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I misteri del finale di Xenoblade Chronicles 2

Se avete già completato il gioco, questo è il posto giusto per scervellarsi sul finale!

SPECIALE di Christian Colli   —   11/02/2018

Ora che sono passati due mesi dall'uscita di Xenoblade Chronicles 2, e che molti giocatori lo hanno completato, dobbiamo farvi una confessione: ogni volta che ci avete chiesto se il nuovo JRPG targato Monolith Soft era il vero e proprio sequel di quel Xenoblade Chronicles uscito nel 2011, abbiamo sviato la domanda e vi abbiamo risposto che no, non è un vero e proprio sequel. E così facendo, un po' vi abbiamo mentito. Ma solo un pochino. La verità è che non volevamo rovinarvi l'incredibile colpo di scena che Tetsuya Takahashi, dopo aver giurato e spergiurato che tra gli Xenoblade Chronicles non c'era alcun collegamento, ci ha riservato nelle ultimissime battute del gioco con una rivelazione sconcertante non solo sulla sua nuova serie ma, potenzialmente, su qualunque altro Xeno- partorito dalla sua mente e da quella di sua moglie, Soraya Saga, negli ultimi vent'anni.

Nelle prossime righe vi spiegheremo che cosa intendiamo, analizzando lo splendido ma ambiguo finale di Xenoblade Chronicles 2. Ovviamente questo articolo è infarcito di ANTICIPAZIONI grosse come case, perciò se non avete ancora giocato Xenoblade Chronicles o Xenoblade Chronicles 2, ma intendete farlo, scappate a gambe levate! Chiudete questa pagina web e dimenticatevi della sua esistenza fino al momento in cui avrete finito entrambi i giochi: ci vorranno almeno un paio di centinaia di ore in totale, quindi non trattenete il fiato. E ora... cominciamo dalle basi.

I misteri del finale di Xenoblade Chronicles 2

Ma quindi... è un sequel?

E la risposta, questa volta, in tutta sincerità... è sempre no. Xenoblade Chronicles 2 non è un sequel di Xenoblade Chronicles: infatti le due avventure si svolgono CONTEMPORANEAMENTE, in due universi paralleli. Nel decimo e ultimo capitolo del gioco incontriamo finalmente l'Architetto, ma scopriamo che in realtà è Klaus, una vecchia conoscenza dei giocatori di Xenoblade Chronicles: in quel titolo era infatti l'identità originale dell'antagonista Zanza, e cioè uno scienziato terrestre che, durante un esperimento, aveva involontariamente cancellato il nostro universo e ne aveva creato uno nuovo, quello in cui viveva Shulk. In Xenoblade Chronicles 2, l'Architetto in effetti è solo una metà di Klaus, quella predominante: l'altra, l'inconsapevole Zanza, sta per essere annientata da Shulk nell'universo parallelo. Klaus è cosciente di questo e incita Rex e gli altri a sconfiggere Malos prima che la fine della sua controparte comporti anche la sua. Durante la battaglia finale con Malos a bordo dell'Aion, assistiamo a una breve cinematica in cui Klaus sente la famosa battuta con cui Shulk sconfiggeva Zanza in Xenoblade Chronicles: "Oggi, grazie al nostro potere, sconfiggeremo un dio, e diverremo padroni del nostro destino!"

I misteri del finale di Xenoblade Chronicles 2

Dunque Shulk sconfigge Zanza in Xenoblade Chronicles mentre Rex sconfigge Malos in Xenoblade Chronicles 2. In entrambi i casi, Klaus cessa di esistere. In Xenoblade Chronicles 2, tuttavia, Klaus racconta la sua storia in modo molto più ricco e dettagliato, pur escludendo alcuni particolari come, per esempio, il ruolo avuto da Mayneth nell'esperimento originale. L'Elysium in cima all'Albero del Mondo che i nostri beniamini cercano di raggiungere per tutto il gioco è infatti nient'altro che la stazione spaziale orbitale in cui ebbe luogo l'esperimento e la terra perduta di Morytha sotto di essa è quel poco che resta del nostro pianeta Terra.

