Poco di tutto
Emergence inizia con Blade legato ad un tavolo operatorio osservato da Alexis e da un altro personaggio. Alla Sintek sono piuttosto vendicativi e hanno deciso di iniettargli dentro un liquido dalla natura non identificata (le cui proprietà, che qui s’intuiscono appena, si scopriranno nei prossimi episodi). Quando il nostro eroe verrà salvato da una bella collega (anche lei con la tendenza a lavorare con degli scomodissimi pantaloni a vita bassa… cosa non farebbero gli sviluppatori per farci vedere i tanga delle loro eroine virtuali) potremo finalmente prenderne il controllo. Dopo una breve fuga e un altrettanto breve viaggio in macchina, arriveremo nei pressi della sede centrale della Sintek (un grattacielo giallo dal dubbio gusto architettonico) e dovremo iniziare la nostra marcia verso la sua cima, alla ricerca di un antidoto e della verità (questa la cercano un po’ tutti… peccato che sia difficile ottenerla con soli 20$).[C]
[/C] FPS classico è una definizione che calza a pennello ad Emergence. Sembra quasi che alla Ritual abbiano volutamente snobbato tutte le innovazioni del genere degli ultimi anni (nemmeno troppe in realtà) e abbiano scelto di affidarsi ad un gameplay sedimentato e piuttosto monolitico (c’era molta più varietà nel primo SiN…). Descrivere la struttura di gioco non è difficile: si avanza, si spara, si spara, si spara e si avanza. Gli enigmi (se vogliamo chiamare in questo modo un paio di pulsanti da premere e dei barili da distruggere) sono pochi, di nessun rilievo e non vanno ad incidere sul ritmo dell’azione che è piuttosto elevato.
Dal punto di vista dell’arsenale siamo messi maluccio, visto che si possono impugnare solo tre armi e tutte definibili come “classiche”: la pistola di Blade (vera e propria icona del brand insieme alle natiche di Alexis), un fucile a pompa e un mitragliatore. Sono tutte e tre realizzate piuttosto bene e dotate di fuoco secondario ma, sinceramente, si poteva fare molto di più visto che la concorrenza è agguerritissima.
Anche parlando di nemici non siamo messi molto bene per quel che riguarda la varietà: ci sono gli uomini della Sintek (armati in vario modo o dotati di jetpack), le squadre speciali sempre della Sintek, un paio di mostri e un paio di droni, oltre a due boss.
Narra che ti passa
Abbiamo lasciato da parte quello che consideriamo l’aspetto più importante del progetto Sin Episodes, soprattutto in virtù della sua struttura distributiva: la narrazione. Sia a livello di fabula, sia a livello d’intreccio, non siamo messi per niente bene. Questo primo episodio sfrutta alcuni dei cliché più abusati dagli sceneggiatori di videogiochi (e non solo), infilando nel calderone esperimenti genetici condotti sugli esseri umani, mostri che sfuggono al controllo dei creatori (e che assomigliano terribilmente a quelli già visti in Far Cry… che già non erano propriamente originali), una donna fatale e spietata che vuole sovvertire l’ordine mondiale e chi più ne ha più ne metta. I feuilleton, per loro stessa natura, erano strutturati in modo da appassionare il lettore grazie ad un intreccio narrativo scontato e pieno di agnizioni (per saperne di più basta leggere qualcuno dei saggi di Umberto Eco) che non presentasse vere sorprese ma che lasciasse in sospeso, alla fine di ogni episodio, delle situazioni che invogliassero il lettore ad acquistare l’episodio successivo per sapere “come va a finire”. È lo stesso principio che regola le telenovelas o i telefilm. L’episodicità di questo Emergence dovrebbe rispondere alle stesse regole. Era primario, quindi, da parte degli sviluppatori, porre un’attenzione maniacale nello strutturare l’intreccio della storia in modo da lasciare nel giocatore, alla conclusione dell’avventura, quel senso di incompletezza che genera la volontà di sapere cosa accadrà nell’episodio successivo.
Narra che ti passa
L’obiettivo, purtroppo, non è stato completamente centrato e proprio la narrazione è forse l’elemento più trascurato dell’intera produzione. Come si può pretendere che un giocatore si affezioni ad un personaggio asettico e poco presente come la collega di Blade, tanto da partecipare in modo emotivamente attivo al colpo di scena finale (che non vi diciamo, ovviamente)? Per sapere cosa, dovremmo attendere con ansia il secondo episodio? Emergence è la prova tangibile che il mondo dei videogiochi dovrebbe dotarsi, oltre che di buoni grafici e di buoni programmatori, anche di buoni sceneggiatori, in modo da evitare trame tanto “buggate” e difficilmente in grado di appassionare, con molti errori a livello di tempi e di ritmo.
