0

Gunstar Heroes, recensione

800 Wii Point rappresentano il biglietto d'ingresso per quello che per molti anni è stato il miglior gioco di Treasure.

RECENSIONE di La Redazione   —   02/02/2007
Gunstar Heroes, recensione
Gunstar Heroes, recensione
Gunstar Heroes, recensione

Radici

La storia è quella di Red e Blue, due fratelli pronti a tutto pur di difendere il loro pianeta Gunstar 9, battendo uno dopo l'altro i boss del gioco, in un susseguirsi di livelli senza respiro, dove è spesso e volentieri impossibile scorgere il fondale per via della quantità di fuoco nemico. All'epoca, pur non inventando alcun genere (anzi, ispirandosi liberamente a Contra, gioco che avevano "vissuto" nel periodo di Konami), Treasure riuscì in un solo anno di sviluppo nell'impresa fino a quel momento non sempre riuscita a colleghi molto più illustri, di mescolare uno sparatutto a scrolling orizzontale con un sistema di combattimento del tutto innovativo basato sulla coniugazione degli elementi, il tutto innestato su di un buon plot a livello narrativo ed una modalità multiplayer assolutamente convincente e divertente. La struttura di gioco era di per se molto semplice: il giocatore proseguiva orizzontalmente lungo il livello colpendo a colpi blaster i nemici che incessantemente comparivano da ogni parte dello schermo. Gli elementi applicabili alla propria arma erano di quattro tipi differenti, con la possibilità di equipaggiarli in due slot per essere utilizzati separatamente (ogni elemento aveva un suo particolare pattern di fuoco), o in coppia dando vita ad un'arma completamente differente, molto più potente e con una fusione delle caratteristiche dei due. I boss rappresentavano, al pari del livello stesso, una delle migliori parti del gioco stesso, con combattimenti basati sull'utilizzo di una buona parte di strategia, di abilità e di tempismo. Lo stile utilizzato nei combattimenti, le modalità di utilizzo delle armi e il ritmo incessante che naquero su Gunstar avrebbero fatto la fortuna della Treasure del futuro (diventandone vero marchio di fabbrica), con colpi in canna del calibro di Silhouette Mirage, Ikaruga e soprattutto Radiant Silvergun, ad oggi considerato da molti amanti degli sparatutto il migliore mai prodotto.

Gunstar Heroes, recensione
Gunstar Heroes, recensione
Gunstar Heroes, recensione

Eredità

Portato ai giorni nostri, Gunstar Heroes sembra essere dotato anch'esso di quella particolare magia Treasure capace di rendere i giochi immortali sia sotto il profilo della giocabilità che sotto quello della grafica. L'azione è sempre frenetica, i comandi del remote rispondono alla perfezione con quelle che sono le esigenze di gioco e ancora una volta giocare in multiplayer rappresenta una delle esperienze videoludiche in assoluto più divertenti di sempre. Gunstar Heroes soffre un po' della "maledizione" dei giochi di una volta, la longevità: basterà infatti una singola ora per portare a termine il gioco completamente. Se da una parte quello della longevità potrebbe essere ritenuto un elemento negativo, quello che bisogna dimenticare -parlando di prodotti del genere- è il fattore rigiocabilità, aspetto di assoluta importanza soprattutto se inserito in un contesto come quello dell'emulazione postuma da console. La domanda che allora bisogna farsi è: Gunstar Heroes ha l'appeal necessario per essere scaricato, giocato e rigiocato? La risposta è sì, e se siete amanti degli sparatutto (magari bidimensionali) allora la vera risposta è: assolutamente sì, e 800 Wii Point sono il misero prezzo per partecipare all'operazione. La magia di Treasure non svanisce, tra un po' di anni e si potrà tranquillamente parlare di immortalità e apporre il meritato titolo di pietra miliare.

Nell'industria videoludica è difficile riuscire bene e subito, il più delle volte passano anni prima che il nome di una software house passi alla ribalta e alle luci del successo. Esiste però uno sparuto gruppo di "fenomeni" che giungono come un fulmine sul mercato offrendo quello che per anni sarà considerato il meglio indiscusso. Nintendo stessa ne è un esempio, e un altro esempio calzante potrebbe essere quello della Treasure: software house nata nel 1992 da un gruppo di 20 esuli di Konami e in grado di sviluppare un certo "Gunstar Heores" in meno di un anno, gioco destinato a segnare le basi di un genere per molti anni a venire.