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Scathe, la recensione di un FPS che guarda DOOM, ma con la sabbia negli occhi

La recensione di Scathe, un FPS che avrebbe potuto essere un ottimo DOOM in tono minore, ma che fallisce abbastanza chiaramente nel suo tentativo.

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   07/09/2022

Il Divino Creatore e suo fratello Sacrilegious combattono una guerra eterna i cui equilibri non sono mai stati scalfiti. Il Divino però ha un piano: inviare il suo eroe più forte, Scathe, a rubare un potente bastone magico che gli darà un vantaggio su suo fratello, consegnandogli la vittoria. Questa è in buona sostanza l'intera storia che fa da sfondo all'azione, la cui banalità è il minore dei problemi che sono emersi mentre preparavamo la recensione di Scathe, uno sparatutto in prima persona classico che vorrebbe essere un DOOM in tono minore, ma che, semplicemente, non ce la fa.

C'è del buono

Sparare è anche divertente
Sparare è anche divertente

Scathe ci getta immediatamente nell'azione. Dopo qualche secondo di gioco raccogliamo la prima arma, un fucile d'assalto con proiettili infiniti, che ci terrà compagnia per l'intero gioco. Quindi dovremo scegliere quale delle tre aree (una zona naturale, una industriale e un tempio) affrontare, del labirinto dov'è nascosto il bastone. All'inizio l'azione è decisamente soddisfacente: uccidere i nemici è divertente, il sangue abbonda, il ritmo è veloce e, nonostante alcune incertezze dell'intelligenza artificiale, tra creature incastrate e altre dai comportamenti erratici, e la scelta di affidare la narrazione a delle linee di dialogo che appaiono di tanto in tanto e che sono francamente sfiancanti, anche perché scritto maluccio, il tutto sembra funzionare bene per quello che il gioco si propone di essere.

In fondo ci troviamo di fronte a una specie di Painkiller, quindi conta sicuramente più la quantità che la qualità. In effetti, se fosse per le prime ore di gioco, quello di Kwalee sarebbe un gran bel titolo, in virtù anche di una direzione artistica non proprio brillante, ma comunque riuscita. Non siamo ai livelli di DOOM Eternal, ma trasformare demoni in pozzanghere di sangue e budella in livelli che sembrano usciti dall'inferno ha sempre il suo fascino. Oltretutto il framerate è davvero stabile, anche in virtù di una realizzazione grafica di buona fattura, ma non certo ricchissima di effetti e dettagli.

Il livello di sfida è davvero elevato: il giocatore ha a disposizione un certo numero di vite, che perde ogni volta che viene ucciso. Quando le finisce viene condotto in una stanza speciale, che lo obbliga a ripercorrere alcune mappe (come vedremo più avanti il back tracking è un grosso problema). Al livello di difficoltà più alto ogni errore si paga con la vita, il che può rappresentare uno stimolo non da poco per chi fosse in cerca di uno sparatutto impegnativo, ma si può comunque selezionare una difficoltà inferiore, adattandola alle proprie esigenze. Oppure si può giocare in cooperativa, condividendo la sofferenza con qualcun altro.

Fin qui tutto bene, verrebbe da dire. Se non fosse che...

Problemi, problemi, problemi

La balestra non funziona granché bene
La balestra non funziona granché bene

Purtroppo Scathe ha moltissimi problemi strutturali, sui quali non è possibile sorvolare. Il più evidente è quello degli equilibri di gioco. I livelli sono concepiti come delle arene in cui affrontare ondate su ondate di nemici, fino a sbloccare le uscite per il livello successivo. L'obiettivo dei designer è stato sicuramente quello di renderli più approcciabili in modalità cooperativa, ma alcune scelte non sono state ben ponderate. Ad esempio nei livelli con i cancelli già aperti non conviene fare altro che correre verso l'uscita, visto che mettersi a uccidere nemici è semplicemente una perdita di tempo (c'è un punteggio incrementale cui guardare, ma sembra essere solo fine a sé stesso). Invece, in quelli che impongono di uccidere una certa quantità di demoni prima di poter proseguire (delle classiche arene), conviene trovarsi dei punti comodi in cui piazzarsi, attirare i demoni (che tanto continuano ad apparire senza indugi), ucciderli e continuare finché non si sbloccano le uscite.

