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Strani nuovi mondi

Planet Explorers ci mette nei panni di un esploratore alle prese con pianeti alieni da colonizzare

PROVATO di Mattia Armani   —   08/04/2014

Planet Explorers non si distingue dagli altri sandbox esplorativi per il tool di editing che permette di personalizzare oggetti e strutture o per la possibilità di costruire edifici. E gli elementi di distinzione del titolo Pathea non si nascondono nemmeno nella distruttibilità o nell'enorme quantità di materiali implementati per sostenere il ricchissimo sistema di crafting. Queste componenti, più o meno sviluppate, sono alla base di tutti i titoli di questo tipo ed è invece atipica la presenza di una modalità avventura, di veicoli in quantità e delle interazioni con i personaggi non giocanti. Non si tratta, va detto, di elementi particolarmente sviluppati, come dimostra l'introduzione che è poco più di uno sketchbook doppiato dagli sviluppatori. Dunque non è possibile parlare di Planet Explorers come prodotto completo e non è un caso che il titolo, nonostante sia in sviluppo da parecchio tempo, sia stato lanciato in versione early access, forse anche per incassare il denaro necessario nel caso delle rifiniture più onerose. Ma il concept c'è, l'esplorazione anche, la ricchezza dell'universo è evidente e il motore grafico mette già in chiaro limiti e potenzialità del progetto. E il tutto, inoltre, è fruibile sia in single player che in modalità multiplayer dove la colonizzazione viene affrontata, in stile Minecraft, ovvero in gruppo.

Planet Explorers si propone come un ricco sandbox dedicato all'esplorazione di mondi alieni

Un universo ricco di possibilità

Un titolo di questo genere, che mescola e potenzia la formula del sandbox esplorativo, non è per nulla facile da misurare e questo non solo perché unisce elementi complessi come crafting, manipolazione del mondo di gioco e grandi spazi esplorabili ma perché molto del potenziale di un prodotto così ampio, e quindi a rischio dispersività, risiede nell'evoluzione del progetto e nel sostegno dei giocatori. D'altronde solo questi ultimi possono sondare tutte le possibilità di una formula in gran parte basata sulla componente creativa e dirci se la lunghezza estrema delle sessioni di gioco è un limite o un punto di forza.

Strani nuovi mondi

Noi, però, possiamo valutare il peso dei compromessi che sono inevitabili quando un piccolo team si misura con un progetto tecnicamente complesso. Il design, il tempo di sviluppo e le rifiniture hanno costi elevati e le necessità di risparmio emergono con prepotenza attraverso gli svariati compromessi che balzano agli occhi non appena mettiamo piede sul primo pianeta. La vegetazione, per esempio, appare densa ma l'artificio crolla non appena portiamo la telecamera a volo d'uccello svelando la natura semi-bidimensionale dell'erba. L'effetto non è esaltante, e non è l'unico escamotage di questo tipo. Ma, direte voi, basta utilizzare la visuale in prima persona per tenere viva l'illusione! Purtroppo questo non è possibile e la colpa è senza alcun dubbio del sistema di combattimento. Questo infatti ci chiede di girare intorno ai nemici e di evitare gli attacchi delle creature ed è contraddistinto, in negativo, da collisioni imprecise e animazioni macchinose. Dunque, per poter capire che cosa ci sta succedendo intorno, è necessario allontanare la telecamera, con il risultato di doverci sorbire anche le movenze, corredate da salti eccessivi e scoordinati, di un protagonista poco convincente a prescindere dal tempo passato nella finestra di personalizzazione del personaggio.

Suggestione aliena

Il panorama dei sandbox esplorativi è in rapida espansione e titoli di ormai prossima uscita come Everquest Landmark sono dotati di tool di design complessi, motori grafici tripla A e supporto di publisher enormi. Di fronte a una concorrenza del genere Planet Explorers, al pari di altri sandbox indie attualmente in sviluppo, potrebbe risultare superato, almeno in termini di meccaniche, in un batter d'occhio. Ma quello che ci importa del titolo targato Parthea è che, nonostante gli evidenti limiti tecnici, riesce a darci la sensazione, fondamentale per un titolo di esplorazione planetaria, di aver poggiato i piedi su un altro mondo.

Strani nuovi mondi

Una suggestione garantita da un uso azzeccato di colori e forme che danno vita a enormi radici, spazi sconfinati, piante aliene dalle estremità tondeggianti, strani animali che combattono per il territorio, enormi creature da affrontare in gruppo e pericolosi fondali sottomarini. Tutti elementi che si mescolano alle strutture costruite dai giocatori in mondi di gioco generati proceduralmente sulla base di tre situazioni climatiche, quattro tipi di ambientazione e innumerevoli creature marine, volanti e terrestri. Il tutto sostenuto, come anticipato, da un buon assortimento di veicoli che vanno dai propulsori personali, come il jetpack che dà tutto un'altro sapore all'esplorazione, fino agli elicotteri da battaglia. Le animazioni, lo ribadiamo, sono inguardabili, i bug innumerevoli e il grosso della cura è stato riservato alla vegetazione e alle creature mentre modelli umani ed edifici lasciano alquanto a desiderare. Ma ci troviamo comunque di fronte a un titolo ricco, un sandbox non particolarmente rifinito, o almeno non ancora, ma capace di farci respirare atmosfere aliene grazie allo stile estetico che riesce in qualche modo a superare il muro dei limiti tecnici anche grazie a una suggestiva colonna sonora. Per il momento lo consigliamo ai più curiosi, gli altri possono aspettare qualche mese e un po' di aggiornamenti.

Conclusioni

Digital Delivery: Steam
Prezzo: 22,99€
Multiplayer.it

Lettori (2)

6.4

Il tuo voto

PRO

  • Ricco di creature e possibilità di gioco
  • I veicoli aggiungono spessore all'esplorazione
  • Tutto sommato la componente estetica funziona...

CONTRO

  • ...ma diversi elementi sono da rivedere
  • ancora troppo acerbo
  • può risultare fin troppo dispersivo