Insomma, Xenoblade Chronicles 2 è ambientato nel nostro universo, e sulla nostra Terra, dopo che l'esperimento l'ha cancellata quasi totalmente e Klaus, diventato una specie di dio onnipotente, per il rimpianto l'ha lentamente ricostruita. Klaus, inoltre, ci rivela un particolare importantissimo sull'esperimento, che ebbe luogo perché gli scienziati terrestri avevano rinvenuto il Varco, un manufatto chiamato anche Conduit, in inglese, che ipotizzavano fosse di origine extradimensionale. Il Varco è la fonte di energia che ha alimentato l'esperimento e sembra essersi legato a Klaus: quando quest'ultimo muore, il Varco svanisce in un portale luminoso e presumibilmente si sposta in un altro universo. I fan dei giochi Monolith Soft avranno riconosciuto nel Varco l'inconfondibile forma dello Zohar, il manufatto misterioso intorno al quale ruotano le storie di Xenogears e XenoSaga: nel finale di Xenoblade Chronicles 2, il Varco/Zohar potrebbe essersi benissimo spostato in uno di quegli universi, dando inizio ai suddetti JRPG. In questo senso, Xenoblade Chronicles 2 non è il sequel di Xenoblade Chronicles... ma potrebbe essere il prequel di un altro Xeno!

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Che fine ha fatto Ontos?

Durante il suo spiegone, Klaus racconta di aver usato una triade di super computer per supervisionare l'esperimento scientifico che ha cancellato il nostro universo. I tre super computer in questione si chiamavano Logos, Pneuma e Ontos e nell'universo di Xenoblade Chronicles 2 sono diventati Aegis. Scopriamo infatti che Logos è Malos e Pneuma è la forma originale di Pyra e Mythra. Sono nomi curiosi: nella religione cristiana, secondo il Vangelo di Giovanni, il Logos è la Parola di Dio, incarnata sulla Terra da Gesù Cristo. Nella tradizione gnostica, il Logos è un principio cosmico divino e forse è per questo che Malos impugna un'arma molto simile alla Monade di Shulk e dotata degli stessi poteri. Con la parola greca Pneuma, invece, si descrive il soffio vitale, quello che la religione cristiana chiama Spirito Santo; è una forza che illumina la materia e l'aiuta a evolversi e a trascendere il mondo materiale. Ontos, infine, è una parola che descrive il concetto di "esistenza" e "scopo" e che lo gnosticismo accomuna al concetto di "creazione". In questo senso, i tre nomi scelti dagli scienziati terrestri rispecchierebbero le funzioni di questi super computer nell'esperimento che avrebbe dovuto creare un nuovo universo, invece di cancellarlo: le intelligenze artificiali in questione avrebbero dovuto generare un mondo e aiutare gli esseri viventi a evolversi.

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Klaus racconta che nel momento in cui è fallito l'esperimento si è aperto un varco spaziotemporale che ha risucchiato Ontos in un'altra dimensione, dopodiché non lo menziona più. Alvis, nel finale di Xenoblade Chronicles, rivelava a Shulk di essere stato, originariamente, un computer usato nell'esperimento con cui Klaus ha cancellato l'universo. In altre parole, sembrerebbe proprio che Ontos sia Alvis. Ci sono numerosi dettagli che suggeriscono la sua vera identità, a cominciare dal simbolo inciso sul retro della sua giacca (lo stesso di Meyneth, ma anche il simbolo che rappresenta la triade dei super computer) ma anche il fatto che Alvis è effettivamente la Monade nell'universo di Xenoblade Chronicles, e cioè una specie di Gladius per i Ductor, come Shulk, che possono impugnarla. In Xenoblade Chronicles non si parla di Gladius e di Ductor, ma ciò potrebbe essere riconducibile al fatto che Klaus ha ideato questa struttura e coniato i suddetti termini solo dopo aver creato Alrest e quindi dopo che Ontos/Alvis è scomparso, ricomparendo al principio di un universo parallelo che ha plasmato seguendo le direttive originali di Klaus e degli altri scienziati. Un'altra riconferma della sua identità Aegis sono alcuni dei suoi poteri di Monade, grazie ai quali Shulk può utilizzare la precognizione di Mythra e le abilità da combattimento di Malos.

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Purtroppo Monolith Soft non ha confermato esplicitamente questa ipotesi e ci sono vari particolari che sembrerebbero suggerire anche il contrario, e cioè che Ontos non sia Alvis ma un personaggio che ancora non abbiamo incontrato. Alcuni sostengono addirittura che Ontos sia finito nell'universo di Xenoblade Chronicles X, legando in questo modo i tre giochi omonimi: ricordiamoci, infatti, che la storia di Xenoblade Chronicles X è rimasta in sospeso e che molti quesiti sono rimasti ancora senza risposta, come per esempio la vera natura del pianeta Mira. C'è inoltre la questione del cristallo nucleico. Sappiamo che gli Aegis sono alimentati dal Varco e che un Aegis alla massima potenza può sopravvivere senza cristallo nucleico. Alvis non sembrerebbe possedere un cristallo nucleico, oppure lo tiene ben nascosto come fa Malos in Xenoblade Chronicles 2. Oppure, molto semplicemente, nella sua simulazione non esiste il concetto di cristallo nucleico e il Varco alimenta Alvis/Ontos attraverso le dimensioni. Forse, e questa spiegazione potrebbe essere ancora più ovvia, Tetsuya Takahashi non aveva ancora immaginato i cristalli nucleici quando ha scritto la storia di Xenoblade Chronicles. In ogni caso, a noi piace pensare che Ontos sia effettivamente Alvis: in questo modo, il multiverso dei due Xenoblade Chronicles sembra molto più coeso e affascinante.

