Quando si lavora su una serie che fa parte dell'iconografia stessa dei videogiochi bisogna fare molta attenzione a bilanciare ogni step evolutivo e ogni riferimento al passato, in un precario equilibrio tra spinte innovative, adattamenti al contesto storico e puro fanservice che, se da un lato consente di partire da una base consolidata di aspettative e hype, dall'altro mantiene sempre vivo il pericolo del flop clamoroso e su questi aspetti Resident Evil 7 Biohazard potrebbe essere un progetto rischioso.
Se si tratta poi di rilanciare una serie in un'evidente crisi d'identità l'operazione comporta aspetti piuttosto diversi, perché la necessità di impartire un nuovo slancio libera gli sviluppatori da vincoli troppo pressanti e spinge alla sperimentazione più ardita, dunque la questione risulta nettamente più interessante. È questo il caso del gioco in questione, ed è anche il motivo per cui questo capitolo è così atteso da tutti: non si tratta solo della fame di Resident Evil, la cui serie maggiore è assente dalle scene ormai da quattro anni tranne che per apparizioni in formati minori (anche se in certi casi in ottima forma, come nel caso di Revelations 2), piuttosto è la curiosità di vedere cosa siano riusciti a mettere insieme i producer Jun Takeuchi e Masachika Kawata, responsabili dell'operazione rilancio attraverso lo sconvolgimento totale della tradizionale forma del gioco. La promessa del ritorno all'orrore, già spesa all'epoca di Resident Evil 6, è stata presa con le dovute cautele, ma la presentazione del nuovo capitolo all'E3 2016 ha effettivamente spiazzato tutti, mostrando un notevole coraggio da parte degli sviluppatori nella volontà di stravolgere una formula che dal lontano quarto capitolo si era ormai standardizzata. Davanti a una tale carica di novità non poteva che emergere la reazione dei tradizionalisti, preoccupati per l'eccessiva sterzata verso atmosfere e soluzioni di gioco così diverse dal canone classico e la possibile perdita dell'identità originale di Resident Evil. Quasi a voler rassicurare questa parte dell'utenza, e buona parte del pubblico in generale, Capcom ha iniziato a pubblicare una serie di video teaser che esplorano il "mondo di Resident Evil 7", dai quali progressivamente è apparso chiaro come il nuovo capitolo abbia più punti in comune con la tradizione di quanto si potesse mai sospettare all'indomani di quel primo trailer e della demo pubblicata in contemporanea.
Resident Evil 7 Biohazard si sta rivelando sempre più fedele alle tradizioni della serie
Un progressivo ritorno a casa
Il primo impatto con Resident Evil 7 Biohazard è stato dunque sconcertante, sia per la nuova impostazione data dall'inquadratura in soggettiva che per l'ambientazione spostata in Louisiana, ben lontano da ville vittoriane e cittadine americane infestate da zombie. La scenografia è però una scelta geniale, dotata di una potenza evocativa che è difficile riscontrare in altre location e prosegue, in un certo senso, nello stile che caratterizzava il quarto capitolo con la sua improvvisa digressione in misteriosi entroterra europei carichi di misteri. Il bayou è da sempre un luogo magico, un'ampia zona paludosa che si crea tra le anse di fiumi che avanzano lenti e trasformano le aree circostanti in zone a metà tra acqua e terraferma, dove lo scorrere rallentato del flusso sembra trasmettersi a tutta la realtà, che appare sospesa nel tempo e fra diverse dimensioni, carica di strane e misteriose forze in attesa.
