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Condizioni estreme

Annuncio a sorpresa al Captivate 2012. Si torna su E.D.N. III!

ANTEPRIMA di Matteo Santicchia   —   10/04/2012

Ci era stato promesso un annuncio a sorpresa e così è stato. Tra schiere di giornalisti che facevano il tifo per un nuovo Darkstalkers o un mai troppo richiesto Dino Crisis, ha fatto la sua comparsa Lost Planet 3, un terzo capitolo sviluppato da Spark Unlimited che è più un ritorno alle origini che un emanazione diretta di quanto giocato due anni fa. Un pianeta inospitale, una terra ghiacciata e ostile, in cui il protagonista Jim è chiamato per il difficile lavoro della terraformazione cercando le sacche della T-Energy, capace di sciogliere il ghiaccio perenne che opprime il pianeta. Ritorno alle origini per diversi motivi. Il primo è la collocazione temporale. Nonostante il tre che si porta in dote, il gioco è a tutti gli effetti un prequel, con l'accento posto sulle condizioni estreme del pianeta, e di conseguenza il focus è tutto sull'aspetto "survival", ma anche sull'esplorazione, visto che E.D.N. III è fondamentalmente un pianeta tutto da scoprire. Gli sviluppatori convenuti sono stati chiari in tal senso. Lost Planet 3 è quanto di più vicino ci sia alla vision iniziale del franchise.

Condizioni estreme

Una scelta questa che ha eliminato alla radice l'impostazione coop centrica del secondo episodio. Narrazione, sopravvivenza, esplorazione. Senza dimenticare i grandi boss, queste sono le peculiarità del titolo. Il trailer (che trovate in calce a questa anteprima) mostrato come teaser prima della dimostrazione vera e propria ha subito messo in mostra cosa ci aspetta nel gioco. Jim fugge da una installazione misteriosa inseguito dalla solita bestia dalle fauci "creative". Una volta all'aperto sembra spacciato, il fucile è scarico, e l'animale sempre più vicino. La salvezza è garantita però dal suo Rig, o meglio il suo mech da lavoro lasciato convenientemente all'ingresso. Giusto il tempo di salire a bordo e la minaccia è stata spazzata via, tra potenti colpi di maglio e trapani da ghiaccio. In Lost Planet 3 fanno quindi la loro comparsa i robot, ma non quelli gia visti e pilotati nei precedenti episodi. Si sale a bordo di un mezzo da lavoro dal look retro futuristico, un enorme ammasso di ferraglia che sembra sputato fuori da un vecchio film di fantascienza, pilotabile con visuale in prima persona, che è cardine e fulcro degli scontri con i boss. Ma andiamo con ordine.

Sopravvivenza

La demo mostrata è iniziata all'interno del garage dove Jim lavora, un ambiente malsano e sotterraneo, dove è possibile con la progressione anche lavorare di upgrade sul proprio mech. Quali sono i potenziamenti non è stato detto, ma l'impressione è che questa zona di partenza sia a tutti gli effetti l'hub centrale di raccordo tra le varie fasi del gioco. La prima missione che ci viene data è semplice, uscire all'esterno alla ricerca di un paio di sacche energetiche rilevate, non prima però di aver aperto manualmente le porta del garage usando le braccia del mech, in modo da familiarizzare coi comandi. Una volta fuori l'ambiente è stupefacente. Un pianeta aspro, punteggiato da rocce sporgenti aguzze e enormi massi, immerso in una spettrale luce bluastra, lampi, vortici di neve trasportata dal vento, il tutto rischiarato da un abbacinante sole al tramonto. Un posto dove è facile perdersi, nonostante gli indicatori verdi sulla mappa ci dicano dove andare. Scelta la direzione, ovvero intrapresa una missione secondaria ci è stato mostrato il primo e forse il più grave degli accidenti atmosferici che possono capire sul pianeta. Una improvvisa quanto gigantesca tempesta investe la scena, un lampo e sullo schermo, o meglio sul "parabrezza" del mech tutto si fa nero. Il mezzo è bloccato, il ghiaccio lo ha completamente avvolto, a Jim non resta altro che scendere a terra e sparare sulla spessa coltre bianca.

Condizioni estreme

Operazione tutt'altro che facile visto che all'improvviso si sono palesati un discreto numero di creature, tenute a debita distanza col fucile e le granate. Tutto molto facile potremmo dire, ma quando una seconda ondata è arrivata qualcuna è riuscita a saltare addosso al protagonista dando il la al solito Quick Time Event. Button mashing furioso per "innescare" il pugnale, mentre con lo stick abbiamo visto faticare molto lo sviluppatore centrare la gola della bestia in quanto il mirino sembra porre resistenza, a simulare la forza dell'animale. Il tutto poi ripetuto un paio di volte. Una sequenza molto bella e "realistica", speriamo solo che una situazione del genere -rimozione del ghiaccio e quick time event- non sia troppo frequente ed abusata, ma sia qualcosa che avvenga raramente, magari solo nelle prime fasi di gioco per immergerci nelle condizioni estreme di E.D.N. III. Fermo restando che è possibile uccidere i nemici che si incontrano, anche quelli più piccoli, utilizzando gli arti del mech, schiacciandoli o perché no, perforandoli con la trivella.

