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NBA 2K23, la recensione di una serie che vuole scappare dalla città

La recensione di NBA 2K23 parla di un gioco che fa tante cose bene, ma che sbaglia in quella che fino a poco tempo fa era la sua modalità principe: Il Mio Giocatore.

RECENSIONE di Luca Forte   —   27/09/2022

Oltre a NBA 2K, l'altro fiore all'occhiello di Take Two sono sicuramente i giochi a mondo aperto di Rockstar Games: non solo GTA, ma anche Red Dead Redemption o Bully sono in grado di insegnare al resto dell'industria come si costruisce un'esperienza di questo genere, cosa fare per renderla godibile e cosa evitare come la peste per non indispettire i propri utenti. Si va da un design dei livelli che sia il più possibile senza barriere o vicoli ciechi, al riempire le ambientazioni di cose da fare interessanti, che lascino sempre un qualcosa ai giocatori. Soprattutto, però, è sempre un piacere girovagare per questi mondi grazie a mezzi di trasporto divertenti da controllare e personaggi e scenari in grado di entrare nel cuore.

Con questo in mente non capiamo come Visual Concepts, uno studio che tendenzialmente sa sviluppare un videogioco, possa presentare la Città di NBA 2K23 alle stesse persone che giudicano gli open world di Rockstar Games, ma anche quelli di Borderlands. Sappiamo di essere duri e di iniziare la recensione di NBA 2K23 in modo piuttosto inaspettato, soprattutto considerando la valutazione numerica finale, ma davvero non ci spieghiamo come un prodotto di livello come quello di 2K possa inciampare, nuovamente, sui suoi stessi passi.

Un metaverso zoppicante

Come non volere un quartiere coi serpenti in un gioco di basket come NBA 2K23...
Come non volere un quartiere coi serpenti in un gioco di basket come NBA 2K23...

L'obiettivo di Visual Concepts è sempre più quello di creare più che un open world, una sorta di metaverso, ovvero uno spazio virtuale che vive e respira basket nel quale, attraverso un avatar poligonale, possiamo interagire con gli altri e con le diverse attività proposte. Un intento ambizioso, che affonda le sue origini nel Quartiere (che tra l'altro è ancora l'hub su PC, Xbox One, Switch e PS4) e che è diventato sempre più il fulcro de Il Mio Giocatore, la modalità principe di NBA 2K23 nella quale si interpreta una promessa del basket NBA e la si traghetta dalla panchina nell'anno da rookie alla Hall of Fame.

Se un tempo, con risultati altalenanti, il tentativo era quello di raccontare una storia di basket in stile He Got Game (o il più recente Hustle), adesso tutta l'epopea del nostro alter ego è stata frammentata all'interno della Città, un agglomerato di negozi, attività e personaggi che sembrano non pensare ad altro se non al basket.

Fin qui nulla da dire, è un modo intelligente per creare un hub nel quale riunire alcune delle principali modalità di gioco, dalle Sfide di Jordan alle partite competitive, passando, ovviamente, per la carriera a giocatore singolo. Sulla carta, poi, le novità di quest'anno vanno ad attaccare i punti deboli emersi nelle scorse edizioni: la carriera collegiale è opzionale, i quartieri periferici della Città sono diventati tematici e hanno maggiore personalità ed è stato introdotto un sistema di trasporto rapido per muoversi da un punto all'altro della città.

Peccato, poi, che la realizzazione di tutte queste cose si scontri non solo con questioni di buon gusto, ma soprattutto con scelte di game design piuttosto incomprensibili. Va bene la volontà di essere realistici, ma era davvero necessario che il trasporto rapido fosse a stazioni e non porti direttamente dove vogliamo andare? Perché dobbiamo camminare per forza per 50/100/200 metri virtuali per raggiungere un punto preciso della città? O perché bisogna fare la coda per gli esercizi in palestra o aspettare il proprio turno per fare una partita al campetto, quando un classico matchmaking potrebbe velocizzare il tutto oltre che rendere più equa la sfida?

