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Golf Club Wasteland, la recensione di un gioco di golf malinconico

La recensione di Golf Club Wasteland, un malinconico gioco di golf che ci avvolge nella sua storia buca dopo buca

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   03/09/2021

La Terra è in rovina. Gli esseri umani l'hanno resa completamente invivibile e si sono trasferiti in massa su di un nuovo pianeta, Marte, sotto la supervisione di una multinazionale chiamata non troppo casualmente Tesla. Con il passare degli anni i super ricchi del pianeta rosso hanno iniziato a tornare sulla carcassa del loro vecchio mondo per... giocare a golf. Già l'immagine di qualcuno che combatte la noia lanciando palle in buca sul cadavere di casa sua, dove sono morte miliardi di persone, ha un che di inquietante, ma, come vedremo nella recensione di Golf Club Wasteland, non si accontenta di offrire un cinismo di maniera e riesce a fare molto di più: raccontare il collasso dell'umanità.

Meccaniche di gioco

L'atmosfera di gioco è davvero malinconica
L'atmosfera di gioco è davvero malinconica

Le meccaniche di gioco di Golf Club Wasteland sono semplicissime e ricalcano quelle di molti titoli simili (pensata a Golf on Mars, tanto per fare un nome): il protagonista, un panciuto astronauta di cui inizialmente non sappiamo nulla, deve colpire la palla con la sua mazza da golf facendo buca nel minor numero di tiri possibile. L'azione è inquadrata orizzontalmente, con la buca che viene mostrata da una panoramica iniziale e poi diventa osservabile liberamente. Naturalmente il nostro golfista senza nome si troverà sempre dov'è posizionata la palla e, dopo ogni tiro, volerà con il suo jetpack per raggiungerla. Per tirare basta tenere premuto il tasto sinistro del mouse e trascinarlo per decidere la forza e la direzione del colpo. Più il tiro è forte, più ne aumenta l'imprecisione, rappresentata dal tremolio dell'interfaccia. Tutto qui. Non ci sono mazze da cambiare o altri fattori interni da considerare, come le caratteristiche del golfista. Insomma, ci troviamo di fronte a un titolo molto semplice da giocare, almeno dal lato dei controlli.

A essere complicate, spesso complicatissime, sono le buche, che ben presto svelano una delle nature nascoste di Golf Club Wasteland: quella di vero e proprio puzzle game.

A parte i primi tracciati, che sono abbastanza lineari, i successivi rappresentano delle sfide che hanno poco a che fare con il golf e molto con l'osservazione e la capacità di controllo della palla, dopo aver capito dove mandarla. Di fatto spesso il giocatore non è solo chiamato a fare buca, ma anche a trovare il percorso migliore per raggiungerla, tra piattaforme da sfruttare con tiri millimetrici, rampe da evitare, ascensori da prendere al volo, palazzi da risalire, pulsanti da premere, balconi da scalare, animaletti che rubano la palla da evitare e tante altre amenità ancora, che rendono spesso una vera e propria impresa arrivare alla fine del percorso nei tiri stabiliti per il par. Comunque sia, volendo è possibile giocare senza limite massimo di tiri, in una specie di modalità narrativa in cui, alla bisogna, è anche possibile saltare le buche che ci stanno mettendo troppo in difficoltà.

Lato narrativo

La Terra è in rovina
La Terra è in rovina

A dirla tutta come gioco di golf Golf Club Wasteland non è riuscitissimo. Anzi, spesso diventa davvero frustrante, eppure a un certo punto inizia a esercitare un fascino quasi ipnotico sul giocatore, che finisce per lasciarsi trasportare dalla sua profonda malinconia e dal crescendo narrativo gestito davvero con grande capacità. Il coinvolgimento è tanto che continuare a giocare a golf diventa un pretesto per continuare a seguire la storia. Cerchiamo di spiegarci meglio.

Il titolo di Demagog Studio unisce tre tecniche narrative differenti. La prima è quella squisitamente ambientale: stiamo giocando a golf su di un pianeta completamente in rovina, dove edifici e infrastrutture, un tempo gloria della nostra specie, sono diventate delle lapidi silenziose che fanno da monito contro la follia che ha portato alla fuga chi ha potuto permettersela. Da questo punto di vista gli sviluppatori hanno fatto un grandissimo lavoro per rendere il mondo di gioco decadente e desolato, creando un contrasto naturale molto forte con l'attività che stiamo svolgendo (giocare a golf, nel caso vi fosse sfuggito). Se si fossero limitati a questa trovata però, avrebbero reso l'esperienza abbastanza povera, frenandosi sul quel cinismo spicciolo di cui parlavamo sopra.

