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Vampire the Masquerade: Swansong, la recensione del “GDR narrativo” di Big Bad Wolf ambientato nel World of Darkness

La recensione di Vampire the Masquerade: Swansong, un nuovo gioco di ruolo ambientato nell'universo vampirico creato da White Wolf, Nacon e Big Bad Wolf.

RECENSIONE di Aligi Comandini   —   25/05/2022

È quasi incredibile come dopo l'indimenticato Bloodlines nessuno sia riuscito a sfruttare al meglio il potenziale di un universo come quello di World of Darkness, eppure nel 2022 siamo ancora qui a rimpiangere i fasti di Troika Games e poco importa se il loro pargolo avesse in media più bug che poligoni. Il punto è semplice: quel gioco, pur con tutti i suoi problemi, catturava alla grande il fascino dark dell'ambientazione, unendo la sua moderna complessità a un perfetto mix di gameplay, umorismo e narrativa ben congegnata, che purtroppo è venuto a mancare in pressoché qualunque altro prodotto successivo inserito nello stesso mondo. Col passaggio della licenza a Paradox i fan si aspettavano sviluppi più rosei, ma hanno dovuto affrontare una delusione dopo l'altra, fino ad arrivare alla triste situazione attuale in cui è arrivata ad accontentarsi di prodotti costantemente tra il mediocre e il deprimente.

In questo limbo, dove la speranza di un prodotto degno della proprietà intellettuale sopracitata sembra sempre più lontana, si è infilata Nacon che ha deciso di portare una fievole luce nel panorama con una curiosa avventura grafica costruita attorno a una progressione vicina a quella dei GDR. Vampire the Masquerade: Swansong, questo il nome del gioco, era riuscito persino a catturarci durante la prima prova, dimostrando una discreta passione del team per l'universo creato da White Wolf, e apparentemente competenze sufficienti a gestirlo a dovere.

Peccato che, dopo averlo completato, il nostro ottimismo abbia dovuta fare i conti con la realtà dei fatti: Swansong non ha certo le caratteristiche necessarie a riportare il World of Darkness al centro del gaming moderno, e molte delle nostre speranze sono state frantumate da una gestione non propriamente oculata degli elementi dell'opera.

Detto ciò, questa curiosa avventura offre se non altro un po' di sano pane per i denti di chi ama il GDR Pen & Paper originale, e potrebbe rappresentare un buon segno per il futuro. Vediamo come mai, nella nostra recensione di Vampire the Masquerade: Swansong.

Narrativa: il cigno che danzava tra i clan

Vampire Swansong: Emem sa indubbiamente come vestirsi per una festa
Vampire Swansong: Emem sa indubbiamente come vestirsi per una festa

Per quanto sia stato definito GDR narrativo, Swansong è alla base a tutti gli effetti un'avventura grafica tridimensionale con scelte multiple, la cui campagna è strutturata attorno a tre diversi protagonisti. Comprensibilmente, in un titolo simile la narrativa è il fulcro dell'esperienza e in questo caso i Big Bad Wolf hanno deciso di legarla indissolubilmente al mondo di tenebra, facendo in modo che tutti gli eventi fossero in qualche modo legati all'organizzazione nota come Camarilla (il cui compito è quello di nascondere agli umani la vera natura dei vampiri, per permettere ai signori della notte di esercitare il loro potere dietro le quinte).

Al centro di ogni evento c'è per l'esattezza Hazel Iversen, principe proprio della Camarilla e motore trainante delle vicende, dato che i vostri alter ego sono tutti suoi sottoposti impegnati a districarsi nella sua ragnatela politica: un antico Ventrue di nome Galeb, noto per la fedeltà alla causa e la freddezza nei "lavori sporchi"; Emem, una splendida Toreador a capo di alcuni dei club più frequentati di Boston; e infine Leysha, una Malkavian a cui la follia - caratteristica propria del clan di appartenenza - ha fatto dono di utilissime premonizioni.