Esplorazione

Arrivati al punto contrassegnato sulla mappa Jim è di nuovo sceso a terra, vista l'impossibilità del mezzo ad accedere ad una zona sopra elevata. Manco a farlo apposta quindi il rampino ci è venuto in soccorso, arrivando facilmente in quello che è sembrato essere una sorta di canalone verticale discendente piuttosto stretto e pieno di sporgenze, da percorrere sino in fondo raccogliendo anche un bel fucile a pompa, per arrivare infine ad uno spazio molto ampio, luogo ideale per piantare un thermal post. Ma qui abbiamo fatto la conoscenza del primo boss gigante, una sorta di granchio-ragno del tutto simile alla fauna vista nei precedenti capitoli. Uno scontro questo non particolarmente memorabile, il solito girotondo alla ricerca dei punti rossi deboli dove sparare. Una volta effettivamente attivato il thermal post, la neve si è sciolta, rivelando una installazione umana misteriosa e sconosciuta, qualcosa di incredibile visto che a Jim è stato detto che la sua compagnia è la prima ad aver messo piede sul pianeta. All'interno della base il gioco è cambiato del tutto, passando da action in terza persona a vero e proprio survival horror, alla Dead Space (con tanto di menu olografico per l'equipaggiamento), o meglio, alla Alien.

Condizioni estreme

Buio, poche lame di luce ad illuminare le fredde strutture, cadaveri mummificati, una musica che rimanda proprio al capolavoro di Ridley Scott (ibridato con i mostri de La Cosa) e soprattutto i rumori di piccoli esseri che escono dalle fot@@&! pareti. Tanta atmosfera e ansia, un bel lavoro sull'illuminazione e suoi suoni, perfetto contraltare claustrofobico ai bianchi spazi aperti. Raggiunta l'uscita, non prima di aver attivato un generatore uccidendo agilmente un paio di creature col fucile a pompa, siamo tornati a bordo del mech, ma qui la strada ci è stata sbarrata dal fratello arrabbiato del granchio-ragno precedente. Situazione questa che ha mostrato la dinamica del combattimento a bordo del robot. Non avendo cannoni o missili, tutto è giocato sul contatto fisico diretto. Più facile a fare che a raccontare ovviamente. Attacco, parata e contromossa in breve. Col braccio si parano i colpi avversari, e soprattutto si espongono i punti deboli del mostro. Il passo successivo è l'entrata in azione della trivella, che dopo un paio di brevi scambi ha ridotto in poltiglia il nemico. La demo sembrava quindi volgere al termine, avendo mostrato tutti i punti salienti del gioco, quando all'improvviso un altro boss ha fatto la sua comparsa sulla scena, più grande e massiccio di quelli precedenti. Il combattimento è andato avanti in maniera simile a quelli già effettuati, ma con una variante importante. I punti deboli non erano tutti a vista e soprattutto alla portata degli arti del mech. Come fare quindi per esporli? Jim è riuscito ad immobilizzare il mostro in una stretta morsa e scendendo a terra ha iniziato a bersagliare l'hot spot arancione sulla pancia, colpendolo a raffica sino alla morte.

Di tutto un pò

C'è tanta carne al fuoco insomma. Esplorazione, condizioni estreme, anche se non abbiamo bisogno della raccolta forsennata della T-Energy, qui utile per gli upgrade, robot e dinamiche da third person shooter, manca al lotto la narrazione, una storia ben raccontata ad incorniciare il tutto. La voglia di imprimere una svolta all'impersonale secondo episodio è palese sin dall'inizio, quando nel garage Jim parla con tutti i colleghi presenti, ognuno con un proprio punto di vista e con segreti da nascondere, ma anche perché è in costante filo diretto con la moglie che gli manda continuamente messaggi video. Capcom vuole insomma farci immedesimare nel personaggio, schivando quindi la sindrome del guscio vuoto, rafforzando anche i suoi intenti con il costante commento del protagonista agli avvenimenti e con le schermate di caricamento che ci mostrano dei "fuori onda" di Jim dentro al mech.

Condizioni estreme

In definitiva questo primo incontro con Lost Planet 3 ci ha del tutto convinto, fermo restando che la missione mostrata ci ha fatto vedere quali saranno i capisaldi del gioco, senza ovviamente dirci nulla sulla progressione, sul ritmo e sull'equilibrio generale delle varie componenti. Un ritorno alle origini, una spinta forte nel tentativo di esplorare del tutto l'idea iniziale alla base del franchise, queste sono le componenti di base di Lost Planet 3. Il punto di forza oggettivo è però il motore grafico, un Unreal Engine 3 in grande forma capace di disegnare un pianeta ostile davvero affascinante, dove senza tentennamenti e visibile sporcizia convivono modelli convincenti, texture di alto livello e effettistica dal grande impatto. Segno questo che, nonostante la data di uscita molto lontana prevista nei primi mesi del 2013, lo sviluppo è a buon punto.

CERTEZZE

  • Più un reboot che un terzo capitolo
  • Ritorno alle condizioni estreme
  • Esplorazione + Survival(Horror)+ Mech

DUBBI

  • Equilibrio generale delle componenti
  • Quick Time Event speriamo non troppo frequenti