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Wolfenstein II: Il gioco più girlpower dell'anno

Un riconoscimento un po' atipico ad un gioco che, apparentemente, di girlpower non ha proprio nulla

SPECIALE di Giordana Moroni   —   15/12/2017

"Ma come?" si staranno chiedendo molti di voi. Com'è possibile che un gioco come Wolfenstein, così forte e violento, possa essere definito anche solo lontanamente girlpower? Che poi, il protagonista principale è pure uomo. Eppure un titolo come The New Colossus è stato capace più di tutti nel 2017 di delineare personaggi femminili di rilievo tanto da renderli quasi più importanti del protagonista stesso. Dietro ogni grande uomo si cela una grande donna dice il proverbio e alle spalle di Blazkowicz ce ne sono ben tre, senza le quali, diciamocelo, il buon B.J. varrebbe molto poco. Nemica, alleata e compagna, sono queste le tre figure che definiscono il protagonista e muovono le sorti della storia. Il comune denominatore tra Frau Engel, Grace e Anya non è solo quello di essere donne ma tutte e tre, in modo diverso, sono madri, un elemento particolarmente affascinante e che rende ancor più comprensibile al giocatore la psicologia dei tre personaggi. Prima di continuare però sappiate che l'articolo contiene spoiler, quindi se non avete giocato a Wolfenstein II: The New Colossus vi sconsigliamo di proseguire nella lettura.

Wolfenstein II: Il gioco più girlpower dell'anno

Nemesi, sostantivo femminile

L'ultima volta che Blazkowicz e Irene Enegel si sono visti faccia a faccia, la donna è rimasta orribilmente sfigurata e mentre la mascella scardinata le penzolava dalla faccia ha giurato di prendersi la sua vendetta. Sicuramente l'evento giustifica a livello di sceneggiatura il cambio caratteriale del personaggio, rendendo il generale Engel più violenta, autoritaria e genuinamente cattiva. Che nei suoi occhi ariani balenasse una scintilla di follia l'abbiamo sempre notato ma in The New Colossus, Engel è leggermente più spregiudicata. In contesti pubblici mantiene sempre il rigore teutonico richiesto ad un capo delle SS ma in presenza di B.J. si "lascia andare": sul patibolo di Washington Engel non esita, non si lascia trascinare in risate o battute, è lucida, è convinta, è decisa come la lama che cade sul collo del protagonista. Diverso è l'atteggiamento che sfoggia in contesti meno formali e soprattutto in presenza di Blazkowicz, quasi come se fosse lui a tirare fuori il peggio della donna; i momenti di confronto sono sempre leggermente sopra le righe e dal vago sapore tarantiniano ma risultano incredibilmente esplicativi. Il modo in cui Engel deride e umilia Blazkowicz difronte ai suoi uomini conferma il desiderio di vendetta che la donna nutre nei confronti del suo nemico, un uomo che la ha portato via il suo compagno Bubi, la bellezza e per un soffio il suo potere.

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Dall'altra c'è un pizzico di sincero rammarico per non aver avuto un soldato valoroso come Terror Billy al suo fianco con il quale "avrebbe potuto fare grandi cose" ma, alla fine, la sua fede nel Reich non le permette un simile sentimentalismo, perché il credo politico è più importante di qualsiasi cosa, persino del suo stesso sangue. Come dicevamo il ruolo di madre fa emergere il vero lato delle donne di Wolfestein e il rapporto con la figlia Sigrun dimostra quanto Engel creda davvero ai principi del Reich e della gerarchia militare. Rimprovera alla figlia di essere debole di spirito e di non avere un briciolo di determinazione: "Se fossi una vera tedesca avresti trovato la forza per perdere peso", parole violente quando lo schiaffo che le riserva subito dopo. L'intransigenza dell' Obergruppenführer Engel nei confronti della figlia spiega molto bene al giocatore anche il tipo di potere e rispetto del quale gode la donna: i suoi uomini la seguono fedelmente, eseguono istantaneamente i suoi ordini e le reggono spesso il gioco con fare sinceramente divertito, e non con quel formale imbarazzo con cui ad esempio viene accolto il Führer in persona nella prima scena su venere. Quello è forse il paragone migliore che si può fare per capire la forza di Engel nelle alte sfere naziste visto che Hitler viene dipinto come un vecchio decrepito e disgustoso, accolto sempre con applausi imbarazzanti peggiori di quelli rivolti ai piloti dopo l'atterraggio. Insomma, se non ci fosse una donna come Irene Engel a tenere le redini dell'offensiva nazista, Blazkowicz non sarebbe così determinato a sconfiggerla, e il fuoco si combatte con il fuoco.