L'art direction non è malvagia
L'art direction non è malvagia

A quel punto i demoni smettono di popolare l'area e si può anche esplorare più comodamente, raccogliendo tutti i collezionabili nascosti, in particolare le Rune, che servono per sbloccare le sei porte dei guardiani. Giocando in modalità cooperativa cambia poco da questo punto di vista, a parte il numero di creature che ci assalgono contemporaneamente. Spesso andare all'avventura è il risultato più della sovvenuta noia che una vera e propria esigenza dettata dal gioco.

Sempre parlando di livelli, Scathe ha un evidente problema di backtracking. Le quarantanove mappe sono collegate da diverse uscite che in teoria permettono di affrontare il gioco in maniera non lineare. Purtroppo capita anche di raggiungere delle aree troppo difficili per il nostro stato attuale o di dover comunque tornare indietro per raggiungere un'area che si era tralasciata. La soluzione scelta è stata quella di lasciare al giocatore l'onere di ripercorrere i livelli già affrontati. Farlo una volta può non infastidire, ma quando, nelle fasi avanzate, ritornare sui propri passi diventa una pratica fin troppo regolare, il peso della ripetizione si sente eccome, anche perché molte mappe non sono eccezionali e la varietà di nemici lascia a desiderare.

Parlando proprio di questi ultimi, gli sviluppatori hanno adottato un approccio molto classico: sono pochi e cambiano solo di colore e di qualche dettaglio tra i tre biomi presenti. Quindi niente sorprese, a parte i boss. Questi ultimi, fortunatamente, sono generalmente ben fatti. Solo uno è un po' sottotono, ma si può perdonare, dato che gli altri offrono una sfida eccellente e hanno degli schemi d'attacco ben studiati e impegnativi.

Le armi

Nemico grande fare tanto male
Nemico grande fare tanto male

Altro problema enorme è quello degli equilibri delle armi. Togliendo la balestra, che per ora ha dei bug che la rendono poco utilizzabile (almeno nella nostra esperienza di gioco), le altre sono ben fatte e decisamente soddisfacenti. Ad esempio il fucile a pompa rende benissimo, grazie agli effetti gore che accompagnano ogni uccisione e quando lo si scopre fa venire voglia di usarlo per tutto il gioco. Allora, vi starete chiedendo, dov'è la questione? Semplice: a parte l'arma iniziale, una specie di fucile d'assalto con dei razzi come fuoco secondario, tutte le altre richiedono di andare in giro a cercare caricatori. Purtroppo di questi se ne trovano gran pochi in giro per le mappe, quindi si finisce per usare davvero poco le armi migliori, favorendo sempre quella iniziale, che consente di sparare ad libitum e che, comunque, non è poi così meno potente delle altre e va bene per la maggior parte delle situazioni.

Discorso simile si può fare per gli altri strumenti di offesa a disposizione di Scathe, ossia degli incantesimi che si ricaricano raccogliendo il mana lasciato dai nemici sotto forma di piccoli cristalli: purtroppo alcuni sembrano essere stati messi soltanto per fare numero, mentre altri risultano fin troppo potenti e spaccano i già traballanti equilibri di gioco.

I tre biomi sono diversi tra di loro
I tre biomi sono diversi tra di loro

Anche l'abilità di scatto, che consente di eliminare velocemente i nemici più deboli e di diventare temporaneamente invincibili, appare un po' troppo potente, soprattutto quando si capisce come sfruttarla al meglio.

Il risultato finale è uno sparatutto in cui i difetti finiscono per prendere il sopravvento sull'intera esperienza, finendo per oscurare i pregi. Arrivare alla fine e provare quasi fastidio per aver giocato non è una bella sensazione. Il disastro non è sicuramente totale, ma speravamo in qualcosa di davvero diverso.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, PlayStation Store, Xbox Store
Prezzo 22,99 €
Multiplayer.it
5.0
Lettori (2)
8.8
Il tuo voto

Scathe non è un disastro totale, ma ha semplicemente troppe falle per raggiungere la sufficienza e diventare davvero interessante. Giocandoci traspira una certa passione per il modo classico di concepire gli sparatutto in prima persona, nonché per un certo immaginario, ma la realizzazione ha troppo elementi che lasciano a desiderare ed è, quindi, davvero difficile consigliarlo. Il risultato è un gioco complessivamente mediocre, che andrebbe revisionato in più parti per funzionare davvero bene.

PRO

  • Tanto sangue
  • Alcune armi danno grandi soddisfazioni
  • I boss

CONTRO

  • Poca varietà nei livelli e nei nemici
  • Eccesso di backtracking
  • Equilibri delle armi
  • Equilibri generali