Il nostro giocatore di golf è completamente solo
Il nostro giocatore di golf è completamente solo

Qui arriva la seconda idea narrativa: il protagonista ascolta per tutto il tempo una radio marziana, chiamata Radio Nostalgia From Mars, che racconta la vita degli umani sul pianeta rosso. Le trasmissioni radio, che sono fatte di interviste, brani musicali, comunicati governativi, testimonianze in diretta, ricordi della Terra e appelli alla popolazione, rendono ancora più pregna l'atmosfera del gioco, dandoci il retroterra di quello che è accaduto e riempiendo i percorsi di fantasmi (metaforicamente parlando), evocati da voci di persone distanti milioni di chilometri. Ascoltiamo quindi le parole dei sopravvissuti e immaginiamo di stare giocando tra quelle che erano le loro case, i loro luoghi di lavoro, i posti in cui andavano in vacanza. Ascoltiamo la propaganda del potere che controlla Marte, che tenta di nascondere dietro una bieca retorica i problemi che opprimono le colonie. Ascoltiamo la nostalgia degli umani per un pianeta che non esiste più e su cui hanno lasciato tutto ciò che avevano di più caro. Tutti hanno perso qualche affetto, nessuno escluso. E noi giochiamo a golf.

Qui arriva la terza tecnica narrativa, che se vogliamo è anche quella che porta al risultato più sorprendente. Durante le buche succedono dei piccoli eventi, legati a una misteriosa e non ben identificata voce narrante, cui inizialmente il gioco sembra non dare molto peso.

Alcune buche sono intricatissime
Alcune buche sono intricatissime

Via via però, questi diventano sempre più frequenti e iniziano a svelare l'identità del nostro personaggio, facendolo evolvere e donandogli delle motivazioni forti. All'inizio del gioco è inevitabile percepirlo come una specie di incarnazione del cinismo del potere. In fondo chi non considererebbe disumano un individuo che scegliesse di pagare tantissimi soldi per praticare uno sport da benestanti come il golf sulle spoglie del suo vecchio mondo? Eppure mai come in questo caso ci troviamo di fronte a una cortina fumogena alzata per distrarci, che viene diradata buca dopo buca, svelando nel goffo avatar che stiamo controllando un'umanità inattesa.

Piano piano le tre narrazioni si fondono, con il racconto ambientale e le trasmissioni radio che vanno a comporre la sua storia, i cui fili vengono riannodati dopo la fine del gioco, con lo sblocco di un diario in cui immagini e parole spiegano infine chi è il giocatore di golf e perché si trova lì.

La paletta cromatica usata è ottima
La paletta cromatica usata è ottima

Di fronte alla verità tutto ciò che abbiamo visto e fatto assume un senso differente, più alto e profondo rispetto alle aspettative iniziali create dal gioco stesso. È qui che diventa possibile rileggere anche il lato sportivo del titolo, con le buche che finiscono per assumere una funzione molto diversa da quella che hanno negli altri giochi di golf: non devono sfidare il giocatore a chi fa il punteggio migliore, ma devono rallentarlo per consentire alla storia di fluire in modo naturale. Buche troppo semplici avrebbero impedito una descrizione ambientale così accurata e avrebbero costretto a dei tagli nelle trasmissioni radio. Rendendole intricatissime gli sviluppatori hanno voluto guadagnare tempo, ossia assicurarsi che alla prima partita i giocatori non corressero verso la fine perdendosi ampi pezzi di ciò che il gioco ha da dire. Sicuramente è stata una scelta rischiosa, ma non si può dire che non abbia pagato in termini di esperienza complessiva.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store, Nintendo eShop
Prezzo 9,99 €
Multiplayer.it
8.5
Lettori (8)
8.1
Il tuo voto

Golf Club Wasteland è un'opera sorprendente: preso come gioco di golf lascia il tempo che trova e, anzi, è davvero sorvolabile. Considerato però nella sua dimensione narrativa, assume tutto un altro valore, manifestando una profondità inattesa e una capacità di coinvolgimento impensabile. Diciamo che è uno di quei titoli sperimentali che solo uno sviluppatore indipendente più permettersi di realizzare e che andrebbero vissuti per potersi rendere conto di cosa siano in realtà. La sostanza è che se state cercando un buon gioco di golf è meglio che lo lasciate perdere, mentre se vi intriga l'aspetto narrativo allora giocandoci potreste trovarci una delle esperienze più significative dell'anno.

PRO

  • Storia profonda e coinvolgente raccontata con grande gusto
  • Stilisticamente eccellente

CONTRO

  • La parte golfistica serve solo a rallentare l'azione