Fare la coda al campetto di NBA 2K23 è una delle scelte incomprensibili de La Città
Fare la coda al campetto di NBA 2K23 è una delle scelte incomprensibili de La Città

Perché dobbiamo spendere 80 euro, sorbirci un sacco di pubblicità dai vari marchi presenti e avere le sempre incombenti microtransazioni se poi dobbiamo fare la coda nel nostro stesso gioco? Fosse che poi è divertente andare in giro per la città, ma questa è funestata da un level design incomprensibile, pieno di vicoli ciechi, muri invisibili e ostacoli che rendono spostarsi a piedi (o ancora peggio con lo skateboard) una piaga degna dei primi esperimenti con gli open world. Niente animazioni contestuali, non c'è la possibilità di scavalcare un parapetto o saltare un ostacolo: girare per la città toglie la voglia di esplorare tutto quello che Il Mio Giocatore ha da dire. E le cose sono tante, come le attività settimanali al Cinema, le sfide al campetto con gli altri giocatori e l'incontrare le tante stelle che sono ospitate nel gioco, provenienti dall'universo NBA, ma non solo.

Poi magari siamo vecchi noi, ma avere una città piena di gente che pensa solo ai soldi, alle sneakers, ai vestiti e al successo e strutturata come una confraternita dei college USA è abbastanza svilente e mette in un angolo quello che alla fine è il cuore di tutto: l'amore per il basket e i sacrifici necessari per arrivare in vetta.

Sono tante le personalità che si incontrano ne La Città
Sono tante le personalità che si incontrano ne La Città

In questo senso The W, ovvero la carriera per un singolo giocatore che prende in esame l'ascesa di una giocatrice WNBA dal punto di vista ludico è decisamente più godibile, dato che si concentra sul gioco, gli allenamenti e la crescita sportiva e non su tutto il carrozzone intorno.

Capiamo, però, che il basket femminile, anche quello USA, sia meno elettrizzante di quello maschile per via di alcune scelte che ne riducono la spettacolarità e quindi non tutti avranno voglia di giocarlo. Guardate She Got Game su Netflix per capire quello di cui stiamo parlando.

Le Sfide di Jordan

Sua maestà Michael Jordan in NBA 2K23
Sua maestà Michael Jordan in NBA 2K23

Tutto questo fa doppiamente male perché NBA 2K23, quando vuole parlare di sport, lo fa come nessun altro videogioco sul mercato. L'opera di Visual Concepts non è solo un manuale iper-aggiornato dell'NBA attuale, con tutti i valori, le statistiche, le tendenze e gli schemi della pallacanestro d'oltreoceano emulati alla (quasi) perfezione. È anche una lettera d'amore alla palla a spicchi, un modo per i fan attempati di giocare con gli idoli dell'adolescenza e per quelli dell'ultima ora di scoprire i nomi che hanno reso grande questo sport.

Il modo più facile e diretto per capire la passione e la conoscenza del gioco che permea gli studi di VC è avviare le Sfide di Jordan, una raccolta delle 15 partite che hanno contribuito a creare la leggenda di Michael Jordan, il cestista più forte e iconico di tutti i tempi. Quella di NBA 2K23 non è semplicemente una modalità ad obiettivi (segna tot punti, fai tot assist, annichilisci gli avversari...), ma è una ricostruzione minuziosa della storia della pallacanestro, non solo dal punto di vista estetico.

Non importa in che partita di NBA 2K23 lo utilizzerete, MJ è sempre fenomenale
Non importa in che partita di NBA 2K23 lo utilizzerete, MJ è sempre fenomenale

A colpire sono ovviamente i filtri che simulano i televisori a tubo catodico, gli spalti gremiti di gente coi pantaloni a zampa, il commento vintage o l'assenza della linea da 3 punti, a conquistare è la riproduzione non solo delle regole del tempo (niente zona e botte da orbi sotto canestro), ma anche delle tendenze dell'epoca. Vi ritroverete ad arrovellarvi le meningi per capire come fermare Pat Ewing, un vero colosso sotto i tabelloni, soprattutto al college, ma anche per studiare un modo per uscire dai blocchi dei Bad Boys tutti d'un pezzo.

