Esistono brand che sono più puntuali della morte e del fisco. Li attendete ogni anno, o scegliete di snobbarli a prescindere: li amate, li odiate, li giocate o li criticate. In questa rubrica abbiamo estratto dal cilindro quelle che sono state le versioni meno riuscite e troppo spigolose di queste serie. Per amore della precisione è giusto sottolineare che spesso, proprio a causa di conversioni affrettate e sicuramente meno convincenti, soprattutto negli anni passati, avremmo dovuto prendere come campione le versioni PC o per console portatili. Noi ci siamo invece concentrati sulle versioni principali, ovvero il target che si sono posti gli sviluppatori, e vedere quali effettivamente ne sono uscite con più lividi. Una nota più che evidente, oseremmo dire imbarazzante, ma che raccoglie nulla più che un dato statistico, è come alcuni di questi titoli siano anche tra le ultime incarnazioni rilasciate. Altro dato utile, ad una seconda riflessione generale, è il fatto che molti di questi sono anche stati record di vendita delle serie di riferimento.
Abbiamo passato al settaccio le serie videoludiche più famose, estraendo le ciambelle senza buco
PES 2008
Pro Evolution Soccer ha regnato, per un certo periodo, il massimo ottenibile nel panorama calcistico virtuale. Questa produzione Konami però, sul finire della seconda generazione (moderna) di console, stava iniziando ad arrancare. La versione 2008, che attraversava l'inizio della terza era con Xbox 360 e PlayStation 3 si dimostrò totalmente inadeguata a far riaffiorare i fasti di un tempo. Invece di palesare tutta la neonata e brutale potenza computazionale delle nuove macchine, ne uscì una goffa imitazione di se stessa. La mannaia calò, inesorabile, con le critiche provenienti da ogni dove, anche in virtù del fatto che un terribile calo di frame rate, a più riprese e in vari momenti del gioco, sancirono questo come uno degli anni più disastrosi per la serie. A completare il quadro della situazione, non propriamente brillante, è doveroso aggiungere che anche l'online ci mise del suo, accendendo gli animi dei calciatori virtuali a causa di lag e connessioni a canguro.
FIFA 2006
A pensarci oggi fa quasi ridere, ma c'è stato un tempo che FIFA non rappresentava l'espressione "magna cum laude" in termini di ricerca tecnica, o di accuratezza grafica, tra gli sportivi di calcio. L'edizione del 2006 fu una di quelle più zoppicanti, in questo senso: grandi promesse e ambiziose dichiarazioni promettevano che questa sarebbe stata la svolta, mentre fu soltanto un passo in avanti sul fronte dei volti e di un'attenzione maggiore alla simulazione, ma due indietro per quanto riguarda la fisica, le animazioni e, cosa più importante, il divertimento derivato dall'unione dei singoli fattori che la compongono. Anche in questo caso l'online fu un parto travagliato, con poca soddisfazione degli acquirenti del tempo. È giusto però ricordare che quella fu forse la prima occasione di rilancio del brand, a cui seguirono piccoli passi, uno dietro l'altro, che riportarono il franchise in vetta.
Resident Evil 6
A molti di voi sarà bastato leggere anche solo il titolo per storcere il naso, di fronte ad una delle peggiori varianti della serie principale. Dagli orrori che la Umbrella ha commesso nei pressi di Raccoon City, si è passati a quelli di Capcom stessa. Già il quinto capitolo aveva segnato una virata a tribordo, non richiesta, puntando sempre di più sulla combo action/trash, che aveva davvero poco da condividere con le origini survival. I numeri però hanno la loro importanza e, critica a parte, questo è stato il terzo gioco più venduto dalla software house giapponese, con al primo posto proprio il numero cinque. Si spara, ci sono i non-morti, mutanti e fiumi di sangue, ma si va davvero poco oltre. Nessuno si ricorderà della storia (o delle storie in questo caso), nessun "jump scare", una componente artistica di qualità altalenante, ma è certo che il pubblico lo ha premiato con l'acquisto compulsivo, il che dovrebbe far riflettere i palati più raffinati... cosa ci dobbiamo aspettare dal numero sette?
Silent Hill: Downpour
Nell'agonia di un nome che ha visto pessimi ultimi capitoli, ed un potenziale ritorno in grande spolvero con Kojima in cabina di regia, ormai sfumato, non si può che citare Downpour come il punto più basso del franchise Konami. L'orrore, o meglio gli incubi, in questo caso li hanno avuti i giocatori. Non dovuti alle immagini o alla storia, ma allo scempio che gli sviluppatori hanno fatto di questo franchise. Vatra Games è infatti riuscita ad unire pessimi combattimenti con un terribile comparto artistico, andando a rovinare proprio la parte di esplorazione che invece risultò più interessante e dettagliata. Non ci si aspettava una paura tale da creare un invecchiamento precoce nei giocatori, ma nemmeno di fissare lo schermo con gli occhi a mezz'asta per la noia, come invece accadde. La trama riuscì solo a metà, a livello di script, e venne annacquata e poco sviluppata, infine brutalizzata da scene action poco convincenti e per nulla coerenti con la serie stessa.
