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Immortality, la recensione del nuovo capolavoro di Sam Barlow

La recensione di Immortality, il nuovo capolavoro di Sam Barlow che ci fa scavare nella filmografia della grande promessa del cinema Marissa Marcel.

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   30/08/2022

Marissa Marcel era una grande promessa del cinema. Esordì nel mondo della pubblicità, come tante attrici prima di lei, prima di essere scritturata nel 1968 per il film "Ambrosio" del regista Arthur Fischer, in cui interpretava il ruolo di Matilda. Purtroppo la pellicola non fu mai distribuita nelle sale. Nel 1970 la Marcel trovò un altro ruolo nel film "Minsky" di John Durick, regista esordiente che era stato direttore della fotografia di Ambrosio. Anche questo film non arrivò mai nei cinema. Passarono gli anni e la Marcel sparì dalla circolazione, fino almeno al 1999, quando tornò sul set di un nuovo film di Durick, Two of Everything. Purtroppo la morte di Durick bloccò anche quel film. Da allora della Marcel non si seppe più niente.

Nel 2020 però, sono riemerse le pellicole con il girato delle tre opere. Lo studio di sviluppo Half Mermaid ha quindi deciso di scansionarle in alta definizione e di creare un software per provare a ricostruirle, così da conservarle meglio e non far morire la memoria della Marcel. Se valga o meno la pena di assumere il compito di restauratori dei tre film lo potete scoprire leggendo la recensione di Immortality, il nuovo capolavoro di Sam Barlow.

Nel ruolo dei montatori

Come mai i tre film della Marcel non sono mai stati distribuiti?
Come mai i tre film della Marcel non sono mai stati distribuiti?

Quelle che vi abbiamo dato nel paragrafo precedente sono buona parte delle informazioni che gli sviluppatori stessi ci tengono a far conoscere al giocatore prima che cominci il suo lavoro di ricostruzione. Sono molto importanti perché contengono alcune delle domande fondamentali che spingono sin da subito a valutare quello che si sta facendo con un occhio differente. Ad esempio è inevitabile chiedersi perché i film non siano mai arrivati nelle sale e come mai Marissa non sembri invecchiata di un giorno quando è riapparsa nel 1999. I presupposti in sé sono già abbastanza intriganti, ma avviando il gioco ci si rende conto sin da subito che probabilmente c'è molto di più da scoprire, anche se non si sa ancora bene che. In fondo qualcosa deve essere successo, altrimenti perché saremmo qui?

Come in Her Story e Telling Lies, i due titoli precedenti di Barlow, in Immortality l'interfaccia è ridotta davvero all'osso. Sostanzialmente abbiamo gli strumenti per guardare i filmati, riavvolgerli o mandarli avanti a diverse velocità (anche fotogramma per fotogramma), fermarli e selezionare i dettagli che ci interessano. Questi ultimi ci fanno saltare in automatico a un'altra sequenza. Sembra di essere in una vecchia sala di montaggio, di fronte a una moviola, con anche la possibilità di vedere la raccolta delle clip scoperte, ordinabili in vario modo, e quella dei dettagli selezionati.

Non c'è altro. Quindi, si apre una delle clip girate, se ne guarda il contenuto e si sceglie su quale dettaglio cliccare: il volto di un attore, un sorriso, un oggetto dello scenario che si considera interessante, qualsiasi cosa sia interattiva, e si arriva alla clip di destinazione, dove si ripete l'intero procedimento. Importante specificare che la clip di destinazione non è sempre la stessa, ossia che cliccando due volte sullo stesso dettaglio non è scontato che si arrivi alla stessa clip. Di solito c'è una transizione verso un oggetto simile. Ad esempio cliccando sul volto di Marissa è probabile che si arrivi a un'altra clip con Marissa, mentre cliccando su un serpente usato in Ambrosio si può arrivare a un orecchino a forma di serpente indossato da un'attrice di Two of Everything, ma ci possono essere anche delle sorprese. In questo modo il gioco gestisce la progressione della scoperta in modo particolarmente intelligente, dandoci sempre nuove clip da guardare (in totale sono circa duecento), ma riportandoci di tanto in tanto sulle clip già scoperte, in modo da ricordarci che magari ci siamo persi per strada qualcosa.

Un'esperienza coinvolgente

Marissa Marcel era una promessa del cinema
Marissa Marcel era una promessa del cinema

Comunque sia, comprendere le pochissime meccaniche di gioco è davvero molto facile, anche perché imparare a manipolare le clip è solo il primo passo verso qualcosa che finisce per catturarti in modo totalizzante. Perché a un certo punto ti ritrovi perso in quelle immagini scomposte e selezioni un dettaglio dopo l'altro, guardando e riguardando le stesse clip, fino a che non sei soddisfatto. Ogni sequenza, anche la più banale, sembra sempre suggerirti qualcosa, anche se spesso non sai bene cosa. La percezione è quella di trovarsi effettivamente tra le mani il girato di tre film mai distribuiti e di essere in una sala di montaggio (del resto non è il montaggio l'essenza del cinema?). Sì, perché la forza di Immortality è in questo suo continuo stimolarti, nel farti sentire effettivamente nel ruolo che ti è stato assegnato dagli sviluppatori, quasi che fosse un compito da storico del cinema, per poi cambiare radicalmente e trasformarsi, rendendo più centrale la parte investigativa.

