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Remnant 2, la recensione di uno dei videogiochi più divertenti dell'anno

Nella recensione di Remnant 2 scopriamo come Gunfire Games ha evoluto la sua formula, un perfetto mix fra soulslike e sparatutto in terza persona.

Remnant 2, la recensione di uno dei videogiochi più divertenti dell'anno
RECENSIONE di Lorenzo Mancosu   —   29/07/2023

Prendete un pizzico delle meccaniche alla base dei soulslike, mescolatele con un sistema di progressione vicino ai classici aRPG, buttate tutto in un calderone basato sui sistemi di generazione procedurale e per finire aggiungete una ricca spolverata di sparatutto in terza persona. Lasciate cuocere a fuoco lento per circa quattro anni e otterrete Remnant 2, sequel diretto di Remnant: From the Ashes che migliora ogni singola caratteristica del predecessore, segnando una straordinaria pietra miliare nel percorso di maturazione di Gunfire Games.

Uno studio che non bisogna assolutamente sottovalutare: la dorsale della compagnia è infatti costituita da vecchi capi progetto di Crytek, il cuore pulsante di un team che, dopo numerose peripezie e diversi cambi di bandiera, si è finalmente ritagliato una propria dimensione creativa nel sottobosco delle produzioni AA. Pescando elementi e ispirazioni da alcune delle opere di maggior successo del decennio, per poi cucirle con cura sulla classica architettura dello sparatutto in terza persona, la casa è riuscita ad avvicinarsi pericolosamente all'atmosfera onirica che avvolge capolavori del calibro di Dark Souls.

Ci vuole tanto coraggio: se fosse sufficiente rubare qualche segreto dai grandi per raggiungere il successo, il mondo dei videogiochi sarebbe un'instancabile fucina di esperienze straordinarie, e ormai sappiamo bene che non funziona affatto così. Da una ricetta tanto particolare poteva emergere un orrido mostro di Frankenstein, invece la casa ha dolcemente trasportato il pubblico attraverso un vortice di mondi che profumano di casa, maneggiando con grande cura e passione molti degli elementi capaci di far innamorare di questo medium.

Il cammino di crescita di Gunfire Games è ben lontano dall'essere concluso, l'esperienza è ancora sporcata da una lunga serie di sbavature che toccano il nucleo stesso dell'opera, eppure si tratta senza se e senza ma di uno fra i titoli più divertenti e profondi dell'anno. Come mai? Scopritelo nella nostra recensione di Remnant 2.

L'anima di Remnant 2

Remnant 2 è semplicemente un soulslike nel quale si spara
Remnant 2 è semplicemente un soulslike nel quale si spara

Nel cuore di universi sconosciuti, circondati da letali abomini, sospesi a metà strada tra foreste punteggiate di ziggurat e palazzi ornati che sembrano usciti da Castlevania: Remnant 2 fa tantissime cose diverse, e riesce a farle tutte in maniera convincente. L'opera pianta solide radici in tre ispirazioni chiave, solide fondamenta a cui l'intera esperienza cresce ancorata come un rampicante. Anzitutto c'è il gameplay da sparatutto in terza persona, che s'impossessa in totale scioltezza di tutte le meccaniche tipiche dei soulslike: dal classico sistema di checkpoint fino alla ripida curva della difficoltà, dalla presenza di un numero limitato di cure fino alla barra della stamina che regola le schivate, per arrivare infine agli immancabili scontri con i boss e a decine di equipaggiamenti celati negli anfratti più nascosti delle mappe. Bisogna esplorare, attaccare, schivare, lottare per la propria vita e mantenere sempre elevata la soglia dell'attenzione, aggrappandosi alla volontà di superare ogni ostacolo al fine di raggiungere l'area successiva.

Il secondo pilastro risiede nell'elemento RPG che sorregge il sistema di progressione, e che dopo aver messo sul piatto cinque classi iniziali - a cui se ne aggiungono altre cinque da sbloccare durante l'avventura - spalanca i cancelli su una componente di personalizzazione a dir poco gigantesca. Tocca scegliere e potenziare con cura un'arma principale, una secondaria e una variante corpo a corpo, selezionare con attenzione le statistiche da incrementare, studiare a fondo le dozzine di oggetti disponibili per poi indossare un amuleto, quattro impattanti anelli e una salvifica reliquia. Questa, tuttavia, rappresenta solo la vetta di un profondissimo iceberg, perché frugando in mezzo a centinaia tra oggetti, modifiche e mutazioni è possibile costruire un numero esagerato di build altamente efficaci, spianando il sentiero per una rigiocabilità potenzialmente illimitata.

