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La versione PC

Tra modifiche e semplificazioni, la versione PC di Dragon Age II risulta un gioco diverso, migliore o più povero?

SPECIALE di Mattia Armani   —   21/03/2011

I maghi sono ancora una volta perseguitati. Solo coloro che si sottomettono alle regole dei templari possono dirsi salvi ma sono quasi privati della loro volontà. E la situazione è esasperata a Kirkwall dove il controllo dei templari è quasi assoluto. Insomma, il terrore per la magia resta il tema di fondo della saga che, nella migliore tradizione Bioware, tratta di potere, abusi e debolezza umana. Questa volta però si parte dal basso. Il protagonista, che è uno dei fuggitivi del primo villaggio colpito dalla Piaga, ha inizialmente un ruolo più marginale. Se infatti il primo Dragon Age ci costringeva da subito a prendere in carico compiti epici, questa volta dovremo fare molta più gavetta e imbarcarci in molte più missioni di routine. Ma non è questo l'unico cambiamento rispetto al primo capitolo. Dragon Age II porta con se numerose modifiche che coinvolgono meccaniche di gioco e in parte anche il feeling globale dell'esperienza. Resta invece intatta l'ottima atmosfera, supportata da una buona narrazione che per coinvolgerci usa il banale ma efficace stratagemma dei flashback. Una scelta che tra l'altro ci regala un paio di quest piuttosto divertenti sebbene siano più che altro frutto della mente del fantasioso Varric.

Uno sguardo verso l'orizzonte

Questa volta il passaggio da console a PC è meno traumatico rispetto a quanto è successo con il primo capitolo, che in sostanza offriva due esperienze differenti. Con Dragon Age II le visuali sono le medesime per tutte le versioni e la telecamera più ravvicinata è obbligata anche in funzione dei cambiamenti del design delle locazioni e del sistema di combattimento. Ovviamente si tratta di uno degli elementi potenzialmente più fastidiosi per i giocatori PC che nel primo capitolo, almeno per quanto riguarda visuali e battaglie, hanno trovato quasi un sequel, sebbene più limitato nell'esplorazione e nelle interazioni sociali, di Baldur's Gate.

La versione PC

In ogni caso le migliorie estetiche consentono alla visuale ravvicinata di non incorrere nel difetto del primo capitolo che su PC era estremamente definito a volo d'uccello per diventare piuttosto scialbo e povero avvicinandosi con la telecamera. Ora quando la visuale si avvicina lo sguardo si leva su un mondo ricco che anche sulla distanza è quasi sempre definito e soprattutto meno grigio. I colori più vividi, sebbene resti intatta l'atmosfera cupa della serie, e le visuali aperte gli regalano un look decisamente differente, soprattutto nelle zone aperte che pur ripetitive sono ora convincenti. L'effetto d'insieme non è troppo differente rispetto a quello delle console, almeno a prima vista, e la differenza di dettaglio, soprattutto nei modelli e negli sfondi, è evidente anche in versione DX9 e con settaggi medi che consentono di giocare fluidamente anche con una scheda relativamente datata. Invece, per giocare in qualità molto alta in modalità DX11 e restare nel range dei 30 frame per secondo, serve almeno una GTX 470 ma, sebbene senza cambiamenti rivoluzionari, al massimo del dettaglio Dragon Age II risulta ancora più rifinito e coinvolgente, grazie a ombre e texture decisamente più precise. Con questo livello di dettaglio alcuni panorami, come il cielo popolato di ciminiere di Kirkwall, sembrano quasi disegni e la scelta di eliminare la visuale a volo d'uccello viene ampiamente ripagata dallo spettacolo. Inoltre il pacchetto di texture in alta definizione, rilasciato da Bioware subito dopo il lancio di Dragon Age II, migliora anche la resa dei modelli e quindi incrementa anche la qualità delle già ottime scene di intermezzo. Si tratta comunque di dettagli che non valgono certo l'acquisto di una nuova scheda video, come può capitare per altri titoli. Tra l'altro, anche se la resa d'insieme migliora, restano, soprattutto nelle zone all'aperto, parecchie texture in bassa risoluzione che infrangono la magia creata da alcune locazioni. Inoltre, anche se la resa degli interni è migliore e per definizione richiama la resa della visuale a volo d'uccello del primo Dragon Age, quasi nessun ambiente di questo secondo capitolo si salva da uno dei difetti più evidenti della serie, qui forse ancora più accentuato, ovvero la ripetitività. Infatti gli ambienti di Dragon Age II sono spesso riciclati in blocco e dopo aver attraversato un centinaio di volte gli stessi tre dungeon la questione può senza dubbio diventare fastidiosa. Ma per fortuna il titolo ci regala anche luoghi affascinanti, lunghe sale illuminate da colonne di fuoco, anfratti caratteristici e suggestivi che valgono la pena di essere raggiunti.

