Ci vogliono circa due ore di volo dall'Italia per raggiungere Katowice, in Polonia. Due ore di viaggio se avete la fortuna di partire da Roma o da Napoli ma che possono anche triplicare se dovete fare scalo a Francoforte o Varsavia e poi prendere un piccolo Bombardier a elica per farvi portare fino all'aeroporto cittadino. Cittadino ovviamente si fa per dire visto che poi ci vogliono almeno altri trenta minuti di macchina tra campagne e il nulla cosmico per arrivare nel cuore pulsante di Katowice. Ma perché farsi un viaggio così solo per guardare qualcuno giocare ai titoli più popolari del momento? Semplicemente perché Katowice è patria del'Intel Extreme Master e a salire sul palco è la crème de la crème dei giocatori internazionali. Siamo rimasti all'interno dello Spodek per tutto lo scorso week end e tra tifo indemoniato, signorine in abito succinto e centinaia di adolescenti a fare da contorno ci siamo goduti alcune delle partite più entusiasmanti di Heroes of the Storm, StarCraft II e Counter-Strike dell'intera stagione, riuscendo pure a sopravvivere per raccontarvelo.
Agli intel Extreme Masters una dimostrazione di cosa siano davvero gli eSport
Benvenuti in Polonia
Katowice non è unicamente un paesino sperduto da qualche parte nel mondo e la Polonia non è certamente l'Italia nel campo dei videogiochi. Negli ultimi anni gli studi di sviluppo polacchi sono letteralmente esplosi, trainati da una bassa tassazione ma anche ispirati dal successo di quei signori che portano il nome di CD Projekt Red. Qui videogiocare è davvero una cosa seria, come recitava lo slogan di una trasmissione nostrana, e lo dimostrano le migliaia di ragazzi accalcati davanti alle porte d'ingresso sin dalle primissime ore del mattino, per una fila chilometrica ordinata e senza ringhiere che costeggia tutto il perimetro dello Spodek.
Migliaia di giocatori che spasmodicamente attendono l'apertura dei cancelli per respirare l'aria della competizione, per vedere dal vivo i top team mondiali, comprare la maglia del proprio beniamino, strappare un autografo o magari scattarsi un selfie con il cellulare in compagnia di qualche cosplayer. In Polonia gli sport elettronici sono di casa, sono una situazione comune e normalissima e, scusateci, se il paragone con il nostro Bel Paese esce ancora una volta in queste prime righe, ma da noi una cosa del genere sarebbe impossibile da realizzarsi. Non è fattibile perché siamo un popolo arretrato da questo punto di vista, svogliato, pronto a farsi la guerra per le briciole in un settore come quello degli eSport che continua a zoppicare senza un supporto concreto delle istituzioni. Fa rabbia vedere che le cose in giro per il mondo funzionino diversamente, facciano girare il mercato e portino soldi e visibilità ad un paese che non ha davvero nulla in più del nostro, ad eccezione di una mentalità più aperta probabilmente. La prima cosa che balza all'occhio mettendo piede dentro lo Spodek è il suo pubblico eterogeneo pronto a tifare e a godersi lo spettacolo, senza essere spinto a entrare con la fantomatica speranza di vedere lo youtuber di turno. Gonfiamo numeri di affluenza delle fiere invitando personaggi che attirano il pubblico ma che non amano il videogioco (e figuriamoci l'eSport più in generale) e poi ci lamentiamo se le cose non decollano, se non partono: stiamo semplicemente sbagliando tutto e dovremmo dare un colpo di spugna e ricominciare, prendendo esempio anche da queste manifestazioni che a quanto pare hanno lentamente imparato come fare le cose in maniera corretta. Facendo due chiacchiere con l'autista che ci portava dall'aeroporto all'albergo abbiamo scoperto che gli Intel Exteme Masters sono visti in maniera molto positiva persino dalla popolazione che vede un'occasione di guadagno da tutto l'indotto del pubblico, un indotto addirittura spostato da Varsavia alla periferia proprio per distribuire meglio la ricchezza. Attenzione però a non pensare che le grandi città siano messe ai margini perché in Polonia gli eventi e i tornei davvero importanti sono all'ordine del giorno e Katowice è solo un passo in più. È un sintomo di crescita e di sviluppo, un termometro che indica chiaramente come gli eSport qui siano già esplosi e stiano dando lavoro e prospettive future alla popolazione. Avete visto qualcosa del genere da noi? un progetto così su ampia scala? Il massimo che abbiamo osservato negli ultimi anni sono guerre tra le numerosissime associazioni che bramano iscrizioni e tessere, una guerra per e briciole per l'appunto che tiene lontano gli investitori più importanti.
