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Kenshi, la recensione

Kenshi è la realizzazione concreta di una vera e propria filosofia di gioco, come cerchiamo di dimostrare nella nostra recensione.

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   05/12/2018

A essere sinceri, recensire Kenshi è un controsenso. Trattandosi di un titolo ultra specializzato e plasmato per chi lo ha seguito sin dai suoi primi vagiti, emessi ormai un decennio orsono, supportandolo con soldi e feedback, è a loro che andrebbe chiesto se sono soddisfatti o meno di com'è venuto. Tutti gli altri dovrebbero limitarsi a bussare educatamente per cercare di capire se è rimasto un po' di spazio, quindi decidere se valga la pena o meno affrontare le asperità che conducono alla comprensione del gioco e di tutte le sue dinamiche.

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Mondo dinamico

Dopo molte ore di gioco decidiamo di portare il nostro party a fare un giro per un territorio che non abbiamo ancora esplorato. Il mondo di Kenshi è vasto, vastissimo (870 chilometri quadrati), e abbiamo faticato enormemente per avere un gruppo affiatato e ben equipaggiato che potesse affrontare ogni genere di pericoli. Ora possiamo affrontare situazioni che solo qualche ora prima ci avrebbero spazzati via in pochi istanti, ma allo stesso tempo sappiamo di dover continuare a tenere alta la guardia se non vogliamo vanificare la gran parte degli sforzi fatti, perché di invincibile non c'è davvero nessuno. Kenshi è un gioco di ruolo aspro e duro, come il suo sviluppo. Arrivò nell'Accesso Anticipato di Steam nel 2013, già alla versione 0.40 e ora, dopo centinaia di aggiornamenti (letteralmente), è stata finalmente pubblicata la versione finale, che non conclude la sua epopea ma che consente almeno di valutarlo. Descriverlo è abbastanza semplice, visto che si tratta di un gioco di ruolo con una forte componente survival che lascia il giocatore libero di agire come vuole, nel senso che non impone obiettivi e non è tenuto insieme da una campagna narrativa.

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Il personaggio o il party si controllano via mouse, cliccando sulle destinazioni e sugli oggetti interattivi (persone con cui parlare, contenitori da aprire, materiale da raccogliere e così via). Scelto uno stile di gioco tra cinque (da notare che per semplificarsi la vita si può decidere di avere un party sin da subito) e creato il personaggio principale (o i personaggi in caso di party) tramite il completissimo editor incluso, ci si ritrova a dover studiare il complesso mondo di gioco, che offre una serie di possibilità negate da molti altri giochi di ruolo. Prendiamo ad esempio le fazioni: normalmente sono gruppi cui possiamo unirci dopo aver svolto diversi compiti. In Kenshi, invece, sono molto di più, ossia dei centri di potere che agiscono effettivamente in un certo territorio, influendo sulla sua economia e sui rapporti con le altre fazioni. Insomma, una fazione non è un elemento statico dello scenario che va scelto per avere determinati bonus, ma contribuisce a plasmare lo scenario stesso. Va bene, starete dicendo, sulla carta sembra tutto bellissimo, ma cosa comporta nella pratica?

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Sostanzialmente il mondo di Kenshi appare molto più vivo rispetto alla media dei videogiochi sul mercato, anche di quelli molto più esosi in termini tecnici, perché si evolve continuamente, ben oltre le azioni del giocatore, contribuendo a rendere davvero unica ogni partita. Insomma, giocando non si incontrano eventi che si attivano al nostro passaggio, ma siamo noi che ci infiliamo in accadimenti che esistono a prescindere dalla nostra presenza.

Gioco di ruolo hardcore

Torniamo al nostro party, rimasto in speranzosa attesa di fare qualcosa. Usciamo dalla nostra cittadella, che ci siamo costruiti con grandi sforzi andando a cercare materiali per monti e per valli. All'inizio eravamo soli e disarmati: un qualsiasi predone poteva ammazzarci senza pietà e la nostra unica arma era la fuga. Poi ci siamo arrangiati, abbiamo iniziato a comprendere meglio il complesso sistema di gioco, abbiamo reperito le prime materie prime, ci siamo armati, siamo stati ammazzati da altri predoni che non si sono fatti intimorire dal nostro rozzo equipaggiamento, abbiamo continuato a perseverare, siamo penetrati in alcune case usando il sistema stealth per rubare degli oggetti di valore, abbiamo aumentato la forza sovraccaricando il nostro inventario, ci siamo allenati a combattere con dei manichini, abbiamo iniziato ad accumulare un po' di risorse, siamo tornati a girovagare in cerca di altre materie prime e abbiamo capito che oltre a fare esperienza per migliorarci e diventare più forti, potevamo sfruttare il mondo di gioco stesso a nostro vantaggio.