I film sono interessanti di loro
I film sono interessanti di loro

Senza nemmeno rendertene conto, ti trovi a indagare su un mistero ancora più grande e a cercare di penetrare qualcosa di segreto e incompiuto, che ti trascina ancora di più nel vortice della ricerca, facendoti utilizzare in modo alternativo gli strumenti dati. Immortality a questo punto si allarga e ti fa capire che la storia che stai guardando non è solo quella di Marissa, ma anche quella di Durick e di altri personaggi che non citiamo per non rovinarvi la sorpresa. Sai perfettamente che non ci saranno risposte certe in quei frammenti di film mai montati e sai anche che non troverai una soluzione definitiva in ciò che si nasconde dietro di essi, ma non puoi fare a meno di naufragare in questo mare d'immagini che iniziano a parlarti un linguaggio differente, in un certo senso più videoludico, proprio lì dove inizi a capire che il videogioco si sta svolgendo soprattutto nella tua testa e che sei entrato in una specie di flusso di coscienza che rende le immagini che ti appaiono sullo schermo come dei fantasmi dell'inconscio; i frammenti di qualcosa che possiamo immaginare ricomposto, ma di cui non riusciremo mai a cogliere tutta l'essenza.

Le clip trovate formano un muro navigabile in vari modi
Le clip trovate formano un muro navigabile in vari modi

Tu diventi strumento del gioco e il gioco inizia a riflettere quello che sei. I dettagli che hai selezionato formano un muro che mostra le tue intuizioni, i tuoi tentativi e, perché no, anche i tuoi interessi specifici. Capisci che la catena di oggetti che hai di fronte dice molto più di te di quanto non vorresti ammettere. Continui a giocare sviluppando una fortissima attrazione per il mistero celato da quelle sequenze spurie, intuendo però che certi eventi non saranno mai davvero spiegati perché, pur essendo accaduti davanti a una telecamera, hanno plasmato una vita che è rimasta fuori dalla stessa e sono stati determinati da una forza che agisce al di sopra di essa.

Conclusioni

Alcune sequenze sono particolarmente evocative
Alcune sequenze sono particolarmente evocative

Peccato non poter entrare più nel dettaglio su ciò che avviene mentre si gioca, in termini narrativi, perché è parte del motivo per cui Immortality è un capolavoro assoluto, con Barlow che ha dimostrato ancora una volta di essere uno dei pochi autori capaci di far interagire in modo sensato con le sequenze filmate, creando dei sandbox che richiedono la partecipazione attiva del giocatore per essere apprezzati. Va detto che il gioco esercita la sua malia su diversi livelli, uno dei quali è quello della fascinazione creata dal materiale che stiamo guardando, realizzato con grande cura per dare l'illusione di essere il girato di tre film della loro epoca. Quindi, nella maggior parte delle sequenze possiamo vedere i ciak d'inizio e chiusura della scena, alcune sequenze sono dei veri e propri provini, altre vedono gli attori leggere le loro battute insieme al regista intorno a un tavolo. Ci sono poi interviste televisive, momenti di festa e scene private, che servono da raccordi narrativi per capire alcuni passaggi.

I meta riferimenti sono moltissimi
I meta riferimenti sono moltissimi

A seconda del film, i girati hanno grana e colori differenti, creando un effetto verosimiglianza notevole. Anche gli attori sono tutti bravissimi e perfettamente in parte, a partire da Manon Gage, l'interprete della Marcel, davvero perfetta nel ruolo, fino a Carlotta Mohlin, che giganteggia ogni volta che appare sullo schermo, di cui non vi possiamo però svelare il ruolo. La sostanza è che non vediamo alcun motivo per cui non dobbiate vivere Immortality, a parte forse l'odio totale per il tipo di esperienza.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, Xbox Store, App Store, Google Play
Multiplayer.it
9.5
Lettori (41)
7.7
Il tuo voto

Immortality è un capolavoro capace di coinvolgere e sconvolgere il giocatore in più di un momento. È un videogioco forte, pieno di sorprese e di temi interessanti, capace di stravolgersi al momento giusto per trascinare in una riuscita spirale positiva di ricerca e di scoperta, che mette in gioco cervello ed emozioni. È anche una delle opere che meglio riesce a far giocare con le sequenze filmate, trasformando il giocatore in un montatore / investigatore attraverso un'interfaccia semplice e naturale, comodissima sia utilizzando mouse e tastiera, sia con un controller. La conclusione è: che ci fate ancora qui?

PRO

  • Interfaccia semplice e comodissima, dà il pieno controllo al giocatore
  • La storia è splendida e si evolve in modi inattesi, senza dare mai risposte banali
  • Un cast di attori e di attrici eccezionali
  • I girati dei tre film sono verosimili e rappresentano un valore aggiunto di loro

CONTRO