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Into the Pit, la recensione di un roguelite dalle tinte fantasy

La nostra recensione di Into The Pit, nuovo roguelite dalle tinte fantasy che fa tornare la mente alla frenesia di Doom

RECENSIONE di Mattia Pescitelli   —   31/10/2021
Into the Pit
Into the Pit
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L'effetto nostalgia è un obiettivo che molti produttori (non solo videoludici) cercano di raggiungere, oggigiorno: un po' per un reale senso di affezione verso una creazione o una tendenza passata, un po' per la relativa semplicità di costruire sopra delle fondamenta stabili e già rodate invece di iniziare tutto da capo. La seconda opzione è quella scelta da Nullpointer Games per il suo Into the Pit, un roguelite in prima persona che pesca dalla cultura videoludica di fine Novecento e ne rielabora (in maniera decisamente "furbetta") i concetti base per adattarli all'attuale mercato.

In questa recensione di Into the Pit vi illustriamo perché è un titolo da provare (specialmente dato che è disponibile anche su Xbox Game Pass), ma anche da avvicinare con diffidenza.

Un pretesto narrativo

Into the Pit: il Villaggio, centro nevralgico della nostra avventura
Into the Pit: il Villaggio, centro nevralgico della nostra avventura

Solitamente, non ci si approccia a un roguelite perché si ripongono grandi aspettative nella storia raccontata. Anzi, il più delle volte questa è solo una "scusa" per dare il là all'azione di gioco. Into the Pit non fa eccezione. L'avventura ci catapulta in un mondo spiccatamente fantastico, all'interno del quale impersoniamo un "mistico" in cerca di sua cugina, scomparsa subito dopo aver trovato una "fossa" demoniaca ai piedi di un piccolo villaggio. Per riuscire a capire cosa sia successo alla ragazza, dobbiamo inoltrarci nelle profondità dell'oscura spaccatura dimensionale. Questo il sunto della trama dietro il gioco. Niente di troppo elaborato, ma comunque in linea con quanto proposto da altri titoli.

Tuttavia, ciò non significa che il gioco sia giustificato a proporre un comparto narrativo esiguo. Infatti, in diverse avventure simili, a sostituire il vuoto di una trama principale consistente e significativa, in genere troviamo tutto un sottobosco contestuale capace di costruire, un tassello alla volta, l'interesse per l'ambiente da esplorare. Gli esempi del passato hanno dato ampia prova dell'efficacia di tale "messa in scena", eppure Into the Pit sembra perdere anche questa barca, proponendo troppi pochi contenuti narrativi, incapaci di creare un attaccamento forte e duraturo tra il giocatore e il mondo di gioco.

Un classico roguelite

Into the Pit: la stanza dalla quale accedere ai vari reami della fossa
Into the Pit: la stanza dalla quale accedere ai vari reami della fossa

Il gioco presenta la struttura classica del roguelite, con anche diversi elementi procedurali. Prima di scendere nella fossa, il giocatore ha la possibilità di scegliere il "reame" nel quale avventurarsi e alcune abilità permanenti. Una normale partita è composta da cinque livelli. Per aiutarvi a capire meglio la struttura di questi ultimi, figuratevi un'area a pianta quadrata delineata da quattro pareti. Su ognuna di esse si trovano due portali che portano nelle stanze dove si consumerà l'azione effettiva. Al giocatore viene lasciata la possibilità di scegliere quale portale attraversare, a seconda della ricompensa che vuole ottenere (evidenziata con un simbolo sopra ogni arcata). Fino a che non verrà scelta una stanza su ognuna delle quattro pareti, non sarà possibile proseguire al livello successivo. La partita si conclude quando il giocatore muore, oppure, quando riesce a raggiungere il quinto livello e a sconfiggere il boss.

Into the Pit: un esempio dei forzieri, disponibili solo in determinate stanze
Into the Pit: un esempio dei forzieri, disponibili solo in determinate stanze

Tornati al villaggio, possiamo migliorare e espandere la nostra rosa di abilità iniziali grazie a vari venditori (sbloccabili man mano che si salvano gli abitanti smarritisi nella fossa). E, come da tradizione, il ciclo continua sostanzialmente fino a che non ci si è stufati di giocare.

La particolarità di Into the Pit è il fatto che ogni partita non è mai la stessa, ma non solo per la sua natura procedurale, quanto anche per la possibilità di mescolare i "biomi" (sei in totale) e sbloccare combinazioni differenti di ambienti e nemici da affrontare.

Un mondo di ricorrenze

Into the Pit: gli ambienti e le situazioni si ripetono spesso
Into the Pit: gli ambienti e le situazioni si ripetono spesso

Se la possibilità di fondere diverse caratteristiche è interessante sulla carta, lo diventa un po' meno quando ci si trova effettivamente a contatto con la realtà di gioco. Per quanto interessante come intuizione, è innegabile che questa scelta sia stata fatta per mascherare la poca varietà delle mappe, che si ripetono molto spesso (perfino durante la prima partita).

