Quanti anni sono passati dal lancio di Stargate, la pellicola che consacrò Roland Emmerich come uno dei più importanti registi di film d'azione ad alto budget dei due decenni successivi (e oltre)? Era il 1994 quando fece il suo debutto nei cinema per poi espandersi in serie TV, libri, fumetti e videogiochi. La serie TV Stargate SG-1, trasmessa tra il 1997 e il 2007, è l'opera più famosa tra quelle derivate dal film, nonché quella più amata dai fan. Ripartiva esattamente dalla fine della pellicola e vedeva la squadra SG-1, la prima del Comando Stargate, vivere numerose avventure legate alla guerra contro Anubis, che naturalmente non possiamo riassumere in questa sede.
Ciò che dovete sapere che è che nella recensione di Stargate: Timekeepers tenteremo di capire come il gioco si innesti nella serie SG-1, da cui prende il là (dalla fine della settima stagione), e se valga la pena o meno di tornare da quelle parti per aiutare la resistenza Jaffa e creare un'alleanza con gli Unas.
Per i fan di Stargate SG-1
Chiariamo subito un punto essenziale: acquistando adesso Stargate: Timekeepers vi porterete a casa soltanto metà gioco, quindi un totale di sette livelli. Gli sviluppatori di Slitherine hanno spiegato che la seconda parte, formata da altri sette livelli, arriverà entro il 2024 (compresa nel prezzo della prima) e, visto che hanno parlato di "prima stagione", hanno anche fatto capire che in futuro potrebbero esserci ulteriori espansioni. Altra questione fondamentale: il gioco si gode molto di più se si conosce la serie televisiva Stargate SG-1. Come avrete capito, il progetto mira soprattutto ai suoi fan, dato che la storia è incuneata tra due sue stagioni e si svolge durante la Battaglia di Antartica. Certo, per poter affrontare le missioni non avete bisogno di averla vista e potete comunque godervelo come uno strategico stealth di buona fattura, oltretutto con una trama non proprio eccezionale, ma alcuni concetti che si incontrano durante il gameplay appaiono decisamente più chiari alla luce di quanto raccontato nel telefilm, anche perché Stargate: Timekeepers non si preoccupa in alcun modo di spiegarli. Perché la Terra è in guerra contro tale Anubis? Chi sono le varie specie che si incontrano lungo la via? Che cosa sono gli Stargate? Niente di niente. Neanche mezza riga introduttiva. In effetti il giocatore che non conosce Stargate rischia di sentirsi un po' abbandonato a sé stesso.
Gameplay
Quindi veniamo gettati nell'azione con la prima missione, dove prendiamo subito i comandi del colonnello Eva McCain e del soldato Max Bolton. Più avanti aggiungeremo altri membri al gruppo, come lo Jaffa ribelle A'ta o lo scienziato Derrick Harper. Ogni personaggio ha le sue abilità, che torneranno più o meno utili nel corso delle sette missioni, dando spesso al giocatore la possibilità di improvvisare. I primi incarichi sono i più rigidi e lineari, mentre gli ultimi tendono ad aprirsi maggiormente e, anche se più difficili, offrono più possibilità di sperimentazione. In questo senso Stargate: Timekeepers è realizzato con grandissima competenza e si colloca a metà strada tra i Commandos e il recente Shadow Gambit, risultando più flessibile dei primi, ma allo stesso tempo meno sperimentale del secondo. Diciamo che gli sviluppatori hanno sicuramente preso più di qualche idea dai titoli di Mimimi, come gli strati del cono visuale dei nemici, che consente di muoversi senza essere visti rimanendo a una certa distanza, o le pause tattiche, che consentono di elaborare azioni contemporanee, particolarmente utili per far rendere al meglio le capacità della squadra.