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Mamma pantera

Altro importante motore narrativo di Wolfenstein II è Grace Walker, il capo dei ribelli di New York. Grace è una donna nera ed orgogliosa di esserlo e condivide con Blazkowicz un sincero odio per i nazisti. Ovviamente facendo parte della resistenza Grace è "dalla parte dei buoni" ma nonostante questo vive forti contraddizioni. Poco dopo aver fatto la sua conoscenza, la donna confessa di essere una dei pochi sopravvissuti ai bombardamenti di New York, città che nell'ucronia ideata da MachineGames è stata attaccata dai Nazisti con una bomba nucleare al posto delle due sganciate sul Giappone; eppure quando realizza che sul Martello di Eva ci sono ordigni nucleari non esita un solo minuto ad elaborare un piano che possa restituire il favore ai nazisti. Non importa quanto sarà distruttivo il disastro, Grace non ha nessuna remora nel sabotare con una bomba nucleare l'Oberkommando e uccide migliaia di persone. La donna non concepisce le sfumature e non prova pietà per nessun nazista, nemmeno per la povera gente che non ha potuto fare altro che accettare passivamente l'invasione tedesca: o sei un nazista o stai nella resistenza. Anche lei è incredibilmente intransigente ma è anche onesta e trasparente e per questo a livello narrativo prende un po' il posto della defunta Caroline... ma con una verve decisamente da Mama del ghetto nero.

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La benzina che da la forza a Grace di andare avanti sono la sua gente e la piccola Abby, la figlia neonata: Grace sta cercando con ogni strumento possibile di costruire un futuro migliore per gli afroamericani sopravvissuti, per gli oppressi e soprattutto per la figlia alla quale però riserva strane attenzioni. In presenza di Abby parla a bassa voce per non svegliarla senza però curarsi delle parole che le escono dalla sua bocca o addirittura fuma in sua presenza. Nella scena in cui Grace e B.J. si conoscono lei prima tira fuori il seno con grande naturalezza per allattare Abby, poi chiede al protagonista se gli da fastidio la sigaretta che sta per accendersi visto che lui sta mangiando. Questo spiega due fondamentali cose sulla personalità di Grace: la prima è che per lei essere madre è una cosa naturale ed è forse l'unica grande gioia della sua vita, visti gli sguardi carichi d'amore che riserva alla figlia, ma è altrettanto importante combattere per la causa e non importa se questo crea così tanto stress da fumare in periodo d'allattamento... del resto meglio un po' di fumo passivo che un mondo pieno di nazisti.

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L'angelo del focolare

Anche nel passato capitolo, Anya è sempre stata una figura estremamente positiva, la salvezza del protagonista incarnata in un corpo quasi angelico. Lei è l'unica capace di relazionarsi con il carattere estremamente introverso di Blazkowicz e che riesce sempre a capirlo nonostante il silenzio. Dall'altra parte il mutismo del protagonista nasce proprio da un'incapacità di comunicare in modo sincero i propri sentimenti alla donna che ama: da una parte non esita minimamente a condividere con Grace il suo precario stato di salute, ad Anya, invece, non riesce a dirlo perché non vuole ammettere ad alta voce che potrebbe abbandonarla e morire prima di vedere i figli che lei porta in grembo nascere. Se Engel è l'incarnazione di tutto ciò che il protagonista odia e Grace è la sua partner in crime, all'ex infermiera non viene lasciato altrettanto margine narrativo ma in ogni sua apparizione è capace di svelare al giocatore lati intimi e nascosti del carattere di Blazkowicz. Questo non rende Anya una donna repressa o priva di coraggio, lei è la prima ad affrontare in prima linea i nazisti imbracciando il fucile nonostante l'ingombrante pancione, Anya è una donna forte che però non ha bisogno di esibire pubblicamente la sua forza: lei non deve dimostrarsi potente agli occhi dei soldati né tanto meno deve ispirare gli uomini liberi della resistenza. Lei combatte per se stessa, per i figli che porta in grembo e per il suo uomo e lo fa con la forza di una leonessa.

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I flashback dell'infanzia del protagonista però aggiungono un'interessante chiave di lettura alla sua relazione con Anya perché sia per indole che per aspetto l'attuale compagna ricorda molto la madre di B.J.. Quando Terror Billy era solo il piccolo Billy, la madre era il centro del suo universo: lei lo accudiva con amore incondizionato e lo proteggeva per quanto possibile dal padre orco, dimostrando che la forza non risiede esclusivamente nella potenza con cui si può sferrare un pugno o nella quantità di dolore che si può infliggere ad un altro essere vivente. La forza è anche rialzarsi dopo essere caduti, è accettare le ingiustizie della vita e nascondere il proprio dolore per non dare soddisfazioni ai nostri aguzzini. E Blazkowicz si innamora di Anya non perché la vede combattere o rispondere in modo insolente agli oppressori ma si innamora di lei mentre è invalido in ospedale, quando la guarda imboccarlo o aggiustargli il cuscino nella sua brandina. Un complesso di Edipo anche fin troppo telefonato nella trama del gioco ma che aggiunge però un ulteriore sfaccettatura all'energumeno controllato dal giocatore. Come già detto, senza queste tre donne William Joseph Blazkowicz sarebbe rimasto una macchietta, una banale caricatura del maschio alpha tutto muscoli e cazzotti. A MachineGames quindi va attribuito il merito di aver approfondito questo storico personaggio definendolo non attraverso le sue azione ma nelle sue relazioni con il gentil sesso, creando comprimarie femminili vibranti e realistiche. Wolfestein II: The News Colussus è il gioco più girlpower del 2017.

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