Il 2019 è stato il classico anno di attesa, uno di quelli che nel mondo dei videogiochi vedono venire al pettine moltissimi nodi prima della transizione verso la generazione successiva. Complessivamente è stato un periodo strano, caratterizzato da rinvii, crolli inattesi di alcuni publisher, colti da improvvise crisi di nervi, lanci sottotono, ritorni di fiamma e tanto silenzio da parte di quelli che si stanno preparando per PS5 e Xbox Series X e che quindi già guardano al futuro.
Non è stato un anno completamente da disprezzare, perché fortunatamente non sono mancati motivi d'interesse, tra cui il lancio di titoli il cui sviluppo si è trascinato praticamente per l'intera generazione, tipo Crackdown 3, Death Stranding, Shenmue 3 e Bloodstained: Ritual of the Night, ma non è stato decisamente un periodo scoppiettante. È stato anche l'anno dell'affermazione definitiva di Nintendo Switch, che sembra fare sempre più storia a sé tra port e giochi first party di Nintendo. Peccato che anche qui i problemi non siano mancati, basti pensare alle polemiche che hanno accompagnato il lancio di Pokémon Spada e Pokémon Scudo. Ma andiamo con ordine.
La chiusura della generazione
Il 2019 ha visto l'accelerazione dell'inevitabile processo di chiusura della generazione PS4 / Xbox One. In generale sono stati presentati davvero pochi giochi per le vecchie console, mentre le uscite hanno iniziato l'inevitabile processo di esaurimento e svuotamento che le renderà storia. Badate bene che non stiamo dicendo che per esse non uscirà più nulla. Anzi, l'inizio del 2020 sarà davvero pieno. Semplicemente siamo nella fase dei fuochi artificiali dopo la festa, con lo spettacolo che si protrarrà per parte dell'anno successivo ma andrà inevitabilmente verso l'esaurimento.
Tra Sony e Microsoft è sicuramente la seconda che ha tutto l'interesse a chiudere l'attuale generazione il più velocemente possibile. Come giochi nel 2019 ha lanciato Crackdown 3, che è stato più il togliersi di torno un peso ormai insostenibile che l'immettere sul mercato un prodotto in cui si credeva davvero, e Gears 5, il coronamento del progetto The Coalition.
Per il resto la casa di Redmond si è concentrata soprattutto sul perfezionamento di Xbox Game Pass, il suo servizio in abbonamento, su Project xCloud, il suo corollario che consentirà la diffusione capillare della piattaforma, e sul presentare nel modo migliore possibile la nuova Xbox, di cui ha mostrato il design spiazzando praticamente tutti. È stato anche l'anno in cui il mercato PC ha assunto un'importanza capitale per il progetto Xbox, tra il lancio di un Game Pass specifico e i successi su Steam di Halo Reach e Age of Empires II Definitive Edition.
Sony d'altro canto è stata molto meno attiva che negli anni passati, nonostante il lancio di Days Gone, che ha venduto più del previsto, e del chiacchieratissimo Death Stranding di Hideo Kojima, sulla quale si è concentrata negli ultimi mesi. La multinazionale giapponese ha disertato fiere e lanciato una rubrica web, lo State of Play, per fare i suoi annunci. In realtà c'è stata anche la presentazione in pompa magna di The Last of Us: Parte II, di cui è stata annunciata la data d'uscita, rinviata però di qualche settimana nel giro di un mese. Anche in casa Sony si è iniziato a parlare con insistenza di PS5, ma come per Xbox bisogna attendere il 2020 per la presentazione completa.
Se per Sony e Microsoft tutto è sospeso e fluttuante, in attesa delle prossime mosse, Nintendo ha premuto sull'acceleratore, con il lancio di Nintendo Switch Lite, versione solo portatile di Switch, e con diverse uscite di rilievo.
I suoi titoli di punta sono stati Luigi's Mansion 3, Fire Emblen: Three Houses (poco considerato, anche dalla stampa, nonostante la grande qualità) e Astral Chain di PlatinumGames. Ottimi anche The Legend of Zelda: Link's Awakening, uno dei remake più convincenti di sempre, Super Mario Maker 2 e altre esclusive minori come Cadence of Hyrule, che hanno tenuto viva l'attenzione sulla console. L'unica vera delusione, non per vendite ma per impatto avuto e qualità complessiva, è stata Pokémon Spada e Scudo, che a conti fatti non è un brutto gioco, ma da cui ci si aspettava decisamente di più. Molti speravano che diventasse uno dei titoli migliori di Nintendo Switch, qualcosa al livello di Super Smash Bros. Ultimate... sarà per il prossimo Pokémon. Una citazione merita anche il miracoloso port Switch di The Witcher 3, che ha convinto davvero tutti, nonostante alcuni ovvi limiti.