Zona di contatto e dimora di fusioni, il bayou ha dato origine alle culture creole e anche per questo sembra rappresentare una scelta particolarmente azzeccata, riflettendo le commistioni tra elementi tradizionali della serie nipponica e nuove spinte innovatrici, sintetizzate nella penna del primo sceneggiatore occidentale all'opera su Resident Evil, Richard Pearsey. Resta da vedere come Resident Evil 7 riuscirà a sfruttare questo ricco potenziale, ma basterebbe lasciar parlare gli scenari della zona per creare già un sostrato denso di culti sommersi e magia, ben rappresentato dalle leggende degli indigeni cajun e dei loro riti vudù. La caratterizzazione ambientale è il primo elemento che colpisce di quanto visto finora per il gioco, ma anche le variazioni imposte alla struttura hanno sortito un grande effetto. Tuttavia la messa a fuoco su quel gameplay frammentato e misterioso, quel ritmo riflessivo e ricco di strani enigmi che sembrava discostarsi alquanto dalla serie classica, potrebbe essere stata una mossa volutamente fuorviante da parte di Capcom, in modo da creare un vero e proprio teaser in grado di stuzzicare l'attenzione senza rivelare nulla della sostanza del gioco, scoprendo invece solo in un secondo momento, e attraverso piccoli suggerimenti, come questo capitolo possa avere parecchio a che fare con le origini di Resident Evil.
Di nuovo nell'orrore della sopravvivenza
L'inquadratura in soggettiva e l'insistenza sugli elementi stealth mostrati finora non traggano in inganno: Capcom ha chiarito che Resident Evil 7 Biohazard non sarà un survival horror "passivo", dunque pare scongiurata la deriva da walking simulator horror che poteva trasparire dalle prime presentazioni, con la presenza assicurata di combattimenti di varia tipologia. Ovviamente la nuova telecamera sposta leggermente la prospettiva rispetto alla terza persona, ma in base a quanto mostrato nell'unico video dedicato a un vero e proprio scontro a fuoco, non sembra che la cosa abbia portato a eccessive variazioni nella meccanica del combattimento.
Casomai, la varietà delle situazioni in cui è possibile trovarsi costringerà ad approcci differenti, dunque nel caso anche alla necessità di nascondersi e fuggire, vista anche la presenza di nemici che a quanto pare non possono essere abbattuti, almeno in maniera convenzionale. Una cosa è certa: anche in questo caso dovremo fare i conti con una scarsità cronica di munizioni, che costringerà a dosare con precisione la potenza di fuoco in base al nemico che ci troviamo ad affrontare e a non sprecare colpi, un bel ritorno al leitmotiv del primo capitolo in particolare, che se giocato ai livelli di difficoltà più alti rappresentava una vera e propria lotta con le scorte di proiettili. Questo è stato messo in chiaro in un altro dei brevi video diffusi da Capcom per presentare il "mondo di Resident Evil", e da questo punto di vista il legame con la tradizione dovrebbe farsi sentire. Decisamente differente dai capitoli precedenti sembra invece l'assortimento di nemici che ci troveremo ad affrontare, nonché la tipologia dei protagonisti: in assenza di epidemie di virus su larga scala o basi segrete dedicate ad esperimenti biologici (almeno in una prima fase) non ci troviamo davanti a tipologie particolarmente ricorrenti di minacce, come gli zombie classici o gli infetti di vario tipo che invadevano strade e ambientazioni precedenti. All'interno di spazi molto più contenuti o angusti, lo scontro si basa più sull'affrontare faccia a faccia delle figure profondamente caratterizzate e verosimilmente più ostiche da abbattere, proponendo situazioni di gioco molto più varie che in passato. In netta continuità con la tradizione invece è il sistema di gestione della salute del protagonista, con tanto di elettrocardiogramma a colorazione variabile per indicare lo stato di pericolo e il ritorno delle buone vecchie erbette medicinali da consumare (con tutti i dubbi del caso), combinandole insieme per sortire gli effetti ormai ben noti.
Farraginoso, indimenticabile baule
In questo sorprendente ritorno alle origini sotto mentite spoglie non poteva mancare il baule. Eccolo allora ricomparire in un altro dei video teaser pubblicati in questi giorni, insieme a un breve assaggio di quella che dovrebbe essere la gestione degli spazi nell'inventario, altro elemento classico della serie. Il baule consente di stipare gli oggetti trovati in modo da poterli riprendere e utilizzare in un secondo momento, considerando che è possibile portarsi dietro solo una quantità molto limitata di materiale.