Source e lo stuttering
Purtroppo i difetti non finiscono qui. In alcuni rari casi abbiamo trovato piuttosto fastidioso veder apparire i nemici dal nulla davanti ai nostri occhi. Uno spawn del genere è poco piacevole, soprattutto perché i nemici sono umani per la maggior parte e non crediamo siano dotati di teletrasporto.
Dal punto di vista tecnico, i Ritual hanno sfruttato molto bene il motore grafico Source di Valve, creando un’ambientazione ben caratterizzata, sia negli interni che negli esterni. È presente anche l’ormai ”indispensabile” fisica che però, in questo caso, è marginale in termini di gameplay, ma aggiunge quel tocco di spettacolarità in più che non fa mai male. Buone le texture e ottimi i modelli degli attori virtuali (sia amici che nemici). L’unica pecca è la recitazione che, a differenza di quanto accadeva in Half-Life 2, qui sembra molto più legnosa e innaturale. Dal punto di vista audio va segnalata l’ottima title track e la presenza della piaga che affligge il Source: lo stuttering (dei piccoli scatti dovuti, pare, al caricamento dei diversi file audio). Noi siamo stati costretti ad abbassare la qualità dell’audio, per limitare il fenomeno e poter così giocare decentemente.
Box Hardware
I requisiti per far girare Emergence sono piuttosto contenuti: un processore da 1 GHz, 256 MB di ram e una scheda grafica compatibile con le DirectX 7. Ovviamente queste caratteristiche non bastano per giocarlo al meglio. Portate il processore fino a 3 GHz, la ram fino a 1 GB e dotatevi di una scheda grafica compatibile con le DirectX 9 per andare più tranquilli. Provato su un P4 a 3,4 GHz dotato di 2 GB di ram e una scheda grafica GeForce 7800 GT con 256 MB di ram onboard, il gioco è risultato fluidissimo al dettaglio massimo, anche se si è dovuta abbassare la qualità audio per sopperire a dei forti problemi di stuttering.
Commento finale
Mah. SiN Episodio 1: Emergence è un titolo corto (ma si sapeva) e parzialmente riuscito che pecca proprio lì dove avrebbe dovuto concentrare maggiormente il suo fulcro d’interesse: la narrazione. Per il resto si tratta di un FPS classicissimo con qualche difetto strutturale di troppo ma, sostanzialmente, piuttosto solido. Senza infamia e senza lode.
Pro
- Ottimo dal punto di vista tecnico
- Sparatorie d’annata ma sempre divertenti
- Costa poco
- Poca varietà complessiva
- Storia banalissima e per nulla interessante
- Quale motivo può spingerci ad attendere il secondo episodio?
Il feuilleton videoludico
I videogiochi scoprono il fascino del feuilleton? Verrebbe da dire di sì, visti gli ultimi sviluppi del settore con Steam a farla da padrone nella fondazione dei videogiochi seriali. Questo SiN Episodio 1 Emergence è il primo di una serie di episodi concatenati (nove a quanto pare) che andranno a formare una specie di “serial” videoludico dal respiro più ampio. Ogni episodio costerà 20$ più tasse (se acquistato sulla piattaforma di Valve) ma potrà essere acquistato anche nei negozi ad un prezzo simile. La portata della novità è sotto gli occhi di tutti (nel bene e nel male), rimane solo da verificare se il bene sia superiore al male o viceversa.
Il primo SiN, uscito contemporaneamente al primo Half-Life (strano il destino) era un FPS di buona fattura… non fosse per la quantità immane di bug che lo affliggevano e che ne hanno decretato il “decesso” commerciale (all’epoca reperire le patch era leggermente più complicato di ora). Le sue qualità gli hanno permesso, comunque, di crearsi una schiera di fan che non hanno mai smesso di sperare in un seguito che riscattasse il primo capitolo. Beh, l’attesa è finita, e finalmente possiamo tornare ad indossare i panni del palestratissimo Blade che, con gli anni, ha guadagnato un aspetto ancora più coatto ma ha perso tutta la sua verve oratoria (scordatevi le frasi ad effetto con parolacce annesse… il nostro eroe è vittima di un mutismo totale). Sì, dai, lo so che vi preme di sapere se c’è anche lei… ma certo che c’è! Potevano levare di mezzo uno dei personaggi più trash della storia dei videogiochi? Parliamo di Alexis Sinclair… una scienziata abituata a fare apparizioni fugaci (e profetiche) e a condurre i suoi studi indossando abiti fetish che coprono tutto quello che serve per non far classificare il gioco come “per adulti” (quasi nulla, quindi… ma non diciamolo all’ESRB che ultimamente ha il rating selvaggio).