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Un pianeta dimenticato da Dio!

Prime intense ore di Multiplayer con Borderlands: esplorazione e proiettili infuocati!

PROVATO di La Redazione   —   15/09/2009

Versione testata: Xbox 360

Siamo quasi arrivati alla fine della corsa per uno tra i progetti più ambiziosi che i Gearbox abbiano mai affrontato nella loro carriera, fatta principalmente degli episodi della serie Brothers in Arms. Borderlands, infatti, uscirà in tutti i negozi a fine Ottobre con un mix tra fantascienza, FPS e dinamiche tipiche dei giochi di ruolo.

Un pianeta dimenticato da Dio!

Se riuscite ad immaginare di trovarvi su un pianeta alieno, abitato solo da disperati alla ricerca di fortuna, o più semplicemente di una ragione di vita, e di avere la possibilità di attivare decine di quest, da affrontare da soli o in rete, insieme ad altri tre amici, avete sicuramente una fervida immaginazione. Ma, più che altro, siete pronti per scendere sul pianeta Pandora e passarci un bel po' di tempo.

Le prime luci dell'alba

E' la prima volta che ci viene data la possibilità di giocare a Borderlands con tutta calma, partendo dall'inizio e prendendoci il tempo di guardarci attorno con attenzione. Perché, indubbiamente, ci vuole un po' di tempo per abituarsi ad un gioco che ci fa scegliere in pochi secondi un personaggio tra le quattro classi a disposizione - con poche possibilità di personalizzazione, però -, ognuna con caratteristiche assolutamente diverse, partendo dal Soldato, abile con i fucili d'assalto e con quelli a pompa, passando per il cecchino e la soldatessa specializzata nelle abilità curative e di power up, arrivando al nerboruto di turno, imbattibile nel corpo a corpo. Chi mastica pane e giochi di ruolo,

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avrà riconosciuto a prima vista le meccaniche fondamentali di qualsiasi MMORPG, con un Tank pronto lì ad incassare colpi, un medico che cura, un cecchino/arciere che colpisce da lontano, e il personaggio efficace sulla media distanza. Ovviamente, tutto questo in un'ottica che verrà magnificata dal gioco online con gruppi di quattro amici, ma che funziona alla grande anche giocando da soli.
Parlando con i personaggi che abitano Pandora, si sbloccano quest che è possibile accettare in quantità e che possono essere facilmente gestite attraverso l'interfaccia apposita. Questa le elenca in base al livello del nemico più temibile da affrontare durante lo svolgimento di ciascuna di esse, aggiungendo a fianco il grado di difficoltà di ognuna, che viene calcolato in rapporto al livello raggiunto dal proprio personaggio. E non c'è da scherzare, perché tra l'ottima intelligenza artificiale degli avversari, e la potenza delle armi con cui sono equipaggiati, affrontare a testa bassa una missione classificata come "difficile" si esaurisce in una mera perdita di tempo, fatta di continue morti e resurrezioni. Che sono, per fortuna, poco traumatiche, visto che comportano il pagamento di una piccola somma di denaro e che riportano il personaggio al punto di salvataggio automatico più vicino, che di solito è all'ingresso di ogni area in cui si svolgono le diverse quest. Il denaro, ad ogni modo, non è certo un problema, almeno in queste prime fasi, visto che si trova disseminato in una serie di cassette di sicurezza sparse nel fondale, e visto che i nemici stessi ne rilasciano, una volta uccisi. Col denaro è possibile comprare munizioni, bombe più potenti, scudi protettivi più efficaci e, soprattutto, nuove armi.

