0

Salary Man Escape: la recensione

Aiutiamo un colletto bianco a scappare dall'ufficio: ecco Salary Man Escape, nuovo puzzle game per PlayStation VR

RECENSIONE di Rosario Salatiello   —   20/07/2018
Salary Man Escape
Salary Man Escape
Video Immagini

Insieme a horror e sparatutto, tra i generi in grado di trarre maggiore beneficio dalle caratteristiche della realtà virtuale nel corso dei mesi si è affermato anche quello dei puzzle game. Le esperienze che abbiamo avuto modo di vivere nell'universo dei rompicapi con PlayStation VR e altri visori hanno infatti mostrato che con le giuste trovate si possono valorizzare le dinamiche enigmistiche, facendo un uso sapiente del livello di coinvolgimento aggiuntivo garantito dalla realtà virtuale. Le possibilità di vedere dritti davanti a sé gli enigmi da risolvere e di "toccare" con mano gli elementi di gioco hanno dato linfa vitale al filone dei puzzle game, all'interno del quale registriamo con questa recensione anche l'aggiunta di Salary Man Escape. Sviluppato da Red Accent Studios e portato da Sony in esclusiva su PlayStation VR, il gioco ci mette nei panni di un impiegato impegnato a scappare dal proprio ufficio, o meglio in colui che gli permette di farlo. In che modo? Stiamo per vederlo.

Salary Man Escape 1

L’ambientazione: degna di Fantozzi

Il termine Salary Man che dà il nome a questo gioco nasce in Giappone nel secolo scorso. Sebbene la sua traduzione letterale stia per "lavoratore stipendiato", nel tempo questo appellativo è andato a individuare anche nel resto del mondo gli impiegati assunti tipicamente dalle grandi corporazioni, destinati a rimanere per sempre presso la loro azienda. Il cosiddetto "posto fisso", insomma, contraddistinto però da una vita lavorativa totalizzante, che porta i Salary Man a sostenere lunghi orari di lavoro accompagnati da retribuzioni spesso non adeguate all'impegno profuso. Lo stereotipo del Salary Man vede quest'ultimo trascorrere anche il poco tempo libero che ha sempre in orbita aziendale, mandando quindi a farsi benedire vita familiare e sociale. Un'esistenza dalla quale voler scappare, termine che non a caso è stato aggiunto da Red Accent Studios per dare il nome a Salary Man Escape. Tutto questo preambolo serve infatti a dire che l'obiettivo del giocatore è quello di aiutare uno di questi impiegati sotto stress a uscire dal loro ambiente di lavoro, mettendo il povero uomo con la valigetta in condizione di raggiungere la porta dell'ufficio. Una cosa più facile a dirsi che a farsi, perché tra la postazione e l'uscita si frappongono ostacoli fissi e mobili in grado di rendere la vita da ufficio del Salary Man davvero complicata.

Salary Man Escape 3

Trofei PlayStation 4

Salary Man Escape si fa accompagnare da ventiquattro Trofei totali, composti dal solito Platino più sei Oro, quattordici Argento e tre Bronzo. Ottenerli tutti non è difficilissimo rispetto ad altre occasioni, in quanto basta fare attenzione a recuperare tutte le monete che appaiono durante il gioco. A proposito di queste ultime, grazie a esse è possibile sbloccare anche i livelli inizialmente preclusi.

Il gameplay: blocchi ed enigmi

In giro per Internet le meccaniche di Salary Man Escape sono state paragonate a quelle del gioco da tavolo Jenga, con il quale in realtà il titolo di cui ci stiamo occupando ha in comune la sola necessità di rimuovere blocchi dall'incastro in cui essi si trovano, per modificare l'assetto di uno scenario che troviamo ovviamente diverso a ogni livello. Al netto di altri elementi destinati ad aumentare la complessità degli enigmi, troviamo blocchi fissi di colore bianco (sullo stile del gioco torneremo dopo) che si appoggiano su altri di colore rosso. Questi ultimi possono essere spostati o rimossi con l'uso del sistema di controllo prescelto, per il quale si ha la doppia possibilità tra DualShock 4 e un singolo PlayStation Move: entrambe le soluzioni presentano sia elementi a favore che contro, impedendoci così di consigliarvi in modo netto l'una o l'altra. Col normale controller in mano i movimenti risultano infatti più precisi, ma la gestione della telecamera è troppo macchinosa a causa dell'inspiegabile scelta d'invertire gli assi di rotazione. Per quanto ci si possa sforzare e si finisca prima o poi per farci l'abitudine, il movimento risulterà sempre innaturale: sarebbe stato quantomeno utile permettere di configurare la cosa dai menu.

