Che Switch sia una console fuori dall'ordinario è ormai ben chiaro, e non parliamo certo solo dei numeri stratosferici che è riuscita ad ottenere nei negozi: la sua natura ibrida la rende automaticamente una sorta di mistico artefatto agli occhi di un fan Nintendo di vecchia data, una macchina dove le glorie della casa nipponica possono convivere in pace, indipendentemente dal fatto che appartengano alla storia delle sue console fisse o a quella delle portatili. Questo concetto, per certi versi, è stato avvalorato dalla grande N stessa, che ha già dato nuova vita a molti dei suoi marchi più famosi sfruttando le potenzialità di questa curiosa creatura, e ha annunciato di volerla rendere la nuova casa di titoli storicamente legati a doppio filo alle portable "classiche", come Pokémon e Fire Emblem. Tra i tanti nomi già confermati, quelli tristemente inciampati nei tanti ostacoli dello sviluppo (Metroid, ahinoi...) e quelli che ancora appartengono alle fantasie dei videogiocatori, ne manca però uno particolarmente amato dagli appassionati di strategia: Advance Wars. E per chi non sapesse di cosa stiamo parlando, sappiate che si tratta di uno splendido strategico a turni nato dagli stessi Intelligent Systems del Fire Emblem sopracitato, e il cui successo dalle nostre parti ha per certi versi garantito che la meravigliosa serie fantasy venisse pubblicata in occidente. Ora, Advance Wars non vantava certo le complessità dei Fire Emblem moderni, ma il meraviglioso equilibrio delle sue meccaniche, l'intuitività della sua formula, e la perfetta gestione della sua campagna lo hanno reso un piccolo cult, il cui ultimo lascito "ufficiale" è stato quel Battalion Wars che ben poco aveva a che fare con i titoli originali della saga (e privo degli Intelligent Systems alle redini). Con un hardware come Switch a disposizione, dunque, i tempi erano quantomai maturi per un suo ritorno, e con la casa madre decisa a continuare sulla strada di Fire Emblem con "Three Houses", a buttarsi sul progetto ci hanno pensato degli sviluppatori britannici: quei Chucklefish a cui dobbiamo il discusso Starbound, oltre a svariati altri videogame di qualità in forma di publisher. Wargroove è il nome di questo successore spirituale di Advance Wars e, nonostante un setting ben diverso dalle guerre moderne, vi assicuriamo che vale la pena tenerlo d'occhio.
Fantasy light, con una premessa dark
Wargroove si apre con l'omicidio di un sovrano, e una giovane principessa costretta improvvisamente a salvare la sua terra da una temibile minaccia. Un preambolo da epica fantasy, che può dare facilmente i natali a situazioni imprevedibili e drammatiche come non mai. Eppure lo scopo dei Chucklefish era la creazione di un titolo quanto più vicino possibile agli Advance Wars, come spiegato, e se si esclude il solo Days of Ruin la serie Nintendo ha sempre dipinto la guerra con toni leggeri e scherzosi, facendo di rado pendere l'ago della bilancia verso la tragedia. Le vicende che vedono la coraggiosa regina Mercia protagonista, quindi, prendono quasi subito una piega comica, sottolineata da guerriere non morte che non sanno accettare la sconfitta, cani comandante capaci di salvare interi centri abitati dai banditi, e da una linea narrativa molto semplice, dove la maggior parte degli scontri nasce dalla totale incapacità comunicativa dei protagonisti o da disguidi ridicoli. Si tratta di una scelta sensata una volta contestualizzata alla natura della produzione, pertanto non possiamo non apprezzarla, anche se ci sarebbe piaciuta una trama di fondo più originale.
Tutto ciò che abbiamo descritto sopra serve solo a proporre una campagna in sei atti, dove Mercia incontra numerosi condottieri appartenenti a vari popoli, nel disperato tentativo di difendersi dall'armata di non morti guidata dal necromante Valder. Le missioni non sono moltissime, lo precisiamo, ma la loro durata è più che sufficiente, perché diventano gradualmente sempre più impegnative e complesse, sono gestite per spiegare le caratteristiche delle varie unità disponibili e introdurre il giocatore al loro miglior utilizzo tattico, e vengono variate quel tanto che basta a non venire a noia (anche grazie a una serie di missioni secondarie ben inserite nell'insieme). Inoltre difficilmente le completerete in una singola sessione, perché sono in larga parte brutali anche al livello di sfida normale.
None shall fall while I still stand
Già, avete capito bene: Wargroove non scherza per niente con la difficoltà. Il titolo ha dei picchi improvvisi già a partire dall'atto tre, e da quel momento in poi è un crescendo, in cui l'intelligenza artificiale nemica vi aggredisce costantemente senza pietà, e reagisce in modo più furbo del previsto alla maggior parte delle vostre mosse. Non fatevi ingannare dalla semplicità delle meccaniche, insomma, perché questo titolo è basilare solo all'apparenza, e la sua struttura - è a tutti gli effetti uno strategico a turni dove ogni unità ha a disposizione due azioni (di cui una di movimento) e ogni fazione fa uso delle stesse identiche truppe, diversificate solo da un punto di vista stilistico - richiede un notevole studio del posizionamento degli eserciti, e uno sfruttamento perfetto delle capacità a disposizione del giocatore per dominare. Il sistema, peraltro, è leggermente cambiato rispetto a quello degli Advance Wars (che comunque hanno una certa età, e richiedevano indubbiamente uno svecchiamento generale): ogni fazione è infatti dotato di vari comandanti sul campo, che rigenerano ogni turno alcuni punti vita, e possono sfruttare un'abilità Groove di notevole potenza (questi poteri erano presenti anche nei titoli Intelligent Systems, ma il comandante non era in battaglia).