La versione PC

Tra semplificazioni e tagli

Sebbene animazioni e visuali siano senza dubbio improntate all'azione e sebbene le meccaniche siano state semplificate, il combattimento è sempre basato sull'uso strategico delle abilità e sul gioco di squadra. Insomma, come nel primo capitolo, in Dragon Age II è necessario tenere sott'occhio tutto il party mettendo in pausa nei frangenti più pericolosi per assegnare obiettivi da attaccare e per usare abilità o pozioni. Il guerriero deve poter attirare i nemici più potenti, aumentando la minaccia attraverso i danni e le abilità come Taunt, e il mago deve tenersi a debita distanza per non finire triturato dalle lame di un guerriero.

La versione PC

Per questo mouse e tastiera hanno senza dubbio una marcia in più rispetto al pad. I dieci tasti rapidi per la barra delle abilità e l'accesso istantaneo alle pozioni permettono una gestione pressoché istantanea delle azioni e riducono ai minimi termini la perdita di tempo. In ogni caso, anche se l'approccio è simile a quello di Origins, la deriva action si sente. Il personaggio è controllabile in modo diretto con i tasti direzione e spesso è possibile evitare i colpi degli avversari semplicemente spostandosi, come in un titolo d'azione. Inoltre i nemici più potenti hanno comportamenti prestabiliti, come i boss degli shoot'em up, che ci consentono, una volta capito il giro del mostro, di risovere la questione senza alcuno sforzo. Per di più la visuale ravvicinata rende problematico, proprio come accadeva nella versione console del primo capitolo, il controllo simultaneo dei personaggi che ora, sebbene siano ancora disponibili tattiche programmabili per determinare le azioni dei compagni, sono meno attenti alla propria vita e spesso finiscono per cacciarsi in situazioni disperate. Ovviamente questo tipo di semplificazioni pesa in maggior misura sull'utente PC che, visuali incluse, si vede sottrarre un pezzo di storia degli RPG occidentali. Ma la formula in qualche modo funziona. Telecamera, animazioni splatter e tempistiche action regalano momenti spettacolari e la possibilità di correre qua e la salvando la situazione con l'ultimo personaggio rimasto in piedi non è niente male. Inoltre sono intatte - e persino più complesse - le interazioni tra le abilità dei personaggi che vedono abilità dei maghi facilitare il lavoro dei guerrieri e viceversa e in questo modo, attraverso la scelta di poteri e compagni, si recupera buona parte della componente tattica del titolo. Purtroppo ci sono anche elementi che non sono scelte bensì palesi errori. Uno di questi è lo spawn dei mostri che durante alcuni combattimenti fa apparire i nemici a casaccio. Di sicuro la cosa aumenta in qualche modo la difficoltà di alcuni scontri, visto che una creatura pericolosa può palesarsi all'improvviso proprio alle spalle del nostro mago, ma distrugge componente tattica e credibilità dell'azione.

Cosa fa di un gioco un RPG?

Partiamo con le buone notizie. Il sistema di scelte è complesso, e la composizione del nostro party ha delle conseguenze a breve e lungo termine che ovviamente includono tonnellate di sotto trame e di dialoghi contestualizzati. Portare con noi un determinato personaggio potrebbe significarne la morte, escluderlo invece potrebbe privarci di alcune possibilità di gioco e rendeci la vita difficile. Infatti alcuni alleati, come per esempio l'utilissimo Varric, possono intervenire, facendo leva sulle proprie competenze, per tirarci fuori da situazioni spinose senza dover mettere mano alle armi. Insomma sul versante della varietà delle situazioni Dragon Age II se la cava più che bene ma le brutte notizie sono dietro l'angolo.

