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Un'esclusiva per domarli tutti

Con Switch Nintendo sembra aver dimostrato che si può vendere una console anche senza una ricca line-up di lancio

SPECIALE di Simone Tagliaferri   —   25/03/2017

Il lancio di Nintendo Switch è stato interessante per diversi motivi. Il dato generale che salta subito agli occhi è che, a meno di un mese dal lancio, si può già parlare di successo.

Chi avrebbe scommesso sul suo successo iniziale?
Chi avrebbe scommesso sul suo successo iniziale?

Ovviamente siamo coscienti che la strada da percorrere per la nuova console è ancora lunga e irta di ostacoli, ma, come dicono i saggi, da qualche parte bisogna pur partire e sicuramente è meglio farlo raggiungendo alla grande gli obiettivi fissati sul breve termine (due milioni di unità entro fine marzo) e creando una forte domanda, confermata da Nintendo stessa e da altre autorevoli fonti come i vertici di GameStop, anziché dover gestire un avvio stentato che richieda grosse correzioni alla pianificazione fatta nei mesi precedenti e che lasci spazio a critiche e polemiche sugli errori commessi. Perché parliamoci chiaro: se Switch non avesse venduto bene al lancio, facendo registrare il tutto esaurito in mezzo mondo, questo speciale sarebbe stato probabilmente dedicato ad elencare le cause del suo fallimento, paventando il rischio di uscita di Nintendo dal mondo delle console casalinghe. Eppure, a detta di molti esperti del settore, Nintendo per il lancio di Switch le stava sbagliando proprio tutte. I dibattiti pre-lancio, intessuti da quando è stato mostrato il primo trailer della console e durati fino al 3 marzo, il giorno di arrivo sul mercato, riportavano con regolarità svizzera alcune tesi, nate dall'esperienza dei lanci degli anni passati, che alle orecchie di molti suonavano già come una condanna a morte per Switch. Elenchiamole: non è abbastanza potente per reggere il confronto con Xbox One e PlayStation 4; Nintendo non sa a chi vuole venderla; e, soprattutto, la line-up di lancio è troppo debole per fare breccia nel cuore dei videogiocatori.

Switch ha dimostrato che è possibile vendere una console anche senza una ricca line-up di lancio?

Il potere del water

Cerchiamo di essere chiari: si tratta di tesi validissime. Allo stesso tempo però sono "ottuse", in senso tecnico, perché nascono dalla considerazione di un solo target potenziale: quello dei cosiddetti giocatori hardcore. Insomma, sono tesi che nascono dall'analisi e dalle dichiarazioni di una certa fascia di utenza quando deve motivare i suoi acquisti. È il classico loop in cui si rimane incastrati non riuscendo a vedere alcuna via d'uscita: il pubblico con cui si parla giornalmente offre degli argomenti che si fanno propri e si ripropongono ogni volta che si ripresenta una situazione simile.

Switch è stato venduto come uno stile di vita
Switch è stato venduto come uno stile di vita
Chi ha bisogno d'altro al lancio di una console?
Chi ha bisogno d'altro al lancio di una console?