In generale Stargate: Timekeepers fa di tutto per chiarire al giocatore che si trova di fronte a uno strategico stealth e non a uno sparatutto. Lo fa sin dal tutorial, dove viene spiegato con esempi pratici che l'approccio più brutale e diretto non è spesso consigliabile e, invece, è meglio agire rimanendo discreti per colpire di sorpresa, magari dopo aver studiato a fondo la mappa. Ad esempio uno dei personaggi, Sam Watson, può travestirsi da Jaffa e ingannare i soldati nemici di rango inferiore (rispetto al travestimento), distraendoli così da dare modo ai suoi compagni di agire indisturbati. Eva invece può creare delle distrazioni per allontanare lo sguardo dei nemici dai passaggi che si devono percorrere. Quindi immaginate un momento tipico del gameplay: pausa tattica, Eva crea una distrazione, Max attraversa un corridoio di corsa, per aggirare il nemico e arrivargli alle spalle quando ritorna nella sua posizione normale.
È soddisfacente, poco da dire, e gli appassionati del genere è proprio questo che cercano in titoli simili. Proprio questa libertà ha determinato però la scelta di non premiare in alcun modo certi comportamenti: volete essere più brutali e letali? Fatelo. Volete cercare di finire le missioni senza uccidere nessuno? Potete fare anche questo, ma non aspettatevi premi. È come se non ci fossero giudizi etici nei confronti del giocatore, che deve sentirsi il più libero possibile in termini di come superare i vari ostacoli. Detto questo non aspettatevi che Timekeepers sia una passeggiata di salute, perché non lo è per niente. Le missioni richiedono dai 45 minuti alle 2 ore per essere concluse e mentre si cerca di farlo può capitare più volte di essere uccisi. Pregevole in tal senso come la difficoltà cresca in modo equilibrato livello dopo livello, a volte arrivando anche a mescolare le carte in tavola grazie a un level design intelligente e, in alcuni passaggi, davvero ispirato.
Poco budget, buon risultato
Dal punto di vista tecnico Stargate: Timekeepers fa il suo senza strafare. Non crea mai meraviglia, ma nemmeno rifiuto. Il livello di dettaglio è generalmente buono, sia che ci si trovi in mezzo ai ghiacciai, in una jungla con tanto di antichi templi o in una base nemica, considerando che il giocatore guarda i livelli dall'alto e non c'è quindi bisogno di modelli 3D troppo complessi per creare un buon colpo d'occhio. L'unica nota stonata sono alcune sequenze d'intermezzo, davvero povere stilisticamente e tecnicamente, tanto che verrebbe quasi voglia di suggerire agli sviluppatori l'adozione di soluzioni alternative per raccontare la storia (ad esempio tramite fumetti). In realtà i filmati dei primi tre livelli non sono male, soprattutto se non ci si aspetta che uno sviluppatore medio/piccolo come quello di Stargate: Timekeepers tiri fuori qualcosa alla Blizzard, ma più si va avanti, più la qualità in qualche modo degrada e si inizia a pensare che forse certe caratteristiche è meglio non averle, se non si hanno abbastanza risorse.
Conclusioni
Stargate: Timekeepers è uno strategico stealth davvero ben fatto, che risente un poco di tutte le premesse che lo accompagnano per essere goduto appieno. Se rientrate nel suo pubblico potenziale (spettatori della serie Stargate SG-1) allora vi ritroverete maggiormente coinvolti dalle situazioni intriganti e ben studiate architettate dagli sviluppatori, che metteranno a dura prova le vostre abilità. In realtà vi piacerà molto anche se siete soltanto alla ricerca di un discendente dei Commandos di buona fattura, considerando che il genere non è proprio tra i più battuti del momento. Non è innovativo come uno Shadow Gambit, ma fa comunque il suo ed è realizzato con una grandissima competenza. Peccato per la mancanza di rifiniture in certi aspetti, segno di una chiusura del gioco un po' affrettata. Parliamo di elementi secondari, come la qualità di alcune sequenze di intermezzo dei livelli avanzati, inferiori a quella dei primi tre livelli, che fanno capire come a un certo punto dello sviluppo la produzione abbia corso più del dovuto. Niente di compromettente, ma comunque ci si fa caso.
PRO
- Le meccaniche stealth funzionano molto bene
- I livelli aumentano di complessità e di possibilità per il giocatore
- Di giochi del genere non se ne vedono tutti i giorni
CONTRO
- Chi non conosce la serie TV Stargate SG-1 avrà qualche difficoltà a capire lo scenario
- La storia non è proprio eccezionale, almeno fino alla settima missione
- Mancanza di rifiniture in alcuni aspetti