I rinvii
A caratterizzare il 2019 sono stati anche i numerosi rinvii e alcune assenze di peso. In particolare hanno fatto rumore gli annunci di Ubisoft, i cui lanci nel corso dell'anno sono stati debolissimi, in particolare Ghost Recon Breakpoint, e i cui giochi in arrivo sono stati tutti spostati in avanti per evitare problemi. Parliamo in particolare di Watch Dogs: Legion, Gods & Monsters e Rainbow Six Quarantine. Nessuno dei tre doveva uscire in realtà nel 2019, ma ha destato grande impressione vederli rinviati in blocco.
Altra software house latitante nel 2019 è stata Bethesda, che non ha lanciato praticamente niente di rilevante nel corso dell'anno, limitandosi a gestire (male) Fallout 76, a lanciare nuovi contenuti per The Elder Scrolls Online, a rimandare Doom Eternal all'anno prossimo e a cancellare il gioco di carte The Elder Scrolls: Legends. Anche nel suo caso, tutto rimandato al 2020. Del rinvio di qualche mese di The Last of Us 2 abbiamo già parlato, ma possiamo aggiungere titoli minori ma pur interessanti quali Ori and the Will of the Wisps, rimandato di poche settimane, Beyond a Steel Sky di Revolution Software, The Good Life di Swery e l'edizione rimasterizzata di Final Fantasy: Crystal Chronicles, tutti e tre previsti per la fine del 2019, ma finiti al 2020.
I giochi
Parlando di uscite vere e proprie, i giochi non sono mancati, ma c'è stato molto meno clamore rispetto agli anni passati. FromSoftware ha fatto il suo con l'eccezionale Sekiro: Shadows Die Twice, ma se molti vedevano come potenziale gioco dell'anno Resident Evil 2, che a conti fatti è un remake, o Disco Elysium, un capolavoro indie uscito dal nulla, qualcosa vorrà pur dire.
In effetti per Capcom e per la scena indie è stato un anno ottimo, considerando anche Devil May Cry 5 e Iceborne, l'espansione di Monster Hunter World, ma guardando all'industria tripla A nel suo complesso è innegabile che si sia vista l'uscita di titoli buoni, anche ottimi, ma di pochissimi capolavori: Gears 5, Luigi's Mansion 3, Death Stranding, Fire Emblem: Three Houses, Control, The Outer Worlds, Anno 1800, Star wars Jedi: Fallen Order, Borderlands 3, Metro Exodus, Call of Duty: Modern Warfare e Planet Zoo, tanto per citarne alcuni, meritano di essere giocati, alcuni hanno anche delle punte di eccellenza, ma è mancato il Breath of the Wild, per così dire. Come accennato, è andata molto meglio sulla scena indipendente e in quella dei doppia A, con dei piccoli gioielli come Heaven's Vault, Outer Wilds, What the Golf?, Greedfall, A Plague's Tale, Observation, Manifold Garden, Telling Lies, Bloodstained: Ritual of the Night e altri ancora. Insomma, se lo si guarda dalla giusta prospettiva il 2019 non è un anno da disprezzare. Semplicemente è stato un po' più sonnolento del previsto dopo un 2018 eccezionale e in attesa dell'auspicato risveglio del 2020.
Apple Arcade su, Google Stadia giù
Il 2019 ha visto anche l'ingresso sul mercato di nuovi attori nel mondo dei videogiochi. Apple ha convinto tutti con il suo abbonamento Apple Arcade: prezzo mensile contenuto, tanti giochi di qualità, catalogo in continuo rinnovamento e un ecosistema ripulito dalle classiche scorie mobile, ossia microtransazioni e pubblicità, ne hanno decretato il successo. Google dal canto suo ha combinato un mezzo disastro con il lancio di Google Stadia, a causa della comunicazione confusionaria, la mancanza di esclusive e i prezzi meno che concorrenziali di titoli spesso anche molto vecchi.
Insomma, la piattaforma cloud che doveva rivoluzionare il mercato dei videogiochi è stata rimandata al 2020, in attesa che mostri davvero le sue potenzialità. Se vogliamo Google ha anche un altro insuccesso da scontare nell'anno appena trascorso: il Google Play Pass. Doveva essere l'alternativa Android ad Apple Arcade, ma ne è uscito fuori qualcosa di insulso di cui i videogiocatori hanno smesso di parlare da subito dopo l'annuncio. Del resto dalle nostre parti non è stato nemmeno lanciato, per dire quanto Google tenga al servizio...