Tranquilli, perché i ragionamenti circolari non sono una prerogativa del mondo dei videogiochi. Simili forme di ottusità si riscontrano in tutti i settori, compresi quelli intellettualmente più dinamici. Tendenzialmente l'esperto, sia esso un utente appassionato o un giornalista, tende a crearsi un'immagine del suo settore che difficilmente riesce a negare quando si tratta di esaminare un fenomeno che non gli si adatta come dovrebbe. Diciamo che tenta di spingercelo dentro a forza, almeno finché può, cercando di limitare i danni quando finisce per essere sconfessato dai fatti. Sulla gara di potenza c'è poco da dire: Nintendo ha già dimostrato in passato di poter fare meglio di avversari apparentemente più performanti. Ci riuscì con il Game Boy, che eclissò il Game Gear di Sega e il Lynx di Atari, entrambe portatili dotate di caratteristiche migliori delle sue; ci riuscì con il Nintendo DS, che tutti davano per morto di fronte alla potenza di PSP e che invece l'ha strapazzata in tutto il mondo; ci riuscì con Wii, che non poteva competere con Xbox 360 e PlayStation 3 a livello di potenza di calcolo, ma vendette comunque decine di milioni di unità in più per la sua unicità; in tempi più recenti c'è riuscita con Nintendo 3DS, che ha venduto bene nonostante la concorrenza di PlayStation Vita, piuttosto che quella del mercato mobile. Insomma, Nintendo ha una certa esperienza di imprese apparentemente disperate che si trasformano in successi... La seconda tesi, quella sul non sapere a chi vendere Switch, viene negata dal trailer che mostra un ragazzo giocarci sulla tazza del water: il pubblico di Switch è formato dai figli benestanti e annoiati del turbo capitalismo decadente di questi anni, che cercano sempre più esperienze illusorie stordenti che gli facciano dimenticare la realtà in cui vivono, esperienze da non abbandonare nemmeno durante il soddisfacimento dei bisogni primari; vi siete riconosciuti? Bravi, siamo proprio noi. Chi non è stato affascinato dall'immagine dell'uomo felice e sicuro di sé che continua a giocare con The Legend of Zelda: Breath of the Wild mentre svuota l'intestino? Pensateci bene: se molti hanno messo in dubbio l'opportunità di portare Switch a casa di amici per giocare a 1-2 Switch, nessuno ha avuto niente da dire su quest'altra immagine, forse più triviale, ma molto più vicina all'esperienza di vita di tantissime persone... In questo senso Switch è una console simpatica, ossia capace di adattarsi ai desideri dei potenziali acquirenti per entrare nella loro quotidianità, anche quella più intima, con discrezione e allegria: non vuole sostituire tablet, smartphone e altre macchine da gioco, ma solo ritagliarsi il suo spazio in salotto e dovunque si voglia giocare. È portatile non solo tecnicamente, ma anche nel senso che garantisce una continuità nell'esperienza che nessun'altra macchina è in grado di offrire, a meno di non adottare soluzioni più costose. Insomma, a noi sembra che chiunque abbia curato il marketing di Nintendo abbia capito bene sia la console, sia i suoi potenziali clienti.

Un singolo titolo per domarli tutti

La tesi riguardante la poverissima line-up di lancio che avrebbe dovuto frenare gli acquirenti è, di tutte quante, la più gustosa da demolire. Basta un solo titolo per vendere una console? Fateci essere cattivi: no se è Knack, no se è Ryse: Son of Rome ma sì se è The Legend of Zelda: Breath of the Wild.

Numeri,qualcosa vorranno pur dire
Numeri,qualcosa vorranno pur dire
Un gioco così ha tirato dentro tutti i fan storici di Nintendo e della serie
Un gioco così ha tirato dentro tutti i fan storici di Nintendo e della serie

Insomma, se non hai a disposizione un capolavoro assoluto e incontestabile fin dal primo giorno di vita commerciale della tua macchina, devi fare in modo di ampliare l'offerta il più possibile, mentre se hai la "fortuna" di venire da un insuccesso come quello di Wii U e di poter quindi dirottare alcuni titoli sulla tua nuova console, allora puoi concentrarti su quelli disinteressandoti del resto. Cerchiamo però di capire bene la situazione: avere un titolo del calibro di The Legend of Zelda: Breath of the Wild al lancio di una console è un fatto difficilmente ripetibile. Facile capire perché: mettiamo che Sony o Microsoft vogliano fare lo stesso con le console che succederanno a Scorpio e PlayStation 4 Pro, quando dovrebbero iniziare a produrre i loro capolavori? Facile: ora. Avrebbe però senso una pianificazione economica simile quando hanno sul mercato delle console vive e vegete che fanno ottimi e buoni numeri? Nintendo era in una situazione completamente differente. Breath of the Wild è un progetto ambizioso che non si improvvisa dall'oggi al domani. Originariamente l'uscita del gioco era stata pianificata nel terzo/quarto anno di vita di Wii U, ossia quando la console doveva teoricamente essere nel mezzo del cammin del suo ciclo di vita, con una base installata abbastanza ampia da giustificare maggiori investimenti per i giochi. Tutti sappiamo com'è andata: Wii U ha venduto poco e nessuno ha più voluto investirci sopra, nemmeno Nintendo, che ha deciso di sfruttare Breath of the Wild per dare forza alla sua nuova macchina. Se Wii U avesse avuto anche solo un poco di successo in più, oggi staremo qui a raccontare una storia molto diversa e Switch, probabilmente, nemmeno esisterebbe. Insomma, la fortuna attuale di Nintendo è nata anche dalla sua sfortuna, segno che a volte leggere i fallimenti in modo troppo catastrofista, può impedire di cogliere le opportunità che ne possono comunque derivare. La sostanza è che ogni tesi è valida fintanto che la si applica a fenomeni simili a quelli da cui è nata, ma può essere confutata in ogni momento dal presentarsi di fenomeni nuovi che con i vecchi hanno solo una vaga somiglianza. Insomma, speriamo che Zelda ci sia di lezione e che al prossimo lancio di una console, di qualsiasi produttore essa sia, si eviti la conta della line-up di lancio come se si stesse sgranando un rosario.