Tra una sfida e l'altra non solo conoscerete i quintetti più celebri degli anni 80'-90', ma toccherete con mano l'evoluzione di questo sport, oltre ad esaltarvi per le eccezionali qualità di MJ. La stella dei Bulls, infatti, è stata riprodotta alla perfezione con tutte le sue schiacciate e giocate più famose presenti e pronte da utilizzare: avrete tra le mani un cestista unico, fortissimo, in grado di fare tutto.

Le ere

Nelle Ere di NBA 2K23 potrete lasciare i Supersonics a Seattle!
Nelle Ere di NBA 2K23 potrete lasciare i Supersonics a Seattle!

Questo lavoro di ricerca non poteva essere "sprecato" per una sola modalità. Per questo motivo 2K Sports ha scelto tre annate storiche (2002-03, 1991-92, 1983-84) per darvi la possibilità di prendere in mano una delle squadre del tempo e riscrivere la storia dell'NBA. Lo si potrà fare sia influenzando le decisioni della Lega stessa (come la rimozione, il cambio o l'introduzione di determinate regole) sia della storia delle franchigie, scegliendo al Draft dei giocatori al posto di altri, così da evitare le sole e costruire un vero e proprio Dream Team. Si può persino scegliere di lasciare i Supersonics a Seattle, tanto per dire!

Si tratta, però, anche dell'occasione per lasciare tutto com'è e rivivere alcune delle rivalità più elettrizzanti di sempre, giocando con alcune delle squadre più iconiche che abbiano mai calcato un parquet come i Lakers e i Celtics di Magic e Bird, i Bulls di Jordan o i Lakers di Shaq e Kobe.

I filtri storici di NBA 2K23 sono meraigliosi
I filtri storici di NBA 2K23 sono meraigliosi

Come dicevamo, però, non si tratta solo di avere la possibilità di controllare quelle squadre, quanto del tentativo di replicare anche il loro stile di gioco, oltre che il basket di quei tempi. Un gioco meno veloce e più fisico, spesso con la linea da tre punti più vicina e la tendenza ad abbattere con le cattive coloro che si prendono troppe libertà in entrata. Sì, stiamo di nuovo parlando degli originali Bad Boys.

Una vera e propria macchina del tempo per gli amanti della palla a spicchi, che potranno apprezzare ancora di più il gameplay proposto in questa edizione di NBA 2K23.

Il gameplay

Alcune storiche schiacciate di Jordan
Alcune storiche schiacciate di Jordan

Fino a quando Visual Concepts non riscriverà da zero il suo motore grafico è difficile pensare a grossi stravolgimenti nel gameplay di NBA 2K23. Come tutti i bravi sarti, però, il team di 2K Sports conosce alla perfezione il suo capo ed è in grado di dargli una forma diversa ad ogni edizione in modo da adattarsi alle diverse esigenze. Come vi abbiamo appena raccontato, il gameplay di NBA 2K23 cambia faccia a seconda del "gioco" che affronterete: una partita del college di Jordan è diversa da una finale Playoff de Il Mio Giocatore, una partita di basket femminile è differente da quella tra Celtics e Lakers anni '80. Questo è senza dubbio il più grande pregio della produzione di 2K Sports, il motivo per il quale questa serie di erge, nonostante i problemi e le contraddizioni, al di sopra degli altri giochi sportivi sul mercato.

