Videogiochi indipendenti e storie dell'orrore hanno in comune una caratteristica basilare: a volte gli basta una sola idea ben riuscita per incantare il pubblico. Una buona intuizione, precisa, sincera, intensa. Non è facile, ovviamente, riuscire ad afferrare un guizzo geniale che sia autentico e, in buona sostanza, inedito, ma se ci riesci ti basta un budget modesto e il coraggio di seguire la tua invenzione fino in fondo. Lo sanno bene le decine di registi horror che sono partiti con un corto scalcinato di pochi minuti su YouTube e che, dopo il successo, si sono visti trasformare la propria sceneggiatura di poche pagine in film multimilionari prodotti dalle major di Hollywood.
Anche The Cabin Factory è diventato in breve tempo un fenomeno sul web. Nato dalla mente di due sviluppatori, uno giapponese e uno spagnolo, questo piccolo titolo ha stregato - ed è il caso di usare il termine - un numero sempre maggiore di videogiocatori, diventando in breve un successo commerciale. I motivi immediatamente rintracciabili sono due: la diffusione attraverso gli streamer, per i quali The Cabin Factory sembra appositamente realizzato dal momento che è semplice, imprevedibile e terrorizzante, e l'estrema somiglianza con The Exit 8. Per tornare sull'argomento di cui sopra, i diritti cinematografici di The Exit 8, titolo di culto sviluppato dalla giapponese Kotake Create, sono stati acquistati dalla Toho (il colosso che produce i Godzilla) ed è stato annunciato un film in arrivo quest'anno in tutto il mondo. Come si diceva: una buona idea e un budget basso sono un richiamo irresistibile per le major cinematografiche. Come il sangue per gli squali.
The Cabin Factory è una variante sul tema, che mescola l'horror aziendale di The Stanley Parable a quello più convenzionale dei classici dell'orrore in una rilettura moderna della favola di Hansel e Gretel. In fin dei conti, la sua natura è quella di un palcoscenico per mettere in scena tanti espedienti inquietanti per spaventare il videogiocatore. Alcuni di questi sono molto interessanti, sottili, raffinati, altri meno, ma tutti concorrono a trasformare questo videogioco in una sorta di bignami horror. Un po' come faceva il film Quella casa nel bosco (titolo originale: The Cabin in the Woods), con il quale condivide non soltanto parte del titolo, ma anche la voglia di decostruire il genere trasformandolo in un gioco.
Solo un’altra giornata di lavoro
All'inizio ci sono uno specchio e una donna anziana con una targhetta appuntata sul petto. È la nostra protagonista: una dipendente della Cabin Factory, l'azienda che realizza "case stregate" per il settore dell'intrattenimento. Ci tocca seguirla in una giornata un po' particolare: secondo i clienti, alcune delle catapecchie di scena che escono dalla fabbrica sono realmente stregate. Sta a noi decretare quali sono innocue, e possono quindi lasciare la catena di montaggio, e quali invece no.
L'iter è molto semplice: un nastro trasportatore ci metterà davanti la casa da analizzare e noi dovremo entrare, controllare che sia tutto a posto e segnalare che non ci sono problemi. Oppure che ci sono e, a quel punto, quando uno degli oggetti o delle statue dei personaggi si muoverà senza preavviso, precipitarci fuori dalla capanna, premere il tasto rosso e passare alla successiva. Per portare a termine con successo la giornata lavorativa, bisogna azzeccarne otto di fila.
Le case sono tutte uguali: una capanna in legno con un piccolo patio. Non appena ci avviciniamo alla porta d'entrata, le luci calano e un vento spettrale comincia a soffiarci nelle orecchie. D'un tratto l'illuminazione asettica, fredda e apparentemente innocua della fabbrica si fa da parte; al suo posto l'atmosfera lugubre di un set horror. Appena entrati ci rendiamo conto che gli ambienti da controllare sono, in buona sostanza, soltanto due, un ampio salotto e una mansarda. La sala principale è già tutto un programma: un fuocherello allegro scoppietta nella stufa, il volto severo di una donna ci guarda all'interno di una cornice illuminata, il suo sguardo sembra seguire ogni passo. La statua di un uomo seduto al tavolo, con l'espressione burbera. Davanti a lui delle scale salgono al secondo piano, dove si trova il corpo di un bambino con un panno a coprirgli il volto. E questo è lo scenario normale, quello che bisogna segnalare come in regola.