Mille colpi

Proprio le armi, che sono migliaia, costituiscono il fulcro della giocabilità di Borderlands, anche perché proprio qui si avverte tutta l'esperienza del team che sembra essere riuscito ad instillare, in una struttura così originale, le sensazioni tipiche dei migliori shooter. La percezione della pesantezza dei colpi, delle armi e dell'estrema soddisfazione nell'eliminare i nemici si sono accavallate in queste prime ore di gioco, costringendoci a proseguire, inanellando una quest dietro l'altra. Approfondendo, quindi, anche il sistema d'evoluzione del personaggio, che, per ogni livello raggiunto, attribuisce un punto abilità da assegnare lungo l'albero evolutivo delle skill. La prima che abbiamo potuto sbloccare col soldato da noi scelto, gli consente di innestare sul campo di battaglia una mitragliatrice automatica, con delle ali energetiche dietro alle quali ripararsi in caso di bisogno. I punti successivi, possono essere spesi aumentando gli scudi del protagonista, la sua potenza di fuoco, o la sua capacità di rigenerare i punti ferita. In alternativa, si possono sviluppare alcune abilità che fanno intuire una grande profondità di gioco: la torretta, infatti, può curare i personaggi che le stanno vicino, così come può ricaricarne più in fretta gli scudi protettivi o le munizioni delle armi utilizzate anche dai compagni di squadra, aprendo il campo alla composizione di gruppi diversi con molteplici possibilità d'approccio alla battaglia e al bilanciamento. Negli scontri più difficili, soprattutto se ci si cimenta in missioni che richiederebbero un livello d'esperienza superiore, si ha sempre la sensazione di potersela giocare con la giusta scelta dell'equipaggiamento e delle tattiche, risparmiando sui colpi delle armi più potenti, magari facendo ricorso a pistole incendiarie, aspettando che le fiamme abbiano levato un quantitativo sufficiente di energia ai nemici, prima di sparare nuovamente, evitando il rischio di restare senza munizioni nel bel mezzo dell'azione. Anche perché il numero di munizioni per ogni tipo d'arma cresce comprando gli appositi power up distribuiti da alcune macchinette sparse nei centri abitati, e questi sì che costano un sacco di soldi.

Vento in faccia

Queste prime ore su Pandora si svolgono tutte intorno al piccolo avamposto in cui ci si materializza all'inizio del gioco. Non si tratta altro che di una vasta area centrale da cui si dipanano piccole aree chiuse, in cui si svolgono alcune tra le prime quest un po' più impegnative, soprattutto quelle che assegna il Dottor Zed, medico sega pazienti a capo del "villaggio", e altre zone più ampie che, via via, daranno accesso alle altre mappe di gioco. Proprio questo sarà uno degli elementi da valutare in un titolo che ha l'aria di avere dentro di sé decine d'ore di avventure, che fanno della sensazione d'essere persi su un pianeta alieno uno dei loro punti di forza, ovvero l'ampiezza e la varietà del mondo disegnato dai Gearbox. Anche perché ci siamo spinti fino ad aver sbloccato i mezzi, che all'inizio sono di due tipi e che possono essere personalizzati scegliendo le armi montate sulla carlinga, oltre che abitati da due giocatori contemporaneamente. Giocando da soli, si può passare dalla torretta al vano guidatore in qualsiasi momento, e mentre si guida si può orientare la direzione dello sparo con la leva analogica destra. Il sistema ricorda quello utilizzato in Halo, con la leva sinistra per accelerare e fare retromarcia, mentre con la destra si orienta la visuale e contemporaneamente si sterzano le ruote. Ci vuole un po' di tempo per prenderci la mano per non rischiare di restare incastrati nel fondale,

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ma soprattutto ci sarà anche bisogno di guidare questi bolidi in ampie distese di terra e rocce, visto che la prima area è grande, ma con i mezzi è possibile attraversarla in pochi secondi, levando un po' la sensazione di libertà che ci saremmo aspettati di provare. Per il resto, Borderlands ha confermato tutte le buone impressioni che tante immagini e qualche filmato hanno saputo suscitare nel corso dei mesi, con questa landa desolata, coperta di cell shading, esaltata dal sole che sorge e cala in continuazione, dando un aspetto sempre diverso agli angoli da esplorare. Tra un mese ci si potrà sbizzarrire in lungo e in largo per andare a scoprire tutti i misteri di questo pianeta disperso nella via Lattea. Ammesso che di via Lattea si tratti...

CERTEZZE

  • Il connubio tra FPS e Gioco di Ruolo
  • La varietà delle armi
  • Il bilanciamento tra le quattro classi

DUBBI

  • Varietà e ampiezza delle aree all'altezza delle aspettative