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Far Cry Primal: Guida alla sopravvivenza

Una panoramica sugli strumenti e sulle abilità di Takkar per sopravvivere alle insidie della Terra di Oros

SPECIALE di Andrea Centini   —   24/02/2016

Come specificato nella nostra recente recensione, pur abbracciando un contesto preistorico Far Cry Primal non si discosta affatto dall'infrastruttura ludica dei capitoli principali della saga, presentandosi più come un action adventure in prima persona che come un vero e proprio survival, tipologia di giochi alla quale è stato più volte accostato durante il periodo di promozione. Benché alcuni elementi caratteristici di questo specifico genere siano comunque presenti, essi sono talmente rarefatti e limitati da apparire del tutto secondari nell'economia globale dell'esperienza. Ciò, naturalmente, non esclude del tutto il concetto di sopravvivenza dalla ricetta dell'opera di Ubisoft Montreal, dato che la Terra di Oros risulta ricchissima di insidie ma anche di opportunità per affrontarle al meglio, pur senza doversi preoccupare di bere, mangiare e dormire obbligatoriamente per continuare a lottare. La maggior parte delle abilità avanzate del protagonista Takkar, un cacciatore esperto, deriva dalle conoscenze elargite dai sette "specialisti" che si incontrano nel corso dell'avventura, personaggi chiave che giocano un ruolo fondamentale anche nella trama, essendo intimamente legati praticamente a tutte le missioni principali del gioco.

Tante abilità e sette preziosi alleati per sopravvivere alla spietata preistoria di Far Cry Primal

La bella e la bestia

Il Mesolitico, periodo intermedio della cosiddetta Età della pietra, nel percorso evolutivo dell'umanità fu indubbiamente una delle tappe più importanti dal punto di vista della civilizzazione, col passaggio dal nomadismo dei cacciatori/raccoglitori alle prime comunità stanziali di agricoltori e allevatori. In Far Cry Primal viene raccontata la prima fase di questo importante percorso e, naturalmente, tra i vari personaggi del gioco sono presenti esponenti esperti delle diverse categorie, ad eccezione degli allevatori che comparvero in un secondo momento. Sayla, la prima figura che incontrerete nell'inesplorata Terra di Oros, è un'abile e affascinante raccoglitrice, le cui conoscenze si rivelano particolarmente importanti durante l'esplorazione e nel recupero delle risorse, tra le quali si annoverano piante, legno, roccia, polveri, argilla e altro ancora.

Far Cry Primal: Guida alla sopravvivenza

Ciascuno di questi materiali possiede una funzione specifica da impiegare nel processo del crafting, legata principalmente alla creazione di equipaggiamento superiore e migliorie per le capanne del villaggio, tuttavia alcuni di essi, e in particolar modo le foglie, se combinati con la carne possono essere usati per curarsi, migliorare la furtività, aumentare la resistenza sott'acqua o creare un antidoto per superare indenni pericolose aree avvelenate. Il risultato finale, come avranno intuito i giocatori esperti della serie Far Cry, è del tutto sovrapponibile a quello delle cosiddette siringhe del terzo e quarto capitolo. Altre risorse fondamentali sono il grasso animale, utilissimo per incendiare le armi di notte e dunque tenere a bada i predatori, le pelli, che hanno molteplici funzioni, e gli sciami d'api, che combinati proprio con le pelli d'animale servono a creare pericolosissime "bombe pungenti". Il rudimentale arsenale di Takkar si consuma piuttosto rapidamente e per rinnovarlo è necessario avere sempre a disposizione il legno duro, tratto da piccoli alberi d'ontano, selce e la già citata pelle animale. Come indicato nella nostra recensione, raramente si finisce senza scorte poiché la lussureggiante Terra di Oros è letteralmente disseminata di risorse: in pratica cinture, faretre e il "sacco di budella" del protagonista, oggetti potenziabili attraverso il crafting, saranno sempre stracolmi. Il rischio di rimanere a secco è ulteriormente scongiurato dalla "Vista del cacciatore", che evidenzia gli oggetti di interesse in maniera del tutto analoga all'Occhio dell'Aquila di Assassin's Creed, sancendo la fine di ogni velleità da survival del titolo. Va poi tenuta presente la cosiddetta Scorta delle ricompense, una sorta di dispensa che, legata al numero di Wenja che si è riusciti a liberare nel corso dell'avventura, fornisce quotidianamente un tot di risorse da recuperare nei punti di rientro. Alle abilità da raccoglitore Takkar accompagna quelle da "Maestro di belve", il soprannome principale (ma non l'unico) donatogli dalla sua riconoscente tribù. Tali capacità vengono implementate grazie al supporto dello sciamano Tensay, probabilmente la figura meglio riuscita dell'intera opera e alla quale sono legate anche le immancabili missioni con visioni mistiche. Salendo in esperienza Takkar impara a domare belve selvagge sempre più potenti ma soprattutto ad ammaestrare il gufo, una delle introduzioni più interessanti nel gameplay di Far Cry Primal. Richiamabile premendo la croce direzionale verso l'alto, il rapace notturno può infatti marcare i nemici, sganciare le bombe rudimentali ed eseguire un mortale e repentino attacco dall'alto, legato a un tempo di cooldown. Migliorando la capanna di Tensay è possibile ridurre il tempo di ricarica del gufo da ottanta sino a quaranta secondi, inoltre attivando i perk migliori si potranno aggredire anche i nemici più grossi e pericolosi. Affiancato da una belva maestosa come una tigre dai denti a sciabola o un orso, Takkar aiutandosi col gufo può seminare morte e terrore tra le fila nemiche senza sporcarsi direttamente le mani; ciò è sicuramente molto divertente e coinvolgente, tuttavia come abbiamo scritto nella recensione crea qualche squilibrio nel gameplay rendendo piuttosto semplici alcune incursioni.