Ma non c'è solo l'azione: c'è molto altro
Ma non c'è solo l'azione: c'è molto altro

Infine c'è la narrazione, anch'essa estremamente vicina alla formula originariamente codificata da FromSoftware, volenterosa di tratteggiare una storia interamente radicata nell'interazione: i personaggi di Remnant 2 hanno voglia di parlare e infatti parlano tantissimo. Visitando i diversi mondi alieni capita d'imbattersi in creature antiche quanto il multiverso stesso, che non solo si prodigano nel racconto di millenni di "lore", ma che addirittura premiano con ricompense tangibili tutti coloro che decidessero di abbracciare questa particolare narrativa, regalando un senso ai minuti spesi anche solo per udire le ultime parole di un vecchio morente.

Insomma, giocare a Remnant 2 significa perdersi nel cuore di eccezionali mappe che nascondono segreti in ogni angolo, rischiando la pelle ogni dieci passi in ragione delle letali creature che le pattugliano, incrementando lentamente le capacità del protagonista fino a renderlo un'inarrestabile macchina da guerra. Esplorando i mondi paralleli, capita d'imbattersi in affascinanti entità ancestrali che custodiscono alcuni fra gli strumenti di morte più letali della galassia, indispensabili per presentarsi preparati al cospetto di orrori cosmici che sapranno mettere a dura prova persino i giocatori più agguerriti.

Eccellenza procedurale

Yharnam, sei tu?
Yharnam, sei tu?

Passeggiando fra le rovine di reami arborei, all'ombra di palazzi vittoriani e nei claustrofobici corridoi delle cripte dimenticate, si prende rapidamente coscienza del fatto che le ambientazioni non vogliano presentarsi come bei panorami, ma come costrutti di puro gameplay da respirare a pieni polmoni. Una delle caratteristiche fondamentali di Remnant 2 risiede nell'impatto della generazione procedurale, particolare tecnica che fino a questo momento ha lasciato un'impronta dolceamara nella carriera dei videogiocatori. Già incontrata nei confini dei Chalice Dungeon di Bloodborne, nel Returnal di Housemarque, nonché ovviamente nella maggior parte dei roguelite, tale meccanica ha assunto una forma decisamente più complessa e impattante nell'opera di Gunfire Games, che si è dimostrata capace di farne uno sfruttamento a dir poco geniale.

L'avventura ha inizio nel Ward 13, il più classico degli hub di gioco che mette sul piatto una discreta dose di mercanti e una timida infarinatura narrativa, strettamente legata agli eventi accaduti nel capitolo precedente. La storia in sé, pur essendo tutt'altro che memorabile, assembla un convincente pretesto narrativo per giustificare l'architettura dell'opera: saltando attraverso un particolare artefatto noto come Pietra del Mondo, al protagonista è concesso di accedere a differenti universi, un po' come se passasse attraverso al caro vecchio Stargate di Roland Emmerich. Ed è solo in seguito al primo viaggio interdimensionale che Remnant 2 inizia a far intravedere quanto sia profonda la tana del coniglio bianco.

La generazione procedurale cambia tutto a ogni campagna
La generazione procedurale cambia tutto a ogni campagna

In totale ci sono cinque interi mondi da visitare, enormi destinazioni che sfuggono alla più classica e vuota definizione di "bioma", e l'ordine in cui si affrontano - fatta eccezione per un paio di punti fermi - è completamente casuale. Ciò significa che alcuni giocatori potrebbero trovarsi a muovere i primi passi nella cittadella meccanizzata di N'Erud, atterrando fra le grinfie di pericolosi automi da guerra, mentre altri potrebbero invece calpestare il manto erboso di Yaesha, un'antica foresta costellata di rovine e ormai popolata da incubi di lovecraftiana memoria. Altri ancora, più fortunati, potrebbero vivere il brusco risveglio per le strade di Losomn, una metropoli ottocentesca basata su un'architettura speculare che sembra il frutto del matrimonio fra la Yahrnam di Bloodborne, con tanto di cittadini impazziti armati di forconi, e un opulento castello vicino ai viaggi della famiglia Belmont, gremito di letali creature angeliche che sembrano uscite direttamente da Sanctuary.

La generazione procedurale non si limita a scherzare con la sequenza in cui si affrontano i mondi, ma finisce per modificarne anche la struttura stessa, rovesciando sì l'ordine dei boss, ma anche e soprattutto quello dei dungeon e degli NPC con cui è possibile interagire. Già, perché ognuna di queste vastissime macro aree si sviluppa a sua volta in una lunga serie di zone minori, ciascuna dotata di boss, di puzzle ambientali, di strambi mercanti e di ricompense uniche, al punto tale che la proceduralità finisce per impattare persino sul sistema di progressione. Potrebbe ad esempio succedere d'impadronirsi dopo pochi passi di una potentissima arma celata in fondo a una cripta, luogo che altri giocatori si troveranno invece a visitare solamente verso la conclusione della loro personale esperienza. Ciascun balzo attraverso la Pietra del Mondo porta dunque una violenta ventata di freschezza nell'avventura, mutando profondamente non solo i paesaggi e le vicende che li animano, ma soprattutto le possibilità di approccio e l'offerta sul fronte delle build.