L'uso di un trittico di protagonisti non è peraltro una trovata atta a emulare altri titoli dalle caratteristiche simili (come un Detroit, per fare un esempio facile), bensì una strada quasi naturale per delineare al meglio un universo stratificato come quello di Vampire: vestire i panni di personaggi appartenenti a clan completamente diversi tra loro è un favoloso punto di partenza per offrire prospettive atipiche e vari livelli di lettura della trama, o anche solo per inserire nella campagna informazioni fondamentali sul background narrativo con naturalezza. C'è solo un piccolo grattacapo: la caratterizzazione dei protagonisti ci ha lasciato purtroppo un po' di amaro in bocca.

Vampire Swansong: attenti alle scelte durante i dialoghi. Sprecare risorse può avere conseguenze pesanti
Vampire Swansong: attenti alle scelte durante i dialoghi. Sprecare risorse può avere conseguenze pesanti

Non vogliamo con questo dire che Galeb, Leysha ed Emem siano personaggi terribili, sia chiaro, ma considerando il loro ruolo e le possibilità di ognuno crediamo sinceramente che rappresentino un discreto spreco di potenziale. Galeb è un freddo esecutore con poche sfaccettature, Emem si comporta spesso in modo fin troppo infantile e impulsivo per una potente vampira capace di dominare la vita notturna di una città, e Leysha ha alti e bassi significativi nel modo in cui è rappresentata nonostante vicende personali indubbiamente più affascinanti rispetto a quelle degli altri due. Nel complesso sembra spesso di trovarsi davanti a una caratterizzazione equiparabile a quella di un gruppo di gioco del GDR pen & paper non particolarmente avvezzo alle interpretazioni di alto livello, e capirete che non si tratta certo di un complimento.

È quindi la trama principale a salvare la baracca, mantenendosi se non altro piuttosto avvincente per gran parte della durata, anche per via di alcuni buoni colpi di scena e di bivi capaci di portare a significativi mutamenti nella progressione. Non aspettatevi a ogni modo la perfezione anche in questo ambito: certi momenti sono nettamente meno "scorrevoli" di altri, al punto da sembrare tirati quasi artificialmente per le lunghe; non mancano alcune incongruenze significative; almeno un paio di scene ci hanno fatto storcere il naso per la loro scarsa logica (per non parlare proprio di assurdità), e il finale poteva offrire molto di più. Swansong ha inoltre la tendenza a sommergere il giocatore di dati ed esposizione in alcuni momenti, una cosa apprezzabile per chi ama il World of Darkness e vuole analizzare ogni suo singolo elemento, ma non altrettanto piacevole per coloro che vogliono solo godere di una trama scritta con criterio.

Gameplay: identità perduta, varietà ritrovata

Vampire Swansong: Galeb non ha paura di sporcarsi le mani
Vampire Swansong: Galeb non ha paura di sporcarsi le mani

Insomma, nel complesso la narrativa è solo decente, per via delle molteplici riserve sopra descritte. La cosa davvero curiosa però è la capacità di Swansong di sorprendere più con il suo gameplay che con le virate improvvise della trama, dato che il lavoro di Big Bad Wolf si trasforma meccanicamente più volte di quanto avremmo creduto plausibile. Per chiarirci, già alla base il gioco contiene elementi da GDR non marginali: vere e proprie statistiche da livellare con l'ottenimento di esperienza di capitolo in capitolo, e i cui valori offrono opzioni aggiuntive duranti i dialoghi spesso importanti per ottenere sviluppi positivi. Il tutto è gestito come una sorta di librogame con fasi investigative passate per lo più a raccogliere informazioni e indizi, puzzle piuttosto intuitivi da risolvere - in generale validi, con qualche inciampo fastidioso - e confronti dai rischi variabili, che se falliti portano a volte a eventi preoccupanti o alla perdita significativa di esperienza e informazioni. Nulla di particolarmente innovativo fin qui, e in tali parti dell'avventura l'avanzamento è per lo più una questione di logica e attento uso delle proprie risorse, dato che buona parte delle azioni richiedono l'uso di sangue (per sfruttare al meglio i poteri vampirici) o forza di volontà (per migliorare le percentuali di successo nei dialoghi). Eppure Swansong spariglia spesso le carte con momenti in cui si devono sfruttare i singoli poteri dei protagonisti per affrontare sezioni ben lontane da quelle investigative "classiche". Si va da una versione lineare e all'acqua di rose di Hitman dove è necessario usare l'invisibilità e la capacità di prendere le sembianze altrui di Leysha per avanzare, a dei puzzle di movimento che sfruttano la velocità di Emem per il raggiungimento di alcune zone, fino addirittura a momenti stealth con meccaniche marcatamente diverse da quanto visto fino a quel momento. In pratica, per mantenere l'esperienza fresca, gli sviluppatori non hanno avuto timore d'inserire tutto ciò che gli passava per la testa nel gioco, arrivando addirittura a modificare i sistemi di fondo.

