C'è una regola non scritta a cui oggi come oggi è difficile sottrarsi: se riesci a creare una proprietà intellettuale di successo e trasformarla in un franchise riproposto con regolarità, arriverà un certo punto in cui ti dovrai confrontare con l'esigenza di sviluppare una modalità multigiocatore. In un'era in cui sempre meno titoli si spartiscono la fetta più grande e remunerativa di mercato, puntando nei mesi a intrattenere e tornare a far aprire il portafogli per l'acquisto di nuovi contenuti, una soluzione simile è naturale e spesso anche inevitabile. Una spinta così forte da suggerire soluzioni ingegnose, apparentemente forzate ma frutto di un certo impegno creativo per rielaborare in chiave competitiva esperienze smaccatamente single player. Batman: Arkham Origins, terzo capitolo in lavorazione presso Warner Bors. Games Montreal, è l'ultima vittima illustre di questa tendenza e affiancherà all'avventura una sostanziosa componente online sviluppata dal team inglese Splash Damage, lo stesso di Brink ed Enemy Territory: Quake Wars. Abbiamo messo le mani su questa specifica porzione di gioco durante un evento dedicato in quel di Londra, una prima occasione per cercare di capire se ci troviamo al cospetto di un'aggiunta di valore o un evitabile orpello. Per tutte le informazioni relative a questo prequel e per le prime impressioni pad alla mano, vi invitiamo invece a consultare la nostra precedente anteprima e il provato dell'E3 2013.
Batman: Arkham Origins affianca alla storia un'interessante componente multiplayer asimmetrica
Battaglia a tre
La modalità multigiocatore di Batman: Arkham Origins impegna un totale di otto giocatori divisi in tre squadre. La particolare visione di Splash Damage prevede che due utenti impersonino Batman e Robin, mentre i restanti sei si dividano in due team di scagnozzi riconducibili alle figure dei super criminali Joker e Bane. L'idea è atipica, anche se non è la prima volta che sperimentiamo soluzioni altamente asimmetriche, e la genesi di questa formula ce la spiega Alastair Cornish, direttore creativo: "Warner per il terzo capitolo della serie aveva intenzione di espandere il progetto in direzioni inedite e ovviamente non poteva non prendere in considerazione una modalità multigiocatore.
Hanno pensato a Splash Damage perché siamo specializzati in quel genere d'esperienza e ci hanno ritenuti creativi a sufficienza da accettare una sfida non semplice, ovvero trasportare la meccanica dell'Invisible Predator in un contesto competitivo online." Lo sviluppatore si riferisce all'abilita di Batman di sfruttare elementi architettonici come i Gargoyles e i condotti sotterranei per cogliere di sorpresa i nemici; uno dei marchi di fabbrica della saga inaugurata da RockSteady. "La nostra specialità è creare esperienze che non si limitino al solito, scialbo multiplayer, quindi abbiamo accettato con gioia la missione di prendere una giocabilità pensata per il singolo ed espanderla in direzioni inedite. Impersonare Batman e Robin dovendo affrontare altri giocatori è un compito completamente differente da quello richiesto fronteggiando l'intelligenza artificiale e sapevamo di dover lavorare sodo per trovare il miglior equilibrio possibile." Per i fortunati ai comandi del Dinamico Duo controlli e modalità non differiscono molto da quelli che la serie ha imparato a far apprezzare a milioni di giocatori. Un mix di movimenti furtivi, di un attento uso dei gadget e di poche ma letali mosse necessarie per sgominare gli avversari. Molto diversa la questione per le gang che fanno capo a Joker e Bane, i cui membri se la devono vedere con un gameplay da sparatutto in terza persona fortemente improntato al gioco di squadra. Passando di copertura in copertura i piccoli team da tre componenti devono guardarsi le spalle cercando il momento giusto per svuotare i caricatori contro gli avversari, tentando al contempo di catturare e difendere i punti controllo disposti sulla mappa.
L'asimmetricità coinvolge infatti anche gli obiettivi: se per gli scagnozzi dei super criminali la sfida è restare in vita e detenere la maggior porzione di territorio possibile, Batman e Robin devono atterrare i nemici uno dopo l'altro, fiaccandone il morale fino alla ritirata. Sembra complicato e in effetti, rispetto all'immediatezza di molte esperienze competitive, i primi minuti possono confondere, ma una volta presa confidenza ci si può godere la particolarità di questa idea. Come ci ha spiegato Cornish, d'altra parte, "mettere in campo tre team anziché due è stata una decisione emersa naturalmente nel corso dello sviluppo. Inizialmente abbiamo sperimentato con due sole squadre ma ci siamo resi conto che si manifestava un problema: se Batman e Robin sceglievano di giocare unicamente sfruttando la verticalità del livello, senza quasi mai scendere a terra, per i membri della gang la partita si faceva estremamente frustrante. Sperimentando con tre squadre abbiamo verificato che si creano dinamiche più varie e questo ci ha anche permesso di adottare sistemi di punteggio differenti, in particolare introducendo per gli eroi il concetto di Intimidazione". Osservando i menu di gioco sembra comunque che saranno disponibili anche differenti tipologie di partita, delle quali però ancora non è stato possibile carpire alcun dettaglio.