Call of Duty: Ghosts
Non essendo ancora maturi i tempi per Advanced Warfare, nel 2013 arrivò un titolo cross-gen che apparve sul mercato come il figlio di un dio minore. Dotato di un motore grafico ormai stiracchiato in ogni direzione che mostrava ogni ruga della sua età, sfigurava in modo più che evidente soprattutto davanti a coloro che avevano appena attaccato alla TV una fiammante console appena scartata dall'imballaggio. Nonostante la componente single player non sia mai stata longeva, questa in particolare lasciò l'amaro in bocca a coloro che si cimentarono con l'impresa, in quanto fu poco più di una storiella, ridondante e ancora più stringata del solito. Sul fronte delle mappe multiplayer, per gli irriducibili del gioco competitivo, venne svolto un discreto compitino, con una serie di mappe tirate a campare e nemmeno troppo originali. Ebbe sicuramente il guizzo geniale della nuova modalità Extinction, che permetteva di divertirsi sparando alle orde di alieni e difendendo determinate zone, ma non sarà sicuramente ricordato per questo.
Battlefield Hardline
Nuova variante per il brand Electronic Arts che vede protagonisti i campi di battaglia. La guerra ora si combatte nelle strade, palmo a palmo, casa per casa. Buoni e cattivi sono più netti che mai: polizia contro criminali. Il teatro degli scontri ci vede impegnati nel dedalo di strade urbane o nella periferia. La strategia di marketing ci aveva quasi convinti che la modalità a giocatore singolo fosse la leva sulla quale gli sviluppatori si erano concentrati, ma non è stato così, grazie ad una sceneggiatura che sfiorava il tragicomico. Se il fronte multiplayer è penalizzato da un netcode non pulitissimo ma funzionale, la deriva action imposta da Visceral ha reso palese quanto poco flessibile fosse la struttura pensata alla base per un uso più tattico e riflessivo.
Assassin's Creed Unity
L'uso di un nuovo motore grafico completato e innestato durante lo sviluppo dell'ultimo capitolo della saga Ubisoft, ha portato gli sviluppatori a rivedere una quantità infinita di ottimizzazioni, con il risultato di avere tra le mani una release finale... che proprio finale non era. Nonostante tutto resta comunque un titolo che disarticola la mascella, ma i bug hanno permesso a molti di poter fare facile ironia sull'avventura Parigina, a tratti stupenda da vedere, a tratti infarcita di errori di ogni genere. Chi si è accaparrato una copia del gioco difficilmente dimenticherà i personaggi che si incastravano nelle pareti invisibili, la possibilità di fluttuare tra le case, l'inquietante mancanza delle pelle sui volti in alcune sequenze, rivelando lo scheletro sottostante e il rendering mal ottimizzato in alcune porzioni della città.
Forza Motorsport 5
L'avvento di Xbox One si portò in dote il ritorno di una pietra miliare tra i simulatori di corse automobilistiche in esclusiva Microsoft. L'antagonista per eccellenza di Gran Turismo arrivò sul mercato due anni fa, con il favore del pubblico e della critica. Nuovo motore grafico, eccellenza estetica e una buona intelligenza artificiale ne fecero il punto di riferimento tecnico della serie. L'ottima introduzione dei drivatar, ovvero un pilota virtuale che corre con noi e contro di noi, elaborando il nostro stile di guida, non può che essere un'idea geniale e amata da tutti coloro che stringevano il nuovo pad. Ciò che invece non rese per niente felici i giocatori fu la scoperta di un taglio sia sul numero di vetture da poter sfoggiare in pista, sia sul numero di circuiti a disposizione. Il risultato non fu un'offerta finale propriamente all'altezza del brand e nemmeno della concorrenza, salvo coloro che abbiano deciso di mettersi una mano sul cuore e l'altra nel portafoglio, scaricando i numerosi DLC giunti in seguito.
Gran Turismo 5
Ha salutato la prima PlayStation e si è sempre presentato con due edizioni per ciascuna console ammiraglia di casa Sony. Nonostante i sei capitoli abbiano pochi nei da nascondere, GT5 risulta comunque la versione più debole del franchise. La prima apparizione su PlayStation 3 ebbe le idee un po' confuse, nonostante il ricchissimo ventaglio di possibilità offerte. I danni, una promessa a lungo fatta agli utenti, arrivarono in modo frammentario, l'intricato e a tratti fastidioso menù iniziale venne rivisto più volte e l'intelligenza artificiale degli avversari si dimostrò buona, ma non brillantissima. Molte limature corressero il tiro, al costo di corpose ed estenuanti patch in continuo download, sfidando la pazienza di coloro che non erano dotati di una connessione troppo rapida, nonostante fossero comunque premiati con vetture, e chicche di varia natura, per estendere il divertimento. Ciò che è certo è che chi acquistò il gioco agli esordi, a fine vita, si ritrovò un prodotto molto diverso: in parte a dimostrazione di un ottimo lavoro di supporto e ottimizzazione, da parte di Polyphony Digital, in parte a conferma delle varie magagne originali.