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Mutant Year Zero: Road to Eden, la recensione

Ironia, dramma e mistero si mescolano in Mutant Year Zero: Road to Eden, uno strategico a turni post-apocalittico di grande impatto visivo. La nostra recensione.

RECENSIONE di Mattia Armani   —   04/12/2018
Mutant Year Zero: Road to Eden
Mutant Year Zero: Road to Eden
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È finalmente giunto il momento della recensione di Mutant Year Zero: Road to Eden, atteso figlio dell'ultima incarnazione di un gioco di ruolo svedese che ha superato abbondantemente i trent'anni di età. Ed è un traguardo superato grazie a un'ambientazione affascinante che ritroviamo nello strategico a turni sviluppato da The Bearded Ladies, pubblicato dalla ben nota Funcom e caratterizzato da un sistema di combattimento ispirato a XCOM. Ma parliamo di un titolo ben diverso da quello Firaxis e non solo per la mancanza di una dimensione di macrostrategia: le singole missioni di quest'ultimo lasciano infatti spazio a un'esperienza più fluida, escludendo i caricamenti tra un'area e l'altra, che viene definita dagli sviluppatori avventura tattica e mescola un pizzico di esplorazione, trama lineare ma robusta, grafica massiccia, parecchia atmosfera e una forte componente stealth, un qualcosa che è nel DNA di parte di una sofware house popolata da parecchi esuli del team Io Interactive che si occupava di Hitman.

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Animali mutanti contro il mondo

Il mondo di Mutant Year Zero: Road to Eden è un cimitero di uomini, ricordi e tecnologie più o meno funzionanti, scarti come quelli umani che ancora provano a sopravvivere nell'Arca, mentre l'esterno è nelle mani robot, mutanti e cultisti dagli strani poteri che si preparano a fare qualcosa di folle e pericoloso. Ma la speranza non muore mai, nemmeno quando ti ritrovi nei panni di un massiccio cinghiale dai modi spicci di nome Bormin o di un'anatra antropomorfa dall'umorismo strafottente di nome DUx, un personaggio che incarna lo spirito di un titolo che mescola atmosfera cupa e ironia. Anzi, l'essere diversi da chi è già diverso fa dei protagonisti principali di Mutant Year Zero gli eroi perfetti, abbastanza speciali da risaltare anche in un mondo di mutanti e motivati dal bisogno di scoprire da dove vengono, costi quel che costi. Due contro il mondo, dunque, almeno sulle prime, visto che la squadra è da tre. Ed è qui che entra in campo Selma, una donna dalle gambe prodigiose e la prima di tre reclute che ci consentiranno di impiegare sul campo anche un potente psionico e una volpe dai nervi d'acciaio. Ma prima di arrivarci c'è da fare un po' di strada a partire dall'arrivo all'Arca che una volta scoperta, come le altre zone, può essere raggiunta istantaneamente col viaggio rapido. Cosa da tenere a mente, tra l'altro, perché la città verticale ospita i negozi che ci permettono di scambiare i rottami trovati, potenziare le armi scovate o comprate, renderle ancora più efficaci grazie ai moduli di potenziamento e sbloccare bonus di squadra utilizzando gli artefatti ottenuti.

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Tutte risorse indispensabili, ingredienti di un'evoluzione dei personaggi che include anche svariate mutazioni, vere e proprie abilità passive e attive che esaltano le caratteristiche dei personaggi rendendoli sempre più efficaci. Ed è qui che arriviamo infine a parlare del gameplay di un titolo che pur consentendoci di raggiungere alcune aree di livello più alto prima del tempo, evitando i nemici o prendendo un determinato bivio, premia chi affronta gli avversari sistematicamente e risulta tutto sommato lineare, escludendo alcuni sfiziosi indizi che aggiungono un pizzico di spirito investigativo all'esperienza. Armi alla mano, invece, le possibilità sono parecchie. Una volta avvicinata una minaccia, il suo raggio di percezione compare sullo schermo nella forma di un grosso cerchio rosso all'interno del quale non dobbiamo farci vedere o sentire. Per ridurne l'ampiezza possiamo spegnere la torcia e questo ci permette di posizionare i nemici nelle vicinanze degli avversari, per dare finalmente il via all'imboscata con uno o più membri della squadra. Ed eccoci infine di fronte al classico sistema di combattimento a turni basato su movimento a griglia, coperture distruttibili, linea visuale e percentuali che determinano possibilità di colpire, effettuare un critico o attivare gli effetti aggiuntivi dell'arma che includono atterramento, disattivazione robot, distruzione coperture e quant'altro. Attaccare mette sempre fine al turno di un personaggio mentre le armature bloccano danni diretti o di altro genere, e gli elmi sfoggiano un sacco di abilità difensive più o meno utili a seconda del nemico affrontato. A tutto questo si aggiungono poi l'ovvia modalità di guardia (overwatch), sebbene limitata e non troppo efficace per questioni di bilanciamento, oltre a granate di vario tipo, armi secondarie e medikit.

