Scrivere di Call of Duty è tanto piacevole quanto stimolante. Il re degli shooter in prima persona continua a far discutere le community di mezzo mondo e, benché gli hater più incalliti continuino a dirne di peste e corna, lo sparatutto Activision macina imperterrito risultati impressionanti dal punto di vista delle vendite, guadagnandosi pure il titolo di gioco più venduto del 2016. I tre studi di sviluppo coinvolti nel progetto possono sbagliare tiro, proporre iterazioni non propriamente originali o sbilanciare totalmente il multiplayer ma il successo resta comunque assicurato, proprio come Ghosts e l'ultimo Infinite Warfare hanno dimostrato. Cosa significa tutto ciò? La risposta è molto semplice: Call of Duty non è più solo un videogioco nel senso stretto del termine ma è diventato ormai da anni un fenomeno culturale, pronto a sfruttare marketing e pressione pubblicitaria per attirare a sé il grosso dei giocatori casual. Cari amici hardcore mi sa che dovete ormai farvene una ragione: non siete più il target di riferimento per questa produzione. Le chiacchiere da bar sui forum, i flame sotto le recensioni, i dislike a tartassare l'ultimo trailer di Infinite Warfare servono ormai solo a stuzzicare il vostro ego e fino a qualche settimana fa pure le lamentele sulla poca varietà di ambientazioni degli ultimi capitoli sembravano destinate a cadere nel vuoto inascoltate. Qualcosa però sta per cambiare e questo autunno Call of Duty proverà a stupirvi abbandonando super salti e armi futuristiche per tornare là dove tutto è iniziato, in quella seconda guerra mondiale che manca da forse troppo tempo alla serie.
Tornare alla seconda guerra mondiale potrebbe essere la mossa vincente per rilanciare Call of Duty
No, Battlefield non c’entra nulla
Il cambio di ambientazione della serie Battlefield, avvenuto grazie a Battlefield 1, poco c'entra con l'arrivo della seconda guerra mondiale su Call of Duty. È ovvio che lo sviluppo di questo titolo sia in cantiere da molto tempo prima dell'annuncio del suo concorrente diretto (persino Eric Hirshberg, CEO di Activision, aveva già confermato nel 2015 un ritorno al passato per la serie) e con ciò speriamo di far calare subito il sipario sulle tantissime critiche ricevute per aver "copiato" quello che ha proposto recentemente DICE.
Battlefield, se proprio vogliamo dirla tutta, ha sempre tentato di distanziarsi dal futuro distopico di Call of Duty, presentando ambientazioni realistiche e verosimili, portando sui nostri schermi una guerra di tutt'altra pasta, con veicoli da guidare, aerei e battaglie su larga scala. Il merito di DICE, casomai, è stato quello di anticipare i tempi, di arrivare con un cambio radicale sul mercato al momento giusto e gli ottimi risultati della produzione non hanno fatto che rispecchiare la voglia spasmodica degli amanti degli FPS di tornare a guerreggiare nel passato. Electronic Arts ha poi optato per la prima guerra mondiale, un territorio inesplorato per questo genere e che sicuramente ha favorito l'enorme successo di vendite. Activision ha preso atto del successo dell'eterno rivale e Sledgehammer quest'anno dovrà tirare fuori il meglio di sé per non sfigurare. D'altro canto il periodo sembra essere propizio e ci sarà persino meno concorrenza diretta: Titanfall è ovviamente fuori dai giochi, nonostante l'ottimo secondo capitolo, e Battlefield si prenderà una meritata pausa per lasciare spazio a Battlefront II, altro successo assicurato di questo autunno che verrà spinto a dismisura dal forsennato marketing di Star Wars che ci attende prima e dopo l'uscita del film. Non ci sono scuse quindi in caso di fallimento: l'ambientazione è quella giusta, la concorrenza si farà da parte e persino le sopracitate community di hater sembrano essere ben disposte verso il nuovo Call of Duty. Tutto è nelle mani del team di sviluppo.
Non crediamo nella rivoluzione
Sledgehammer, che apprezziamo molto come studio, ha sempre dato dimostrazione di poter riversare nei capitoli di Call of Duty di cui è responsabile un'identità propria, iniettando nella produzione nuove idee e concept quantomeno originali. Con Call of Duty: WWII la situazione sarà ben più complessa e difficile. Un po' perché non ci si potrà affidare all'inventiva e alla fantasia per ciò che concerne l'arsenale e un po' perché quello che i giocatori si aspettano è un sistema di gioco che riporti i soldati con i piedi per terra, con la minaccia dei cecchini ben presente durante le partite.
