile distruggere alcuni edifici (tipo una cisterna che cade in mezzo alla strada!)e per citare un esempio vi sono dei tronchi a bordo pista che è possibile urtare per farli finire in mezzo alla strada, in modo da ostacolare gli avversari! Le possibilità offerte sono moltissime.