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Strategia a turni al servizio dello stealth

Il livello di difficoltà minimo di Mutant Year Zero: Road to Eden è quello normale. La modalità facile non rientra infatti tra le scelte di design di un titolo che ci mette di fronte a nemici tosti e ci chiede di sfruttare ogni risorsa a nostra disposizione. Ma non siamo di fronte a un gioco che rende le cose troppo complicate: l'interfaccia ci mostra chiaramente quali nemici hanno sott'occhio un nostro compagno mentre i modificatori alla mira la modificano sempre in scatti da 25 punti percentuali. Inoltre l'equipaggiamento è condiviso tra tutti i personaggi che possono accedere a tutti i medikit e a alle granate disponibili in ogni momento, senza costringerci a macchinosi scambi prima di uno scontro. E questo fa si che l'attenzione del giocatore sia sempre concentrata sull'atmosfera, sulla dimensione stealth e sulla sfida, come anticipato piuttosto elevata. Dalla nostra abbiamo lo stealth e la libertà d'approccio, ma dall'altra nemici dotati di parecchie abilità insidiose tra psionici capaci di dominare la mente, robot medici che possono rianimare i caduti, nemici incendiari dotati di molotov infinite, cani da guardia mutanti, cacciatori capaci di colpire da grande distanza e nemici in grado di chiamare rinforzi. Trascurare uno solo di questi aspetti può dare un grosso vantaggio a nemici che sono senza dubbio aggressivi, anche se spesso sconsiderati, soprattutto alla difficoltà base. Ma questa è chiaramente pensata per diluire la sfida di un'esperienza che si fa d'improvviso più fluida una volta accumulati un po' di livelli, punti ferita, abilità, armi, armature e un po' di esperienza nelle dinamiche stealth.

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D'altronde spesso queste ci consentono di eliminare interi gruppi un nemico alla volta e sarebbe scriteriato non sfruttarle, visto che l'allarme di un nemico può richiamarne a frotte costringendoci a combattimenti disperati. Certo, in caso di successo le uccisioni silenziose tolgono qualcosa all'impegno sul campo, rendendo tra l'altro il bilanciamento difficile da soppesare, ma chi cerca una sfida più corposa può alzare il livello di difficoltà, cosa tra l'altro possibile direttamente in gioco, passando alla modalità difficile, dove l'energia recuperata dopo uno scontro è solo la metà, o alla difficoltà massima, che non prevede il recupero di vita dopo gli scontri. Il tutto di fronte a nemici che non ottengono punti vita, cosa che garantisce che le meccaniche funzionino a tutti i livelli, ma guadagnano in efficacia e reattività, mentre noi perdiamo medikit. Ed è un dettaglio che cambia le carte in tavola, rendendo vitale una buona gestione delle risorse e garantendo al contempo maggiore importanza alle mutazioni pensate per la sopravvivenza. Mutazioni che diventano addirittura essenziali con la modalità Iron Mutant, applicabile a ogni livello di difficoltà ma attivabile solo a inizio partita, che introduce la morte permanente, toglie il controllo dei salvataggi al giocatore e aumenta notevolmente la longevità di un titolo che anche senza attivarla ci ha comunque tenuto impegnati per più di trenta ore. Buona parte del tempo, sia chiaro, lo abbiamo speso esplorando le mappe in cerca di segreti, studiando i movimenti dei nemici e riprovando dopo aver fallito un'imboscata, ma il tempo è letteralmente volato. Peccato per il combattimento finale, meno sorprendente di quanto avremmo sperato, ma il colpo di scena non manca e in qualche modo chiude il cerchio, anche se l'ultimo sospiro di Mutant Year Zero ha il sapore del cliffhanger.