Il gioco è altamente personalizzabile e adattabile alle esigenze di ognuno, grazie a tutta una serie di opzioni granulari che incidono su praticamente ogni aspetto dell'esperienza. Certo, a volte non è semplice andare a trovare dove modificare tali opzioni, ma si può passare dall'aumentare la facilità di segnare un canestro al veder disegnare tutti gli schemi sul parquet. Nel tentativo di continuare a perfezionare la formula classica, VC ha cambiato per l'ennesima volta l'indicatore di tiro. In questo caso si tratta di una semplice mezzaluna che va riempita completamente per massimizzare le possibilità di segnare. Un sistema semplice e per questo motivo molto leggibile, che alleggerisce la grafica in partita e semplifica il capire dove si è sbagliato. Oltre la revisione dell'indicatore, sono state cambiate le percentuali di realizzazione: seguendo le tendenze dello sport reale, il team ha cercato di diminuire l'incidenza dei tiri da tre aumentando l'efficacia degli slasher in stile Giannis o dei centri in stile Jokic, Embid o Ewing, tanto per tornare ai classici del passato.

Pure la difesa è stata rivista e adesso non punta più, anche in questo caso come nel basket reale, a basarsi sul colpo spettacolare, come la stoppata o la rubata, ma sul posizionamento. Intuire il movimento avversario e scivolare nella stessa direzione creando contatto non solo rallenta l'azione dell'attaccante, ma sporca anche le percentuali di tiro avversarie senza commettere fallo. Poi se davanti si ha un LeBron, un Bird o uno Shaq, ovvero gente che sa assorbire i contatti, probabilmente si subirà comunque il punto, ma progressivamente si rallenterà la loro azione e li si indurrà all'errore. Ottima anche la tendenza delle squadre a sfruttare i punti deboli dell'avversario: se c'è un mismatch sotto canestro il computer aumenterà il numero di palloni ce andranno verso il centro.

La (pre)potenza di Zion sotto canestro è più sfruttabile in NBA 2K23
La (pre)potenza di Zion sotto canestro è più sfruttabile in NBA 2K23

Come sempre non si contano le nuove animazioni personalizzate, le nuove interazioni tra i corpi e una migliore gestione della palla, dei suoi rimbalzi e delle sue traiettorie, ma si notano anche i soliti problemi come alcuni movimenti forzati o poco reattivi, spesso ereditati dal codice passato.

Nel complesso, però, NBA 2K23 sul campo da basket è maestoso, ricco di dettagli e colpi di classe, come una telecronaca varia e sempre puntuale che, anche in questo caso, varia in base all'epoca raccontata, con un pubblico più partecipe all'azione, palazzetti più vivi e un'atmosfera tutta da gustare. Ne La Città, invece, emergono animazioni approssimative, contatti con gli elementi architettonici poco puliti e controlli legnosi, oltre che animazioni goffe nelle scene di intermezzo e modelli poligonali dei tessuti da videogioco anni 2000.

Conclusioni

Versione testata Xbox Series X
Digital Delivery Xbox Store
Prezzo 79,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (6)
9.4
Il tuo voto

NBA 2K23 è contemporaneamente un signor gioco da basket e un pessimo open world. Per fortuna di 2K in questa occasione si sta parlando di una simulazione sportiva, quindi l'aver riprodotto in maniera notevole 4 diverse ere della moderna NBA, più la carriera di Jordan sono dei pregi capaci di far dimenticare il pasticcio fatto ne La Città. Sul campo da gioco NBA 2K23 è un prodotto camaleontico, in grado di cambiare efficacemente pelle a seconda dell'era emulata (o della WNBA) e che ha migliorato due aspetti critici emersi negli scorsi anni, ovvero il tiro da fuori e la difesa. Fuori dal campo da gioco ci sono diverse, solide, ma solite modalità di gioco che evolveranno durante la stagione, non appena il campionato NBA partirà. Peccato per La Città, un'idea esaltante sulla carta, ma realizzata male, tra microtransazioni sempre presenti, pubblicità ed errori di level design.

PRO

  • Le ere sono una gioia per i fan del basket
  • Michael Jordan
  • I miglioramenti nel gameplay sono palpabili
  • I filtri e le telecronache del passato sono meravigliosi

CONTRO

  • La Città è un disastro
  • Alcune sbavature ereditate dal passato