Abbiamo aspettato prima due anni e passa, poi un altro mese, ma alla fine ci siamo lasciati alle spalle anche la quarta stagione di Stranger Things. E ora la serie dei Duffer Brothers, praticamente la punta di diamante di Netflix, entra nella sua fase finale: i suoi creatori hanno infatti dichiarato, poche settimane fa, che la quinta stagione sarà anche l'ultima, al netto di un misterioso spin-off che sarebbe in lavorazione ma sul quale girano solo voci tutte da confermare. Una cosa è sicura: per come si è concluso il Volume 2 di Stranger Things 4, la prossima stagione sarà molto diversa, e già si parla di un salto temporale che possa giustificare meglio la crescita degli attori, per i quali sono passati anni dalla terza stagione, mentre nel mondo televisivo sono stati solo otto mesi.
Non vorremmo anticiparvi nulla sul gran finale in questa recensione di Stranger Things 4 Vol. 2, e per questo motivo limiteremo gli spoiler al minimo, ma dovremo per forza menzionare alcuni snodi salienti per dare un senso alla nostra analisi. Se proprio non volete sapere nulla di nulla, tornate solo dopo aver guardato gli ultimi due episodi!
Due episodi lunghissimi
Partiamo da un presupposto: i due episodi finali di Stranger Things 4 sono lunghissimi. L'episodio 8, "Papà", dura circa 1 ora e 20 minuti, mentre il season finale, "Il piano", supera le 2 ore e un quarto. Tempi da cinema, insomma, ma in fondo i valori produttivi di Stranger Things sono diventati stellari, sia in termini di effetti speciali - anche se la computer grafica non è sempre al top, come ha dimostrato la trasformazione di Uno in Vecna che abbiamo visto nel finale del Volume 1 - sia in tutto il resto. Si potrebbe arguire che i Duffer - non solo alla scrittura ma anche alla regia di entrambi gli episodi - avrebbero potuto ricavare un terzo episodio da tutte queste ore di girato, ma il ritmo serrato del finale giustifica la loro decisione, poiché smezzarlo avrebbe sbilanciato profondamente le sue componenti: per questo motivo, vi consigliamo di ritagliarvi le due orette necessarie a guardarlo tutto in una volta, perché in caso contrario sacrifichereste il suo fortissimo impatto emotivo.
Tra i due episodi, il finale è sicuramente quello più avvincente. "Papà" soffre la sindrome del penultimo episodio: serve, cioè, a preparare la scena per il gran finale, concedendo molto più spazio all'introspezione. E proprio per questo motivo ci consegna alcuni tra i momenti migliori non tanto della quarta stagione, ma del franchise in toto. Lo struggente monologo di Will - ormai un libro aperto per gli spettatori - e Hopper che ritrova Joyce, Steve e Robin, Eddie e Justin, ma soprattutto Undici che finalmente gliele canta al dottor Brenner, uscendo da un torpore che troppo a lungo ha contraddistinto il suo personaggio, e che il Volume 1 aveva scosso ma non del tutto nei primi episodi.
La sottotrama del laboratorio segreto occupa gran parte del penultimo episodio, essendo praticamente uno step fondamentale nello sviluppo di Undici come "supereroina". Questo aspetto della serie ogni tanto viene richiamato nei dialoghi, ma diventa sempre più forzato: è chiaro che Stranger Things si è allontanato parecchio dall'immaginario supereroistico, se mai ci si era avvicinato, per sconfinare in una storia dai toni che ricordano i romanzi di Stephen King sui poteri extrasensoriali.
Col Volume 2 di Stranger Things 4 ci lasciamo finalmente alle spalle il conflitto col dottor Brenner di Matthew Modine. Gli ultimi minuti dell'episodio 8 sono esplosivi, in tal senso, e offrono una chiusura sensata, ma forse non soddisfacente al 100%. Abbiamo avuto l'impressione che Millie Bobby Brown non fosse proprio a suo agio con le scene in cui doveva esprimere emozioni che non fossero rabbia o confusione, forse perché ha passato fin troppo tempo a interpretare questo lato di Undici. In questo senso, la quarta stagione di Stranger Things ha dovuto limitare al minimo le scene in cui Undici e Hopper condividono lo schermo, ed è un peccato perché la Brown e David Harbour hanno un'alchimia straordinaria, soprattutto a fronte della sottotrama che i Duffer hanno imbastito per loro nel corso degli anni.
Stranger Things 4, tuttavia, sembra concentrarsi soprattutto su quello che abbiamo definito il Team Hawkins, cioè l'eterogenea squadra formata dai personaggi rimasti nell'inquietante cittadina. Il Volume 2, se possibile, conferma ulteriormente la debolezza della sottotrama californiana, con un personaggio, Argyle, sempre più irritante; un Jonathan che praticamente non fa nulla di concreto, tranne sostenere il fratellino in un momento particolarmente complicato della sua vita; e un Mike che serve essenzialmente a fare un discorso motivazionale di dubbia utilità. Il Team California è il deus ex machina di questa stagione: è nel posto giusto al momento giusto e serve a fare da ponte tra Undici e Hawkins con una vasca per la deprivazione sensoriale improvvisata in una delle trovate più inverosimili e forzate della serie. Il punto debole della stagione 4, senza dubbio, per una schiera di personaggi che forse neanche i Duffer sapevano più come integrare nella storia.