Il design di luoghi e nemici cambia, ma il resto rimane pressoché immutato (comprese le abilità degli avversari, tutte molto simili, differenziate solo da alcuni effetti di stato). Ciò porta, dopo veramente poche ore di gioco, a conoscere alla perfezione ambienti, pattern e posizione di nemici e oggetti, azzerando praticamente la parabola di apprendimento e facendo diventare l'intero processo della discesa nella fossa qualcosa di estremamente meccanico e calcolato, a tratti privo di una vera e propria sfida.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo: Windows 10
  • Processore: Intel Core i7-10700
  • Memoria: 16 GB di RAM
  • DirectX: Versione 12
  • Scheda video: NVIDIA GeForce RTX 3070

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows 8.1
  • Processore: Intel Core i5-8250U (4 * 1800), AMD Ryzen 3 2200G (4 * 3500) o equivalente
  • Memoria: 4 GB di RAM
  • Scheda video: GeForce MX 150 (2048 VRAM), Radeon RX 550 (4096 VRAM) o equivalente
  • Memoria: 3 GB di spazio disponibile

Requisiti consigliati

  • Sistema operativo: Windows 10
  • Processore: Intel Core i7-7700HQ (2 * 2800), AMD FX-9590 (8 * 4700) o equivalente
  • Memoria: 8 GB di RAM
  • Scheda video: GeForce GTX 1060 (6144 VRAM), Radeon R9 390X (8192 VRAM) o equivalente
  • Memoria: 3 GB di spazio disponibile

Gameplay frenetico

Into the Pit: l'azione è rapida e necessita di reattività
Into the Pit: l'azione è rapida e necessita di reattività

Fortunatamente, quando si parla di gameplay puro e semplice, Into the Pit sembra trovarsi più a suo agio. Il gioco è senza ombra di dubbio uno sparatutto.

Appena scesi nella fossa, viene data la possibilità al giocatore di scegliere (tra tre opzioni fornite casualmente) una tipologia di incantesimo (che potremmo chiamare "raffica di fuoco") per mano e un'abilità difensiva. Ogni volta, quindi, la strategia d'attacco sarà per forza di cose un minimo differente, dato che bisogna adattarsi allo stile di combattimento (più ravvicinato o dalla distanza, oppure un misto di entrambi) a seconda degli incantesimi disponibili.

Dal momento in cui si mette piede nella prima arena (sarà per lo stile grafico un po' retrò, sarà per il contesto demoniaco), la mente torna immediatamente alla frenesia splatter della saga di Doom. In effetti, il gameplay ricorda quello dei titoli id Software. Ipercinetico e dedito alla velocità d'azione, sembra di stare per minuti interi a liberare una stanza, quando in verità sono passati solo una manciata di secondi. Il che non è un male. Anzi, questa dilatazione temporale spinge a completare il quadro il più in fretta possibile, così da migliorare il proprio tempo.

La frenesia della partita viene tenuta sempre alta (almeno su PC) da una velocità delle interazioni capace di azzerare i momenti morti. La semplicità delle schermate e la reattività dei comandi permettono di spostarsi rapidamente tra un'arena e l'altra, una caratteristica fondamentale per un titolo con questo ritmo.

Visivamente nostalgico, tecnicamente problematico

Into the Pit: visivamente il gioco è molto gradevole
Into the Pit: visivamente il gioco è molto gradevole

Bastano poche immagini per accorgersi della cura riservata al comparto visivo di Into the Pit. Con occhio nostalgico, il gioco omaggia la storia videoludica, ma riesce anche a renderla attuale, attraverso effetti di luce ben congegnati e una palette cromatica varia, utilizzata in maniera molto originale. Non è uno di quegli stili universali, in grado di accontentare tutti, ma sicuramente una nicchia saprà apprezzare il lavoro dietro al titolo.

Tuttavia, c'è un "però". Nonostante sia graficamente ispirato, il gioco è tecnicamente molto sporco. Tra hit-box imprecise e compenetrazioni varie (capita spesso che il personaggio si incastri nelle pareti, cosa che in un gioco dove il movimento è fondamentale, equivale a un "game over"), Into the Pit, a volte, è tanto bello da vedere quanto frustrante da giocare.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, Humble Store, Xbox Store, Windows Store
Prezzo 14,99 €
Multiplayer.it
6.8
Lettori (11)
8.0
Il tuo voto

Into the Pit è un titolo che, fortunatamente, non pecca d'ambizione. L'intento sembra quello di voler omaggiare una certa storia videoludica proponendo, al tempo stesso, qualcosa di derivativo, ma comunque originale. E in parte riesce nell'impresa. Il gioco, in definitiva, diverte, grazie anche alla rapidità di interazioni e scontri, che permettono di completare un intero dungeon nel giro di pochi minuti. Tuttavia, la scarsa pulizia del titolo e la sostanziale ripetitività di situazioni, che annulla l'importanza degli elementi procedurali e casuali, porta a chiedersi se questo amore incondizionato per il "vecchio" non sia altro che un diversivo per colmare delle lacune non solo economiche, ma anche pratiche.

PRO

  • Azioni rapide e concitate
  • Visivamente molto ispirato

CONTRO

  • Poca pulizia tecnica
  • Ripetitività di spazi e situazioni
  • Narrativamente molto povero