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Ad esempio all'ennesimo agguato subito mentre eravamo per i fatti nostri, abbiamo attirato gli aggressori verso un gruppo di guardie, che li hanno affrontati uccidendoli tutti. Purtroppo le guardie hanno razziato i cadaveri al nostro posto, lasciandoci solo qualche oggetto di poco valore. Poco male: abbiamo preso ciò che potevamo, lo abbiamo venduto e abbiamo continuato a crescere, incontrando personaggi sempre più importanti con cui abbiamo iniziato a sviluppare rapporti di mutua assistenza e commerciali. Piano piano abbiamo costruito il nostro primo avamposto, abbiamo acquistato delle case, siamo diventati più ricchi e abbiamo assoldato dei compagni di viaggio, quelli con cui stavamo giusto per partire all'avventura. I nemici non ci fanno più paura, criminali o animali selvatici che siano, ma dobbiamo stare attenti, perché non è facile curare le ferite ed essere soverchiati è sempre questione di pochi istanti, soprattutto se si attacca il gruppo sbagliato. Il sistema di combattimento è molto semplice: si clicca sui nemici e il personaggio picchia con l'arma che ha in mano. A essere complesso è tutto ciò che c'è voluto per rendere gli attacchi efficaci.

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Comunque quello di fare gli avventurieri è solo uno dei tanti modi di giocare Kenshi. Volete essere dei ladri solitari? Potete farlo. Volete diventare dei potenti mercanti facendovi proteggere da dei mercenari? Potete fare anche questo. Volete giocarlo come se fosse una specie di RTS? Ci sono opzioni e abilità dedicate allo scopo. L'importante è far crescere le caratteristiche giuste e non sottostimare tutti quegli aspetti che sembrano secondari, ma in realtà non lo sono.

Nessun compromesso

Per chi se lo stesse chiedendo, il nostro party ha fatto una ben magra figura. Abbiamo raggiunto una terra piena di cannibali, ne abbiamo attaccato uno e ci siamo ritrovati circondati dai suoi compagni in pochissimi istanti. I nostri uomini sono stati sopraffatti, catturati, legati a dei pali e poi mangiati. Sarà per la prossima volta. Come già sottolineato Kenshi è così vasto e complesso che all'inizio può spiazzare. Per trovare un gioco che gli somiglia a livello di quantità di dinamiche, bisogna guardare a Mount & Blade. La curva di apprendimento è ripidissima e le prime ore di gioco sono frastornanti, soprattutto se lo si prende nel modo sbagliato. Ci sono talmente tante cose in cui impegnarsi che qualcuno potrebbe addirittura non trovare niente da fare, tanta è la libertà concessa. In effetti può essere strano non avere una direzione predeterminata da seguire, ma è proprio questa la sua forza, ciò che lo ha reso amatissimo da una comunità di pochi, ma fedeli appassionati. Insomma, il sistema di combattimento in tempo reale potrà essere un po' legnoso, tecnicamente non potrà esserci niente di esaltante da vedere, a parte alcuni rari paesaggi, il sistema di gioco potrà essere uno dei meno amichevoli mai realizzati, la colonna sonora potrà essere quasi inesistente, ma poco importa perché i giocatori di Kenshi chiedono al gioco tutt'altro.

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Gli chiedono di poter essere uccisi in ogni momento se si comportano in modo avventato, gli chiedono di passare ore a costruire un avamposto o di allenare il loro personaggio per vederlo morire al primo scontro, così da avere la soddisfazione di tornare ad allenarlo. Vogliono un'esperienza oltre l'hardcore, insomma, e non avrebbero gradito alcun compromesso fatto per rendere la vita più facile a un pubblico differente.

Conclusioni

Digital Delivery Steam, GoG
Prezzo 14,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (4)
9.3
Il tuo voto

Kenshi è un videogioco in cui non si capita per caso. Kenshi bisogna seguirlo, studiarlo, in un certo senso interiorizzarlo per poterlo apprezzare davvero. È quasi una filosofia più che un normale gioco e ha poco senso mettersi a confrontarlo con altri titoli che magari condividono lo stesso genere, ma solo nominalmente. Kenshi rappresenta appieno quell'artigianato indie che ai più può risultare completamente indigesto, facendoli fuggire a gambe levate, oppure incatenare per giorni, mesi e anni, perché capace di dare stimoli che non possono essere trovati altrove. Sicuramente radicale, ma in senso positivo.

PRO

  • Meccaniche profonde
  • Mondo di gioco vivo e dinamico
  • Un gioco di ruolo hardcore senza compromessi
  • Prezzo accessibile per decine di ore di gioco

CONTRO

  • Tecnicamente si vede tutto il tempo impiegato per svilupparlo
  • Fa di tutto per osteggiare i neofiti
  • Qualche missione più strutturata non ci sarebbe dispiaciuta