Finanziato con una campagna crowdfunding da 765.948 dollari, Phoenix Point è stato promosso da una schiera di fan che hanno fiducia in Julian Gollop. E non ce la sentiamo di biasimarli. D'altronde parliamo del papà di X-COM, un titolo che ha fatto storia nel campo degli strategici a turni grazie a meccaniche raffinate, distruttibilità, evoluzione dei soldati, sfida elevata, elementi gestionali e un'atmosfera unica. Abbastanza unica da consentire al sequel di sbarcare su console a da portarci fino al triviale X-COM: Apocalypse, tanto interessante quanto imperfetto. A quel punto, complice la crisi di Microprose, la formula creata da Gollop è scomparsa ed è rimasta nel limbo fino all'avvento di Kickstarter e di titoli come Xenonauts, che hanno dimostrato come il concept del primo Enemy Unknown sia rimasto nel sangue di migliaia di giocatori. Ed è sull'onda di queste dimostrazioni che Firaxis ha lanciato il reboot di X-COM, lo ha migliorato con il secondo capitolo e ha da poco lanciato un'espansione da mascella a terra, spronando Gollop a tornare in campo con un progetto a dir poco ambizioso. Oggi torniamo a parlarne proprio di questo progetto, ampliando un discorso iniziato cinque mesi fa grazie a nuove informazioni emerse da una recente intervista.
Ritorno alle origini
Per prima cosa è bene ricordare che gli X-COM di Microprose sono diversi da quelli di Firaxis. L'atmosfera, il buio impenetrabile delle missioni notturne, i particolari colori e ogni singolo pixel, animato o meno, fanno del primo Enemy Unknown, conosciuto anche come UFO Defense, una di quelle magie in cui tutto si incastra alla perfezione. Gollop vuole recuperare tutto questo, combinandolo con un'interfaccia moderna e con alcune delle novità introdotte dai remake di Firaxis. Remake che ritroviamo nelle animazioni di attacco, nell'interfaccia, nell'impostazione tattica e tecnica, benché i modelli realistici e il sistema di mira in stile VATS ricordino più gli ultimi Fallout. Il risultato, complici gli alieni mutanti ben diversi dall'iconografia classica, si distingue dal caricaturale stilizzato di Firaxis ed è un bene viste le somiglianze che partono, inevitabilmente, con il mappamondo gestionale chiamato Geoscape. Anche la trama richiama XCOM 2 con il giocatore che si trova in un mondo già devastato, impegnato a fronteggiare una lotta impari al comando di un gruppo di soldati, scienziati e ingegneri al soldo dell'organizzazione Phoenix Point.
Ma quanto messo in campo da Firaxis è comunque figlio dei primi X-COM e Gollop ne è ben consapevole. La formula è la sua, comprese le tonnellate di soldati generati proceduralmente, e il fatto che voglia riportarla in campo con tutto il pathos dei primi XCOM non può che intrigarci. Tanto più che lo sviluppatore ha ribadito che ha tutta l'intenzione di elevare il concept a un livello superiore. In quest'ottica una delle promesse più interessanti parte dal Pandoravirus, una particella infettiva che nel mondo di Phoenix Point è di probabile natura aliena e può mutare gli esseri viventi incorporando e clonando DNA preso da diverse specie. Il risultato è la generazione parzialmente procedurale delle creature che, probabilmente combinandosi con le componenti di ricerca e sviluppo, promette di differenziare ogni partita influenzando operazioni di sabotaggio, missioni difensive, rapimenti, salvataggi, infiltrazioni e via dicendo. Tutto condito da scontri con fazioni umane, distruttibilità estrema, boss giganteschi e creature in grado di mutare durante una battaglia. Elementi di un titolo che pur finanziato dal basso punta decisamente in alto. Ma è presto per parlare di questi dettagli visto che il design degli alieni, al pari di altri elementi come l'interfaccia, è destinato a cambiare durante lo sviluppo.