Non si torna indietro
Nel Volume 2 soffre un po' anche la sottotrama russa, che si risolve in un nulla di fatto. O meglio, il viaggetto di Joyce e Murray ci ha riportato Hopper - e un nuovo alleato, che speriamo di rivedere nella prossima season - ma ha esplorato poco e niente uno dei risvolti più intriganti della storia: gli esperimenti russi sulle creature del Sottosopra. È strano, perché l'episodio 8 e l'episodio 9 sembrano preparare il terreno per qualcosa di importante, mostrandoci anche le particelle senzienti in una vasca di contenimento, ma l'andirivieni dalla prigione russa, assai poco credibile, alla fine serve solo come assist indiretto per il Team Hawkins.
L'episodio finale, "Il Piano", si divide tra le varie sottotrame, ma si concentra soprattutto sull'attacco a Vecna, che ci ha ricordato tanto, ma proprio tanto, i Perdenti di Derry che s'infilano nelle fognature per dare la caccia a Pennywise. Che i Duffer Brothers si fossero ispirati a It era evidente, ma adesso abbiamo la conferma.
Il season finale, come abbiamo detto più sopra, è un giro sulle montagne russe delle emozioni. I Duffer imbastiscono una narrativa fatta di dialoghi sibillini che riempiono il cast di "red flag", bandierine rosse: a un certo punto si fatica a trovare un personaggio di Hawkins che non sia marcato per una morte prematura entro i titoli di coda. Da Steve, il più amato dai fan, alla sempre più grintosa Nancy, passando per Robin, Eddie e persino Dustin, Lucas o Erika, sembrano tutti con un piede nella fossa, e i registi giocano con le aspettative degli spettatori fino agli ultimi minuti, specialmente perché si parla di ragazzi, poco più che adolescenti, la cui morte avrebbe un impatto non indifferente sull'immaginario dei fan e sul pubblico di Netflix.
In questo senso, le inevitabili perdite di fine stagione ci hanno colpito positivamente. Una ce l'aspettavamo, visti i presupposti e lo storico della serie, mentre l'altra è stata un vero pugno nello stomaco, o quasi. E per quanto resti una porta socchiusa, forse più di dieci centimetri, siamo curiosi di scoprire come i Duffer gestiranno la cosa nella prossima stagione.
La season 4 si chiude dunque con un finale davvero coinvolgente e ricco di tensione, con dei momenti a dir poco entusiasmanti per merito anche del montaggio e della colonna sonora - da Kate Bush ai Metallica - ma soprattutto delle interpretazioni. Abbiamo trovato quasi tutto il cast all'altezza delle scene più intense, ma Sadie Sink, Joe Keery e persino Natalia Dyer dominano le riprese, specialmente la prima che, per il suo ruolo nei panni di Max, sta giustamente ricevendo elogi in ogni dove. Anche Jamie Campbell Bower, l'uomo sotto il complicatissimo ma stupefacente make-up di Vecna, merita un plauso, se non altro per la pazienza e l'impronta che dà al personaggio in lingua originale. Non siamo sicuri che Vecna sia ancora l'antagonista riuscito in cui speravano i Duffer, ma è sicuramente uno dei più memorabili in termini di look e carisma.
In fondo restano ancora da svelare moltissimi misteri. A differenza di quel che credevamo, Stranger Things 4 ha sollevato ancora più domande sulla natura del Sottosopra, e i flashback e le spiegazioni sono serviti a poco. Ora sappiamo chi manovrava il Mindflayer e i Demogorgoni, e a quale scopo, ma cosa sia questa dimensione, e perché ha assunto la forma che conosciamo nel momento in cui è scomparso Will all'inizio della serie, resta tutto da schiarire. I Duffer hanno anticipato che la quinta e ultima stagione si soffermerà proprio sui segreti del Sottosopra, il ché ci sembra assai plausibile viste le condizioni in cui versa Hawkins alla fine di questo Volume 2. I nuovi episodi, si dice, dovrebbero arrivare prima del previsto: speriamo solo che non ci si metta di mezzo un'altra pandemia a farci aspettare più del dovuto.
Conclusioni
Multiplayer.it
8.0
Il Volume 2 di Stranger Things 4 chiude, con un finale strepitoso, il grande ritorno di una serie che continuiamo ad amare nonostante le sue spigolosità. Non tutto ha funzionato come avremmo voluto, ma i Duffer sono riusciti a chiudere la stagione con un episodio scioccante che scorre liscio come l'acqua nonostante la sua durata, e che getta le basi per il gran finale nella prossima season. Se amavate Stranger Things, o lo amate ancora come noi, il Volume 2 è tutto quello che avreste voluto dopo quasi tre anni - e un mese - di pausa.
PRO
- Il cast in grande spolvero, ma soprattutto Sadie Sink
- Il finale è emozionante e non sembra durare le sue due ore e passa
CONTRO
- La sottotrama del Team California
- Qualche forzatura un po' troppo stucchevole nella narrativa