L'ultimo dono

L'epilogo di Xenoblade Chronicles 2 è geniale sotto molti aspetti, specialmente perché, a nostro avviso, si offre a due interpretazioni ugualmente soddisfacenti. La sequenza cinematica conclusiva merita una visione molto attenta, poiché intreccia in modo importantissimo la musica, l'espressività dei personaggi, il testo della canzone in sottofondo e addirittura una minima conoscenza del labiale. Non ci sono battute, quindi il giocatore deve aggrapparsi a quanto accaduto nel gioco fino a quel momento per interpretare quello che succede. Innanzitutto, è bene ricordarsi che cosa succede alcuni minuti prima: Pneuma si sacrifica per impedire che la stazione orbitale (l'Elysium) salti in aria prima che Rex e gli altri riescano a scappare con la navicella di salvataggio. Così facendo, in una sequenza strappalacrime, l'Aegis dice addio a Rex, affidandogli il suo cristallo nucleico nuovamente integro e spento. Rex dapprincipio non vuole lasciarla e chiede a Poppi di trasportarlo al di là del baratro che divide il gruppo da Pneuma, ma Poppi ha promesso di non ostacolare la sua decisione. Inoltre, Zeke e Azurda incoraggiano Rex a crescere, il che significa imparare ad accettare le decisioni delle persone che si amano di più, per quanto doloroso possa essere. E questa è una cosa che Nia, poveretta, ha capito molto bene.

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Dunque i nostri eroi riescono a fuggire e a tornare ad Alrest giusto in tempo per ammirare la nascita di un nuovo mondo: prima di scomparire, Klaus menziona un "ultimo dono" e fa in modo che i Titani raggiungano un pezzo di terraferma nell'oceano al di sotto del mare delle nuvole, annettendosi a esso e formando un nuovo mondo in cui l'umanità potrà prosperare. Alcuni ritengono che questo nuovo mondo sia lo stesso in cui ricompaiono Shulk e i suoi amici dopo aver sconfitto Zanza in Xenoblade Chronicles, quando Shulk usa il potere dell'ultima Monade, ma per quanto ci piaccia immaginare un Xenoblade Chronicles 3 in cui tutti gli eroi si riuniscono, a mo' di Golden Sun e Golden Sun 2, è una soluzione che ci sembra sia stucchevole che improbabile. In realtà, vogliamo concentrarci sul significato degli ultimissimi minuti di Xenoblade Chronicles 2, e cioè quando il cristallo nucleico di Pneuma nelle mani di Rex si riaccende all'improvviso, sfiorato dalle ceneri dell'Elysium, e rigenera Pyra e Mythra, separate, proprio sotto gli occhi di tutti. E non si tratta di un'illusione o di una visione che ha solo Rex, perché è evidente che tutti i personaggi le vedono, da come strabuzzano gli occhi, e Poppi addirittura si lancia ad abbracciarle. Ma quindi, che cos'è successo? Che cosa significa la loro ricomparsa?

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Da un punto di vista meramente narrativo, rappresenta sicuramente un curioso dietrofront, specie dopo il potente messaggio trasmesso dal drammatico addio di Pneuma pochi minuti prima, che perde così molta importanza. È pur vero che Rex in quel momento ha compreso la lezione e che il distacco ha avuto comunque una conseguenza decisiva, ma forse Takahashi voleva sorprendere i giocatori/spettatori con un colpo di scena e un lieto fine imprevedibili, e specialmente i suoi fan più affezionati che in quella sequenza commovente non possono non aver rivisto il finale di XenoSaga Episode III. Ma stiamo parlando veramente di un lieto fine? Innanzitutto, se riguardiamo i filmati nell'apposito contenitore accessibile dal menù principale, scopriamo che la sequenza finale si intitola, appunto, "L'ultimo dono"... ma potrebbe riferirsi unicamente alla riunione dei Titani ordinata da Klaus prima di scomparire, non alla ricomparsa di Mythra e Pyra. Il decimo capitolo del gioco in italiano si intitola "E così si incontrarono", e il titolo compare subito dopo che Rex si incammina verso Mythra e Pyra. In lingua inglese, invece, si intitola "Thus boy met girl", e cioè "E così il ragazzo incontrò la ragazza", che non suona altrettanto bene ma specifica un importante dettaglio.