Chi trova un amico trova più di un tesoro
Le creature generate dal Pandoravirus non saranno gli unici elementi a cambiare da una partita all'altra. Gollop ha deciso di recuperare alcune idee da X-COM: Apocalypse introducendo tre fazioni che potranno esserci alleate o nemiche, influenzando lo scontro contro gli organismi invasori. Le forze in gioco, infatti, combatteranno attivamente per espandere i propri domini e disporranno di tecnologie uniche che potrebbero condividere con noi se riusciremo a intessere buoni rapporti con loro. Ogni fazione avrà infatti una leadership, dai connotati religiosi ed estremi nel caso dei Discepoli di Anu, che sarà mossa da precisi obiettivi e da una personalità specifica che reagirà alle nostre azioni, probabilmente tirando fuori l'arsenale pesante nel caso degli interventisti di New Jericho. Tra le varie possibilità ci sarà anche quella di trovare un accordo con tutte le parti un gioco, ma la situazione sarà delicata e probabilmente destinata a cambiare rapidamente. Dovremo quindi valutare bene alleanze, aggressioni e strategie complessive in modo da ottenere vantaggi che includeranno anche l'attivazione di nuove classi per i nostri soldati. Inizialmente partiremo con tre tipi di unità che saranno con tutta probabilità il cecchino, l'assaltatore e il soldato pesante dotato di un'armatura decisamente più efficace delle altre. Ma potremo ampliare le specializzazioni del nostro esercito creando anche soldati multiclasse, grazie agli alleati che nel caso della fazione Synedrion, di stampo democratico e proprio per questo più complessa da gestire, comprenderanno cecchini, spie e tecnici, consentendoci di migliorare le possibilità di riuscita nell'approccio stealth alle missioni. Ed è un approccio che potrebbe essere sensato dovendo affrontare nemici particolarmente potenti capaci di far saltare i nervi ai nostri uomini rendendoli pericolosi per i compagni. Ma abilità come leadership e capacità di gasare consentiranno di riportare sulla retta via i soldati prima che il panico li conduca a compiere azioni insensate e non è detto che troppa prudenza sia sempre saggia. Il tempo a disposizione dell'umanità sarà limitato e conoscendo Gollop, possiamo scommettere che la difficoltà sarà elevata, costringendoci a calcolare ogni dettaglio per salvare quanti più rifugi possibile che saranno capitanati, come le fazioni, da personaggi ben distinti. Personaggi con un nome e un carattere, destinati a popolare un'esperienza che punta a rasentare la complessità di un gestionale vero e proprio, combinarlo con la formula di X-COM, rinfrescare il tutto con elementi dinamici, prendere quanto di buono introdotto da Firaxis, portare la dimensione delle classi a un livello decisamente superiore e mescolare il tutto con l'atmosfera unica dei primi due capitoli della serie originale. L'obiettivo, manco a dirlo, è senza dubbio ambizioso, ed è proprio per questo che siamo a decisamente ansiosi di scoprire se da qui all'uscita, prevista per l'ultimo trimestre del 2018, il team di Gollop sarà in grado di raggiungerlo.
Phoenix Point rappresenta la riscossa di Julian Gollop che, snobbato dai publisher, ha visto la sua creatura tornare alla ribalta grazie al lavoro di qualcun altro. Ma proprio grazie all'XCOM di Firaxis lo sviluppatore britannico ha trovato la forza di tornare a misurarsi con il concept che lo ha reso famoso, deciso a rinnovare ulteriormente un sottogenere che ha ancora molto da dire. L'obiettivo, a dir poco ambizioso, è senza dubbio difficile da raggiungere, ma Gollop può contare su un curriculum di tutto rispetto, idee intriganti e sul sostegno di chi nelle scure mappe del primo Enemy Unknown ci ha lasciato un pezzo di cuore.
CERTEZZE
- Ispirato ai primi X-COM
- Intrigante e ambizioso
- Componente gestionale complessa
DUBBI
- L'obiettivo rischia di essere fin troppo ambizioso per un team indipendente
- Il look attuale non brilla per carattere
- Lo sviluppo è ancora lungo