Tutto quello che funziona

Il mix tra soulslike e sparatutto funziona davvero bene
Il mix tra soulslike e sparatutto funziona davvero bene

L'ingrediente segreto di Remnant 2 risiede nella sua asciutta semplicità. È un videogioco onesto, diretto, senza fronzoli: arriva in un nuovo mondo, annienta tutto ciò che si muove, abbatti un boss gigantesco e porta a casa tonnellate di bottino. Se questo semplice ciclo di gameplay è di per sé sufficiente a sostenere l'intera dell'esperienza - ed è assolutamente possibile viverla come fosse un RPG arcade basato su brutali sparatorie - Gunfire Games ha limato l'essenza del predecessore al fine di scavare diversi strati di profondità.

L'esplorazione dei mondi non è assolutamente un banale vezzo: navigando le mappe s'incappa costantemente in misteriosi PNG che non vedono l'ora di arricchire il tessuto della narrativa, quasi sempre legati a piccole missioni non segnalate che alzano il sipario su frotte di equipaggiamenti unici, magari addirittura su una nuova classe nascosta che porterà a stravolgere del tutto l'approccio al combattimento. Un'ispirazione, questa, che si ritrova tale e quale nei confini dei tantissimi dungeon opzionali, talvolta antiche tombe brulicanti di nemici che svelano un segreto dietro l'altro, mentre in altre occasioni piccoli teatri in cui entrano in scena gli enigmi ambientali, stimolanti e mai ingiustamente frustranti, sempre legati all'ottenimento di armi o accessori particolarmente rari.

Remnant 2 è pieno di enigmi che ricordano i videogiochi degli anni '90
Remnant 2 è pieno di enigmi che ricordano i videogiochi degli anni '90

Gran parte della soddisfazione si trae infatti dall'azzeccato sistema di progressione, che diventa il motore celato dietro ciascuna azione compiuta: la crescita del personaggio è palpabile, e se nei primi battiti del viaggio è molto faticoso anche solo raggiungere il checkpoint successivo, una volta che le build iniziano a prendere forma la paura cede rapidamente il posto alla sete di sangue, e soprattutto alla fame di equipaggiamenti. Le centinaia di opzioni di personalizzazione, che spaziano fra classi, mod, anelli, amuleti e chi più ne ha più ne metta, aprono infatti un immenso ventaglio di possibilità, consentendo di ricamare addosso al proprio personaggio l'abito di gameplay che si predilige, spaziando fra abilità magiche da evocatore, pesanti torrette robot, sempreverdi fucili a leva o magari devastanti spadoni a due mani che assorbono la salute dei nemici.

Un'architettura, questa, che riesce a esprimersi alla perfezione sia quando affrontata in solitaria, secondo una struttura molto vicina alla classica esperienza soulslike, sia quando vissuta in cooperativa assieme a due compagni di viaggio, situazione nella quale le sinergie fra le classi arrivano a brillare fino in fondo. A tal proposito, il livello di difficoltà è bilanciato sorprendentemente bene: tenendo sempre conto del sistema di generazione procedurale, mette sul piatto quattro diversi gradi di sfida predefiniti, a cui si aggiunge una classica modalità hardcore per nulla adatta ai deboli di cuore, nella quale alla morte del protagonista segue la cancellazione del rispettivo salvataggio.

Tantissime piccole sbavature

Non bisogna aspettarsi un impatto visivo pazzesco
Non bisogna aspettarsi un impatto visivo pazzesco

Il principale punto debole di Remnant 2, esattamente come successo nel predecessore, si annida nella spina dorsale tecnica. Il sistema di movimento è ancora impreciso e a tratti legnoso, molto distante dalla fluidità dei più storici TPS basati sulle coperture, nonché ancorato a meccaniche che rischiano di rendere caotiche anche battaglie che dovrebbero risultare semplici. Accade di frequente di mancare un salto e precipitare in un burrone, d'incastrarsi nei prop della scenografia e subire le inevitabili conseguenze, di finire preda dei fendenti nemici a causa delle vistose imperfezioni nel sistema di animazioni.

Insomma, capita fin troppo spesso che il gioco si riveli più difficile di quanto dovrebbe essere a causa degli inciampi di natura tecnica, purtroppo connaturali a un contesto AA così tanto ambizioso. Ci sono attacchi dei boss le cui animazioni risultano a dir poco indecifrabili, una mira automatica dei nemici talvolta eccessivamente punitiva, nonché una pletora di hitbox delle creature più grosse che sarebbero impossibili da prevedere persino con una sfera di cristallo. Creature che, dal canto loro, troppo spesso fanno affidamento su semplici orde di minion per mettere in difficoltà i giocatori, seguendo lo stesso paradigma incontrato nel primo capitolo.

