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L'isola del testimone

Dopo Braid, Jonathan Blow è pronto a stupirci di nuovo, ma stavolta vuole farlo cominciando da PlayStation 4

ANTEPRIMA di Tommaso Pugliese   —   31/05/2013

"Ci sono due vantaggi nell'essere uno sviluppatore indipendente. Il primo è che puoi decidere esattamente cosa vuoi fare: se fossimo stati parte di un grande publisher, avremmo dovuto lavorare a ciò che ci veniva chiesto oppure rischiare di proporre qualcosa di troppo forte e rischiare un rifiuto, perché il produttore deve poter contare sul rientro dei capitali investiti.

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Il secondo vantaggio è che questa libertà d'azione comporta anche la consapevolezza di poter fare qualsiasi cosa senza badare ai profitti. È chiaro, vorremmo guadagnare qualcosa dal progetto in cui siamo impegnati, ma in questo caso non si tratta di una priorità assoluta. La nostra priorità è quella di realizzare la migliore esperienza possibile per i giocatori." Sono queste le parole pronunciate da Jonathan Blow in una recente videointervista, e chiariscono molto bene il concetto su cui si basa lo sviluppo di The Witness, ovvero creare qualcosa di nuovo e di diverso a prescindere da quelle che possono essere le aspettative in termini di ritorno economico. Blow si è profuso in elogi verso Sony perché la casa nipponica gli ha effettivamente dato carta bianca, fidandosi del talento e delle capacità già messe in campo con il celebre puzzle platform Braid, e ciò si è tradotto in un accordo di esclusiva temporale: il nuovo titolo targato Thelka vedrà la luce prima su PlayStation 4 e solo qualche mese dopo su PC e iOS.

Un luogo che non c'è

Traendo ispirazione da uno dei classici del genere puzzle adventure, Myst, The Witness ci catapulta su di una misteriosa isola piena di misteri da svelare. Le atmosfere sono decisamente diverse rispetto al titolo sviluppato da Robyn e Rand Miller nel 1993,

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visto che lo scenario immaginato da Blow è tutto fuorché tenebroso, non c'è nebbia né pericoli apparenti, bensì piuttosto colori vivaci, meravigliosi paesaggi, cieli azzurri sullo sfondo e una ricca vegetazione. Ciò chiaramente non significa che l'approccio del gioco sia più permissivo e pecchi di sfida, anzi l'intenzione dei ragazzi di Thelka era quella di realizzare un'esperienza profonda, dotata di vari substrati che si dipanano man mano che ci si addentra nell'avventura e si risolvono i primi enigmi. Quando è stato mostrato per la prima volta, con una build all'edizione 2010 del Penny Arcade Expo, il gameplay di The Witness proponeva un chiaro elemento di gradualità, con il protagonista che accede a edifici e aziona dispositivi agendo su pannelli che ricordano i tipici labirinti che si disegnano sulla carta, dove bisogna tracciare una linea che vada dal punto di partenza all'uscita senza incontrare vicoli ciechi. Questi pannelli diventano rapidamente più complessi, richiedendo di passare obbligatoriamente in determinati punti del labirinto prima di raggiungerne la parte finale, e contemporaneamente i "premi" per la risoluzione dei puzzle si fanno più importanti, consentendoci di esplorare i dintorni e godere di viste meravigliose.

Il gioco del labirinto

Quando è stato mostrato per la prima volta in movimento su PlayStation 4, durante il PlayStation Meeting dello scorso febbraio, The Witness si è presentato ovviamente con una cosmesi diversa rispetto al concept originale,

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molto più ricca e permeata da un'atmosfera fiabesca che pone il nuovo progetto di Jonathan Blow in antitesi con produzioni come Datura o finanche The Unfinished Swan, che pure in determinati momenti proponeva sequenze inquietanti, all'interno di foreste buie e abitate da creature ostili. L'isola che fa da scenario al gioco è caratterizzata infatti da una luce persistente, tanto che bisognerà capire se ci saranno o meno situazioni notturne e dunque se il passare delle ore si rifletterà sul sistema di illuminazione. Lunghe camminate ci porteranno a visitare le spiagge, la costa rocciosa, la zona forestale e le montagne, culminando in una struttura centrale che ricorda una fortezza medievale. L'esperienza verrà scandita dai già citati pannelli a labirinto, che però probabilmente non costituiranno l'unico elemento puzzle del gameplay, anzi andranno a integrarsi con enigmi ambientali più ampi e sfaccettati, capaci di collegare in qualche modo le varie zone della location per permetterci di accedere a luoghi ancora inesplorati, dove peraltro potremo ascoltare delle registrazioni che fungeranno da tessere per la composizione di un puzzle narrativo che al momento è ancora piuttosto oscuro.

Testimone del cambiamento

Al di là delle inevitabili polemiche nate in seguito alle considerazioni fatte da Jonathan Blow circa le politiche agli antipodi di Microsoft e Sony per quanto concerne la produzione di titoli indie,

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la nascita di un progetto come quello di The Witness e la prospettiva di uno sviluppo libero da vincoli di natura economica su PlayStation 4 rappresenta un'incredibile opportunità per tanti team di talento, che in tal modo potrebbero avere l'occasione di dar fondo alle proprie capacità senza "strozzi", privi di una direzione calata dall'alto e basata su semplici previsioni di profitto. Certo, il rovescio della medaglia è costituito dal fatto che alla fine i conti dovranno pur quadrare e che questo splendido esperimento dovrà generare un ritorno economico per Sony, dunque esiste il rischio che, a fronte di un flop, tutte le belle parole dette finora possano perdersi nel nulla. Si tratta insomma di una partnership coraggiosa, che potrebbe non solo fungere da apripista per la crescita del settore indie sulle piattaforme di nuova generazione ma anche, e soprattutto, segnare un altro punto a favore della casa nipponica nella battaglia contro Microsoft.

CERTEZZE

  • Il talento di Blow non si discute
  • L'esperienza si preannuncia ricca di spessore
  • Atmosfera "da fiaba", molto gradevole

DUBBI

  • Riuscirà ad attirare un buon numero di utenti?
  • Quali meccaniche oltre ai labirinti?