Vampire Swansong: nel mondo di tenebra il sangue non manca di certo
Vampire Swansong: nel mondo di tenebra il sangue non manca di certo

In tutta sincerità? L'idea non ci è dispiaciuta. Vero che così facendo la campagna diventa un po' più caotica del previsto e perde personalità, eppure nel complesso queste variazioni sul tema rendono molto difficile annoiarsi, nonostante si tratti di sezioni discretamente "rozze". Diciamo che, pur risultando evidente la scarsità di risorse del team alle redini, il tentativo dei Big Bad Wolf di distinguere la loro creatura dalla concorrenza ci è sembrato per lo più positivo, e nel complesso ci ha fatto apprezzare maggiormente l'esperienza, invece di rovinarla.

Meno riuscita invece l'implementazione della rigiocabilità, dato che i capitoli sono sì affrontabili nuovamente una volta completati, ma i dialoghi possono venir solo parzialmente saltati (durante la prima giocata è peraltro impossibile velocizzarli o tagliarli) e varie azioni hanno conseguenze prolungate, che costringono per certi versi a rifare intere sezioni da capo affrontando il prima possibile gli eventi più difficili da superare. In parole povere, se ancora non si fosse capito, siamo di fronte a un videogioco fatto chiaramente con passione per l'universo di appartenenza, ma non supportato da altrettanti mezzi e competenza, per un risultato finale che riesce nel complesso a intrattenere pur mancando spesso il bersaglio.

Il comparto tecnico soffre della stessa maledizione: stilisticamente Swansong non è male e cattura degnamente il look del mondo di tenebra, tuttavia sfigura se confrontato alle opere di team ben più competenti, per via di modelli poligonali non particolarmente dettagliati e animazioni limitate (che in particolare contribuiscono negativamente nel donare personalità ai protagonisti). Validi invece i doppiaggi, che ci sono parsi in generale di ottimo livello al di fuori di una manciata di voci un po' troppo caricaturali.

Conclusioni

Multiplayer.it
6.8
Lettori (13)
6.5
Il tuo voto

Come molti altri titoli prima di lui, Vampire the Masquerade: Swansong non riesce a sfruttare al meglio l'enorme potenziale del mondo di tenebra, per via di alcune scelte di design e narrativa non felicissime. Eppure, nel complesso, si tratta di un'avventura grafica più fedele al materiale di quanto ci aspettassimo, che ha saputo intrattenerci con costanti (seppur rozzi) cambi di formula, e la cui storia non mancherà di catturare almeno in parte i fan di questo universo. Insomma, poteva andare peggio, anche se crediamo che i fan di Vampire meritino di più.

PRO

  • Universo curato, e narrativa ricca di spunti interessanti
  • Le continue variazioni strutturali mantengono l'esperienza piuttosto fresca

CONTRO

  • Caratterizzazione dei personaggi e sviluppi conclusivi della trama lasciano abbastanza a desiderare
  • Tecnicamente arretrato, e piuttosto rozzo in molti elementi