Il detto dice "il cliente ha sempre ragione" e attualmente per come versa l'industria non possiamo che essere d'accordo: troppo spesso le ragioni dei videogiocatori vengono ignorate e il risultato è una lunga serie di giochi non proprio usciti benissimo, campagne marketing imponenti e prezzi ai limiti del salasso. È però anche vero il detto "dategli un dito e si prenderà il braccio" ed è un po' quello che successo qualche tempo fa tra un giocatore di Stellaris e Paradox. Nel nostro speciale vi spieghiamo la vicenda e proponiamo qualche esempio si riflessione a riguardo.
Quando uno sviluppatore ha il diritto di censurare dei contenuti creati dalla community?
Supremazia europea nello spazio
Tutto inizia quando l'utente svedese registrato su Steam come "Lord Xel/ Progeny of Europe" crea e pubblica online una mod per Stallaris chiamata European Phenotype and Names Only (White Humans): come potrete chiaramente capire la mod cambia i connotati e i nomi di tutti i personaggi del gioco trasformandoli in "europei bianchi". A questo punto le antenne di Paradox si drizzano in tempo zero e lo sviluppatore, apparentemente senza dare spiegazione (dice l'utente), rimuove il contenuto. Dopo la rimozione Paradox commenta con le seguenti parole: "Abbiamo originariamente creato il gioco con un'accurata rappresentazione degli esseri umani, includendo differenze sia etniche che personali. Abbracciamo l'idea che i giocatori possano rappresentare al meglio il mondo di gioco in cui si sentono a proprio agio attraverso le mod, ma non vogliamo che queste inneschino pratiche discriminatorie.
Apprezzeremmo che qualsiasi mod inappropriata venisse portata alla nostra attenzione e prenderemo provvedimenti se necessario, inoltre vorremmo anche incoraggiare i giocatori a fare uso della funzione di segnalazione fornita da Valve". Segue poi a queste parole (riportate su Eurogamer), un commento del community manager di Paradox: "Esistono diverse mod che permettono di giocare in molti modi (...). Questa particolare mod contiene diversi elementi disturbanti nella sua descrizione e non vogliamo che questi risultino su nessuna pagina legata al prodotto". Se vi state chiedendo a cosa fa riferimento Paradoxal_Bear nel suo intervento reddit, un semplice "no multiculturalism here" riportato nella descrizione del prodotto dovrebbe chiarirvi le idee. Un discorso chiaro, semplice e francamente condivisibile... ma lo scivolone è subito dietro l'angolo. L'utente, per nulla contento, rimette online con un nome diverso la mod per vedere fin a dove Paradox si spingerà. Sulla pagina della mod l'utente riporta: "sono stato contattato da Paradox i quali mi hanno detto, testualmente: inizialmente avevamo intenzione di discutere le circostanze riguardo la precedente mod ma a quanto pare l'hai già pubblicata nuovamente e con successo. Tenendo questo a mente, visto che stai saldamente moderando il tutto non crediamo ci sia più nulla da dire a riguardo". Se il primo atto da parte dello sviluppatore sembra essere deciso e in qualche modo vittorioso, appena il problema si è ripresentato la risposta è stata "finché tieni a bada i commenti a noi sta bene". Perché mollare così la presa? Forse perché non volevano sollevare una faccenda più grande o forse perché non avevano semplicemente voglia di combattere questa battaglia... o forse perché non avevano gli strumenti giusti per farlo.
Un ulteriore esempio
Il problema probabilmente sta tutto lì: che tipo di potere ha uno sviluppatore sulla censura delle mod create per il suo gioco? La difficoltà non risiede solo nella mancanza di strumenti specifici per moderare tali fenomeni ma è l'andare a precludere quell'ipotetica libertà di parola concessa da Internet. Virando leggermente fuori tema per fare un esempio attualissimo, pensiamo a cosa ha vissuto negli ultimi tre giorni l'attrice afroamericana Leslie Jones.