Salary Man Escape 4

Usando PlayStation Move, invece, lo spostamento della visuale si fa sin da subito molto più intuitivo con l'uso delle braccia, ma si finisce per perdere qualcosa in termini di precisione: quando è la fisica a decretare se in un livello si può riuscire o no a raggiungere il proprio obiettivo, il problema può diventare grosso. Anche perché una volta persa la possibilità di trovare la strada giusta, resta solo da premere il bottone reset per ripartire da capo. Da non sottovalutare anche l'effetto stanchezza, dovuto al movimento quasi continuo per muovere visuale e blocchi dell'arto con cui si impugna lo stick. Dicevamo che per arrivare alla porta, bisogna liberare la strada dagli ostacoli che la popolano, o mettere insieme un percorso adeguato spostando in modo strategico i blocchi: una volta aperto il percorso, il nostro Salary Man procederà da solo verso l'uscita o verso uno dei punti intermedi presenti sulla "mappa". Una giusta progressione nella difficoltà rende i numerosi livelli piacevoli da attraversare in senso generale, ma chi si aspetta di vedere qualcosa di particolare grazie alla realtà virtuale rimarrà deluso: da questo punto di vista l'esempio migliore continua dunque a rimanere Statik. Per quanto riguarda Salary Man Escape, invece, un eventuale passaggio al normale schermo non pregiudicherebbe di fatto nulla in termini di gameplay.

Grafica e sonoro

Dal punto di vista tecnico Salary Man Escape offre un'insolita contrapposizione tra grafica e sonoro: volutamente anonima e in toni di grigio la prima, movimentata tra brani di genere funk/pop la seconda. Il grigiume e la quasi totale assenza di colori simboleggia naturalmente la vita del nostro impiegato, accompagnata da una serie di note che vanno a dare a tutta la durata di Salary Man Escape la giusta dose d'ironia, in assenza della quale l'atmosfera sarebbe un po' troppo pesante. Ogni livello viene quindi introdotto da una nota che ci parla per esempio della competizione sportiva dove far vincere la dirigenza per evitare di essere licenziati, passando per altre situazioni simili ai limiti del fantozziano. A questo punto dobbiamo fare una considerazione analoga a quella che avete letto alla fine del paragrafo precedente: effetti come quelli visti per esempio in GNOG sono piuttosto lontani, motivo per il quale anche in termini grafici Salary Man Escape non offre nulla di particolare in termini di realtà virtuale. I vari livelli ci vengono presentati dritti davanti ai nostri occhi, fluttuando nel vuoto con la possibilità di essere ruotati o di eseguire un certo livello di zoom su di essi. Per quanto riguarda la colonna sonora, invece, forse un pizzico di ripetitività in meno avrebbe giovato alle nostre orecchie, soprattutto nei momenti in cui c'è maggior bisogno di usare la testa per risolvere gli enigmi proposti dal gioco.

Salary Man Escape 2

Conclusioni

Digital Delivery PlayStation Store
Prezzo 14,99 €
Multiplayer.it
6.5
Lettori
ND
Il tuo voto

L'assenza di dinamiche particolari o effetti visivi in grado di determinare quel "plus" apprezzato in altre occasioni con PlayStation VR in testa rende l'uso della realtà virtuale una cosa fine a sé stessa in Salary Man Escape. Per il prezzo al quale viene venduto, comunque, il lavoro di Red Accent Studios offre una considerevole quantità di contenuti accompagnata anche da una buona qualità, permettendo quindi di passare diverse ore con la mente impegnata a tutti gli amanti del genere puzzle.

PRO

  • Quantità di contenuti sopra la media
  • Alcuni passaggi divertenti
  • Buona curva di difficoltà

CONTRO

  • Sonoro alla lunga ripetitivo
  • Realtà virtuale poco sfruttata
  • Qualche problema nei controlli