Nonostante le novità sono rimaste molte sbavature del predecessore
Nonostante le novità sono rimaste molte sbavature del predecessore

Inoltre l'esperienza soffre pesantemente del cosiddetto "button bloat". Facendo affidamento su un'interfaccia utente non certo cristallina, Remnant 2 consente simultaneamente l'accesso cinque oggetti consumabili, alle abilità del personaggio, agli attacchi speciali delle armi, alle stesse armi da fuoco e alla variante per il corpo a corpo, rendendo inevitabilmente difficile giostrarsi fra i tantissimi comandi, specialmente se si sceglie di giocare con un gamepad. Una complessità, questa, che si ripresenta tale e quale nella messa in scena e nella navigazione dei numerosi menù che gestiscono personaggio ed equipaggiamento, e che meriterebbero senz'altro d'essere asciugati e resi più accessibili.

Infine, nel pieno rispetto della tradizione della serie, bisogna menzionare l'impatto non sempre positivo del comparto tecnico. Se il livello di dettaglio, la qualità generale e la performance sono notevolmente migliorati rispetto al predecessore, Remnant 2 mostra ancora una volta il fianco a tutti i classici limiti della dimensione AA. Certo, il gioco compie il suo dovere, regge la maggior parte delle situazioni in maniera soddisfacente, ma le prestazioni restano altalenanti per la maggior parte delle configurazioni, mentre il colpo d'occhio si fa sentire solo in rare occasioni. L'ultimo appunto riguarda la localizzazione italiana, che è presente tanto nelle voci quanto nei testi, ma che tuttavia si presenta davvero carica di errori e soprattutto di segmenti che non sono stati tradotti.

Uno dei giochi più divertenti dell'anno

Il sistema di personalizzazione e di build offre una rigiocabilità pressoché infinita
Il sistema di personalizzazione e di build offre una rigiocabilità pressoché infinita

Ciò detto, Remnant 2 segna uno straordinario balzo in avanti rispetto a From the Ashes, potenziando ciascun elemento dell'amalgama, intervenendo dove c'era bisogno e raddoppiando con decisione dove il predecessore aveva fatto centro. La mole di piccole sbavature di natura tecnica e meccanica - pur toccando anche il nucleo stesso dell'opera - non inficia assolutamente la godibilità dell'esperienza, che si è presentata sul nostro banco di prova come una fra le più coinvolgenti e divertenti dell'anno: una volta raggiunto il primo mondo parallelo e apprese le meccaniche, diventa molto difficile riuscire a staccarsi dall'avventura.

Le dieci ore necessarie per portare a termine il primo viaggio, al tempo stesso, costituiscono solamente l'anticamera del grande labirinto che è il titolo di Gunfire Games: forte di una rigiocabilità fuori dal comune, nonché di una variante cooperativa realizzata allo stato dell'arte, non si limita a promettere centinaia di ore di contenuti, ma li sottende a una direzione artistica ipnotica e a un sistema di personalizzazione che conosce pochi comparativi. In parole povere, le dimensioni parallele di Remnant 2 - nonostante gli orrori che le popolano - sono una meta perfetta in cui trascorrere una lunga e piacevole vacanza.

Conclusioni

Versione testata Xbox Series X
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 49.99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (43)
7.6
Il tuo voto

Remnant 2 segna un grandissimo passo per Gunfire Games. Migliorando ogni singolo elemento alla base dell'opera originale, lo studio si è avvicinato tantissimo all'ideale forma finale del suo neonato immaginario. La commistione fra le meccaniche soulslike e l'anima da sparatutto in terza persona funziona ormai alla perfezione, ed è finalmente convolata a nozze con ambientazioni profonde e un variopinto sistema di progressione. Un'altra limatura alle meccaniche di base, un'ulteriore spinta sull'acceleratore dei contenuti, e manca davvero poco che la saga di Remnant possa osservare da pari a pari le sue più grandi ispirazioni: non si tratta assolutamente di un videogioco perfetto, ma è senza dubbio uno fra i più divertenti e profondi dell'anno.

PRO

  • Il mix tra soulslike e sparatutto funziona molto bene
  • Straordinaria varietà di build ed equipaggiamenti
  • L'integrazione delle ambientazioni procedurali è perfetta
  • Centinaia fra boss, ricompense, puzzle e segreti

CONTRO

  • Sistemi di movimento e di shooting da migliorare
  • Tante incertezze tecniche
  • Interfaccia e controlli insufficienti