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Artifact, arriva il gioco di carte di Valve

Da Valve è in arrivo il gioco di carte pronto a spodestare Hearthstone?

ANTEPRIMA di Tommaso Valentini   —   02/09/2018

È passato quasi un anno dall'annuncio ufficiale di Artifact e da quel momento di aggiornamenti importanti non ce ne sono stati poi molti. Certo, sappiamo che il nuovo gioco di carte digitale di Valve uscirà il prossimo 28 novembre e che non sarà, per la disperazione di molti, un titolo gratuito. Il prezzo per alzare la sbarra e accedere ai primi contenuti di gioco si aggirerà infatti attorno ai 20 euro, con un pool iniziale di carte piuttosto contenuto ma utile ad apprendere le meccaniche di gioco e, sempre secondo Valve, tale poter dire la vostra in campo competitivo. Dall'esperienza maturata attraverso l'International sembra infatti che la società di Gabe abbia già capito da tempo quanto gli esport possano essere remunerativi sia in termini di semplice ritorno economico sia in termini di visibilità, con picchi di attenzione altrimenti inarrivabili sulle più comuni piattaforme di streaming. Artifact si mette quindi sullo stesso piano di giochi come Magic: The Gathering, offrendo ai giocatori un gameplay nuovo e articolato ma soprattutto guadagnando soldi veri su ogni singola busta venduta e ogni carta digitale messa nelle mani dell'utenza finale. Dal recente PAX sono emersi tantissimi nuovi video di gameplay grazie ai quali capire meglio le meccaniche di gioco e potersi fare un'idea più chiara delle qualità del titolo. Cerchiamo allora di scoprire insieme se Artifact potrà davvero ritagliarsi una buona fetta di mercato al lancio o se rischia, nello stesso modo di molti altri esperimenti prima di lui, di scoppiare velocemente come una bolla di sapone.

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Innovazione e rivoluzione del gameplay, al passo con i tempi

Partiamo allora dalle basi di questo gioco di carte, che promette sopra ogni altra cosa di saper reinventare il classico tabellone di gioco. Niente scontri tra sole creature dunque, ma una vera e propria rappresentazione su tavolo del MOBA più famoso. Artifact si basa infatti su DOTA 2 e nel suo intento di mantenere un forte legame tra i due titoli ne cerca di riprodurre le meccaniche adattandole ad un genere completamente diverso. In maniera similare a quanto aveva fatto Gwent quindi, le nostre creature saranno posizionate su diverse aree e combatteranno solo in quelle zone, magari aiutando i propri alleati in porzioni differenti attraverso buff e incantesimi, discorso poi da approfondire quando avremo per le mani il gioco completo. Per ora vi basti sapere che i tre quadranti di gioco rappresentano le tre linee dei MOBA e su queste gli eroi, accompagnati dai minion, si affronteranno in una battaglia senza esclusioni di colpi e magie con il solo intento di abbattere la torre avversaria e raggiungere i punti ferita del giocatore. In alternativa si potranno distruggere due torri, vincendo così due quadranti su tre e ottenendo come ricompensa la vittoria immediata. L'interfaccia si adatta di conseguenza con i quaranta punti salute per ogni torre sempre in bella evidenza così come gli eroi e le carte che cercano di conquistarle. Artifact prende infatti di peso gli eroi già presenti in DOTA 2, li riadatta e li rende parte integrante del gameplay facendone colonna portante dei mazzi dei giocatori.

Ogni personaggio parte con statistiche di attacco ed armatura proprie che possono poi essere aumentate come solitamente accade in questi casi aggiungendo una tipologia specifica di equipaggiamento negli slot dedicati o sfruttando le magie presenti nel mazzo, rendendoli più forti in maniera permanente. La costruzione dei deck attorno a cui poi ruoteranno tutte le tattiche è ancora tutta da verificare ma la cosa più auspicabile è che la presenza di soli cinque eroi nel mazzo non limiti eccessivamente le opzioni di personalizzazione. La strategia durante le fasi di azione però sembra poter regalare risvolti incredibili visto che tutte le unità che ucciderete sul campo (e non parliamo solo di eroi nemici ma anche di creature di cui vi parleremo tra un attimo) vi omaggeranno con una piccola quantità d'oro che permetterà nell'intermezzo di acquistare oggetti migliori per i vostri campioni - grossomodo proprio come accade in un MOBA qualsiasi - pescare carte od ottenere equipaggiamento casuale. Ad affiancare gli eroi nelle battaglie, assaltando e proteggendo torri all'unisono, ci penseranno anche minion e altre unità evocabili dal giocatore, con costi in risorse fissi da spendere e paritari per tutti i duellanti coinvolti. Da quanto emerso, insomma, pare che prendere un vantaggio nei primi turni risulti una situazione più semplice da consolidare rispetto agli altri giochi di carte ma la possibilità di avere tre tabelloni diversi sui quali combattere potrebbe ben presto stravolgere i valori di forza in campo, con meccaniche che siamo molto curiosi di vedere in azione in maniera approfondita.

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La casualità rimane ma è molto limitata

Per ora le carte mostrate, un piccolo numero del totale presente al lancio, non hanno dato segni di voler seguire la stessa strada di Heartstone, con poteri piuttosto basilari e sempre ben determinati. Un pizzico di casualità viene comunque immesso in questo gioco di carte con la direzione degli attacchi dei minion, scelta randomicamente all'inizio di ogni fase. Le carte, infatti, attaccheranno solitamente i bersagli a loro adiacenti e solo nel caso in cui trovino strada libera andranno a testa bassa verso la torre o i punti ferita del nemico. A complicare ulteriormente le cose ci penseranno poi i vari colori degli eroi, in grado di legare indissolubilmente alcuni tipi di abilità ai quadranti presidiati da un eroe di un colore specifico.

Per farvi capire meglio, un eroe azzurro potrà veder lanciati su di sé e sui suoi avversari solo incantesimi del medesimo colore, obbligando in anticipo il giocatore a scegliere attentamente posizionamento e strategia sul tavolo. Non mancheranno poi le tech in grado di cambiare l'ordine delle carte sulle corsie e i combattimenti si svolgeranno in contemporanea tra le due parti, senza che i giocatori, dopo aver dato l'ok finale, possano più intervenire sull'esito: una scelta che sembra essere molto punitiva per chi non presta attenzione ad ogni singola modifica sul tabellone di gioco. Chiudiamo con la questione della monetizzazione, la cui modalità non solo va contro ogni sistema free to play visto fino ad oggi, ma anzi si adatta al vecchio cantico dei giochi di carte fisici. Venti dollari per il pacchetto base con due starter pack e una decina di booster pack e poi due dollari a busta, senza possibilità di eventuali acquisti in game con la valuta del gioco. Una scelta di successo? Sicuramente controcorrente, vedremo Valve come saprà cavarsela in questo caso.

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Se siete stufi della casualità di Hearthstone e desiderate un gioco di carte diverso e notevolmente più complesso, Artifact sembra poter fare al caso vostro. Tra circa tre mesi lo avremo finalmente tra le mani e lo potremo spolpare come si deve, arrivando ad un giudizio completo e più sensato. Per ora le sensazioni sono indubbiamente buone e Valve è sinonimo di garanzia, sarà così anche questa volta? Lo scopriremo il 28 novembre.

CERTEZZE

  • C'è Valve dietro al titolo
  • Meccaniche piuttosto complesse e originali
  • Potrebbe attirare i giocatori di dota

DUBBI

  • Non adatto ai casual