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Fascino anni ottanta, in un trionfo di esplosioni e detriti

Tra gli innegabili pregi di Mutant Year Zero: Road to Eden troviamo un comparto tecnico di altro profilo, atipico considerando il genere. I ragazzi di The Bearded Ladies hanno senza dubbio sfruttato a fondo l'Unreal Engine mettendo in campo illuminazione avanzata, foschia volumetrica, erba folta, riflessi in tempo reale e colori vibranti, tutto condito con una generosa dose di distruzione ambientale. Alcune texture, tra l'altro, lasciano davvero a bocca aperta, ma ce ne sono anche di meno curate così come ci sono differenze qualitative evidenti nei modelli dei personaggi. Se Dux è senza alcun dubbio spettacolare, tanto nelle animazioni quanto nella resa complessiva, Selma, così come tutti i personaggi con fattezze ancora umane, finisce nella lista dei punti meno esaltanti di un titolo che si fa però perdonare con vistosi pezzi di equipaggiamento che aggiungono parecchio al look dei personaggi e contribuiscono a mantenere elevato il giudizio estetico complessivo. Purtroppo una buona parte dell'esperienza si consuma in una foresta spesso circondata da enormi rovi mutanti che soffre di qualche problema di varietà, ma gli sviluppatori hanno fatto un ottimo lavoro nel renderla il più varia possibile sfruttando neve, luce ambientale, fogliame, enormi robot, distese di cadaveri, carcasse di treni, discariche e accampamenti.

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Il livello di dettaglio complessivo è senza alcun dubbio elevato e nelle ore finali cresce ulteriormente regalandoci scorci cittadini mozzafiato, che si sgretolano in un trionfo di schegge e mattoni tra granate, cannonate al plasma e bombardamenti satellitari. Un vero spettacolo che soffre però di vistosi rallentamenti, tra l'altro non sempre correlati alla distruttibilità o alla mole poligonale. Capita infatti che il framerate di Mutant Year Zero scenda al di sotto dei 60fps in un prato, e questo a prescindere dalla risoluzione o dalla scheda video utilizzata, segno di qualche problema di ottimizzazione che si aggiunge a collisioni anomale, attacchi che non sembrano rispettare le percentuali di mira e glitch di vario genere. Ma le patch di questi giorni hanno già sistemato i problemi più grossi e non c'è nulla che ci abbia impedito di arrivare ai titoli di coda con gran soddisfazione, deliziati da un'atmosfera che alterna malinconia, rabbia e ironia con efficacia. Le scene di intermezzo basate su illustrazioni sono modeste ma funzionano, sostenute da campionamenti audio più che buoni, da efficaci battute sottotitolate in italiano e da una colonna sonora che mescola il synth degli anni ottanta di Blade Runner e 1997: Fuga da New York con un tema di combattimento che cita direttamente il primo UFO. E non manca nemmeno qualche frammento di rock d'annata che sbuca da qualche radio mezza rotta, ciliegina sulla torta di un titolo che ha solo bisogno di qualche rifinitura per dirsi pienamente riuscito.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema Operativo: Windows 10 64 Bit
  • Processore: AMD Ryzen 7 2700X
  • Scheda Video: NVIDIA GeForce RTX 2080 Ti
  • Memoria: 16 GB

Requisiti minimi

  • Sistema Operativo: Windows 7, 8, 10 (64 Bit)
  • Processore: Intel Core i5-760 / AMD Phenom II X4 965
  • Scheda Video: NVIDIA GeForce GTX 580 / AMD Radeon HD 7870
  • Memoria: 6 GB

Requisiti consigliati

  • Sistema Operativo: Windows 7, 8, 10 (64 Bit)
  • Processore: Intel Core i7-6700K / AMD Ryzen 5 1600X
  • Scheda Video: NVIDIA GeForce GTX 970 / AMD Radeon RX 480
  • Memoria: 8 GB

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 34,99 €
Multiplayer.it
8.5
Lettori (37)
8.2
Il tuo voto

Mutant Year Zero: Road to Eden utilizza meccaniche che conosciamo bene, ma le pone al servizio di una dimensione stealth che influenza ritmi e grado di sfida di uno strategico a turni che funziona egregiamente a prescindere dal livello di difficoltà scelto. Il risultato è un titolo diverso, longevo e intrigante, un intenso viaggio che abbiamo vissuto con grande trasporto, aiutati da un impianto audiovisivo di grande impatto. Non tutto del titolo The Bearded Ladies è rifinito alla perfezione e la magnificenza tecnica ci fa pagare il conto a causa di un'ottimizzazione tutt'altro che eccellente. Ma confidiamo che qualche patch possa rifinire un titolo che, oltre a sfoggiare un prezzo interessante, è disponibile in versione Xbox One anche nel catalogo Game Pass di Microsoft.

PRO

  • Meccaniche classiche al servizio di un'esperienza diversa
  • Crescita del personaggio, longevità e sfida assicurate
  • Colonna sonora e Unreal Engine regalano emozioni

CONTRO

  • Talvolta i nemici si lanciano in mezzo all'azione con poco criterio
  • Glitch, bug e problemi di ottimizzazione assortiti
  • La prima parte del titolo non brilla per varietà dell'ambientazione