Per chi non la conoscesse, l'attrice fa parte del recente reboot di Ghostbusters, criticatissimo e preso di mira da parecchi fan amanti dell'originale: l'attrice, colpevole a quanto pare di aver preso parte alla pellicola, è stata ricoperta di insulti razzisti, alcuni parecchio pesanti, per più di quarantotto ore. La vicenda che a noi interessa però riguarda un'altra persona perché questa è stata sola la miccia che ha acceso la questione. La vicenda si complica infatti quando nella bufera di insulti su Twitter si aggiunge il commento di Milo Yiannopoulos, che viene dipinto dai suoi follower come l'unico "highlander" che si batte per la vera libertà di parola su Internet. Yiannopoulos lo conosciamo bene perché da sempre si batte contro le donne e i movimenti femministi, prendendo così seriamente la questione del Gamergate da bersagliare Zoe Quinn in modo insistente. L'utente è stato bannato permanentemente da Twitter dopo che ha pubblicato un commento parecchio ambiguo che recitava grossomodo "quando la tua carriera non gira come vorresti, fai la vittima": di cattiverie gratuite più grosse che avrebbero valso il ban a Yiannopoulos ce ne sono state molte in passato e probabilmente il ban è arrivato non perché se l'è presa con una donna afroamericana, ma perché se l'è presa con un'attrice di Hollywood. In sua difesa si è schierato però il papà di Minecraft, Notch, che in un twit scrive: "Penso che il ragazzo sia un po' un c*****e, ma per amore di Dio #FreeMilo" Questa vicenda, che mischia un po' di personalità di vari scenari, tra cui lo sviluppatore di uno dei giochi che ha avuto più successo nella storia, ci riporta al dilemma con cui probabilmente Paradox ha dovuto fare i conti: fin dove può spingersi la mia autorità di censura? E chi mi dà il potere di farlo?
Diritto totale sui contenuti
Gli esempi assurdi possono continuare all'infinito, come l'alzata di spallucce che qualche tempo fa fece Amazon dopo che il colosso venne pesantemente attaccato dall'opinione pubblica perché dava libero accesso alla sua piattaforma a negozi online che vendevano articoli nazisti, come bandiere e stemmi. "Cosa ci posso fare? Non è colpa mia, io che strumenti ho per impedire a liberi professionisti di usufruire della mia piattaforma?"
Tornando a Paradox, quindi, cos'avrebbe dovuto fare lo sviluppatore? Qui di soluzioni rapide e drastiche purtroppo non ce sono perché quello della libertà di parola è un campo minato pericolosissimo e sinceramente sarebbe parecchio ipocrita proporre delle soluzioni "giuste". Volendoci sbilanciare la sua mossa iniziale secondo noi è stata più che giusta perché a prescindere dalle intenzioni del creatore della mod, che potevano essere pacifiche, tolleranti e non discriminatorie (ma noi siamo comunque maliziosi e non ci crediamo neanche un po'), un contenuto del genere dà adito a mille commenti negativi e può essere facilmente interpretato come incitamento al razzismo. Quello che è poi da recriminare a Paradox è l'aver agito inizialmente in modo parecchio deciso per poi abbandonare la questione dopo che ci sono state ripercussioni. Parlando invece degli strumenti ufficiali a disposizione dello sviluppatore, questi scarseggiano e sono costituiti solo dalle norme di comportamento della community di Steam; tornando alla domanda "che diritto aveva Paradox di bannare la mod", beh, dal nostro punto di vista lo sviluppatore ne aveva pieno diritto in quanto creatore e proprietario del gioco. Ogni sviluppatore infatti dovrebbe avere in quest'ambito il diritto sovrano di gestire i contenuti creati della communty, anche qualora alcune azioni possano risultare agli occhi di molti non democratiche. Quelli che conoscono realmente la fauna di Steam e dei modder siete voi cari lettori: come reagireste se una vostra mod venisse bannata per questi motivi?