La presenza di guerrieri così poderosi è un fattore importante da tenere in considerazione, poiché la loro resistenza li rende perfetti per ottenere un rapido beneficio in certi scontri - specialmente se si parte in svantaggio di truppe e risorse - ma al contempo se li si scopre eccessivamente si rischia di perdere all'istante la partita, e vi assicuriamo che l'intelligenza artificiale tende a scaricargli addosso tutto ciò che possiede non appena si fa un passo di troppo. Certo, non tutto è assolutamente impeccabile: con l'aumento delle unità, e l'entrata in campo di truppe aeree e acquatiche, il nemico tende a farsi più ingenuo, e diventa abbastanza naturale controllarlo con una strategia prettamente difensiva di consolidamento del territorio (le risorse si ottengono conquistando casette sparse per la mappa, e difenderle risulta fondamentale per vincere). Far passare turni infiniti, tuttavia, vi priverà di punteggi elevati, limitandovi a una singola stella per missione. L'epilogo reale del titolo, per intenderci, richiede 100 stelle, e se non si fa tutto alla perfezione la campagna si chiude con a malapena una cinquantina di queste, dunque non crediate di poter tergiversare troppo se volete vedere il finale (o di poter regolare verso il basso la difficoltà, perché farlo blocca il punteggio a una stella singola).
Hardcore fino al midollo
Giusto per precisare quanto l'esperienza sia incentrata attorno ai giocatori esperti, tenete a mente che in Wargroove non c'è il rewind. Sbagliare una mossa significa con ogni probabilità perdere un'unità, quindi è necessario restare sempre sul pezzo. Non bastasse il gioco salva automaticamente ad ogni turno, e quindi - anche se è possibile uscire dalla partita e rientrare nel punto in cui si era interrotta l'ultima battaglia - non vi sono salvataggi manuali e non è permesso ricaricare per correggere errori tattici dell'ultimo momento. Perdete una missione per un errore dopo ore di gioco, e la dovrete ripetere completamente: niente sconti, nessuna misericordia. Se però vi ritrovate a prendere una sola stella per missione indipendentemente dai vostri sforzi, sappiate che se non altro è possibile ottenere stelle aggiuntive per l'epilogo nelle due modalità extra del gioco: le sfide e gli enigmi. Le prime sono scontri alla guida dei vari comandanti di difficoltà crescente, mentre i secondi sono battaglie da un singolo turno, nei quali dovrete raggiungere la vittoria capendo esattamente quali mosse fare. Occhio, non abbiamo detto che queste siano passeggiate di salute: sono pensate per mettervi a dura prova a loro volta.
Poco da dire invece dal punto di vista tecnico: i Chucklefish sono ormai esperti della pixel art, e Wargroove è una vera gioia per gli occhi, con personaggi magnificamente caratterizzati nonostante il look retrò, e scenette d'intermezzo ad ogni battaglia o conquista di alta qualità. Sul lungo andare, con ogni probabilità, sceglierete di eliminare queste cutscene dalle opzioni, poiché allungano enormemente le battaglie e alcuni scontri delle fasi conclusive possono protrarsi davvero a lungo, eppure è bello vedere come il team abbia lavorato con impegno anche ad elementi che la maggior parte dei giocatori sceglierà semplicemente di tagliare. Ah, un'ultima chicca: se siete insoddisfatti dalla longevità generale, tenete a mente che Wargroove dispone di un ottimo editor di mappe e di campagne, le cui creazioni potranno venir messe online dalla community. Se la fanbase dovesse crescere esponenzialmente, è il caso di aspettarsi una pletora di contenuti extra nei mesi futuri.
Conclusioni
Non sarà il più originale degli strategici, visto che ricalca con fedeltà quasi assoluta le meccaniche della storica serie a cui si ispira, ma Wargroove è davvero un'ottima trasposizione fantasy degli Advance Wars, ed è in grado di offrire un'esperienza davvero soddisfacente a chi ama le sfide. vero, il bilanciamento della difficoltà nel gioco non è perfetto, e specialmente le fasi finali possono venire a noia per la loro brutalità, ma si tratta di un titolo che non fa volutamente sconti, curatissimo, e ricco di passione e rispetto per le opere degli Intelligent Systems. Consigliatissimo a chiunque ami il genere e possieda una Nintendo Switch.
PRO
- Praticamente, è Advance Wars in salsa fantasy
- Difficoltà elevata, che soddisferà i puristi
- Sistema intuitivo, ma più elaborato e difficile da padroneggiare di quanto sembri
- Buona intelligenza artificiale...
CONTRO
- ...che perde qualche colpo quando le unità si fanno più numerose
- Qualche sbilanciamento nella difficoltà della campagna