Il penitenziario di Blackgate
Nel corso dell'evento abbiamo partecipato ad una manciata di partite all'interno dell'unica mappa svelata, Blackgate Prison, verificando in prima persona la validità del lavoro fatto da Splash Damage ma anche alcuni limiti strutturali. Controllare Batman (e Robin) dà inizialmente l'impressione di non differire eccessivamente da quanto abbiamo fatto per decine di ore in Arkham Asylum e City, ma lo scarto tra l'intelligenza artificiale e il giocatore in carne ed ossa è abissale. I tentativi di attacco si fanno più rischiosi e nel momento stesso in cui si viene individuati, ogni occhio e fucile nella stanza viene immediatamente puntato nella propria direzione.
L'uso dei gadget, in particolare del Batarang utilissimo per stordire o distrarre, diventa quindi ancora più determinante mentre pugni e calci perdono di efficacia. Pianificare ogni atterramento richiede quindi maggior precisione e consapevolezza dell'ambiente circostante, nello specifico dell'arena divisa in tre grandi stanze principali nella quale abbiamo giocato. Consci delle difficoltà, gli sviluppatori hanno dato agli eroi l'ulteriore possibilità di sabotare i punti di controllo così da renderli temporaneamente inutilizzabili da entrambe le squadre, che dovendosi muovere per ripararli finiscono inevitabilmente per separarsi e lasciare indietro qualcuno. Per i membri delle due gang, insomma, il gioco di squadra è la miglior arma di sopravvivenza. Potendo contare solo su una versione depotenziata della modalità detective, limitata a pochi secondi prima di necessitare di una pausa per ricaricarsi, nei panni di uno di loro abbiamo verificato quanto complesso sia tenere costantemente sotto controllo la posizione dei compagni, del team avversario e allo stesso tempo di Batman e Robin. L'eccezione a questa regola si registra nel momento in cui viene sbloccato il proprio super criminale di riferimento: ottenuti un numero sufficiente di punti si rendono disponibili Bane o Joker, a seconda della squadra, e il giocatore che riesce a prenderne il controllo dispone improvvisamente di una macchina da guerra davvero difficile da bloccare.
Abbiamo utilizzato Bane durante una sessione, scagliando a terra e facendo fuori parecchi nemici di fila senza nemmeno andar vicini ad essere eliminati, e possiamo dire che il momento stesso in cui si prende il controllo di uno dei due villain la partita rischia seriamente di uscire dai binari seguiti fino a quel momento. In termini di bilanciamento, insomma, ancora molto può e deve essere fatto. Resta ben chiaro che la modalità competitiva di Batman: Arkham Origins sarà un diversivo volto a far spendere alcune ore in maniera originale, senza troppe pretese, ma vanno presi alcuni accorgimenti per fare in modo che un buon potenziale non venga sprecato. Cornish ci ha parlato di alcune difficoltà incontrate dai suoi ragazzi, spiegando che "rispetto agli sparatutto in soggettiva su cui abbiamo lavorato in passato qui la sfida è stata più che altro legata all'adozione della telecamera in terza persona e a meccaniche da action. Il level design, inoltre, è stato un lavoro complesso e ragionato di adattamento delle peculiarità delle mappe single player, che impongono di guardarsi attorno a trecentosessanta gradi". Nonostante l'adozione dell'Unreal Engine 3, motore addirittura abusato quando si parla di sparatutto, giocando si nota che il così detto "gunplay" non è soddisfacente come in altri titoli che fanno delle armi e dello shooting il proprio vanto e focus.
Visivamente lo stacco rispetto alla modalità per giocatore singolo è netto ma se questo non scandalizza nessuno, essendo la norma di quasi tutti i giochi, ancora ci sono alcune imprecisioni e sbavature tecniche nel codice che ci auguriamo vengano corrette. Ci lascia anche abbastanza freddi il sistema di crescita: guadagnando punti esperienza si possono acquisire nuove armi, gadget e personalizzazioni estetiche per migliorare aspetto ed efficacia dei propri alter ego - come al solito oggigiorno - ma essendo separati i livelli di progressione degli eroi e delle due squadre, il compito è tre volte più lungo e, temiamo, alla lunga noioso. Belli invece i costumi extra per Wayne e socio, che riprendono quelli di maggior richiamo visti in fumetti e serie TV in questi decenni. Finita la prova, insomma, abbiamo lasciato gli uffici di Warner Bors. provando sensazioni contrastanti: da una parte l'idea di un multiplayer asimmetrico è interessante e Splash Damage non ha mai idee banali, dall'altra la realizzazione è ancora imperfetta e abbiamo avuto la netta sensazione che questo sarà solo un cadeaux rispetto alla modalità storia. Il prossimo 25 ottobre chi comprerà Batman: Arkham Origins lo farà insomma per l'avventura in singolo, un tuffo nel passato dell'eroe mascherato e di Gotham. I possessori di PlayStation 3, Xbox 360 e PC che si connetteranno lo faranno per qualche momento di svago extra, probabilmente non molto di più.
CERTEZZE
- Splash Damage ha grande esperienza in ambito multiplayer
- Tre squadre e obiettivi differenti rendono il gameplay asimmetrico diverso dal solito
- Il mix di situazioni è complessivamente originale
DUBBI
- Difficile che si dimostri qualcosa di più che un semplice diversivo
- Quando si spara nei panni di un membro delle due gang, l'esperienza non è così soddisfacente
- Sistema di progressione da verificare