La versione PC

Le possibilità di dialogo con i propri compagni sono state brutalmente tagliate cosi come è stato semplificato e limitato il ruolo dei doni nei rapporti interpersonali. Non che questo abbia eliminato la profondità del carattere dei nostri alleati, che si palesa comunque durante le missioni che li coinvolgono ma anche in molti frangenti della trama principale, ma la complessità del titolo ne risente. Ma non si tratta del taglio peggiore. Infatti il nostro personaggio ha perso la capacità di persuadere. Le caratteristiche mentali ora condizionano solo le abilità di combattimento e l'unico modo per averla vinta durante una discussione è scegliere l'opzione di dialogo corretta. E i tagli non finiscono qui. Ora non è più possibile scegliere una razza e il personaggio può essere solo umano. Inoltre le locazioni sono molte ma sono spesso troppo simili tra loro e sono concentrate in una zona più ridotta che ci costringe anche a seguire le quest in un certo ordine, visto che la storia è lineare e divisa in compartimenti stagni. Ovviamente la trama, ora più specifica e coerente, trae beneficio da questi elementi, ma la sensazione di libertà del primo capitolo va quasi a scomparire. Infine sono diminuiti anche gli enigmi capaci di rendere profondo e peculiare il mondo degli spiriti. Il Fade è sempre angosciante e pieno di insidie ma è anche molto più lineare e meno complesso. E le semplificazioni continuano anche se per fortuna molte sono funzionali. Il crafting ora richiede di trovare le materie prime solo una volta dopodichè saranno sempre disponibili presso un venditore e ci consentiranno di creare pozioni e oggetti a volontà una volta trovata una ricetta. Anche l'inventario è stato semplificato e include un cestino della spazzatura dove finiscono automaticamente tutti gli oggetti inutili, e a cui noi possiamo aggiungere oggetti che riteniamo superflui, che poi possono essere venduti con un click. Inoltre i personaggi secondari hanno limitate opzioni di equipaggiamento tra cui figurano gioielli, cintura e arma. Il resto non può essere cambiato e nel caso di Varric è impossibile togliergli dalle mani la sua amata balestra di nome Bianca. Le abilità invece sono sempre divise in scuole e ogni livello garantisce l'acquisto di una nuova abilità o di una specializzazione che portano poi a sbloccare le abilità successive di un determinato ramo. In questo caso la semplificazione più evidente riguarda le abilità speciali che ora non richiedono più una quest per trovare un mentore, come succedeva per la magia del sangue o della trasformazione nel primo capitolo, ma possono essere sbloccate semplicemente aspettando di acquisire un punto specializzazione.

In definitiva

Anche se il primo Dragon Age ha venduto qualcosa come 4 milioni di copie, Bioware ed EA hanno deciso di portare modifiche sostanziali alla serie spingendo forse su quelli che ritengono gli elementi chiave del franchise. E il cambiamento, opinabile dal punto di vista della complessità, se non altro ha fatto bene al comparto estetico. Alcuni modelli infatti sono strepitosi, animazioni facciali incluse, e sono ovviamente quelli principali che vanno a popolare le coinvolgenti scene di intermezzo. E anche le nuove visuali, sebbene ci risveglino brutalmente dal sogno di poter giocare davvero un nuovo Baldur's Gate, hanno diversi pregi tra cui la capacità di dare maggior respiro a un mondo molto più vivo e popolato da centinaia di abitanti. E ovviamente tutti questi elementi beneficiano in modo evidente dell'alta risoluzione e delle texture della versione PC anche se il costo in termini di risorse hardware è piuttosto elevato. Insomma con un PC potente e grazie al sistema di controllo mouse e tastiera la versione PC è senza dubbio quella consigliata per godere a meglio di Dragon Age II. Purtroppo i giocatori da scrivania, soprattutto se appassionati di GDR fantasy targati Bioware, sono anche quelli che sentiranno di più il peso di tagli e semplificazioni che "alleggeriscono" decisamente troppo le meccaniche di gioco. Ma per fortuna la mole di dialoghi e le interazioni del party con il mondo di gioco sono ancora li e per gli amanti di questa nuova formula narrativa sono la componente fondamentale. Inoltre alcune semplificazioni, come il crafting, hanno senza dubbio un senso. D'altronde costringere il giocatore a cercare ingredienti senza consentire una vera esplorazione sarebbe stato quantomeno sadico.

La versione PC

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • CPU: Intel Core i7 920
  • RAM: 6 GB
  • Scheda video: GeForce GTX 275 e GTX 460

Requisiti minimi

  • Sistema operativo Windows XP SP3 / Windows Vista SP2 / Windows 7
  • CPU: Intel Core 2 Duo 1.8 GHz / AMD Athlon 64 X2 1.8 GHz
  • RAM: 1 GB (1.5 GB Vista e Windows 7)
  • Scheda video: Radeon HD 2600 Pro 256 MB o NVIDIA GeForce 7900 GS 256 MB
  • Spazio su disco: 7 GB

Requisiti consigliati

  • CPU: Intel Core 2 Quad 2.4 GHz o AMD Phenom II X3 2.8 GHz
  • RAM: 2GB (4 GB Vista e Windows 7)
  • Scheda video: ATI 3850 512 MB o NVIDIA 8800GTS 512 MB
  • DirectX 11: ATI 5850 o NVIDIA 460