La passione del pubblico televisivo per i reality show non accenna a diminuire, né in Italia, né all'estero. A partire dagli anni '90, programmi come Il Grande Fratello hanno catturato l'attenzione di milioni di telespettatori in tutto il mondo, trasformando persone più o meno ordinarie in celebrità di grido, nutrendo in maniera costante le riviste di gossip. Ecco che il team di sviluppo Nerial - già autore del clamoroso Card Shark - si avvale del supporto come publisher di Devolver Digital per portare al mondo il suo The Crush House, la cui idea è senz'altro particolare: metterci nei panni della protagonista Jae significa prendere le redini di un reality show ambientato in una villa a Malibu, pieno di cotte, litigi e chiacchierate decisamente frivole tra perfetti sconosciuti.
Telecamera alla mano, dovremo scegliere quando mandare in onda le pubblicità (fondamentali per guadagnare denaro dallo show) e cosa inquadrare, tenendo conto delle richieste dell'audience. Perché, si sa, ciò che il pubblico vuole, il pubblico ottiene: che si tratti di intenditori d'arte desiderosi di ammirare le opere presenti nella villa o di appassionati di teorie del complotto, Jae deve tenere in considerazione i gusti del pubblico per fare in modo che lo show non venga chiuso prematuramente. E spesso si tratta di gusti decisamente... "particolari". L'idea è senz'altro intrigante, ma il potenziale di The Crush House viene trattenuto da alcune scelte di gameplay e di trama che gli impediscono di brillare come avrebbe potuto.
Se vuoi ti compro tutta Malibu
Malibu, 1999. Jae Jimenez Jung è stata appena chiamata dalla squadra che produce il reality show The Crush House: è un'offerta che non si può rifiutare, visto che si tratta del prodotto di intrattenimento televisivo più caldo del momento. Nelle vesti di nuova producer dello show, Jae deve scegliere i quattro protagonisti di ogni stagione, personaggi più o meno bizzarri che si troveranno a interagire nel contesto lussuoso di una spettacolare villa a Malibu.
Non solo: tra i compiti di Jae rientrano anche la scelta delle inquadrature, delle pubblicità da mandare in onda, delle situazioni su cui porre l'attenzione, seguendo due soli comandamenti - dare al pubblico ciò che vuole e mai, mai parlare con il cast.
Come la storia del videogioco insegna, vietare qualcosa al giocatore otterrà l'effetto contrario di attrarlo irresistibilmente verso quella possibilità - Daniel Mullins con il suo Inscryption lo ha dimostrato alla perfezione. Quando le luci si spengono e la giornata di riprese è conclusa, la villa rivela un volto oscuro, diverso, e ben presto si verificheranno degli eventi misteriosi che metteranno alla prova la fedeltà di Jae agli ordini impartiti dall'alto. Senza svelare troppo, si può dire che l'idea di inserire un twist in questo reality show patinato è ottima, ma l'esecuzione finisce per essere decisamente più banale e prevedibile del previsto: è un vero peccato, perché il rovescio della medaglia lucente e briosa che è questo reality show videoludico avrebbe potuto essere ben più affascinante e meno scontato di così.
Sotto le luci della ribalta
Per svelare tutti i segreti della villa, sarà necessario mandare in onda più stagioni di The Crush House, per una durata complessiva dell'avventura che si attesta intorno alle otto-nove ore. Ogni stagione dura appena cinque giorni e, una volta conclusa, Jae si troverà a scegliere un nuovo quartetto di partecipanti da gettare in pasto alla sua telecamera.
La scelta del cast è fondamentale per il successo della trasmissione, in quanto dalle sommarie descrizioni dei vari personaggi a disposizione si possono in qualche misura prevedere le interazioni che avverranno tra gli stessi, provando a creare situazioni di vario genere. Giusto per fare qualche esempio, è molto probabile che Milo, che detesta i rumori forti, vada a scontrarsi con Veer, appassionato di musica ska ad alto volume; invece, le due romanticone Priscilla e Charlie potrebbero formare una coppia perfetta da dare in pasto agli amanti delle smancerie.
Una volta scelto il cast, si inizia subito a filmare. I partecipanti a The Crush House arrivano nella villa facendo uno spettacolare ingresso in piscina, durante il quale si potranno iniziare a leggere i commenti del pubblico, per iniziare a capire che tipi di persone si interesseranno a quella particolare stagione dello show. È molto importante prestare attenzione a questo aspetto: ascoltare l'audience e dare agli spettatori ciò che vogliono è l'unico modo per evitare la cancellazione dello show, e con lei il game over.
Ogni tipo di pubblico ha un nome: ci sono le Drama Queen, appassionate di liti e rotture delle relazioni tra i partecipanti a The Crush House; i Voyeur, desiderosi di vedere le star dello show senza che le stesse si accorgano della telecamera. Non mancano persone dai gusti più... strani: ci sono i papà divorziati, che non vedono l'ora di ammirare una bella grigliata nella villa, o i feticisti dei piedi, e in quest'ultimo caso bisognerà abbassare parecchio la nostra telecamera per accontentarli.