Il suo ritorno è un importante manifesto della volontà degli sviluppatori di tornare alle tradizioni, poiché la meccanica del baule era stata abbandonata con l'avvento del 4 e la svolta action della serie, considerata ormai come soluzione troppo farraginosa e anacronistica dopo l'ultima sua evoluzione vista nel capitolo Zero. È dunque con una certa sorpresa che assistiamo al ritorno di questo vecchio elemento della serie, che porta con sé come conseguenza una gestione strategica delle risorse e degli oggetti da portare in giro, con la necessità di dover fare più viaggi nel caso ci si trovi alle strette con gli spazi a disposizione. D'altra parte, il fatto di dover passare del tempo a portarsi dietro oggetti nella speranza di trovare i giusti elementi per risolvere gli enigmi, al contempo rimanendo esposti a eventuali attacchi di nemici, è uno dei "fear factor" esposti dagli sviluppatori in una recente intervista sulle caratteristiche di Resident Evil 7 Biohazard. Per quanto riguarda la gestione degli spazi nell'inventario portatile, questa sembra essere un misto tra la semplice suddivisione in slot limitati da compensare con il baule come accadeva nei primi episodi e la possibilità di disporre oggetti di diverse dimensioni organizzando gli spazi in maniera variabile sulla superficie del portaoggetti, soluzione introdotta con Resident Evil 4. Armi più pesanti occupano dunque una maggiore quantità di slot e diventa importante riuscire a trovare i giusti incastri per ottimizzare al meglio lo spazio disponibile. Con grande piacere dei puristi, torna anche il sistema di salvataggio a checkpoint prestabiliti attraverso l'uso dei registratori, che non saranno probabilmente rigidi come le macchine da scrivere e i dannati nastri d'inchiostro dell'epoca ma rappresentano comunque un omaggio gradevole a quello spirito.
Soluzioni creative
Resident Evil 7 Biohazard dovrebbe soddisfare i molti utenti storici che hanno lamentato, negli anni, l'eccessiva riduzione della componente enigmistica della serie, con i puzzle passati dall'essere elemento portante dell'esperienza di gioco a semplici riempitivi nel corso dei capitoli più recenti. Al primo impatto, la preponderanza degli enigmi è quasi disorientante, mettendo in scena situazioni bizzarre e inquietanti, interrogativi continui e di difficile soluzione che richiedono spesso delle associazioni di idee non proprio immediate e la necessità di ragionare un po' fuori dagli schemi.
Questo approccio così alternativo rispetto al pragmatismo tipico dei puzzle della serie è un'altra dimostrazione della volontà di svecchiare l'atmosfera generale, forse prendendo in prestito anche idee e suggestioni dalle avanguardie indie o da quel concentrato di buone idee in ambito horror che ancora risponde al nome di P.T. Anche in questo caso l'impalcature di enigmi è costruita con un occhio di riguardo al canone di Resident Evil, come dimostra la possibilità di osservare da vicino, ruotare e manipolare gli oggetti dell'inventario per scoprire nuovi dettagli o agire su questi in qualche maniera, nello stesso stile in cui queste azioni erano possibili anche nel primo capitolo della serie. A differenza di questo, però, si nota un approccio più creativo alla manipolazione degli oggetti, con la possibilità di combinarli in maniere non banali per venire incontro a puzzle più complessi e stratificati, come preannuncia anche l'ormai celebre enigma del "dito" presente nella demo e come viene mostrato anche in uno dei nuovi video diffusi di recente. Tutto questo sembra portare a una maturazione generale degli elementi adventure in Resident Evil 7 Biohazard, nonché delle sue stesse meccaniche horror, ora permeanti ogni vario aspetto del gioco, al di là delle ambientazioni e dei semplici jumpscare (comunque presenti), andando a infiltrarsi in ogni singolo enigma, nei passaggi intermedi e anche in dettagli apparentemente secondari di scenografia e storia. Da questo punto di vista la serie sembra destinata a "crescere" verso un nuovo livello di inquietudine, con uno stile più vicino agli horror moderni più sottili e tesi, anche se da fan ci auguriamo che qualche collegamento con la mitologia classica di Resident Evil più consistente di quanto visto finora ci sia, nel gioco completo.
CERTEZZE
- Grande ambientazione e atmosfera
- Le spinte innovative sono bilanciate da ottimi omaggi al passato
- La componente enigmistica sembra avere un peso importante
DUBBI
- Ancora da valutare il sistema di combattimento
- Un Resident Evil classico in soggettiva è ancora duro da assimilare