Rivoluzionare il genere sarà impossibile, o quantomeno molto difficile, motivo per cui ci aspettiamo un prodotto vicino ai vecchi capitoli della serie, tirato a lucido però per risplendere grazie alla potenza elargita dalle console di nuova generazione. Difficile che sia Sledgehammer a mettere in campo un nuovo motore grafico in questo frangente e dalle poche informazioni per ora trapelate si è parlato solo di miglioramenti sensibili alle texture ma non si è mai discusso di fisica o distruttibilità, elementi probabilmente assenti nel multiplayer ma che speriamo possano fare la loro comparsa almeno nella campagna per giocatore singolo. È forse proprio in questa modalità che Call of Duty: WWII dovrà cercare di stupire. Vogliamo una storia di eroi, di soldati valorosi e di battaglie violente e terrificanti. Vogliamo rivivere l'azione cruda di "Salvate il Soldato Ryan", vogliamo assaporare una narrazione che dipinga i nostri commilitoni e che ci faccia innamorare dei personaggi, una direzione che potrebbe dare nuova vita al brand. Pensandoci bene sono infatti proprio i Frank Woods a mancare da ormai troppi anni, i John Price ma pure quel bastardo di Raul Menendez, nettamente superiore come design e recitazione rispetto agli ultimi cattivoni della serie (ci spiace molto Jon Snow). Call of Duty deve ritrovare secondo noi una sua identità caratteristica ripartendo proprio dalla storia, per far appassionare nuovamente i tanti giocatori allontanatisi a cause delle scorse, deludenti iterazioni. Non sarebbe male nemmeno rivivere la seconda guerra mondiale dalla parte dell'Asse tedesca, anche se dubitiamo fortemente che ciò possa accadere, magari traendo spunto proprio da Battlefield 1 e mostrando la stessa battaglia da punti di vista differenti per far comprendere meglio le ragioni del conflitto. Le immagini trapelate fino ad oggi lasciano presagire che ci sarà un ritorno delle battaglie più importanti della seconda guerra mondiale, con il classico sbarco in Normandia a troneggiare persino sui poster pubblicitari. Vogliamo vedere carri armati che fanno saltare campanili nelle campagne intorno a Berlino, vogliamo sentire il rombo degli aerei che sorvolano le zone di guerra pronti e bombardare a tappeto le città e poi vogliamo che gli scontri diventino ravvicinati e intimi, per una varietà che gioverebbe tantissimo al titolo. Stiamo pur sempre parlando di Call of Duty però e ci viene difficile pensare a una campagna non lineare o a bivi, come era stato per Black Ops II, ma teniamo le dita incrociate sperando di rimanere sorpresi anche da questo punto di vista. Ci rendiamo conto di aver descritto un titolo molto classico, che viaggia su binari percorsi innumerevoli altre volte, ma come punto di ripartenza potrebbe persino andarci benissimo così: sarebbe già una novità apprezzabile visto il mercato degli ultimi anni.
Una nuova storia?
Con il ritorno al passato spariranno i jetpack, le ricompense fuori di testa per le kill streak e persino le classi dotate di armi ed abilità devastanti, o almeno lo speriamo. Vorremmo un ritorno ad un'azione sì sempre frenetica come da tradizione, ma che faccia delle linee di tiro la sua caratteristica più importante, a discapito ovviamente delle corse sui muri e dei doppi salti che hanno caratterizzato le ultime produzioni. L'unica paura che abbiamo è che Sledgehammer osi un po' troppo inventandosi soluzioni fantasiose per il multiplayer, creando classi con lanciafiamme o kamikaze dediti al corpo a corpo solo per scimmiottare il multiplayer di Infinite Warfare e Black Ops 3. Il nostro augurio è che spariscano anche le casse di rifornimenti, le skin fluorescenti e le micro transazioni ma questa probabilmente rimarrà un'utopia. Chiudiamo infine con una breve considerazione sulle modalità extra che vorremmo vedere in questo Call of Duty: WWII. Gli Zombie hanno sicuramente diversi aspetti molto positivi, regalando decine di ore di gioco extra praticamente a costo zero, ma ci piacerebbe rivedere in questo capitolo il ritorno delle Special Ops apparse in Modern Warfare 2. Le missioni in co-op ci mancano e l'idea di una modalità cooperativa, che potrebbe tranquillamente essere aggiunta persino alla campagna principale, ci fa venire l'acquolina in bocca. Sledgehammer potrebbe persino esagerare, stupirci e inserire tutto quanto però, il Call of Duty che vorremmo, e che ci meritiamo, potrebbe ripartire anche da qui.