Il pubblico ha sempre ragione
Più lo show prosegue, più le richieste del pubblico diventeranno assurde e andranno soddisfatte guadagnando punti grazie all'inquadratura di oggetti o situazioni che soddisfano i loro gusti. Le cose si fanno più complicate con il passare del tempo, con l'aumentare del numero di tipologie di audience da compiacere.
Un aiuto viene dagli oggetti che è possibile acquistare grazie agli introiti derivanti dalle pubblicità, da mandare in onda strategicamente al momento giusto per massimizzare il guadagno: gli arredamenti della villa possono essere arricchiti con luci al neon, cuscini, statuette e altre amenità che creeranno situazioni particolari tra i partecipanti allo show, e che quindi potranno consentire di soddisfare gusti variegati.
Il problema è che alla fine si finisce per tenersi aderenti alla strategia più efficiente: soddisfare il pubblico il prima possibile e poi mandare in onda la pubblicità fino alla fine dello show. In questo senso, The Crush House si rivela ben presto piuttosto monotono nel suo ciclo di gameplay, e la problematica è aggravata dalla qualità delle interazioni tra i protagonisti del reality show. Come rivelato dallo stesso team di sviluppo, The Crush House si avvale di un sistema semi-procedurale per la generazione di dialoghi tra i personaggi. Siamo ben lontani da ciò che attrae il pubblico dei veri reality show: le conversazioni sono invariabilmente banali e mancano di quel tocco umano che riesce a catturare gli spettatori e a rendere i protagonisti di uno show televisivo delle persone verso cui proviamo empatia, attrazione, interesse, e in alcuni casi fastidio - tutte emozioni che sono indici di un coinvolgimento verso ciò che si sta guardando, e che mantengono incollati al divano.
Probabilmente, l'idea di Nerial è nata dalla volontà di aggirare le limitazioni tecniche in cui incorrono studi di sviluppo di ridotte dimensioni, oltre che dal desiderio di replicare la spontaneità delle interazioni che avvengono tra le persone coinvolte nei programmi di questo genere, ma il risultato risulta non essere all'altezza delle intenzioni. In conclusione, manca un tocco autoriale che riesca a far sembrare umani - e non robotici - i partecipanti al reality show videoludico creato da Nerial.
Un tuffo in piscina
The Crush House riesce a brillare nella direzione artistica, coloratissima e vivace come si conviene a uno show che fa dell'ostentazione del lusso e della bella vita la sua ragion d'essere.
I personaggi che si uniscono al programma vogliono soltanto scendere dallo Scivolo del Successo che campeggia sulla villa, un simbolo di celebrità e di realizzazione di sé, e il simbolo di come la partecipazione al reality show possa rendere famose delle persone qualsiasi a cui è stata data l'occasione della vita. A questo soleggiato sogno americano - e non solo - fa da contraltare l'oscurità della notte che immancabilmente allunga le sue ombre sullo show a fine giornata, aprendo Jae a una serie di missioni segrete e di richieste. Ricordatevi: non parlate mai con il cast...
Il lavoro di Nerial risulta accattivante anche dal punto di vista sonoro, e i motivetti dello show e delle pubblicità sono davvero difficili da tirar fuori dalla testa. Segnaliamo, però, che The Crush House non è stato tradotto in lingua italiana. Dialoghi e menu, però, sono scritti in maniera piana e semplice, rendendo il gioco pubblicato da Devolver Digital accessibile anche a chi non ha una conoscenza perfetta della lingua inglese.
Conclusioni
The Crush House è un prodotto che porta orgogliosamente il marchio di innovazione di Devolver Digital, ma mostra anche le smagliature di un publisher che nell'ultimo anno è parso sempre più in difficoltà e che ultimamente non riesce a trovare una "killer hit" capace di conquistare un ampio pubblico. Difficile che ci riesca il pur discreto videogioco di Nerial, uno studio che ha dimostrato con Card Shark di sapere il fatto suo, ma che in questo caso non è riuscito a esprimersi al meglio delle sue possibilità. Le buone idee alla base di The Crush House non riescono a brillare in maniera adeguata, anche a causa della scelta di generare i dialoghi tra i protagonisti del reality show in maniera semi-procedurale - un aspetto che non ha dato risultati coinvolgenti e degni di nota, pur cercando di replicare la spontaneità dei dialoghi che avvengono in programmi televisivi di natura analoga. Senza contare che i misteri più oscuri di The Crush House si rivelano più scontati del previsto. In conclusione, l'ultima opera di Nerial resta interessante e presenta delle buone intuizioni, ma non riesce a brillare come vorrebbe.
PRO
- L'idea di un videogioco-reality show è intrigante
- Ben eseguito dal punto di vista tecnico
CONTRO
- I misteri della villa sono ben poco... misteriosi
- I dialoghi generati semi-proceduralmente risultano piatti e ripetitivi
- Il gameplay diventa presto monotono