Si impara dai migliori
In questo articolo si sarebbe potuto parlare dei vincitori, delle partite e di come si sono svolti i match ma mentre buttavamo giù il pezzo tutto ci sembrava inutile, davvero troppo di nicchia ancora per interessare il pubblico a cui ci rivolgiamo quotidianamente. Celebriamo allora solo velocemente i vincitori, con i Dignitas che travolgono e ribaltano la finale dell'HGC di Heroes of The Storm con un clamoroso 3-2 dopo essere risaliti dalla looser bracket e aver battuto i favoriti Fnatic.
Ci togliamo il cappello davanti al coreano Ty in grado di reggere una pressione incredibile a Starcraft II sul 3-3 portandosi a casa la vittoria, e omaggiamo anche gli Astralis che hanno invece vinto il torneo di Counter-Strike aggiudicandosi un primo premio pari a 104.000 dollari. La notizia è che l'Europa torna a dominare anche sugli americani, con inglesi, svedesi e irlandesi che svettano sulla scena, ovviamente senza nemmeno un portabandiera italiano a sventolare il tricolore tra gli oltre 150 partecipanti alla manifestazione. Senza supporto, non si cresce e non si arriva a questi livelli, inutile girarci intorno. Mentre ci esaltavamo per ogni azione, per ogni scontro, per ogni colpo di scena o sfoggio di bravura ci siamo anche guardati intorno e abbiamo visto tifosi che sostengono i propri team preferiti ma che si esaltano ad ogni bella giocata a prescindere da chi ha effettuato l'azione e sono pronti ad applaudire chiunque alzi il trofeo, senza preferenza alcuna. Poi ripensiamo alla nostra nazione, al calcio, alla volontà di paragonarlo agli eSport e ci scappa un sorriso amaro. Forse è il calcio, arrivati a questo punto, a dover imparare qualcosa dagli sport elettronici. Niente strascichi dopo una partita, un tifo sano e pulito, niente razzismo e soprattutto niente polemiche quotidiane utili solo ad alimentare la macchina del chiacchiericcio. No, ascoltate noi se amate gli eSport pregate che non diventino mai vissuti come gli altri sport. Di console, alla Spodek arena non ve ne era nemmeno l'ombra. E nemmeno di videogiochi da provare se vogliamo dirla tutta. Nell'area dedicata alla fiera vera e propria che accompagna gli eventi sportivi di maggior richiamo tanti produttori hardware però. Da Razer, passando per Logitech e MSI, fino ad arrivare a Intel, che la fa da padrone con i nuovi processori e ovviamente una forte presenza dei visori per la realtà virtuale, che continua a essere il futuro secondo tanti. A sottolinear l'importanza degli Intel Extreme Masters ci si è messa quest'anno anche Blizzard che ha portato sul palco delle finali addirittura l'annuncio di un nuovo eroe per Heroes of the Storm, un annuncio che dovrebbe far riflettere anche sull'importanza che questo tipo di eventi stanno assumendo per le grosse software house, pronte ad utilizzarle come pulpiti per parlare ai propri fan. Noi possiamo solo continuare a guardare e sperare che qualcosa cambi in futuro, consci che la direzione che abbiamo intrapreso, forse, non è quella giusta.