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Il finale, infatti, sembrerebbe contraddirsi sotto alcuni aspetti, come a voler spiazzare lo spettatore, inducendolo a scegliere la direzione che preferisce. Ascoltiamo il testo della canzone "One Last You": sono chiaramente i pensieri di Pneuma, e vi ricordiamo che nel capitolo 8, quando Rex ancora non conosce il vero nome della forma originale di Pyra e Mythra, bisogna scegliere con quale di questi due nomi chiamarla, in un certo senso decidendo la sua preferenza. Dunque, sulle note del bellissimo main theme di Xenoblade Chronicles 2, Pneuma canta: "Can I ask you, God, despite all of this / Could the sandglass could somehow take back the time? / One last time is all I ask from you, can you please / Spell me a time with the one that I love? ", ovvero "Nonostante tutto ciò, è possibile, Dio, che la clessidra possa riavvolgere il tempo? Tutto quello che ti chiedo è un'ultima possibilità, puoi concedermi un ultimo momento con colui che amo?" Klaus - o chi per lui, perché vi ricordiamo che nel multiverso di Takahashi, sopra tutti questi superuomini, c'è comunque un'entità onnipotente che ha generato lo Zohar/Varco, chiamata Wave Existence in Xenogears e U-DO in XenoSaga - sembrerebbe aver esaudito il desiderio di Pneuma... o meglio, della metà che Rex aveva scelto, facendola ricomparire insieme alla sua controparte sotto i suoi occhi. Per quanto tempo? È difficile dirlo, soprattutto se prendiamo in considerazione i dettagli che potrebbero farci rivalutare questo lieto fine.

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Innanzitutto, la regola dei cristalli nucleici: una volta spenti e rigenerati, i Gladius contenuti al loro interno perdono ogni ricordo della loro vita precedente. Questa regola non vale per gli Aegis, che non si spengono mai, ma il cristallo nucleico di Pneuma effettivamente si è spento con la sua morte e Pneuma, come Aegis, ha cessato di esistere. Infatti al suo posto compaiono le forme ben distinte di Mythra e Pyra. Ora si potrebbe arguire che le due accettino l'abbraccio di Poppi in modo molto amichevole, cosa un po' strana se non l'avessero riconosciuta, ma è pur vero che stiamo parlando di Gladius, entità che conoscono le regole che governano la loro esistenza, perciò le due potrebbero aver semplicemente capito che Poppi era qualcuno che hanno conosciuto nella loro vita passata. Infine, c'è la famigerata battuta silenziosa di Pyra o di Mythra, a seconda di chi abbiamo scelto nel capitolo 8, e qui casca l'asino perché la comunità dei giocatori che conoscono il giapponese si è spaccata in due, anche se la maggior parte ritiene che, nel filmato originale giapponese, Pyra/Mythra pronunci ただいま。(tadaima, sono tornata). Altri, invece, ritengono che pronunci はじめまして, cioè hajimemashite, lieta di conoscervi.

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L'inghippo sta nell'animazione, che effettivamente sembrerebbe troppo breve per la seconda ipotesi, e che appunto confermerebbe il significato della canzone: Pyra/Mythra, in qualche modo, è tornata e può confessare i suoi sentimenti a Rex. Ma come si spiega, quindi, l'espressione rassegnata che assume Rex nel sentire quelle parole che noi non possiamo udire? Forse Pyra/Mythra ha effettivamente detto "lieta di conoscervi" e Rex, realizzando che le due Gladius hanno perso la memoria, accetta comunque il loro ritorno e si incammina con passo deciso - e non certo con quello di qualcuno che scoppia di gioia, attenzione - ad accoglierle. E così si incontrarono, insomma. Alla fine, il giocatore deve decidere come interpretare il finale: Rex riabbraccia inaspettatamente la sua Mythra/Pyra, e vissero tutti felici e contenti tranne Nia, oppure Rex rincontra Mythra/Pyra e il gioco si conclude come un nuovo inizio per tutti? Sia come sia, il finale di Xenoblade Chronicles 2 dimostra ancora una volta la complessità della narrativa nei JRPG firmati Monolith Soft, alla faccia di tutti quelli che nel nuovo character design ci avevano visto solo tette e fanservice.