Le immagini e i video non possono far altro che incuriosire ma è difficile avere un'idea precisa di cosa voglia dire stare effettivamente dentro a questo gioco se non semplicemente vivendolo in prima persona, come cerchiamo di spiegare in questa recensione di Manifold Garden. Le figure impossibili e le geometrie relativistiche di Escher sono da sempre uno spunto importante per la creazione di mondi immaginari digitali, che solo di recente hanno iniziato a prendere forma in maniera convincente anche come videogiochi, ma quando a questi elementi si aggiungono implicazioni fisiche che hanno un senso logico, allora la questione si complica ulteriormente e riuscire a gestire caratteristiche così profonde è roba da sviluppatori capaci. Evidentemente, in William Chyr Studio ne hanno, considerando come questo gioco riesca ad affascinare con le sue architetture impossibili ma anche a coinvolgere con un puzzle design che funziona veramente bene.
Ci sono pochi metri di paragone per far capire di cosa si tratti, anche se molti elementi nucleari della struttura di Manifold Garden possono facilmente apparire derivativi, avendo a che fare con interruttori, blocchi da spostare e implicazioni fisiche. È chiaro che qualcosa di Portal spunta sempre in questi casi, ma vista la complessità architettonica del design dei livelli viene in mente anche l'ottimo e un po' oscuro Antichamber, una delle prime produzioni indie ad affrontare in maniera molto scientifica la questione del superamento di certi limiti classici della geometria applicata al videogioco, ma con un occhio di riguardo allo stile. Anche in questo caso, una cosa che stupisce particolarmente è la coerenza con cui la solidità strutturale dei puzzle si fonde con il taglio artistico applicato alla costruzione delle ambientazioni, per cui buona parte del tempo in questo gioco lo passeremo probabilmente a guardarci intorno e contemplarne le meraviglie impossibili.
Uno strano puzzle
Al di là di qualche semplice indicazione sui controlli (gli standard per muovere lo sguardo e spostarsi nello spazio 3D, abbastanza precisi su touch screen come buoni sul controller), non c'è assolutamente nulla che ci indichi cosa fare, perché siamo in mezzo a tale situazione o semplicemente perché progredire di livello in livello. Sebbene molti titoli condividano questa impostazione ermetica, sembra che Manifold Garden non abbia intenzione di proporre qualche questione esistenziale, più o meno occulta, quanto piuttosto spingerci a sprofondare nel suo strano mondo e accettarne la relatività delle leggi fisiche come una cosa quasi naturale. È chiaro come ci sia anche un intento artistico nella costruzione delle architetture che dominano lo strano paesaggio, ma la loro conformazione trova una giustificazione nelle meccaniche del gioco, che fa della relatività e dell'infinito i suoi punti cardine. E scusate se è poco.
In Manifold Garden è impossibile incastrarsi in maniera irrimediabile o morire in qualche modo: nonostante gli scorci infiniti che sono visibili nell'ambientazione, non si può cadere e schiantarsi da qualche parte, oppure semplicemente finire al di fuori dei bordi previsti. Il continuo modificarsi della forza di gravità consente una gestione libera dello spazio e della propria posizione dentro tale spazio, ma sempre all'interno delle leggi previste dal gioco, che garantisce grande libertà nella modulazione gravitazionale ma senza incappare in situazioni illogiche, almeno per quanto è possibile rilevare in una normale run. Alla base del puzzle c'è dunque questo meccanismo di modifica della gravità e di ripetizione delle medesime strutture all'infinito: la combinazione di questi elementi porta a soluzioni inedite per problemi elementari, quasi abusati nei videogiochi. Spostare un blocco da un punto a un altro, premere un tasto o azionare un meccanismo richiedono in questo contesto delle soluzioni molto diverse dal solito, considerando anche che alcuni oggetti sensibili rispondono a leggi gravitazionali specifiche, che vanno dunque combinate alle leggi fisiche variabili dell'ambiente circostante.
Se le logiche più profonde del gameplay risultano ben difficili da spiegare a parole, per capire il fascino scaturito dal semplice guardarsi intorno in Manifold Garden basta vedere qualche screenshot a caso. In questo aspetto risiede una buona metà del potere magnetico del gioco di William Chyr Studio, che trova la sua forza motrice sì nelle meccaniche puzzle ma anche nella voglia di vedere nuove strutture assurde e prospettive ardite in cui vagare.
Conclusioni
Siamo ormai assuefatti ai giochi indie con velleità artistiche e abbastanza abituati anche ai puzzle indie con tali caratteristiche, nello specifico, eppure Manifold Garden mantiene un bel margine di originalità e riesce a stupire con la sua particolare rappresentazione del mondo di gioco. L'idea della gravità più o meno relativa è la base del meccanismo puzzle e funziona molto bene, anche se a lungo andare perde parzialmente un po' di spinta, ma l'interesse a proseguire - nell'inevitabile senso di spaesamento dato dalla mancanza di qualsiasi elemento narrativo o anche "filosofico" - deriva soprattutto dalla meraviglia causata dalle ambientazioni in cui ci si trova immersi, che sono poi parte integrante del gameplay e delle leggi fisiche che dominano questo strano mondo.
PRO
- Esteticamente incantevole
- Buone meccaniche puzzle basate sulla gravità variabile
- Curva della difficoltà molto dolce
CONTRO
- Non dura molto (meno di cinque ore, in media)
- Il senso di vuoto dato dall'assenza di input narrativi può disturbare
- I puzzle non sono sempre stimolanti