Lupi solitari

Takkar prima di reinventarsi leader della rinata comunità Wenja è innanzitutto un abile cacciatore, ma le sue conoscenze sono comunque limitate e soltanto grazie all'aiuto della scaltra Jayma può farle sbocciare del tutto. La caccia ricopre un ruolo molto importante nell'esperienza e oltre a essere necessaria per la raccolta di specifiche risorse è legata a numerose missioni secondarie, comprese quelle chiamate "Caccia da maestro", che prevedono di confrontarsi con le belve più feroci e temibili di Oros. Migliorando la capanna di Jayma, che simpaticamente chiama Takkar "Piedi di mammut" per il suo scarso approccio furtivo, si ottengono le abilità migliori dell'arco, uno strumento indispensabile per il cacciatore preistorico. Fra esse vi sono la possibilità di incoccare in corsa, l'aumento della destrezza (che limita l'ondeggiamento prendendo la mira) e soprattutto il poter fabbricare più frecce spendendo meno risorse.

Far Cry Primal: Guida alla sopravvivenza

Oltre a queste Jayma può aiutare Takkar ad aumentare i danni inflitti agli animali e a marcarli, oltre che a ridurre i danni da caduta.

Far Cry Primal: Guida alla sopravvivenza

Parallele alle abilità da cacciatore vi sono quelle da combattente, da allenare grazie al supporto del roccioso Karoosh, l'alleato ideale per maneggiare al meglio clave e lance. Le abilità più importanti ottenibili con questo specialista sono legate agli abbattimenti, eseguibili in sequenza premendo R3 esattamente come nei capitoli principali di Far Cry, ma non manca anche la possibilità di cavalcare alcune belve domate e soprattutto i giovani mammut, veri e propri "carri armati" utili per distruggere barricate e liberarsi rapidamente di nemici e scomodi predatori. Karoosh offre anche il perk finale per la salute, aggiungendo l'ultima e sesta tacca della barra verde, inoltre permette di utilizzare le armi mentre si spostano i cadaveri dei nemici abbattuti. Il supporto di questo guerriero è fondamentale anche per ottenere la poderosa clava a due mani e soprattutto gli indumenti invernali, necessari per affrontare la rigidissima taiga ghiacciata del nord popolata dagli Udam. La scarsa profondità dei pochi elementi survival si evince anche dalla gestione dell'abbigliamento: una volta sbloccati e indossati gli abiti pesanti, essi restano infatti sempre attivi e non è più necessario toglierli o indossarli di nuovo contestualmente all'ambientazione della mappa che si affronta. L'ultimo esponente di questo trittico di specialisti è l'eccentrico Wogah, un vecchio pazzo con un braccio solo legato a molti e utilissimi oggetti: dall'artiglio-rampino necessario per le scalate alle schegge da lancio assimilabili a pugnali, passando per i vari miglioramenti della cintura sino alla letale fionda di precisione. Le abilità sbloccate attraverso la capanna di Wogah permettono di creare il doppio di alcuni oggetti (bombe pungenti, clavi e lance) consumando le risorse per uno solo, ma soprattutto di migliorare trappole, esche per attrarre i predatori da domare e creare cibo più nutriente. Quest'ultimo offre razioni con effetti più duraturi nel tempo, dai novanta secondi di base sino ai centocinquanta del potenziamento di livello 2, utilissimo soprattutto nella ricerca di collezionabili nascosti sott'acqua.

Arti oscure

Chiudiamo la nostra carrellata sugli specialisti della sopravvivenza di Far Cry Primal con due delle figure più interessanti e peculiari che si incontrano nel corso dell'avventura: gli enigmatici Dah e Roshani. Per evitare sconvenienti spoiler sulla trama non vi diremo chi sono e in che modo li condurrete al vostro villaggio, ma ci limiteremo ad elencarne le utilissime e preziose abilità che possono fornire a Takkar nel suo incessante peregrinare per le terre selvagge.

Far Cry Primal: Guida alla sopravvivenza

Il primo dei due, oltre a garantire una maggiore resistenza ai danni subiti nel combattimento corpo a corpo, permette di ottenere doppie bombe della pazzia e una "guarigione primitiva" di terzo livello, ovvero un perk che cura diverse barre di salute mangiando l'apposito cibo premendo il tasto triangolo. Roshani è invece intimamente legato all'elemento del fuoco e le sue abilità consentono di resistere meglio alle bruciature, di incendiare le armi rudimentali senza sprecare il prezioso grasso animale, di ottenere doppie bombe incendiare e di eseguire un abbattimento speciale spaccando una bomba addosso a uno sfortunato nemico. Sbloccando le numerose abilità dei sette specialisti e facendosi supportare dagli animali ammaestrati, la sopravvivenza nell'Età della pietra immaginata da Ubisoft non è affatto proibitiva, ma sicuramente divertente e appagante grazie all'anima sandbox della produzione. Come abbiamo già indicato in sede di recensione, siamo innanzi a un Far Cry a tutti gli effetti, e il nerboruto Takkar non è altro che un Ajay Ghale o un Jason Brody privato di tecnologie e armi da fuoco, ma non della superiorità tattica sulle tribù rivali e sulla pericolosa fauna che popola l'affascinante Terra di Oros.