Quello degli horror con multiplayer asimmetrico è un genere che per un breve periodo di tempo ha visto lanciarsi nella fossa dei leoni un discreto numero di team di sviluppo. Nonostante la forza della licenza, Friday the 13th: The Game di cui state leggendo la recensione non è però riuscito a fare breccia nel cuore degli appassionati, arrancando con costanza nei confronti del più giocato Dead by Daylight. A due anni di distanza dall'arrivo sul mercato (già in ritardo a suo tempo) arriva su Nintendo Switch il porting del gioco ispirato a Jason e lo fa con qualche mese di anticipo sul suo principale concorrente. Vediamo com'è andata.
Le disavventure al Crystal Lake
La grande differenza tra questo titolo e tutti gli altri, come già detto in precedenza e come la licenza stessa lascia intendere, è riconducibile alla forte ispirazione a quella serie di slasher cinematografici che hanno fatto la storia, lanciando uno dei personaggi più iconici di sempre: Jason Vhoorees. Ragazzo da sempre bullizzato, ha purtroppo fatto una brutta fine sul fondo del Crystal Lake, luogo di vacanze di tante famiglie e gruppi di ragazzi americani. A causa della natura maligna della madre (primo vero assassino della serie, a dispetto di quello che tanti credono) Jason è tornato a tormentare la vita dei bagnanti, accompagnato dalla sua iconica maschera da hockey. Nel gioco saremo chiamati a vestire i panni di Jason oppure di uno dei tanti che provano a sopravvivere alla sua furia, con ben poche probabilità di salvarsi. Lasciati da parte i convenevoli, ciò che resta sono una serie di elementi di contorno che richiamano la serie madre, o alcuni personaggi noti oltre a Jason, ma senza mai regalare quel brivido in grado di strappare un sorriso o uno spavento sincero. Come vedremo a breve, la licenza rappresenta anche il più grosso limite del gioco, che infatti non svetta a causa della poca varietà.
Un gameplay con poco mordente
Per chi fosse all'oscuro di come funziona questo specifico genere, facciamo un ripassino veloce. All'inizio di ogni singola partita, una serie di giocatori viene smistata tra un massimo di sette sopravvissuti e un singolo individuo demandato a fare il killer. È possibile filtrare alcune preferenze, così da riuscire più facilmente ad accodarsi su partite che si avvicinano alle proprie esigenze. Il giocatore che si troverà ad impersonare Jason avrà la possibilità di scegliere il modello di killer al quale ispirarsi (in base alle varie apparizioni cinematografiche) e scegliere una serie di dettagli, come quelli legati alla grande quantità di uccisioni diverse, ambientali e non. Per quanto riguarda invece i sopravvissuti, sarà possibile scegliere uno tra i malcapitati, ognuno con un suo tratto particolare (meno suscettibile agli spaventi, più veloce e via dicendo) ai quali sarà possibile applicare specifici perk che si sbloccano casualmente salendo di livello. Entrati in partita l'obiettivo risulterà stupidamente semplice: scappare o morire, così come uccidere o uscirne umiliati. Per provare a salvarsi, i malcapitati dovranno attendere la fine della partita, oppure rischiare qualcosa in più ricercando pezzi di automobile o altrimenti riuscendo a chiamare la polizia rigenerando la corrente e le comunicazioni. Al contrario, l'assassino potrà utilizzare le proprie abilità per rendere più difficile la vita dei sopravvissuti e dando un senso alla sua stessa esistenza. Caratterizzate da un tempo di ricarica fin troppo breve, queste abilità sono ciò che racconta in maniera inequivocabile lo sbilanciamento di cui il gioco soffre, con un Jason talmente forte da poter vedere quasi costantemente attraverso i muri, oppure teletrasportarsi in un qualunque punto della mappa che lui stesso conosce per intero fin dall'inizio del match. Nulla più di questo, se non per ciò che concerne le sfide. Obiettivi, questi, anch'essi arrivati postumi rispetto all'uscita iniziale, che rappresentano una serie di compiti da portare a termine per ricevere specifiche ricompense. L'obiettivo è quindi quello di ripetere ancora e ancora queste operazioni, purtroppo con il malus del singolo killer. Non bastano infatti le sue varie versioni per evitare la stanca che arriva troppo velocemente e che si fa sentire soprattutto per chi da anni gioca a Dead by Daylight e conosce la varietà data dai tanti villain (di cui alcuni anche basati su licenze di un certo peso). Tra le varie problematiche vi è anche una vertenza legale per i diritti che impedisce agli sviluppatori di aggiungere nuovi contenuti, bloccati solo alla possibilità di rilasciare fix e miglioramenti alla stabilità. È vero che il gioco applica meccaniche particolarmente interessanti come quella della "paura", che permette a Jason di aumentare sempre più lo spavento dei malcapitati, ma questi elementi da soli proprio non riescono ad innalzare il livello di una produzione che arranca spesso e male.
Il porting dell’(h)orrore
Friday the 13th: The Game si presenta come un titolo tecnicamente poco impattante, accompagnato da tante texture in bassa definizione e un importante aliasing. Ciò non toglie che i passi avanti fatti dal team in questi due anni si ripercuotano in positivo anche sulla versione per l'ibrida Nintendo. Pochi se non nulli i cali di frame in modalità portatile, che aumentano considerevolmente quando la console è inserita nella sua base, ma siamo ben lontani dai problemi tecnici del primo lancio. Ciò che purtroppo ci è stato impossibile decretare, è la bontà del netcode. Ricercare una partita attualmente porta a decine e decine di minuti di folle attesa, che spesso si concludono con l'aggregarsi ad un gruppo che però non si completa mai del tutto. Siamo stati quindi costretti a giocare il titolo nella sua modalità offline, non esattamente il modo migliore per goderne. Questo è vero soprattutto se si pensa al numero di giocatori che saranno effettivamente presenti (dato il discreto successo di vendite precedente) ma la scarsa quantità di utenti attuali, così come la difficile fruizione di un prodotto di questo tipo per un target come dello di Switch.
Conclusioni
Nonostante i due anni, l'aggiunta dei contenuti e le rifiniture tecniche, Friday the 13th: The Game continua a restare un titolo mediocre, che basa tutta la sua popolarità su una licenza che non riesce a sfruttare nel giusto modo e che si traduce nell'anonimato e in un grande sbilanciamento nel gameplay. Jason merita un trattamento diverso, sia al cinema che sulle nostre macchine da gioco. Speriamo possa presto essere accontentato, e noi con lui.
PRO
- Una licenza importante
- Le sfide sono una simpatica aggiunta
- Il porting su Switch poteva essere peggiore
CONTRO
- Si poteva sfruttare meglio il contenuto originale
- L'anima resta un multiplayer povero di giocatori