Come si suol dire, però, il diavolo si nasconde nei particolari: facendo dentro e fuori da queste case, bisognerà aguzzare la vista per scoprire le anomalie. Per esempio a volte la donna del quadro si fa un po' troppo vivida... oppure il bambino nella mansarda muove le gambe quando non lo guardate. Il gioco mescola il mazzo delle possibili cabine, proponendole in ordine casuale e vi assicuriamo che al primo giro, quando non conoscete ancora tutti gli infimi trucchetti che queste case vi getteranno contro, l'effetto è da incubo.
Un bignami del genere horror
Ci sono in totale una quarantina di capanne differenti. Alcune vengono considerate normali dal videogioco, ma non per questo sono meno spaventose. Potreste entrare e trovare i personaggi in una posa inquietante, oppure delle presenze che non avete mai incontrato prima. Ma le disposizioni aziendali sono chiare: c'è da segnalare l'anomalia soltanto se qualcosa si muove. Da questo punto di vista, The Cabin Factory fa un lavoro eccezionale nel proporre situazioni di tensione senza ricorrere continuamente a mezzucci come il jumpscare. Ce ne sono alcuni durante l'esplorazione, ma spesso il modo in cui fa paura è molto più sottile ed è giocato su rumori di passi, porte che si aprono cigolando, oggetti e persone che si trovano dove non dovrebbero. Strane apparizioni o improvvisi cambi di ritmo. In circa un'ora di gioco, questa esperienza prende in prestito dal cinema o da altri videogiochi come P.T., Five Nights at Freddy's o Outlast, moltissimi trucchi.
Nei momenti più brillanti, The Cabin Factory sembra un'intelligente decostruzione del genere horror, che recupera elementi visivi, suggestioni e perfino meccaniche e le inserisce in un nuovo contesto metanarrativo, quasi giocoso (ma non meno terrorizzante), nel quale smontare e rimontare spaventi diventa una classica giornata di lavoro. La cornice aziendale del tutto ci pone infatti in un ambiente apparentemente controllato, ed è proprio adagiandosi su questa sicurezza che, a volte, la situazione sfugge di mano portandoci a dover ricominciare.
Inoltre, nel suo breve giro di giostra, The Cabin Factory riesce anche a raccontare una storia, pescando dalla favola di Hansel e Gretel e mettendo in scena momenti onirici e suggestive parentesi surreali. Certo, una volta attraversate gran parte delle case a disposizione, The Cabin Factory perde tutto il suo fascino, perché viene meno l'elemento dell'ignoto, della paura che possa succedere qualcosa da un momento all'altro, ma è uno scotto che si può tranquillamente pagare dal momento che questa esperienza costa circa 3 euro.
Conclusioni
Tra l'orrore aziendale di The Stanley Parable e quello convenzionale dei classici film horror, The Cabin Factory è un breve giro di giostra che dura circa un'ora e vi spaventerà in ogni modo possibile. Per farlo, infatti, gli basta un'idea vincente, in parte ereditata da un altro fenomeno web che risponde al nome di The Exit 8: entrare in stanze apparentemente tutte uguali e trovare delle anomalie. È breve, imprevedibile e d'effetto. Il videogioco perfetto se volete godervi la reazione di qualcuno che lo gioca per la prima volta. Che si possa prendere un'intuizione del genere e trasformarla in un videogioco più articolato? Saremmo proprio curiosi di scoprirlo.
PRO
- Tanti modi per spaventare il giocatore
- Il primo giro è indimenticabile
- Buono il tentativo di raccontarci una storia attraverso parentesi oniriche
CONTRO
- È un'esperienza molto breve, dura circa un'ora
- Rigiocabilità praticamente assente
- Tecnicamente è afflitto da qualche bug